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Vuelta a España 2012

La Vuelta del Nord, ovvero quella che si svilupperà interamente nelle regioni settentrionali della Spagna e che avrà in Madrid, all'ultima tappa, il punto più meridionale, si apre a Pamplona con una cronosquadre di 16 km, e non poteva che essere una prova contro il tempo, visto che siamo nella patria del grande Miguel Indurain. Il percorso, interamente cittadino, si sviluppa in senso orario e non presenta alcuna difficoltà altimetrica; ma a spezzare il ritmo delle formazioni chiamate a misurarsi per conquistare la prima roja ci penseranno le tante curve del tracciato: a spanne, ne contiamo 6 a destra e 11 a sinistra, con alcuni punti particolarmente tecnici e con alcune svolte strettissime, più che a gomito. Sarà quindi importante saper stare in bici, e questo fattore avrà una maggiore incidenza che non in una crono individuale, visto che nella prova a squadre le abilità dei singoli si annacquano in una "capacità media", e in definitiva se il quinto del team (ovvero colui su cui si prende il tempo) non è bravo come il primo, per il primo c'è qualche problema...

Da Pamplona a sud verso Tafalla, per poi risalire e svoltare verso ovest e il traguardo di Viana: la prima tappa in linea della corsa iberica non è difficile, presenta sul suo percorso qualche strappetto (uno solo dotato di traguardo Gpm, l'Alto de la Chapela dopo 77 km), lancerà una fuga da lontano ma poi il gruppo recupererà, magari prima del primo passaggio dall'arrivo (visto che vale come Sprint Intermedio), a circa 20 km dal traguardo: gli abbuoni fan sempre comodo, specie nei primi giorni di un grande giro. Dopo un giro antiorario si rientra a Viana, dove l'ultimo chilometro, che tira leggermente all'insù, potrà ingolfare il motore di qualche sprinter ma non impedirà certamente un arrivo in volata.

Al terzo giorno, su un arrivo tipico della Vuelta al País Vasco, nonché sul primo dei 10-11 traguardi all'insù della Vuelta 2012, avremo il primo faccia a faccia tra i favoriti della corsa spagnola. I primi 150 km, dalla partenza da Faustino V in direzione nord, sono mossi ma non certo difficili; negli ultimi 5 vedremo la lotta tra i big (che potrebbe avvenire anche alle spalle di un'eventuale fuga che avrebbe qualche chance di successo). Non mancano le salite, quindi: un primo strappo verso Laguardia precede l'Alto de Aldea, lungo (11 km fino alla vetta posta al km 32) ma non certo duro, così come non causerà mal di testa il Puerto de Vitoria (al km 66). Da qui quasi 50 km molto facili, fino ai piedi del Puerto de Campazar, che ha nelle prime rampe dei punti più difficili che, a 40 km dall'arrivo, potrebbero anche far venire qualche ideuzza a qualcuno. Scollinati ai -35, un paio di strappetti ma soprattutto i due Sprint Intermedi di Zaldibar (-20) e Eibar (-11) movimenteranno le cose prima dell'Alto de Arrate. Questa consta di poco più di 5 km di scalata, col primo e l'ultimo chilometro molto facili, ma con i 3-e-passa chilometri centrali veramente tosti, al 10% medio. Comunque il finale di ascesa che spiana e i 2 km che separano il Gpm dal traguardo, permetteranno qualche recupero in extremis. Per essere ancora al terzo giorno, però, il menu è alquanto succulento.

