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Tour de Pologne 2013

Un esordio memorabile, per il 70esimo Giro di Polonia. Chi avrebbe pensato, anche solo pochi anni fa, che la corsa polacca potesse partire dal Trentino? E invece, potenza del marketing territoriale, eccoci qua con una frazione che non solo è geograficamente distante dal paese organizzatore della gara, ma anche ciclisticamente diversa da tutto quello a cui siamo abituati a pensare quando parliamo di Giro di Polonia: quando mai questa corsa ha avuto un arrivo in salita come Madonna di Campiglio? La "tappa della rivoluzione" parte da Rovereto ed è totalmente pianeggiante per i primi (quasi) 50 km verso nord (lungo i quali ci si concede anche un passaggio da Trento, sede di un traguardo volante al km 25). Al km 47 si svolta a sinistra e si imbocca la salita di Fai della Paganella: quasi 11 km di ascesa, dei quali i primi 9 veramente tosti (pendenza media del 7.5%) prima di una spianata finale fino al Gpm. Dalla vetta (posta a 127 km dal traguardo) la discesa procede balzellon balzelloni, ovvero alternando tratti all'ingiù (nulla di tormentoso, però) a contropendenze e muretti che renderanno molto tecnici i 40 km (comprendenti anche un passaggio - con traguardo volante - a Terme di Comano) fino a Pietramurata, dove inizia un nuovo tratto pianeggiante (di poco meno di 20 km) su cui riorganizzarsi in vista delle salite del finale. La prima di tali salite, il Ballino, non è contrassegnata dal simbolo di Gpm, anche se quei 13 km al 5% di pendenza media avrebbero meritato maggiore considerazione. Poco male, la vetta è seguita da appena 7 km in piano prima che la strada riprenda a salire verso il Gpm del Passo del Durone: i 5 km di ascesa parlano di una pendenza media del 7%, ma la realtà è più complessa, e il dettaglio presenta un avvio soft (tra il 3.5 e il 6% per i primi due chilometri) prima di un chilometro centrale al 10%. Successivamente la salita spiana (quarto chilometro al 7% scarso, il quinto non arriva al 4), ma a 500 metri dalla vetta una rampa al 18% farà male a diversi corridori. Dalla vetta mancano 39 km alla conclusione: 6 sono di discesa (da prendere con le molle, visto che alterna momenti tortuosi - all'inizio e alla fine - con un drittone ripidissimo nella fase centrale). 20 km in falsopiano all'insù fino al terzo traguardo volante (di Pinzolo), quindi i 13 fino al traguardo di Madonna di Campiglio. La salita conclusiva non è certo il Mortirolo (la pendenza media è del 5.6%), ma dopo 4 km iniziali piuttosto abbordabili, si fa più impegnativa nel tratto centrale (su cui si supera spesso la pendenza del 7%); a 4 km dal traguardo la strada diventa un po' più semplice, ai -2 (e cioè subito dopo il traguardo Gpm) spiana decisamente con un falsopianetto che conduce allo striscione d'arrivo.

