Bugno preferisce volare - Il grande Gianni si interessa poco di ciclismo
Versione stampabileDieci anni fa Gianni Bugno era lontanissimo da tutto ciò che è oggi. Indossava la sua seconda maglia iridata consecutiva, firmava contratti con ingaggi molto ricchi, era l'uomo che tutti volevano e tutti invidiavano. Divideva il titolo di corridore più amato con Claudio Chiappucci, ma del suo amico-rivale era più blasonato, avendo vinto, oltre ai due Mondiali e ad altre notevoli corse in linea, un Giro d'Italia, mentre l'omino di Uboldo, che andava famoso per i suoi secondi posti, non riuscì mai ad imporsi in un'importante gara a tappe.
Dieci anni fa Gianni Bugno poteva ben dire di essere il numero uno, perché rispetto a Miguel Indurain, dominatore dell'epoca, era più personaggio, più vicino alla gente, ed era uomo, oltre che corridore, problematico, difficile da definire, da capire fino in fondo. Bugno ha spesso rappresentato un mistero per i suoi tifosi, per i suoi colleghi, per gli addetti ai lavori. E continua a dare di sé un'immagine di distanza che regala un minimo di soggezione ai suoi interlocutori.
Ma è proprio finita tra Bugno e il ciclismo?
«Seguo tutto dall'esterno, da lontano, mi occupo di altre cose. Sono vicino alle due ruote solo in senso commerciale, ormai (Bugno è testimonial della Shimano)».
Non le capita mai di salire sulla bicicletta?
«La bici non mi manca. Nel momento stesso in cui decisi di smettere, me la tolsi dalla mente e pensai ad altre cose, e così faccio oggi».
Eppure lei è l'ultimo Campione del Mondo italiano prima di Mario Cipollini.
«No, non è vero: la maglia iridata non me l'ha tolta Cipollini, me l'ha tolta Armstrong nel 1993 a Oslo. E' da quel giorno che non sono più Campione del Mondo, l'ho già detto e lo ripeto».
L'ha vista la volata di Zolder?
«Sì, ho seguito le ultime fasi della corsa. Ma in registrata».
Si direbbe che la sua attività attuale non le lasci tempo per nient'altro.
«Oltre ad andare in giro per la Shimano, faccio elisoccorso. Ho preso il brevetto, guido gli elicotteri, mi prendo soddisfazioni diverse da quelle di un tempo, ma sempre belle, ugualmente appaganti».
Il pubblico del ciclismo non l'ha dimenticata.
«E questo non può che farmi piacere».
Come starebbe in gruppo, oggi, il miglior Bugno?
«Domanda a cui è impossibile rispondere».
Lo vincerebbe il Giro, ora che circolano tanti specialisti da una corsa all'anno?
«Non lo so».
Va bene, cambiamo argomento. C'è più doping oggi rispetto a quando correva lei?
«Non ho idea di quanto doping circoli attualmente nel ciclismo. Probabilmente più che ai miei tempi, e comunque allora non si era nell'occhio del ciclone per questi motivi, quindi devo supporre che la situazione effettiva sia peggiorata».
Bugno alza lo sguardo, decide che basta così, ci saluta, se ne torna alle sue faccende. E ci lascia una certezza: tra dieci anni sarà ancora uguale a oggi e a dieci anni fa.