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Un epilogo incredibile - Zabel esulta, Freire lo brucia | Cicloweb

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Un epilogo incredibile - Zabel esulta, Freire lo brucia

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Come si poteva pensare che un corridore scafato come Erik Zabel, 33 anni 11 dei quali passati in sella alla bici da professionista, 4 Sanremo concluse al primo posto e una al secondo, potesse fare un errore così gigante? Come si poteva immaginare che il tedesco avrebbe letteralmente buttato via così una Milano-Sanremo, per non aver saputo resistere alla tentazione di alzare le braccia sotto lo striscione, mentre quel furetto di Freire spuntava beffardo alla sua destra e si prendeva un successo che, unito ai due campionati del mondo, rende il suo palmares davvero invidiabile?

Gran bel corridore, Oscar, che senza i tanti problemi fisici (che ora dice di aver lasciato alle spalle) avrebbe vinto molto di più. Ma ha 28 anni, e almeno 5 stagioni ad alto livello davanti a sé per essere protagonista come in questa Sanremo.

Una Sanremo della quale restano in mente tante immagini, a partire da quella della sciagurata esultanza di Zabel: e a vedere il sorriso del tedesco subito dopo il traguardo, si ha l'impressione che lui non si sia reso conto subito di quello che aveva combinato. E il fotofinish, che lo aveva punito alla Ruta del Sol e alla Tirreno-Adriatico, ha premiato finalmente Freire. Che però, memore delle due recenti esperienze negative, ci è andato coi piedi di piombo, aspettando l'ufficializzazione del suo successo prima di lasciarsi andare all'esultanza.

Resta negli occhi la resa di Cipollini, che sulla Cipressa ha capito che non sarebbe stato protagonista e, pur essendo rientrato in discesa, ha mollato non appena ripresa la via Aurelia. Resta il miracolo di tattica della Fassa Bortolo buttato via da un Petacchi non ancora a punto nelle corse lunghe: l'ultima sconfitta in volata l'aveva rimediata alla Parigi-Tours del 2003, ora questo brutto sprint alla Sanremo: speriamo non ci prenda gusto, Alessandro, a vincere dappertutto ma a perdere le corse fondamentali.

Resta la fatica del 39enne Dierckxsens, in fuga da lontano e restio ad arrendersi all'inevitabile ritorno del gruppo. Resta la caduta di Bartoli, sfortunatissimo ad infilarsi con la bici tra asfalto e guard-rail (coinvolgendo nel capitombolo Rebellin), e a veder sfumare così le sue speranze in questa corsa per lui un po' maledetta.

Resta il bello scatto di Bettini, stavolta vano al contrario di dodici mesi fa, e resta la decisa azione di Celestino, tra la discesa della Cipressa e l'abbrivio del Poggio. Resta l'impressione che Bettini abbia delle ragioni, quando dice che se si fossero mossi un po' di grossi calibri rimasti invece a ruota (in spregio alle dichiarazioni della vigilia), sul Poggio un gruppetto di attaccanti avrebbe potuto fare selezione ed evitare l'arrivo in volata.
Ma resta anche la convinzione che la Sanremo è bella così, destinata a finire allo sprint ma forse no, e bella in questo suo vivere sul filo della quasi incertezza. Basta poco per cambiare gli equilibri e i destini di questa corsa, pochissimo. Un poco che non sempre si verifica, ma tanto c'è sempre quella dell'anno prossimo per vedere se le cose potranno andare diversamente.


Marco Grassi


Le pagelle della Sanremo


Freire - 8

È probabilmente il corridore più intelligente che esista oggi in gruppo. Ha un senso tattico straordinario e lo ha dimostrato anche oggi. Ha capito subito che la gara si sarebbe conclusa in volata. E' stato all'erta negli ultimi chilometri, sempre nelle prime posizioni perché non si sa mai, e alla fine ha beffato Zabel con un colpo di reni straordinario. Fortunato, ma anche bravo.


Zabel - 6

Uno con la sua esperienza non può perdere la quinta Sanremo in questo modo. Dopo 294 chilometri, però, si può anche avere un po' di lucidità in meno e pensare che, scavalcato Petacchi e con Cipollini a cinque minuti, ormai è fatta.


