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Ma Bettini non dorme - La Tirreno rilancia Paolino

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C'è, c'è, niente paura: per il bis a via Roma Paolo Bettini c'è eccome, e lo ha fatto capire per benino alla Tirreno-Adriatico, dove la sua presenza ha dato spessore alla corsa e ha lanciato gravi segnali di allarme a tutti gli altri favoriti. E' vero che la sfida Petacchi-Cipollini sarebbe tutta da gustare, dopo che anche alla corsa dei due mari lo spezzino ha fatto valere in maniera quasi brutale la sua legge (ma Cipollini non stava bene come starà a Sanremo).
Ma è altrettanto vero che un Bettini in questo stato sarebbe una grazia per gli occhi e per lo spirito, se riuscisse a raddoppiare la sua Sanremo del 2004. Lui si schermisce:
"Gli avversari sbagliano se controllano solo me, visto che ci sono almeno dieci uomini che possono attaccare e arrivare, e di cinque squadre diverse. E c'è Petacchi che tiene bene in salita e che sarà da tenere seriamente d'occhio".
Cerca di sviare le attenzioni da sé, Bettini, ma se vince come ha vinto alla Tirreno è chiaro che le sue quotazioni tornano molto in alto. Tra l'altro anche il fido Paolini, fondamentale per il successo dell'anno scorso, è in crescita e l'ha dimostrato. E lo stesso Bettini se ne è compiaciuto apertamente: non sempre la storia si ripete, insomma, ma questo potrebbe essere uno dei casi in cui ciò avviene.


La variabile Freire e il nostro borsino per la Sanremo

La Tirreno ci ha regalato anche un buonissimo Freire. Se non avesse frequenti problemi alla schiena, lo spagnolo potrebbe essere molto più continuo e presente negli ordini d'arrivo che contano. Ora sta bene, si è giocato la Tirreno con Bettini fino all'ultima tappa, una frazione l'ha pure vinta. La sua candidatura è diventata forte, al punto che nel borsino che, con supremo sprezzo del pericolo, andiamo a compilare, Freire è il terzo dei favoriti.
Bettini e Petacchi si dividono la più ampia fetta di chance, diamo a tutti e due un bel 30% di possibilità. Terzo dei favoriti, appunto, Freire, per lui 15%. E a Cipollini riserviamo il 10% di possibilità, in netta discesa rispetto a qualche giorno fa a causa dei problemi di salute che stanno bersagliando Re Leone: senza l'ultima febbre, gli avremmo dato la stessa percentuale di Bettini e Petacchi.
Il restante 15% va alla voce "altri", su tutti quello Zabel che di Sanremo ne ha vinte quattro e di cui premiamo più il blasone che l'attuale condizione. Di Luca, Pozzato, Figueras e il resto della truppa sono decisamente un gradino sotto.



Rebellin l'incompiuto

Questo benedetto ragazzo chiuderà la carriera con lo zaino pieno di rimpianti e con il ricordo di un'infinità di piazzamenti che avrebbero potuto essere vittorie con un pizzico, proprio solo un pizzico, di grinta e fantasia in più. Alla Parigi-Nizza Rebellin ha fatto un ottimo cronoprologo, ma la sua prima reazione è stata mettere le mani avanti per far sapere al mondo che non voleva vincerla, quella corsa, ma semmai conquistare una tappa, perché la condizione era quella che era.
E' finita che una tappa non l'ha comunque vinta, ma in compenso Jaksche non ha dimostrato di andare tanto più forte di lui. Un piccolo sforzo avrebbe potuto regalare al veneto, insomma, una prestigiosa vittoria nella classifica generale. Invece Rebellin si è adagiato sui suoi limiti, ha deciso che non avrebbe potuto vincere e non ha attaccato mai, se non consideriamo un breve scatto effettuato, più che altro per stare in pace con la sua (evidentemente poco esigente) coscienza, sulle ultime rampe dell'ultima salita dell'ultima tappa; chiaramente Jaksche s'è fatto una risata.
Rebellin avrebbe potuto accodarsi ad uno dei tanti attacchi di Vinokourov, o di Menchov, e provare a far saltare il banco, a provocare almeno una crisetta a Jaksche. Non l'ha fatto. Non ha nemmeno contrastato il leader della classifica quando quello, qua e là sui traguardi volanti, ha conquistato altri 5" di abbuono. Ha chiuso, Davide, a soli 15" dal primo. Un distacco che, per come è maturato, non può non far gridare vendetta.



Jaksche, Riis e fantasia

Tutta la fantasia che non ha avuto Rebellin, l'abbiamo ammirata nella condotta di corsa del Team Csc. Attenzione, perché qui è nato un modo nuovo di interpretare le gare: all'attacco non appena c'è uno spiraglio, tutti insieme, come in una cronosquadre. Per ben due volte l'opera del team danese ha spezzato il gruppo in vari tronconi, e ciò ha portato non solo la vittoria finale di Jaksche, ma anche il piazzamento, tra i primi 11, di altri 4 Csc oltre al tedesco. Insomma, non occorre aspettare le salite: basta un po' di vento per scompigliare i piani dei rivali. Una lezione che Armstrong farà bene a tenere a mente per il Tour.



Ullrich, come la mettiamo con Vinokourov?

"Sarò al massimo della condizione per il Tour". Parola di Alexandre Vinokourov, che è stato beffato da un ventaglio alla Parigi-Nizza, ma si è rifatto con tre spettacolari successi di tappa. In ogni caso la classifica generale non era in cima ai suoi pensieri, tanto questa corsa l'ha già vinta due volte. Il Tour, però, sarà un'altra cosa. Il Vinokourov non ancora al top fa già molta paura. Quando sarà al massimo, ci sarà da divertirsi. Più che altro perché quest'anno gli è rientrato in squadra Ullrich, che dovrebbe essere il capitano in Francia: ma Vino accetterà di fare il luogotenente di lusso? I due faranno corsa parallela? La patata bollente passa ai ds del T-Mobile Team: o indovineranno la tattica, e per Lance saranno dolori, oppure regaleranno su un piatto d'argento il sesto Tour al texano.



Tirreno troppo facile per essere vera

Può una corsa di categoria 2.HC essere decisa ogni anno dagli abbuoni? Possibile che non si riesca a inserire lungo il percorso anche solo una tappa che faccia selezione vera, e che non permetta a tutti i passisti veloci-scattisti del gruppo di rimanere vicini vicini fino alla fine? E' vero che così c'è più incertezza, ma la corsa perde molto sul piano tecnico. E si trasforma in un semplice tappeto rosso in vista della Sanremo. Invece la Tirreno, per collocazione e tradizione, deve brillare di luce propria. Quindi Castellano, coraggio: il prossimo anno riinserisca un bel cronoprologo di 6 o 7 chilometri, bilanciato da una tappa con salite vere e vicine al traguardo. Lo spettacolo ne guadagnerà senz'altro.


Marco Grassi

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