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Tour de France 2011

Non sarà certo lo stress a mancare alla partenza del Tour de France dalla Vandea. Sarà subito volata, non al traguardo quanto proprio al via, visto che tutti cercheranno di prendere in testa il Passage du Gois, strada che taglia il mare tra l'isola di Noirmoutier e il continente, e che due volte al giorno viene sommersa dall'alta marea. Qui Alex Zülle perse 6' (e con essi la possibilità di vincere la Grande Boucle) nel 1999, e quindi bisognerà stare attentissimi per non incappare in cadute o frazionamenti del gruppo. Frazionamenti che potrebbero pure essere favoriti, una volta superato il «famigerato» Passage, per tutti i primi 60 km della tappa, spazzati dal vento proveniente dall'Atlantico, che viene costeggiato fino a Les Sables-d'Olonne. Da quest'ultima località si taglia verso l'entroterra, 100 km abbastanza facili fino a Saint-Michel-Mont-Mercure, dove si sale appena e dove il gruppo potrebbe subire qualche altro scossone. Più facile che invece chi vuol colpire per anticipare lo sprint attenda gli ultimissimi chilometri, quelli che - una volta circumnavigata Les Herbiers - portano al traguardo di Mont des Alouettes: 3 km che salgono al 4% e che taglieranno senz'altro fuori qualche velocista meno adatto alle rampette; oppure che metteranno le ali ai piedi a qualcuno dei fortissimi finisseur presenti nella corsa francese.

Un giro in senso antiorario intorno a Les Essarts (passando per Boulogne e La Merlatière), 23 km praticamente piattissimi, e le squadre che si fronteggeranno l'una contro l'altra, e tutte contro il tempo: sono gli ingredienti della seconda tappa, una cronosquadre che farà segnare i primi - contenuti - distacchi tra gli uomini di classifica, e che chiamerà a giocarsi il successo di giornata le squadre che meglio sanno esprimersi in questo esercizio: i lunghi rettilinei su cui sviluppare grandi velocità favoriranno senza dubbio i team specializzati in tali prove, tutti gli altri dovranno giocare in difesa.

Si ritorna sull'Oceano per la partenza della terza tappa, da Olonne-sur-Mer, e dopo 70 km di gara si lascia la Vandea per spostarsi a nord, nella Loira Atlantica, per una tappa consacrata sulla carta (ma non solo) ai velocisti; una di quelle tappe, per intenderci, in cui l'unico Gpm di giornata è proverbialmente previsto su un cavalcavia (il Pont de Saint-Nazaire, nell'occasione). Dalla vetta (se così si può definire) mancheranno 55 km al traguardo, e benché gli ultimi 30 km della frazione siano moderatamente accidentati (ma non più della media delle strade di pianura francesi), i team degli sprinter avranno buon gioco ad annullare la fuga di giornata. Il traguardo di Redon non presenta alcuna difficoltà, quindi spazio alle ruote veloci, senza se e senza ma.

Da Lorient, attraverso Plouay e un tracciato in cui non mancheranno i momenti tecnici, i corridori del Tour affronteranno la seconda frazione (su 4) in cui ci sarà un arrivo su una salitella. Se la Côte de Laz (km 79) e la salitella di Speziet (km 95) sono troppo lontane dal traguardo per provocare alcunché, e se i successivi 70 km (sui 172 totali) non offrono terreno per colpi di mano, ogni decisione sulla vittoria parziale è demandata al traguardo di Mûr-de-Bretagne: già dal passaggio a Neulliac, a 12 km dalla conclusione, la strada si fa ondulata. Gli ultimi 4 km saranno i più divertenti: 1000 metri di salitella per entrare nella cittadina d'arrivo, poi contropendenza di un chilometro, quindi 2 km finali all'insù. Sarà il primo di quei 2 km ad essere più impegnativo (parliamo di una pendenza del 9%, niente male insomma), visto che l'ultimo chilometro spiana abbastanza, pur tirando ancora leggermente. Un arrivo da (semi)classica che chiamerà all'opera gli specialisti del settore, Gilbert in testa.

Si svilupperà da Carhaix a Cap Fréhel una delle tappe più insidiose della prima parte di Tour. Non certo per la presenza di rilevanti Gpm (uno solo, marchiato dal bollino di 4a categoria: la Côte de Gurunhuel a ben 120 km dal traguardo), quanto per il fatto che, giunti a metà frazione (dopo essere passati da Guingamp), si sbuca sul mare, a Plouha. E ancora una volta il vento dell'Oceano potrà giocare un ruolo, unitamente al continuo su e giù lungo il litorale della Côte d'Armor. Binic, Saint-Brieuc (dove partì il Tour del '95, e dove Pozzato vinse una tappa nel 2004), Hillion, Pléneuf Val-André: nessuna di queste salitelle è celebre per la sua durezza, eppure ognuna di esse potrebbe essere buona per sganciare un ventaglio, laddove ci siano squadre intenzionate a sconvolgere la classifica. Ragione per cui la volata, che pure non è da escludere come possibilità, rischia seriamente di non essere disputata a ranghi compatti.

