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Dominio Damiano - A Bormio quarta perla di Cunego | Cicloweb

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Dominio Damiano - A Bormio quarta perla di Cunego

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E' insaziabile: Damiano Cunego non si accontenta della maglia rosa, ma allunga ancora, e vince la sua quarta tappa nel Giro 2004, con un piglio e una sicurezza incredibili in un ragazzo di 22 anni.
Avere una squadra che è un Dream Team aiuta certo il veronese nella gestione della corsa, ma poi sono le sue gambe e la sua fame di vittorie a spingerlo sempre più su, sempre più in alto. La tappa di Bormio 2000 era da prendere con le molle. Il ragazzo non era mai salito fin sopra il Gavia, e sin dalla vigilia si sapeva che qualcuno avrebbe provato a inventare qualcosa per rimescolare le carte. Quel qualcuno si è rivelato essere Garzelli, che è scattato proprio sul Gavia e ha guadagnato in salita quasi due minuti. Ma poi il varesino ha avuto la sfortuna di trovare per strada tre compagni (in fuga da prima del Tonale) che non lo hanno aiutato.
E così il lavoro degli uomini Saeco (rientrati in discesa dopo aver perso le ruote di Cunego e Simoni nell'ascesa), prezioso più che mai, ha ricucito tutto il ricucibile, sprofondando il povero Garzelli in una depressione esplicatasi sull'ascesa finale, quando il portacolori della Vini Caldirola si è staccato sin dai primi metri. In tutta questa vicenda, Cunego ha dimostrato di aver fatto tesoro dell'insegnamento di ieri, quando sulla Mendola aveva perso la testa a causa di diversi guai meccanici: sangue freddo in ogni momento, e la corsa si indirizza sui binari voluti.
Gilberto Simoni, che se voleva provare a fare uno scherzetto al suo giovane delfino doveva accodarsi a Garzelli sul Gavia, si è giocato la sua carta a 8 km dal traguardo di Bormio 2000: è scattato, si è avvantaggiato, lasciando Cunego (guardato a vista dal fido Mazzoleni) in compagnia dei più pericolosi rivali di classifica. Tra i quali, però, il solo Honchar dimostrava di essere in palla. Anche in quel caso Cunego ha fatto la cosa giusta. Non si è mosso, ha atteso che fosse qualcun altro a tornare su Simoni, e quando è stato Cioni a muoversi, Damiano ne ha preso la ruota e da lì ha iniziato a intravedere la possibilità di una nuova vittoria di tappa: bastava riprendere Gibo, e il gioco era fatto.
Simoni, che continua a non sembrare in un momento esaltante (ma anche per lui c'è una forte valenza psicologica: non dispone certo al meglio il dover lottare in casa propria per avere le attenzioni che uno crede gli siano dovute), non ha dato il colpo decisivo. Lentamente ha subito il ritorno di chi lo inseguiva, e per lui dev'essere dura vedere che le montagne passano, la fine del Giro si avvicina, e il ragazzino è sempre lì, inavvicinabile. Ci riproverà sul Mortirolo, Gilberto? Chi lo sa. Di certo sarebbe bellissimo vederlo impegnato in un attacco folle domani.
Ma torniamo a Cunego: ripreso Simoni, tenuti a bada Honchar e Cioni, Damiano ha atteso, nell'ultimo chilometro, che il suo esperto compagno di squadra sortisse, per prendersi una comunque meritata vittoria di tappa. Ma Gilberto non si è mosso, e allora il Principino ha rotto gli indugi ed è partito come una scheggia. Ha messo fra sé e gli altri qualche secondo ancora, si è preso un utilissimo abbuono di 20", e in classifica il margine che lo separa da Honchar e Simoni (che per lo meno ha scalato la terza posizione) dà maggior sicurezza.
Gli manca pochissimo (appena 271 chilometri) per vincere questo Giro, per consacrarsi campione del nostro futuro, per eguagliare un manipolo di grandissimi del passato, capaci di vestirsi di rosa appena più che ventenni. Due giorni per completare il capolavoro. Ma riuscirà a dormire, da qui a Milano?



Marco Grassi

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