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Severgnini, proprio un abbaglio | Cicloweb

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Severgnini, proprio un abbaglio

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Di passata, due righe per rispondere ad un articolo apparso venerdì 20 sulla Gazzetta dello Sport, "I Giochi che vorrei", e firmato da Beppe Severgnini. L'opinionista, arguto quando si tratta di parlare di Inter o di italiani in vacanza, dimostra di esserlo molto meno quando indossa la toga del tuttologo e pretende di regalare pillole di verità a tutti, anche a chi non gliele ha richieste.
In breve, Severgnini, in un pezzo in cui propugna la nuovissima idea che gli sport olimpici per eccellenza sono atletica leggera e nuoto, dice che il ciclismo "forse" dovrebbe essere estromesso dai Giochi (così come il calcio e il tennis), perché l'appuntamento olimpico non sarebbe, per i corridori ciclisti professionisti, centrale nella stagione (o nella carriera). E scrive: "Senza nulla togliere all'impresa di Bettini, Armstrong non c'era. Se una medaglia d'oro in bicicletta valesse una medaglia d'oro sulla pista d'atletica, il buon Lance ci sarebbe stato. Magari per litigare con Simeoni all'ombra del Partenone", e in tal modo si riallaccia al discorso dell'assenza dei big del calcio, rappresentato ad Atene dalle nazionali giovanili (con tre fuori quota).
Peccato che invece nel ciclismo i grandi ci fossero proprio tutti, ad eccezione del solito Armstrong. Il quale, lo sanno pure le pietre, corre una corsa all'anno (più altre gare minori per preparare quella) e non ritiene di doversi umiliare a scendere nell'agone coi mortali anche nelle classiche o in altri giri che non siano il Tour. Figurarsi i Mondiali, poi, e figurarsi le Olimpiadi.
Gli assenti in genere hanno torto, e in questo caso hanno torto triplo: è sbagliato dire che la presenza di Armstrong avrebbe reso più legittimo il successo di Bettini, o che il texano avrebbe potuto ostacolare Paolino nella corsa all'oro. Armstrong, come sempre, non c'era. E questo fatto lo confina in una totale ininfluenza. Non partecipa, Lance, perché sa che perderebbe, e allora preferisce evitare brutte figure.
Per Armstrong esiste soltanto il Tour de France, lo sappiamo. Severgnini invece forse non lo sa, e fa intendere che secondo lui l'americano è il numero uno al mondo, e una vittoria ottenuta in una corsa senza di lui non ha poi troppo valore. Quindi dovremmo prendere i calendari delle gare degli ultimi anni, e cancellare i nomi di tutti i vincitori dal 1999 a oggi, secondo il Beppe? Via Museeuw, via Zabel, via Bartoli, via Simoni, via Cunego, via Van Petegem, via Jalabert, tutti colpevoli di aver vinto corse colossali purtroppo non baciate dalla grazia di poter schierare al via Lance?
Certo che no, e certo che noi sappiamo che Bettini è più numero uno di Armstrong, perché corre da marzo a ottobre, onora tutte le classiche, disputa i Mondiali e va pure al Tour, e in tutto ciò trova il tempo di stare anche con la famiglia (Severgnini probabilmente ignora che Lance ha addotto come motivazione alla sua rinuncia olimpica il desiderio di passare un po' di tempo coi figli). E' Armstrong che dovrebbe essere onorato di correre una corsa in cui c'è anche Bettini: ma il texano non contempla questa possibilità, e continuerà a vivere nella sua torre d'avorio, intoccabile e intoccato, e nemmeno lontanamente stimolato da quel famoso spirito olimpico di cui tutti (anche l'articolista del giorno) parlano.
E pur così facendo, continuerà ad essere ammirato dai distratti, dai sapientini, dai Severgnini di passaggio.
 


Ma.G.


 

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