Altra tappa breve, e altro arrivo in salita (siamo a 2). A differenza della frazione precedente, la quarta ha un andamento più regolare ma salite più impegnative. Si parte da Barakaldo, praticamente sull'Atlantico e si ritorna nettamente verso sud; primi 40 km in cui, tra un falsopiano iniziale e un paio di strappetti, il terreno per dare il via alla fuga del giorno non manca. Occhio, però, perché al km 44 si incontra il Puerto de Orduña, che potrebbe rimescolare tutte le carte: quasi 8 km di ascesa, quasi l'8% medio di pendenza, per una salita che spiana un po' nel finale ma che se fosse stata piazzata in un finale di tappa avrebbe offerto buone occasioni di spettacolo. Qui invece dalla vetta al traguardo mancano quasi 110 km, in gran parte facili: dopo la discesa, oltre 50 km di pianura (intervallati solo dallo strappetto di San Miguel ai -62), seguiti da 30 km di falsopiano a salire, come dire "terreno su cui la fuga da lontano si spegnerà". Dopo Ezcaray, si approccia la salita che porta alla stazione di sci di Valdezcaray. L'ascesa è tra le più lunghe della Vuelta, oltre 13 km, ma ha una forma da panettone tale che alle buone pendenze dei primi 3-4 km, segue un lento declinare del livello di difficoltà, con gli ultimi 5 km che si aggirano intorno al 3% medio. Insomma, arrivo in salita, ma da gruppetto, e pure piuttosto corposo (a meno che nei primi 3 km di scalata non si scateni l'inferno, ma ciò è un po' improbabile).

Un circuitino facile facile, 21 km da ripetere 8 volte, una specie di salitella al Barrio el Portillo (a metà circuito), ma giusto per dire che c'è un po' di movimento, e tanti chilometri di rettilineo che renderanno più agevole il compito a coloro i quali staranno inseguendo. Questo in estrema sintesi il succo del tracciato che in senso orario si sviluppa tra Logroño e il suo hinterland. Difficile pensare che ai team dei velocisti possa sfuggire un'occasione così ghiotta in una Vuelta d'ispirazione tanto montagnosa.

Sarebbe, quello di Jaca, il terzo arrivo all'insù della Vuelta 2012. In realtà la frazione rischia di essere tra le più tranquille della corsa, visti i quasi 150 km di sostanziale pianura (da Tarazona, sede inedita, verso est) che precedono il finale mosso. La prima salita, il Puerto del Oroel, sarà pure lungo 12 km, ma una pendenza media del 2.8% farà il solletico ai più (anche se non manca un pezzetto più aspro poco prima di fine salita). La discesa verso Jaca metterà comunque il gruppo in fila, ma quel che più interessa sono i 4 km finali fino al Fuerte de Rapitán: la pendenza media non arriva al 5.5%, ma attenzione ai 2 km centrali che superano il 7%. Non aspettiamoci insomma il coltello tra i denti, ma un epilogo frizzante forse sì. Da non dimenticare, poi, che l'ultima volta che si arrivò a Jaca, un grande campione vinse l'ultima corsa in carriera. Era il 1998, e quel campione era (è) Gianni Bugno.

Altra tappa interlocutoria, non lunga e probabilmente destinata a un finale allo sprint. Già l'assenza di qualsivoglia Gpm lungo i 164 km tra Huesca e Alcañiz (ma si arriva in un circuito motociclistico) la dice lunga. Non che manchino del tutto i saliscendi (si segnalano soprattutto uno strappetto ai 60 km e uno ai 135), ma possiamo dire senza tema di smentita che si tratta di poca roba. Nel finale, poi, con 2.5 km di strada digradante (dai -3.2 ai -700 metri), assisteremo a una preparazione dello sprint a velocità altissime (su strade sin troppo larghe), ma qualche treno (se ce ne saranno) potrebbe fare male i conti, visto che poi ci sono 500 metri di contropendenza prima della spianata finale. Sarà un epilogo in cui sarà fondamentale l'uso del cambio...

Frazione dall'andamento supertipico della Vuelta (come tante ce ne sono quest'anno), l'ottava porta da Lleida verso il nord-est della Spagna, e verso il quarto arrivo in quota di questa edizione. Poco da commentare per i primi 130 km di tappa, un paio di salitelle trascurabili e nulla più; cambiano gli scenari quando si sconfina ad Andorra, al km 135: il falsopiano già affrontato da una trentina di km si rafforza, per 15 km che passano anche per Andorra La Vella e precedono l'approdo all'Alto de la Comella. Parliamo di un 2a categoria con pendenza media del 5%, ma che è ingannevole in quanto ha i tratti iniziale e soprattutto finale durissimi, per spianare decisamente a metà cammino. Dalla cima mancano 16.5 km al traguardo, i primi 5 sono di discesa molto tecnica, i secondi 5 di pianura, e gli ultimi 7 di scalata verso Collada de la Gallina. Il primo chilometro è praticamente in piano, quindi ce ne sono 2 regolari al 6%, e negli ultimi 4 avremo i fuochi d'artificio, con pendenze che danzano dal 9 all'11%.

