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Tour de Romandie 2013

Un prologo che è quasi una cronoscalata, i sette chilometri e mezzo che, a Bagnes (tra le località di Le Châble e Bruson), apriranno il Giro di Romandia 2013. Si parte dalla stazione del posto, e per il primo chilometro e mezzo, in piano, si potrà andare come treni. Un chilometro di falsopiano e altri due piatti concluderanno (col rilevamento intermedio) la prima parte di crono, dopodiché la strada si inerpica verso Bruson e, imboccata la Route des Cornes, le cose cambiano decisamente: gli ultimi 2.5 km hanno una pendenza media del 6.2%, ma la realtà è che alternano pezzi in falsopiano con un paio di rampe molto dure (una - breve, 300 metri - addirittura al 18%) e con l'ultimo chilometro e mezzo che oscilla tra il 7 e l'8%. Come dire, una salita talmente irregolare da essere foriera di risultati forse imprevedibili, e in negativo per chi non saprà trovare il ritmo giusto.

La prima tappa in linea non è di facile lettura, per quanto altimetricamente non difficilissima. Il peggio sarà il passaggio dalla sede UCI di Aigle (dopo 10 km) che rovinerà la digestione a qualcuno, ma poi si procede per altri 30 km di pianura, non trascurando di costeggiare un pezzetto di Lago Lemano dalle parti di Montreaux. Procedendo verso nord si incontrano i primi Gpm, due terza categoria di cui il secondo, a Martherenges, è anche abbastanza interessante: 4.5 km di ascesa con diversi tratti oltre il 10% di pendenza. Qual è il problema? È che siamo troppo lontani dal traguardo, 94 km dalla vetta. La fuga del giorno sarà comunque a questo punto già attiva da tempo, e fino allo sprint intermedio di La Sarraz potrà recuperare visto che incontrerà una trentina di chilometri di discese e falsopiani all'ingiù. Quindi la salita più rilevante della giornata: da Pompaples sono 22 km di ascesa, ma ad essere onesti si fatica a definire tale quello che in realtà è un lunghissimo falsopiano (tranne un paio di tratti intorno all'8%) fino al Gpm di Col du Mollendruz. Dalla vetta sono 41 km fino all'arrivo, i primi 13 di discesa, poi sostanzialmente di leggero declivio fino allo sprint intermedio di Cossonay. Quindi, dopo un'altra discesina, si procede più o meno in piano per gli ultimi 15 km. Da notare un cavalcavia che, a 2 km dal traguardo, rappresenterà l'ultima asperità - se così si può definire - della giornata. Non sono che 800 metri al 3%, ma da lì all'arrivo manca un chilometro e mezzo, e magari qualcuno proverà a scattare verso lo striscione posto a Renens, sobborgo di Losanna.

Nulla da segnalare (a parte un lungo costeggiare il Lago di Neuchâtel) per i primi 65 km della seconda tappa, quelli da Prilly a Bôle. La scalata di Rochefort (quasi 5 km al 7% medio), appunto al km 65, precede di una ventina di chilometri la salita più importante della giornata, quella di Chaumont: parliamo di 2.5 km al 12%, un vero e proprio muro, che ha il solo difetto - se la intendiamo dal punto di vista dello spettacolo - di trovarsi, con la sua vetta, a più di 100 km dal traguardo. Come dire, nulla di importante succederà su quelle rampe. La discesa nuovamente in direzione del lago porterà il gruppo verso un primo passaggio da Granges (o Grenchen), compreso sprint intermedio poco prima a Pieterlen. Si fa un ampio giro intorno alla cittadina, ci si ripassa una seconda volta e, in senso inverso al primo, si torna verso ovest, per affrontare la salita di Plagne: primi 4 km fino a Romont al 7.6% (con punte del 10), quindi 3 km di pianura e poi la rampa verso il Gpm, 2 km di cui uno al 6% e uno al 10. E qui, considerando che mancano solo 17 km al traguardo, il discorso si potrebbe fare interessante, tantopiù che i 5.5 km di discesa verso il fondovalle non vanno presi sottogamba (soprattutto nella seconda metà, più ripida). L'eventuale gruppetto avvantaggiatosi avrà poi il problema di difendere il margine guadagnato negli ultimi 11 km, praticamente piatti, che portano al traguardo (passando di nuovo da uno sprint intermedio a Pieterlen ai -6).