Da diversi anni il Passo Pordoi è decisamente passato di moda al Giro d'Italia. Lo ripesca quello di Polonia come arrivo (over 2000!) per la sua tappa regina, resa tale dalla combinazione di lunghezza (si va oltre i 200 km) e sequenza delle salite nella seconda metà della frazione. I primi 20 chilometri dopo la partenza da Marilleva sono molto dolci, digradano fino a Livo in un leggero falsopiano; i successivi 20 sono invece più complessi, comprendendo lo strappetto (4 km al 4%) fino a Revò (km 27) e quello, ben più impegnativo, dei 2.5 km che portano a Fondo (pendenza media prossima al 7%): una salitella che solitamente sarebbe considerata decisiva per un Tour de Pologne, ma che stavolta ospita appena un traguardo volante e precede 40 km molto facili (divisi equamente tra facile discesa e pianura) fino a San Michele all'Adige, da cui partirà un'altra rampa da non sottovalutare, i 6 km al 7% fino a Palù di Giovo (questo nome non ci è nuovo!). Dalla patria dei Moser (e di Simoni), altri 37 chilometri interlocutori (lèggasi: sostanzialmente facili) fino a Cavalese, da cui ci si dirige a nord lungo una salita che invece il Giro d'Italia ha adottato negli ultimi anni: l'Alpe di Pampeago. O meglio, visto che si prosegue oltre il classico arrivo della corsa rosa, parliamo di Passo di Pampeago, oltre 200 metri (slm) più su. I chilometri di ascesa sono poco più di 10, e sono veramente duri: la pendenza media è del 9.4%, ma è calcolata considerando un paio di tratti più abbordabili presenti nei primi 4 km. Dal quarto al nono chilometro, invece, non si scende praticamente mai sotto al 10%, e anche quando nel finale la morsa si allenta parliamo pur sempre del 9% fino al Gpm. La successiva discesa è, per i primi 3 km, abbastanza tortuosa, dopodiché finiscono i tornanti (resta qualche semicurva) e si prende velocità fino a Ponte Nova (anche qui le pendenze sono in doppia cifra). Non c'è comunque modo di respirare, perché si risale subito, per affrontare lo storico Costalunga: quasi 14 km di ascesa, i primi 4.5 dei quali procedono al 5% medio, prima della parte centrale, la più impegnativa (5 km all'8% medio, con punte prossime al 10). Gli ultimi 4 km comprendono la spianata di Carezza di Lago, ma anche un successivo muretto all'11%. Arrivati in cima non c'è tempo per godersi il panorama, perché dopo 4 km piatti in altopiano c'è da affrontare la picchiata (6 km abbastanza tecnici, anche se non ripidissimi) verso Vigo di Fassa. Qui giunti, i 13 km di leggero falsopiano fino a Canazei precedono la scalata conclusiva, quella al Pordoi: circa 13 km di scalata che più regolare non si potrebbe, tutta intorno al 6%. In fondo a una tappa del genere, però, farà una grande differenza, e senz'altro lo spettacolo non mancherà.

Un giorno di riposo al lunedì per ammortizzare il trasferimento aereo dall'Italia, ed ecco che la terza tappa ci riporta a latitudini più familiari per il Tour de Pologne: si riparte da Cracovia, e la lunga cavalcata da ovest a est conduce al traguardo di Rzeszów. Che tappa sarà? Facile, molto facile (al di là del chilometraggio): un lungo piattone interrotto qua e là da qualche cavalcavia, con un solo Gpm posto a 36 km dal traguardo: ma la salitella di Lubenia non è lunga neanche 2 km (per una pendenza media del 5%) ed è quasi impossibile che qualcuno possa evadere da qui. Una volta approdati nella città sede d'arrivo, un circuito di 6 km verrà ripetuto 3 volte prima della prevedibile volata conclusiva.

Prosegue anche nella quarta tappa la politica dei lunghi chilometraggi: qui si va addirittura oltre i 230, ma il risultato non cambia, sia rispetto al giorno prima, che in relazione ai precedenti arrivi di Katowice. Nella lunga attesa per la volata finale, si farà in tempo a superare di slancio una salitella posta dopo un centinaio di chilometri (5 km al 2%: non lascerà traccia), e quindi a girare per 4 volte intorno a Katowice, sul classico circuito di 12 km comprendente lo strappetto di Korfantego, che al penultimo passaggio sarà valido come Gpm di 3a categoria. Ma anche questa rampetta è destinata a non incidere, nonostante il quinto e ultimo passaggio su di essa sia previsto in prossimità dell'arrivo.

Si torna a tappe di lunghezza più contenuta, e si torna a Zakopane, arrivo usuale del Tour de Pologne. Subito in avvio (dopo meno di 20 km), provenendo da nord, si incrocia la salita di Bukowina Tatrzanska, che tornerà in programma anche nella frazione successiva. Una volta scollinati, si farà un giro orario che prevede di salire anche verso Lapszanka (Gpm al km 50 dopo 6 km per due terzi molto facili, ma con gli ultimi 2 km vicini al 7% di pendenza media). Chiudendo il giro ancora verso Bukowina Tatrzanska (si sale da un altro versante, più semplice) ci si innesta, a 90 km dalla conclusione, sul classicissimo circuito di Zakopane. Tale circuito, lungo 40.5 km (da ripetere per intero per due tornate), prevede in avvio l'ascesa di Droga do Olczy, 5 km di salita al 4% medio (ma con tratti sui quali si può recuperare), quindi, dopo un paio di trascurabili strappetti, quella di Glodowka, che di chilometri ne misura 7 (le pendenze anche qui si aggirano sul 4%) ma che presenta ancora più tratti facili della precedente. L'ultimo scollinamento da Glodowka è previsto a poco meno di 22 km dalla fine; segue la discesa che chiude il circuito e poi, nuovamente, solo il tratto iniziale del medesimo circuito: 10 km che prevedono un terzo passaggio da Droga do Olczy (Gpm a 3 km dal traguardo), prima che venga guadagnato lo striscione finale a Zakopane. Nonostante le tante salitelle affrontate, la tradizione vuole che a vincere su quest'arrivo sia un velocista: magari non sarà sprint a ranghi compatti (qualcuno che perde terreno sulle rampette si trova sempre), ma sicuramente sarà questione tra le più resistenti delle ruote veloci presenti.