Dal Principato al confine con la Francia, si prende la via del Mediterraneo, verso la splendida Barcellona, per una tappa facile ma dal finale ad alta possibilità di spettacolo. 65 km senza difficoltà aprono la frazione, poi l'Alto de la Collada de Clara rappresenta un momento di forte discontinuità nel profilo altimetrico, ma quei 6 km di ascesa non lasceranno alcuna traccia. Superato l'Alto, la strada si semplifica ulteriormente, continuando a scivolare leggermente verso il livello del mare, per un centinaio di km che prometteranno velocità vertiginose (a meno che il vento non si metta contro). Si arriva a Barcellona a 10 km dalla conclusione, ma il largo giro nella città prevede il piatto forte del Montjuic, muro di 1 km all'8%, seguito da un paio di chilometri di discesa molto più dolce della salita. Nemmeno l'ultimo chilometro e mezzo, in zona stadio, è banale, visto che tira un po' all'insù e che contribuirà a rendere incertissimo l'esito di questa frazione.

Dopo il primo giorno di riposo (in realtà un megatrasferimento da Barcellona, tagliando in pratica l'intera Spagna dalle estreme propaggini orientali a quelle occidentali) ci vorrebbe quasi un'altra giornata interlocutoria. E la frazione di Sanxenxo dovrebbe esserlo. Ma. Ma? C'è di nuovo che siamo sull'Atlantico, ma nel vero senso della parola (la planimetria della tappa è una sintesi visuale efficacissima). Sicché dopo i primi 30 km dalla partenza di Ponteareas verso ovest fino a Baiona (passando l'Alto de San Cosme, 7 km al 5.4%), si inizia a costeggiare il mare, per un percorso quasi completamente piatto, ma che, tra un fiordo e l'altro, rischia di essere molto esposto al vento. Nel finale si arriva a Sanxenxo già a 40 km dalla conclusione, ma poi il gruppo è atteso a un bel giretto lungo la penisola di O Grové: pure questo, quasi tutto litoraneo. In sintesi: con determinate condizioni climatiche, questa tappa che apparentemente "chiama" la volata, potrebbe trasformarsi in una trappola per qualcuno.

Seconda e ultima cronometro della Vuelta, questa volta individuale. Quasi 40 i km da Cambados verso l'interno e Pontevedra, e soprattutto assolutamente non una cronometro da specialisti. Dopo 13 km piatti, si affronta infatti l'Alto Monte Castrove, ben 10 km di scalata, più difficili nel primo terzo e poi più abbordabili, ma comunque sempre 10 km sono, con una pendenza media del 4.4% (con una punta oltre l'8% al terzo chilometro) e una tendenza media a spezzare il ritmo di tanti in gruppo. Al Gpm mancano 16 km per arrivare al traguardo, e ci sarà da spingere rapportoni impossibili perché molti di quei chilometri sono in discesa, anche se gli ultimi 5 spianano definitivamente. Giornata di massimo impegno per i meccanici.

Terzo giorno in Galizia, e tappa che sembra la fotocopia di quella di Sanxenxo: salitella in partenza (ma facile), prima parte di frazione che, da Vilagarcía de Arousa si sviluppa nell'entroterra, e poi lunghissimo peregrinare tra due fiordi, sull'Atlantico, ancora esposti come non mai all'eventuale vento. La differenza sostanziale rispetto alla frazione di due giorni prima è che qui non si arriva in piano, bensì al Mirador de Ézaro, a Dumbría. Che caratteristiche ha questo Mirador (belvedere che s'affaccia sul mare)? È lungo quasi 2 km, e ha pendenze asfissianti: si parte con 500 metri all'11%, poi 500 metri oltre il 21 (!), quindi 600 metri di "spianata" al 9%, e infine ultimi 300 al 18%. Non servirà per dare grandi distacchi, ma anche i migliori della classifica li vedremo arrivare al traguardo alla spicciolata (e con la lingua di fuori). Comunque, giusto per non perdere il conto, siamo all'arrivo in salita numero 5.