Altro giro, altra tappa da mal di testa per chi vorrà controllare la corsa. Impresa quantomai ardua sul percorso che da Dinan porterà, verso est, a Lisieux, attraverso un continuo alternarsi di salitelle e discese. Tenere un ritmo alto non sarà facile, e in una tappa del genere non ci sarebbe nulla di cui stupirsi vedendo una fuga (a patto che sia corposetta) arrivare in porto. I Gpm di giornata (quelli che daranno punti) sono la Côte de Saint-Michel-de-Montjoie, quella di Bourg-d'Ouilly e quella di Billot (a 30 km dal traguardo). Ma ancora una volta, alle difficoltà di un tracciato nervosissimo, si aggiungeranno quelle di un arrivo non certo banale: una salitella tra i -3 e i -1 potrebbe dare un'ulteriore rimescolata alle carte, tagliando fuori i soliti velocisti meno dotati sugli strappetti. Per loro, l'ultimo chilometro in piano potrebbe non essere sufficiente per permettere di giocare le proprie carte allo sprint.

Dopo un trasferimento da nord, si entra nel cuore della Francia con la settima tappa; e finalmente gli sprinter puri avranno l'agognato traguardo a loro disposizione: da Le Mans a Châteauroux 218 km senza l'ombra di un Gpm, nemmeno fittizio. Tanta pianura, lambendo il territorio di Tours e approdando nell'Indre, al centro dell'Esagono. Per restare in tema con la giornata in toto dedicata alle ruote veloci, anche gli ultimissimi chilometri saranno piatti come un tavolo da biliardo: per dire anche dei precedenti, qui nel '98 si impose Mario Cipollini, e nel 2008 Mark Cavendish: se qualcuno riuscirà ad anticipare la volata, avrà fatto un'impresa clamorosa.

Nel prosieguo del viaggio verso il centro della Francia, l'ottava tappa porterà il gruppo in pieno Puy-de-Dôme, verso il traguardo di Super-Besse Sancy. Dopo la partenza da Aigurande, 60 km molto semplici, prima della Côte d'Évaux-les-Bains, primo Gpm di giornata. Da qui e per 85 km (sempre in direzione sud), un lunghissimo falsopiano a salire, interrotto da parecchi tratti in contropendenza, ma che ha tutta l'aria di voler stroncare le speranze di chi avrà tentato la fuga da lontano. Negli ultimi 40 km della tappa (che ne misura 189), vedremo tutta un'altra corsa: il Col de la Croix Saint-Robert, 2a categoria con vetta ai -25 (6 km di ascesa al 6%) sparpaglierà parecchi gregari, e anche se qualcuno riuscirà a rientrare prima degli ultimi 6 km, il finale chiamerà comunque all'opera i capitani: quasi 3 km di salita per approdare a Super-Besse, quindi 2 km di discesina e pianura, e infine un chilometro e mezzo quasi all'8% che porterà al traguardo. Anche se probabilmente per il successo di giornata avrà la meglio un "clasicomane", sarà assolutamente vietato abbassare la guardia per quelli che vorranno curare la classifica.

9a tappa: Issoire - Saint-Flour
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Dom, 10/07/2011
208.0 km
Partenza: 
Issoire ore 12.10
Arrivo: 
Saint-Flour ore 17.15-17.55
9a tappa: Issoire - Saint-Flour
Sprint intermedi: 
Neuvéglise km 178
Gpm: 
Côte de Massiac (753 m-3a cat.) km 43.5, Col du Pas de Peyrol (Le Puy Mary) (1589 m-2a cat.) km 99.5, Col du Perthus (1309 m-2a cat.) km 116, Col de Cère (1294 m-3a cat.) km 127.5, Côte de la Chevade (1162 m-3a cat.) km 139.5, Col de Prat de Bouc (Plomb du Cantal) (1392 m-2a cat.) km 154, Côte du Château d'Alleuze (872 m-4a cat.) km 193

La seconda domenica di Boucle offrirà una frazione alquanto interlocutoria, talmente tanto che potrebbe avere la meglio una fuga di comprimari. Da Issoire a Saint-Flour la direzione è sempre verso sud, e le salite iniziano a moltiplicarsi (e a diventare più toste). Ma non siamo ancora a livelli di selezione vera, e i 7 Gpm di giornata (3 di 2a categoria, 3 di 3a e uno di 4a) potrebbero giusto servire a far fuori i velocisti dalla contesa. Comunque non bisognerà sottovalutare l'accoppiata Pas de Peyrol e Perthus, tra il km 90 e il 115 (per un totale di 12 km di ascesa quasi all'8%), nonché il Prat de Bouc (8 km al 6% a cavallo del km 150). Il problema per chi coltiverà sogni di gloria all'attacco è che da quest'ultima vetta al traguardo ci saranno oltre 50 km che favoriranno chi insegue (malgrado un'altra piccola côte a 15 km da Saint-Flour). Se qualche sprinter avrà la ventura di sopravvivere a tanto sbattimento, avrà probabilmente anche le forze per domare la rampa che porta al traguardo (100 metri di dislivello nell'ultimo chilometro e mezzo), ma di sicuro se mai un rappresentante della categoria dovesse spuntarla, potrà dire di aver superato una prova decisamente difficile.