Petacchi - 5

Il grande campione si vede nelle gare che contano. Petacchi è il più forte velocista del mondo ma, evidentemente, la corsa non deve superare i 200 chilometri, altrimenti le gambe diventano dure e l'esplosività viene meno. Ed è quello che è successo oggi. Ballerini stia attento se deve puntare tutto su di lui a Olimpiade e Mondiale.


Bettini - 7

Al Grillo è mancato il Paolini dello scorso anno. La fucilata sul Poggio questa volta non ha sortito effetto, ma è stata davvero bella a vedersi. Poi non si è perso d'animo. Per uno che vuole vincere la Coppa del Mondo va bene anche un ottavo posto in una volata chiusa.


Cipollini - 5

Dispiace, perché Re Leone è un grande campione. Ora sta a lui dimostrare di non essere sul viale del tramonto (e sarebbe anche legittimo) ma di avere solo un attimo di appannamento. Il 5 una volta rimandava a settembre. Noi lo rimandiamo a maggio, al Giro.


Celestino - 6

Ce l'ha messa tutta, ma era segnato che oggi la Sanremo si dovesse concludere in volata, e per lui contro i più forti sprinter del mondo non c'era niente da fare.


Di Luca - 4

L'abruzzese manca ancora l'appuntamento con la raggiunta maturità. Combatte, ma poi cede sul più bello. Magari un suo attacco, unito a quello di Bettini, avrebbe evitato l'arrivo in volata.


Pozzato - 5

Un po' è stato frenato dalla smania di portare Petacchi alla volata, un po' non aveva lo scatto esplosivo dello scorso anno.


Dierckxsens - 7

Una fuga di oltre 200 chilometri prima in compagnia di quattro colleghi, poi da solo, a quasi 40 anni. Passistone di altri tempi che ha movimentato da solo i primi tre quarti della corsa.


Bartoli - sv

Sembrava in grande spolvero il Guerriero. Invece è caduto sulla discesa della Cipressa con Rebellin e van Petegem, che peccato!


Armstrong - 2

Aveva in calendario una sola corsa in Italia, una sola corsa tra le classiche di primavera. Invece ha rinunciato. Che si tenga il suo Tour de France! Il ciclismo può anche fare a meno di lui.


Maurizio Radente



La chiave tattica


La Sanremo è la corsa più ingestibile dell'intero panorama ciclistico. Non si può programmare a tavolino a meno di non avere il Cipollini del 2002. Le classiche per velocisti esistono, sono la Gand-Wevelgem e la Parigi-Tours. La Sanremo è qualcosa di più e forse non sarebbe nemmeno giusto cambiare il percorso, come si chiede da più parti. E se poi uno ha la classe di un Bettini o di uno Tchmil magari con un capolavoro tattico si riesce anche a battere i velocisti. E' comunque una gara che non si risolve più da lontano, come fece Chiappucci partendo sul Turchino.
Freire Gomez oltre alla gamba ha avuto un'intelligenza superiore. Ha mandato in avanscoperta un paio di volte Erik Dekker, suo scudiero, che sul passo è uno dei migliori al mondo. Ha costretto gli altri a lavorare per ricucire il buco e poi ha trovato la freschezza per superare Zabel al fotofinish.

L'ERRORE - Il treno di Petacchi non ha funzionato a dovere. Va bene che lo spezzino si è piantato, ma alle sue spalle doveva esserci un compagno di squadra a impedire a Zabel di prendere la sua ruota. Un altro errore lo ha commesso la Quick Step. Bettini è stato troppo solo nelle fasi finali. Ha dovuto cantare e portare la croce.


Maurizio Radente
 

 

Le dichiarazioni dei protagonisti


Oscar Freire

Ho finalmente dimenticato i problemi fisici, sono in forma dopo aver disputato una buona Tirreno. Ho aspettato ad esultare, perché già due volte in questo avvio di stagione sono stato beffato al fotofinish, alla Ruta del Sol e alla Tirreno, e allora ho voluto aspettare l'ufficialità. Nella volata tenevo la ruota di Petacchi, ma sono stato praticamente scacciato da Zabel, che voleva lui quella ruota. Sono partito dalla parte opposta, allora, e ho vinto. Ringrazio Dekker, che ha fatto un grande lavoro nel finale per portarmi nelle prime posizioni del gruppo.