Nella simpatica alternanza di traguardi all'insù e tappe faciline, tocca alla Santiago de Compostela-Ferrol anticipare una tre giorni che sarà decisiva per le sorti della Vuelta, oltre che - si spera - molto spettacolare. In questa frazione, ancora una volta, si faranno i conti con tratti di litorale, specie negli ultimi 50 km. Mancano i Gpm ma non i mangia&bevi, che peraltro, essendo numerosi anche e soprattutto nei citati 50 km, potrebbero interagire col vento per sparigliare qualche certezza. Tutto ciò, in teoria; in pratica, potrà tranquillamente succedere che, nessuno volendo rischiare più di tanto prima di tre giorni devastanti, si tirino i remi in barca e si lasci andare una fuga di comprimari. A ben pensarci, è la lettura più realistica che si possa dare di questo percorso.

Più che un tappone, un tappino; ma le salite non mancano, e l'arrivo in quota non è di quelli banali. Il chilometraggio non è granché, appena inferiore ai 150 km, ma sin dalla partenza di Palas de Rei si comincia ad andar su e giù. Dopo una trentina di km il primo Gpm (ma non la prima salita) di giornata è l'Alto de Castro, lungo 5 km e utile per un gruppo di fuggitivi che vogliano forzare il passo per guadagnare subito un ampio margine. Dalla vetta 30 km non complicati, quindi l'Alto de Vilaesteva, quasi 10 km di scalata, ma più semplice della precedente (dal punto di vista delle pendenze, anche se non mancano tratti all'8%). L'Alto de O Lago, terzo Gpm di giornata, è lungo 8 km col 4% medio, ma qui, così come sulla rampetta poco più avanti e sulla discesa verso Navía de Suarna, non succederà niente di che. Le cose cambieranno quando, a 33 km dal traguardo, si sbatte la faccia contro l'Alto de Folgueiras de Aigas: non andiamo oltre i 1000 metri di altitudine, ma tanto basta per avere 10 km di scalata a una pendenza media del 6.7% (ma l'andamento a scaloni della prima e dell'ultima parte renderanno il tutto più complicato da interpretare). Dalla cima mancano 24 km, di cui 8 di discesa. Si ricomincia a salire sulla strada che porta a Murias (son pur sempre 4 km non facilissimi), quindi ci si accinge agli ultimi 10 km (scarsi), quelli del Puerto de Ancares, che vanno dritti al traguardo. Come pendenza media siamo sull'8%, ma alcuni tratti (dal terzo al quinto chilometro di scalata; dal sesto al settimo; l'ultimo) non si vergognano di andare anche oltre il 10% (anche se una contropendenza a metà salita permette di rifiatare). Un percorso interessante, in definitiva, esposto all'unico rischio di poter essere interpretato col freno a mano tirato (in tanti tremeranno al pensiero di altri due arrivi in quota consecutivi nei giorni a venire).

Ed eccoci alla tappa con una delle salite simbolo della Vuelta. La terza domenica di gara è quella che ci porta dritti dritti ai Lagos de Covadonga, per una delle frazioni decisive della corsa. Si parte da La Robla e si va al Puerto de Pajares, ma dal versante "sbagliato", tant'è vero che non è previsto nemmeno traguardo Gpm. Dalla cima al km 25 si scende a valle per 15 km e poi la strada continua leggera leggera fino alla salitella di Santo Emiliano, un 3a categoria che svetta al km 72. Fase decisamente interlocutoria della tappa, che continua, con qualche strappetto e nessuna reale asperità fino al km 140. Qui, a Loroñe, si risale per l'Alto del Mirador del Fito: un colle che non va tanto in alto (solo 590 metri slm) né in lungo (meno di 7 km di ascesa), ma che presenta importanti pendenze e soprattutto si fa più duro man mano che si sale: in particolare gli ultimi 3 km sono davvero selettivi. I quasi 30 km che ci sono dalla vetta all'inizio della salita finale, però, rischiano di bagnare le polveri e di neutralizzare in qualche modo questo Mirador. Poco male, la salita dei Lagos, settimo traguardo in quota della Vuelta 2012, basterà e avanzerà per la selezione: lunga 13.5 km, ha una pendenza media del 7%, ma questo dato è tenuto basso da un paio di contropendenze negli ultimi 3 km, mentre i primi 10, a parte un inizio non durissimo, ondeggiano spesso intorno a pendenze in doppia cifra. Alla fine di questa frazione, dopo due settimane di gara, la classifica sarà per forza ben delineata. Ma gli organizzatori hanno voluto esagerare, quest'anno, sicché ci saranno altri importanti snodi (leggasi: arrivi in salita) anche nella terza settimana.

