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I duellanti di Sanremo - Cipollini o Petacchi, chi la spunta?

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Si sono già scontrati in provincia di Lucca, in casa di Cipollini, ma è stato Petacchi a far valere per due volte la sua legge, mentre Mario si è dimostrato primus inter pares, laddove i "pari" sono tutti quelli che non sono Petacchi. Poi Castellano li ha mandati tutti a casa, rei di essere finiti più o meno volontariamente fuori tempo massimo, ma questa è un'altra storia.
Quello che è rilevante è che Alessandro abbia confermato la sua superiorità allo sprint, e chiaramente non vediamo l'ora che sia Tirreno-Adriatico per verificare le eventuali evoluzioni della situazione. In vista della Milano-Sanremo, amatissima e attesissima da tutti, niente di meglio della corsa dei due mari per tastare il polso ai favoriti. Allo sprint Petacchi sarebbe praticamente imbattibile. Ma uno sprint dopo quasi 300 chilometri di corsa tirata non è uno sprint come tutti gli altri, Cipollini lo sa e fa leva su questo per alimentare le sue speranze di bissare il suo successo di due anni fa.
Con l'obbligo, è logico, di non sottovalutare Paolo Bettini, l'autore del memorabile colpo di mano del 2003. Paolino sa come si fa, nessuno può giurare che non si sappia ripetere sul Poggio, quindi lo mettiamo insieme agli altri due favoriti. Ai piedi di questo podio ci stanno benissimo Zabel e Freire, gli altri più indietro.


La meteora Van Heeswijk

 
Nella categoria "altri" bisognerà citare anche Max Van Heeswijk, autore di un bruciante avvio di stagione: doppietta alla Valenciana, doppietta a Murcia, quattro successi in venti giorni, l'anno scorso fu uno in totale, come anche nel 2002. Una bella maturazione, per un atleta di 31 anni... Non sarebbe troppo sorprendente se l'apice della condizione l'olandese lo avesse già alle spalle. Noi non punteremmo più di 5 centesimi sul fenomenale Van Heeswijk a Sanremo. Siamo qui in attesa di smentite.


L'illuminazione di Leblanc


Torniamo a Mario Cipollini. Di colpo Re Leone ha avuto in dono un obiettivo in più da perseguire in questo 2004. L'invito al Tour, chi ci sperava? Con la Domina retrocessa in seconda fascia, Leblanc aveva anche una base di diritto per lasciare Mario a casa, come faceva, con un certo compiacimento, ormai da cinque anni. Invece ha cambiato il regolamento (e ha ripescato anche la Kelme), ed ecco che per incanto si libera un posto per la Domina, "più forte di un anno fa" secondo Jean-Marie (ma quando mai!).
Non vogliamo sondare troppo la psiche di Leblanc, non ne abbiamo il coraggio. Ma qualcosa ci dice che la tragedia di Pantani abbia avuto un suo peso nella scelta dell'organizzatore francese. Il Pirata aveva sofferto tanto, troppo, per le sue ripetute esclusioni dal Tour, e in particolare per l'ultima. Che un moto di remoto (e tardivo) rimorso abbia investito Leblanc?


Giro a 20 squadre: Castellano ha sempre ragione


Dobbiamo confessare un'incondizionata ammirazione per il lavoro di Carmine Castellano, che ci sembra un organizzatore dotato di molta fantasia e che in generale opera scelte condivisibili. Come l'ultima, di limitare la partecipazione al prossimo Giro d'Italia a 20 squadre, lasciando fuori tre team italiani di seconda fascia (Team LPR, Miche e Team Barloworld).
Gli esclusi non l'hanno presa certo bene, e in particolare il Team LPR ha diffuso un comunicato in cui si imputa a Castellano di non valorizzare, come fanno altri (vedi il Tour), le squadre di casa, preferendo invece invitare team stranieri. Nessuno mette in dubbio l'impegno che le piccole squadre profonderebbero nella corsa rosa, né si discute sulla salute dei conti di queste società. Né, infine, crediamo che il caso dell'aggressione ad una prostituta in cui sono stati coinvolti alcuni corridori del Team LPR abbia pesato nella scelta di Castellano.
Le ragioni sono tecniche: intanto non si può accusare l'organizzatore di snobbare le squadre italiane, dato che avremo 11 team di casa contro 9 stranieri (e semmai il Giro è vittima di provincialismo, di essere troppo "italiano" e poco internazionale), mentre, per dire, al Tour ci saranno solo 6 formazioni francesi su 22 impegnate. E poi, se ci fossero 20 squadre italiane professioniste dovrebbero partecipare tutte al Giro? Certamente no. Bisogna considerare l'apporto qualitativo che un team può dare ad una corsa, e sinceramente, guardando gli organici delle squadre escluse (e con tutta la simpatia per loro), non crediamo che il Giro sarebbe stato migliore con Team LPR, Miche e Team Barloworld in campo.


Lance il sindacalista e Jan il ritardatario


Malgrado sia impegnato nel suo avvio di stagione più brillante da un bel po' di anni in qua, con una gara già vinta (all'Algarve, a cronometro) e un dignitoso comportamento a Murcia, Lance Armstrong trova pure il tempo di fare il sindacalista e di rivendicare maggior rispetto per la categoria dei ciclisti, che secondo il presidente della Wada è la più dopata del mondo.
La Wada è l'agenzia mondiale per la lotta al doping, e quindi le parole del suo presidente (che accusa anche Verbruggen di scarso impegno e di mancanza di realismo, quando il numero uno dell'Uci parla di problema limitato) saranno da prendere con un certo rispetto. Ma anche Lance ha le sue ragioni, e non è sbagliato considerare che gli altri sport non stanno certo meglio del ciclismo, e che senza prove non bisogna condannare nessuno.
Sì, obietterà qualche maligno: ma se le prove fosse impossibile ottenerle? Se quello 0,56% di ciclisti positivi (4 su 710 controlli effettuati dalla Wada) di cui parla Lance indicasse che nel ciclismo, più che doparsi meno, ci si dopa "meglio", e quindi è più difficile essere scoperti? Finora nessuno ci ha dato risposte sensate a queste domande. Così come nessuno ci ha ancora detto una parola definitiva sulla questione di fondo: ha senso, stante l'attuale situazione, parlare di (o sperare in) una lotta al doping seria e coerente?
Dubbi che sicuramente non sfiorano la mente del pacioso Jan Ullrich, che a Murcia si è presentato coi soliti chiletti di troppo e con un minuto di ritardo da Armstrong nei venti chilometri della crono. Quisquilie, di certo il tedesco saprà crescere da qui al Tour. Ma perché ogni anno debba scegliere la corsa ad handicap nei confronti del texano, questo è uno dei misteri dei nostri tempi. E questo sì, disperiamo di vederlo svelato.


Marco Grassi

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