6a tappa: Bukowina Tatrzańska (Circuito)
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Ven, 02/08/2013
192.0 km
Partenza: 
Bukowina Tatrzańska ore 13.26
Arrivo: 
Bukowina Tatrzańska ore 18.28-18.54
6a tappa: Bukowina Tatrzańska (Circuito)
Sprint intermedi: 
Poronin km 161
Gpm: 
Zab (1a cat.) km 11.9, Gliczarow (1a cat.) km 26.2, Zab (1a cat.) km 50.3, Gliczarow (1a cat.) km 64.6, Zab (1a cat.) km 88.7, Gliczarow (1a cat.) km 103, Zab (1a cat.) km 127.1, Gliczarow (1a cat.) km 141.4, Zab (1a cat.) km 165.5, Gliczarow (1a cat.) km 179.8

Nuovo circuito, stavolta a coprire l'intera frazione, e anche per questa tappa possiamo parlare ormai di un classico del Tour de Pologne. Il giro, lungo 38.4 km, è orario e va ripetuto 5 volte. Partenza in discesa da Bukowina Tatrzanska, e dopo 7.5 km si inizia a salire verso Zab: 4.5 km di ascesa, e i 3 km centrali (al 7% abbondante) sono di sicuro impegnativi. Senza soluzione di continuità nel saliscendi, dopo la picchiata, al km 20.7, inizia la seconda asperità in programma, quella di Gliczarow, 5.5 km il cui tratto più complicato è compreso nei 2 km che precedono la vetta (al 10%, anche se questa è la media di un primo muro al 20 e poi di una progressiva spianata verso il Gpm). Si scollina al km 26 e dopo 7 km di discesa (non certo difficile) si approda alla rampa che porta all'arrivo (quella già affrontata il giorno prima): tale scalata inizia con un chilometro in falsopiano, si indurisce molto nella parte centrale (secondo chilometro al 6%, terzo all'8) per poi spianare negli ultimi 2 km. Nelle scorse edizioni è stata, questa, una tappa decisiva, cosa che stavolta non potrà essere per ovvie ragioni: sarà comunque spettacolare l'atteso colpo di mano del finisseur di turno (l'anno scorso fu Moser) alla fine del quinto giro.

Era dal 2005 (prima edizione marchiata Pro Tour del Giro di Polonia) che non veniva programmato un finale contro il tempo. All'epoca (inizio anni 2000) si usava chiudere la gara con una piccola cronoscalata, nel nostro caso invece le montagne avranno fatto la parte del leone in avvio di corsa, e quindi l'ultima tappa viene riservata ai professionisti dell'orologio. Non propriamente un piattone, visto che la prima metà dei 37 km totali è abbastanza mossa, con tre salitelle le quali, benché non presentino pendenze rilevanti, potranno dar fastidio a più di un corridore. La prima, quella di Siercza, viene dopo appena 1 chilometro, è lunga 1 km e ha una pendenza del 5%; la discesa su Kozmice precede uno strappo più lungo ma più dolce del precedente (4 km al 2%, in pratica un falsopiano, anche se qua e là presenta qualche rampetta più dura); a Pawlikowice la terza asperità (se così la possiamo chiamare) consta di 2.5 km di ascesa al 3% e scollina a 25 km dalla fine. Da qui in poi, al di là di qualche cavalcavia, la via verso Cracovia si fa molto più fluida, e gli ultimi 20 km sono praticamente pianeggianti, oltre che quasi del tutto privi di curve. Un paio di svolte (una a destra e una a sinistra) da affrontare con attenzione sono previste negli ultimi 2 km prima del traguardo. Crono senza dubbio interessante, anche se il doppio arrivo in salita in Trentino potrebbe averla svuotata di qualche contenuto (ci riferiamo all'eventuale lotta per la classifica generale, che potrebbe essere già decisa da qualche giorno).

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