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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Simone Cadamuro | Cicloweb

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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Simone Cadamuro

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Simone Cadamuro, veneto di San Donà di Piave, nato il 28 giugno del 1976 e professionista da questa stagione, corre con i colori della De Nardi-Pasta Montegrappa ed è un passista veloce con caratteristiche da velocista. Ha all'attivo diversi piazzamenti ma ancora nessuna vittoria da professionista. Per ora si accontenta, e nella sua squadra fa l'apripista dell'estone Aug; ma è anche cosciente che «su cinque volate disputate quest'anno, ho raccolto tre secondi posti e due quarti, quindi so che qualcosa di buono lo posso fare anch'io».
Nell'attesa di questo successo, ci dai tre aggettivi per descrivere Simone Cadamuro?
«Sono molto generoso con chi mi vuole bene, ma se mi fanno un torto taglio immediatamente i ponti: per questo mi definirei drastico. E poi mi considero un "perno" del gruppo, nel senso che porto allegria e sono socievole con tutti i miei compagni».
Neoprofessionista a 25 anni suonati, come mai?
«Durante il quarto anno da dilettante andavo forte ma un'infezione mi bloccò sul più bello, impedendomi di tornare a buoni livelli. Così, tra una cosa e l'altra (tra cui il passaggio da Under 23 ad Elite) sono passati tre anni. Ma non me ne rammarico, evidentemente il mio destino ha voluto così: magari se passavo prima facevo due anni di anonimato. Invece mi sento più maturo per affrontare la vita del professionista».
Sei in una squadra multinazionale, affiliata in Slovacchia. Hai imparato qualche lingua dell'Est?
«Giusto le parolacce... No, quelle lingue sono troppo difficili. Semmai ho imparato l'inglese, che prima non parlavo proprio: a scuola era una materia che non mi piaceva per niente».
A cosa saresti disposto per il successo?
«A niente, non corro per vincere, ma solo perché mi piace. E sono soddisfattissimo già solo a sapere che il direttore sportivo sa di poter contare su di me, oppure sono felice quando vedo la gratitudine di alcuni compagni che con il mio aiuto hanno vinto qualche corsa. Il ciclismo mi piace per questo, e perché mi dà la possibilità di guadagnare due soldi in più senza lavorare (ma faticando lo stesso tanto!), facendo qualcosa che mi appassiona; fare il corridore è già un successo».
Se ti dicessero: "Vincerai una sola corsa nella tua carriera", quale sceglieresti?
«Non ho dubbi: la Milano-Sanremo, un vero Mondiale per un passista veloce come me. Tanto più che nelle ultime edizioni vincono i velocisti, quindi mi sento più coinvolto che mai».
A chi, dei tuoi colleghi, vorresti assomigliare?.
«Anche qui rispondo facilmente: a Mario Cipollini. Lo ammiro, è un idolo per tutti noi che abbiamo un po' le sue caratteristiche. Spero che non si ritiri e che torni a correre: la sua sarebbe una perdita gravissima per tutto il movimento».
E invece chi è il compagno dei tuoi sogni?
«Gian Matteo Fagnini. Un po' perché, come me, è l'apripista di un capitano (lui Zabel, io Aug). E un po' perché l'ho conosciuto quest'anno alla Corsa della Pace, ed è una persona splendida, pedalando al cui fianco ho passato dieci giorni molto belli».
Qual è stato il giorno più bello di Cadamuro da professionista?
«E' stato quando sono arrivato secondo (dietro Strazzer) la prima volta, alla Stausee-Rundfahrt, in Svizzera. Lì ho capito che non era un caso se anch'io pedalavo in gruppo con tutti gli altri: anch'io, insomma, potevo dire la mia».
E la corsa che più ti è piaciuta, tra quelle fatte?
«Aspetta, come si chiama... la Essent Ronde Van Drenthe, in Olanda, che si corre in aprile fra il Cerami e la Parigi-Roubaix. Quel giorno ho conosciuto il pavè, e mi sono accorto che, sui 35 chilometri di strada non asfaltata, recuperavo su tutti gli avversari. Alla fine sono arrivato tredicesimo dietro a tanti belgi, specialisti, ma avendo rotto la bici sul primo tratto di pavè. Mi piacerebbe sapere come sarebbe andata a finire senza quell'incidente».
Quali sono i tuoi hobby?
«Nessuno in particolare, non mi piace andare a pesca, o a caccia. Preferisco starmene sereno, magari uscire anche cinque o sei ore in bici da solo».
Il tuo film preferito?
«Schindler's List».
Il libro sotto il cuscino?
«Nessuno, non amo particolarmente leggere».
La canzone della tua vita?
«Non una canzone, ma tutto Vasco Rossi: mi trasmette serenità e tranquillità, malgrado uno stile non proprio "rilassato"».
Sei innamorato?
«Certo che sì! Da otto anni, e da sette anni e mezzo sto con lei, la mia fidanzata».
I tuoi programmi per il futuro?
«Continuare a correre quanto più tempo possibile: mi piace il ciclismo, amo il lavoro di squadra, spero di esserci ancora per molti anni».
E i programmi del passato che poi non si sono compiuti?
«Molti, certo. Diventare professionista un po' prima, per esempio. Ma ho già detto che credo nel destino, ed era scritto che Simone Cadamuro dovesse passare dopo 7 anni da dilettante. Non ci penso, guardo avanti e penso ad aiutare la mia squadra».

Marco Grassi

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