Quest'uomo ci fa godere - Bettini vince pure a San Sebastian
Quando Franco Ballerini, emerito Commissario Tecnico della nazionale di ciclismo, pensa a Bettini, probabilmente lo fa nel modo in cui un Cuper pensa a Vieri, o un Lippi a Del Piero: basta dare la palla a lui, e qualcosa inventa di sicuro. Apriamo con una divagazione nazional-calcistica perché vogliamo sottrarci all'ennesima affannata ricerca di aggettivi adatti al piccolo grande Paolino. A distanza di sei giorni dall'impresa di Amburgo, il toscano non si limita, come avrebbero voluto i pronostici, a controllare e prendersi qualche punto per scavalcare Van Petegem in Coppa del Mondo. No, Bettini, quando si mette a fare una cosa, va fino in fondo, e se andare fino in fondo significa vincere anche la Classica di San Sebastian, lui si stringe nelle spalle e, con la naturalezza che gli è consona, mette tutti in fila.
La Coppa del Mondo è un discorso ormai chiuso, Paolino ha il diritto di fare tutti gli scongiuri che vuole, ma nessun uomo sano di mente può pensare che il toscano possa essere scavalcato da chicchessia. La sua mostruosa regolarità (tre vittorie su quattro prove disputate: e delle tre che si è perso per infortunio, due - Liegi e Amstel - avrebbe potuto dominarle con una certa serenità), unita al fatto che, almeno il Campionato di Zurigo di domenica prossima sarà a lui favorevole (ma ci "limitiamo" solo perché non vogliamo guardare troppo oltre, a Tours e Lombardia), lo mette al riparo da qualsiasi rimonta. Farà il suo dovere in Svizzera (un'altra vittoria? Basta chiederla), e poi si concentrerà su Hamilton, Canada, Mondiali in linea.
Oltre a Bettini davanti a tutti, l'Italia continua a piazzare i suoi ragazzi nei quartieri alti degli ordini d'arrivo nelle più importanti classiche. Dopo il "7 su 10" di Amburgo, ci troviamo davanti ad un bel "5 su 5" a San Sebastian, con l'aggiunta di Rebellin al settimo posto. Basso si è meritato la piazza d'onore collaborando con Bettini dopo che quello era scattato sull'Alto de Gurutze, a 15 chilometri dall'arrivo; a Di Luca manca ancora qualcosa per essere al top, e si è visto dalla fatica che ha fatto in salita, prima di vincere lo sprint per il terzo posto; Casagrande ha cercato di andarsene dopo lo Jaizkibel, prendendo tutti di sorpresa, ma non ha trovato spazio, e poi si è dissanguato nell'inseguimento solitario a Bettini e Basso (ma non poteva aspettare Di Luca e Noè?); Noè raccoglie spiccioli di gloria nella fase calante della sua onesta e invidiabile carriera. Il resto del mondo non c'è, e se c'è si nasconde. La prossima prova d'appello sarà a Zurigo. Col vento che tira, prepariamoci ad un'altra sbornia colorata di azzurro.