Si parte da Gijón per il terzo giorno consecutivo di tappe di montagna, e la 16esima sarà una delle frazioni più significative. Non c'è solo il Puerto de Pajares con arrivo al Cuitu Negru, a impreziosire un piatto che contiene anche altri ingredienti di qualità. Non nei primi 90 km di corsa, abbastanza facili e punteggiati giusto da un 3a categoria (La Cabruñana) a metà di questi 90 km. La seconda parte della tappa invece è tutta un'altra cosa: il Puerto de San Lorenzo consta di 10 km di ascesa irregolare, che alterna tratti molto duri (nei primi 3 km e poi ancora dal quinto all'ottavo e ancora all'ultimo) a spianate e contropendenze. La vetta è al km 101 (a 82 dal traguardo), seguono 11 km di discesa fino a Teverga, e una ventina di chilometri in falsopiano, per metà a scendere e per metà a salire, fino ai piedi dell'Alto de la Cobertoria, secondo 1a categoria di giornata. Questo colle è lungo 8 km ed è molto più regolare del precedente, presentando un paio di chilometri soft in avvio, ma poi pendenze costantemente tra l'8 e il 10%. Qualche big un po' attardato in classifica potrà muoversi già sulla Cobertoria, visto che dal Gpm ci sono 10 km di discesa e non più di 15 di falsopiano fino all'approccio del Puerto de Pajares. La salita, lunga 13 km, offre 10 km abbastanza pedalabili (a parte un paio di rampe più marcate), e poi va al 9% negli ultimi 3 km. Arrivati qui, però, non c'è il traguardo, ma un supplemento di scalata di 6 km fino al picco del Cuitu Negru: e questi 6 km per metà non sono niente di particolare, ma per l'altra metà si inerpicano su pendenze tra il 17 e il 22%. Il giorno dopo è previsto il secondo riposo, è quindi lecito attendersi ancor più battaglia in questa tappa che non nelle precedenti.

Una frazione forse pleonastica, di sicuro destinata a premiare un coraggioso che sarà andato all'attacco da lontano. Dopo il secondo giorno di riposo, e sempre dalle parti della costa nord (si parte da Santander), 187 km in cui non c'è molto da segnalare (se non qualche immancabile mangia&bevi) fino al km 118, ma in cui sarà difficile che le salitelle previste per il finale possano stimolare la lotta tra gli uomini di classifica. Il Collado de Ozalba offre 6 km al 6.6% medio, il Collado La Hoz ne aggiunge altri 6 al 7.6%, ma dalla vetta di quest'ultimo al traguardo ci sono altri 50 km, più o meno, e non si tratta di strada favorevole ad attacchi alla maglia rossa: infatti agli 11 km di non difficile discesa ne seguono quasi 20 di falsopiano all'insù che stroncherebbero le possibilità anche del più fantasioso e arrembante dei corridori. Da Quintana, poi, si imbocca la salita di Fuente Dé, che sarà sì lunga (17 km) ma che ha una pendenza media del 3.9%, con un chilometro particolarmente duro poco dopo l'inizio della scalata vera e propria, e con appena un paio di altri punti di grande pendenza ma troppo brevi per chiamare i big alla pugna.

Dopo tanto nord, e dopo tanto scalare, finalmente una giornata tranquilla, con taglio netto da Aguilar de Campoo verso il centro della Spagna, verso Valladolid, traguardo storicamente amico dei velocisti. Oltre 200 km per la tappa più lunga della Vuelta, e al contempo la più facile: veramente niente da segnalare, nel percorso quasi completamente piatto che porterà il gruppo, al termine di questa sorta di trasferimento pedalato, a disputarsi una delle poche volate generali previste quest'anno.