Erik Zabel

Curavo Petacchi, che sulla carta era il più forte, e non mi sono accorto che dall'altra parte veniva fuori Freire. Peccato, in salita sono andato davvero forte. Ma tornerò a Sanremo, e in prima linea.


Alessandro Petacchi

Abbiamo fatto una grande Sanremo, la squadra è stata splendida, ma ho deluso i miei compagni mancando la vittoria. Niente scuse, semplicemente non avevo più le gambe, le sentivo dure, evidentemente le salite e la distanza hanno lasciato il segno. I piani erano che se fossi rimasto davanti dopo la Cipressa la squadra sarebbe stata tutta per me. Così è stato, loro sono stati splendidi. Mi consola pensare che prima o poi questa corsa la potrò vincere.


Roberto Petito

Ma no, Petacchi è stato bravo, è un ragazzo onesto, ha fatto quel che ha potuto, gli andrà meglio la prossima volta.


Franco Ballerini

Sono enormemente dispiaciuto per Petacchi, perché con la sua squadra ha corso nella maniera migliore. Ma correre contro campioni di quel calibro significa che puoi essere punito al minimo errore.


Mario Cipollini

Sapevo di non avere una grande condizione, ho voluto provarci comunque, ma sulla Cipressa ho capito che non sarei andato da nessuna parte. Non ne avevo più. Ma questa corsa l'ho già vinta, l'emozione l'ho provata una volta, può anche bastare.


Paolo Bettini

Anch'io l'ho già vinta, la Sanremo, sono comunque contento. Freire lo avevo visto benissimo alla Tirreno, dove ho rischiato di fare come Zabel e perdere una tappa contro di lui per voler esultare troppo presto. Il successo di Oscar è meritato, lui è forte, ha vinto due mondiali. Petacchi sembrava stare bene, sia sulla Cipressa che sul Poggio, ma la Sanremo è così, i 300 chilometri alla fine si sentono tutti, sia a livello di fatica che di stress, e non si è lucidi come si vorrebbe. Io da parte mia ci provo sempre, oso, attacco, spendo pure troppe energie, invece gli altri fanno proclami, dicono che proveranno ad evitare l'arrivo allo sprint, ma poi restano sempre a ruota. Siamo tutti amici, ma stavolta tirerei le orecchie a Figueras, Di Luca e Astarloa: se sul Poggio fosse andato via un gruppetto, forse ci sarebbero state più possibilità di arrivare al traguardo. In squadra, poi, è mancato sì qualcosa, Zanini e Paolini non hanno reso al meglio. Pazienza.


Igor Astarloa

Non ho mai fatto così bene alla Sanremo, sono molto contento per i punti conquistati in chiave Coppa del Mondo. Sul Poggio sono stato sorpreso dallo scatto di Bettini, per questo non sono riuscito ad accodarmi.


A cura di Fiorella Merola


L'irriducibile Dierckxsens

A ottobre saranno 40, eppure Ludo Dierckxsens, come suggerisce anche quel nome che rimanda al gioco, si diverte ancora, eccome. Ha da recuperare un bel po' di anni persi perché sua moglie non voleva che facesse il ciclista professionista, e la bicicletta divenne il suo lavoro solo a 29 anni, mentre prima aveva fatto di tutto, compreso il muratore. E allora si diverte, va in fuga da lontano alla Sanremo ed è l'ultimo a gettare la spugna. E' stato campione del Belgio nel 1999, e da quelle parti è amatissimo, per il suo coraggio e la sua simpatia. L'ultima vittoria è dell'anno scorso, nel GP La Marsigliese, a inizio stagione. Poi pochi altri piazzamenti, ma non è un problema: uno come Dierckxsens è già bello che sia (ancora) in gruppo, a lottare e soffrire contro ragazzi che hanno la metà dei suoi anni. Perché sì, a ottobre saranno proprio 40.

Ma.G.

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