Tre giri intorno a Payerne, uno diverso dall'altro, per la terza tappa in linea del Romandia. Il primo ghirigoro, in senso antiorario e verso nord-est e il Lago di Neuchâtel, 58 km in tutto, non presenta difficoltà rilevanti (a parte due o tre strappetti). Il secondo giro si sviluppa in senso orario verso sud e poi ovest, ed è il più interessante, vista la presenza di due salite valide come Gpm di 2a categoria. La prima è quella di Villars-Bramard, 7 km al 5% (scarso) di pendenza media ma con l'ultimo chilometro all'8%. La discesa verso Lucens precede la scalata a Villars-le-Comte, 5 km nella prima metà in falsopiano e nella seconda con pendenze tra il 6 e l'11%. Arrivati in cima mancano 88 km al traguardo, e fino al completamento del giro e al nuovo passaggio da Payerne la strada diventa più facile, consentendo ampie fasi di recupero (tra discesa e pianura). Il terzo "ricciolo", di 54 km, si svolge verso ovest e prevede due altri Gpm, ma più facili: la salita di Sassel a 40 km dalla fine e quella di Châbles ai -20. Nella prima (lunga 3.5 km) da segnalare tre scalini (il primo al 12 e gli altri all'11%) annegati in pendenze molto più dolci; nella seconda, di 4 km, troviamo una rampa al 17 e una al 14%, ma anche qui non sarà facile cogliere la palla al balzo per attaccare, visto che questi tratti sono piuttosto brevi. Ultima chance per i coraggiosi, la salita che porta a Aumont (ai -12, non valida come Gpm) è pur sempre un chilometro all'8%. Superata quest'ultimo dentello, si va lisci verso il traguardo: ancora una volta è plausibile che un gruppetto si possa sganciare per andare a giocarsi il successo di giornata.

Rotta decisa verso sud e verso - di nuovo - il Lago Lemano, per la tappa più difficile del Romandia. Dopo tre frazioni non più che interlocutorie, molto si gioca in questa quarta frazione, che parte con 50 km senza difficoltà, per poi cambiare marcia da Les Moulins. Qui si sale verso il Col des Mosses, quasi 14 km al 4%. Niente più che un antipasto, siamo d'accordo. Dalla cima si scende verso Les Diablerets (pur sempre a quota 1156), sede d'arrivo da cui si passa la prima volta ma da cui ci si muove per i 109 km veramente significativi della tappa. Proprio da Les Diablerets si imbocca il Col de la Croix, 8.5 km al 7%, invero molto regolare come salita. La discesa di 18 km verso Ollon (dove ci sarà un importante rifornimento) è più ripida nel finale, e precede 13 km in piano fino a Monthey (dove c'è il primo sprint intermedio). Da qui, terza scalata della giornata, al Pas de Morgins, 16 km e spiccioli che sarebbero intorno al 7% medio se di mezzo non ci fossero un paio di chilometri di contropendenza, poco prima della località di Troistorrents. I tratti più duri sono comunque nella seconda parte di scalata. Giunti al Gpm (a 53 km dalla fine) si torna indietro, da un altro versante (appena più a nord) ma sempre verso Monthey. Si sprinta al traguardo volante di Bex, quindi, di nuovo da Ollon, stavolta si sale verso il Col de la Croix. Quello che era stato affrontato in discesa, diventa un versante abbastanza lungo (per i canoni del Romandia) da fare in salita. Le difficoltà maggiori si incontrano nella prima metà dei 18 km abbondanti di ascesa, mentre la fase centrale è più che altro un falsopiano. Occhio però agli ultimi 4 km, che tornano ad avere pendenze tra l'8 e il 10%. In questo gioco di simmetrie rappresentato dall'ultima tappa in linea della corsa elvetica, i 10 km fino al traguardo di Les Diablerets sono gli stessi affrontati in precedenza in salita: quindi regolari e abbastanza veloci.

Tutta sul lungolago del ramo ginevrino del Lemano la cronometro che chiude (e decide) il Giro di Romandia 2013. Non certo lunga (meno di 19 km), sicuramente scenografica, prevede una doppia andata/ritorno, prima sul lato ovest quindi su quello est. Completamente piatta (qualche metro al 3% qua e là non fa sicuramente testo), con poche curve (due a 180° ai due "vertici" della planimetria, un paio a metà percorso, quando venendo da ovest si deve "dribblare" il traguardo per andare verso il lato est del lago), decisamente una prova da specialisti, insomma. E il fatto che qualche uomo che potrà far classifica va anche molto forte contro il tempo, rende quantomai interessante questa tappa, che potrebbe anche risultare decisiva al termine dei 6 giorni di gara.

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