E anche la frazione che da Peñafiel conduce a La Lastrilla, come la precedente, non riempie i taccuini di cose notevoli, tutt'altro. Si continua a puntare il cuore della Spagna, altri 178 km in direzione sud, e che non contengono sbalzi altimetrici degni di rilievo. A differenza di Valladolid, però, il finale si presta al colpo del finisseur. Non arriviamo a considerarlo il nono arrivo in salita, ma la rampetta che dai -2 porta ai -1 (e che segue una precedente rampetta dai -4 ai -3) può mettere le ali ai piedi a qualcuno. Anche perché pure l'ultimo chilometro tira abbastanza, e quindi la volata a ranghi compatti è decisamente da escludere.

20a tappa: La Faisanera Golf (Segovia 21) - Bola del Mundo
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Sab, 08/09/2012
170.7 km
Partenza: 
La Faisanera Golf (Segovia 21) ore 12.30
Arrivo: 
Bola del Mundo ore 17.20-18
20a tappa: La Faisanera Golf (Segovia 21) - Bola del Mundo
Sprint intermedi: 
Puerto de Navacerrada km 127.6, Cercedilla km 139.3
Gpm: 
Puerto de Navafría (1775 m-1a cat.) km 39.1, Puerto de Canencia (1515 m-2a cat.) km 72.8, Puerto de la Morcuera (1790 m-1a cat.) km 90, Puerto de Cotos (1840 m-1a cat.) km 120.8, Bola del Mundo (Arrivo-2247 m-Cat. Especial) km 170.7

Ed eccoci alla Bola del Mundo, al termine dell'ultima vera tappa della Vuelta, tappa che prende le mosse da un golf club di Segovia e che per 30 km procede senza sussulti. Ma poi c'è subito il Puerto de Navafria, 10 km al 5-6% che serviranno giusto a indurire le gambe di qualche gregario ormai sfiatato. Dal Gpm, 11 km di discesa, una ventina di pianura e poi il secondo colle di giornata, il Puerto de Canencia, ancora 10 km di ascesa, ma molto più facili rispetto al Navafria. In rapida successione, però, appena dopo la discesa dal Canencia, c'è il Puerto de la Morcuera. Siamo esattamente a metà tappa, e qualcosa potrebbe anche succedere, su questi 9 km che iniziano docili ma che poi tengono sempre sul 7-8% di pendenza. C'è ancora però tanta strada fino al traguardo: dalla vetta, 14 km di discesa e poi quasi subito l'approccio del quarto colle in programma, il Puerto de Cotos, 13 km equamente suddivisi tra 6.5 km poco più che in falsopiano, e 6.5 che si mantengono tra il 5 e il 7% di pendenza. Il Gpm è seguito da 7 km che portano in falsopiano fino al Puerto de Navacerrada, e da qui mancano 22 km di discesa e 10 di leggera ascesa fino all'inizio della salita vera e propria che porta a Bola del Mundo. La scalata su cui Nibali completò il suo percorso vittorioso due anni fa è lunga 11 km e va su fino ai 2247 metri slm che ne fanno la vetta della Vuelta. I primi 7 km sono difficilini ma non eccessivi (siamo dalle parti del 7% di pendenza), ma gli ultimi 4 spezzano le gambe: quando la strada "spiana", va all'11%, in un contesto in cui è normale pedalare su tratti al 18% e con picchi fino al 23%. La selezione sarà naturale, e il verdetto in cima non concederà ormai alcun appello.

Dopo 20 giorni di fatiche, la Cercedilla-Madrid è proprio la tappa in cui si può finalmente staccare la spina. È proprio ciò che accadrà per almeno metà dei 115 km previsti. La strada che porterà il gruppo dalla località di partenza alla Capitale è talmente facile da poter ospitare tutti i brindisi, i frizzi e i lazzi che si vorrà. Il discorso si fa più serio all'ingresso in Madrid, con un circuito di 5.7 km, velocissimo e piatto come un biliardo, su cui assisteremo all'ultimo scontro fra i treni dei velocisti e all'ultima volata tra questi ultimi, coltello tra i denti per onorare la tappa conclusiva della Vuelta a España 2012.

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