Il primo dei due giorni di riposo, alla vigilia della decima tappa, non fungerà da spartiacque tra due fasi del Tour, visto che da Aurillac a Carmaux il copione sarà bene o male simile a quello della prima settimana di gara. Tanto per cominciare, continua il lungo viaggio verso sud (verso i Pirenei, quindi) di un tracciato che taglia longitudinalmente la Francia al centro; e tanto per proseguire, riecco una tappa difficile da interpretare. I primi 60 km dopo la partenza sono abbastanza facili, poi un'infilata di un paio di côte in 10 km (Figeac e Loupiac) movimenterà le cose. Il che, però, non vuol dire che il gruppo si sfalderà: sì, nella seconda metà della frazione ci saranno altre due salitelle da non prendere sotto gamba (la Côte de Villefranche-de-Rouergue a 60 km dal traguardo e il Mirandol Bourgnounac ai -15), però il plotone se s'impegna potrà produrre una nuova volata di gruppo. Anche se i 20 km di discesa dopo Rieupeyroux (e subito prima del citato Mirandol) non dispiaceranno di sicuro ai fuggitivi eventualmente in azione.

Prima dei Pirenei, un giorno per riordinare le idee: il terreno tra Blaye-les-Mines e Lavaur potrebbe pure prestarsi a qualche imboscata (o a fughe ben orchestrate da lontano), ma il fatto che l'indomani inizino le grandi montagne tarperà le ali a più di un Pindaro. Niente voli, quindi, al massimo vedremo un attacco disperato di qualche peone, ma quotiamo bassissima l'ipotesi che il gruppo decida di controllare - anche perché i big vorranno evitare sorprese - e di regalare ai velocisti presenti un'altra chance per farsi vedere.

3500 metri (abbondanti) di dislivello per il tappone pirenaico del Tour 2011: non è affatto male il disegno di una tappa che, essendo peraltro la prima di montagna vera, potrà provocare sconquassi. Da Cugnaux (sede di tappa inedita) al traguardo volante di Sarrancolin, 120 km senza alcunché di rilevante. Ma gli ultimi 90 di questa frazione promettono scintille vere: La Hourquette d'Ancizan è una salita di 10 km che avrà i tratti più duri (anche oltre il 10%) nei primi 3500 metri; dopodiché spiana un po', ma i restanti 6 km presentano altri momenti da pendenze in doppia cifra, per quanto annacquati in una media intorno al 6-7%. Poco male, visto che La Hourquette servirà giusto a scaldare i motori. Dalla vetta mancano 70 km al traguardo, e dopo 17 km di discesa verso Sainte-Marie de Campan, ecco il signor Tourmalet: affrontato non dal versante più duro, ma comunque parliamo pur sempre di 17 km di scalata, e tolti i primi 5 che sono facilini, ne restano 12 costantemente sopra all'8% di pendenza media. Scollinato il colosso pirenaico (2115 metri s.l.m., nonché Souvenir Jacques Goddet di quest'edizione), rimarrano quasi 20 km di discesa prima dell'approccio alla salita finale della giornata, quella verso Luz-Ardiden. E qui, dopo due scalate da togliere il fiato (e da togliere soprattutto i gregari ai capitani impegnati nella lotta per la maglia gialla), toccherà ai big sfidarsi faccia a faccia, lungo i 14 km di scalata, con pendenze comprese tra il 5% (a inizio salita) e il 10% che verrà toccato al settimo km di ascesa. Di sicuro in cima non sarà un corridore qualunque ad alzare le braccia e, probabilmente, a prendere la maglia gialla.

Il consueto pedaggio che il Tour quasi annualmente paga alla città di Pau, vede stavolta la famigerata tappa finto-pirenaica partire (e non arrivare) dalla località celebre per essere troppo lontana dalle montagne. Poco più di 150 km per una frazione che vedrà 90 km di schermaglie su un terreno appena accidentato (due côtes giusto per movimentare un po' l'altimetria), prima dell'approdo al Col d'Aubisque. Oltre 16 km di ascesa con una pendenza media del 7%, ma dalla cima al traguardo mancheranno più di 40 km: per attaccare su questa salita bisognerà essere veramente molto molto motivati. E anche se i 30 km di discesa (contrappuntati dalla breve contropendenza del Soulor) fino ad Ayzac-Ost potranno lasciare più o meno invariati i distacchi registrati al Gpm dell'Aubisque, allo stesso modo potranno permettere dei rientri in gruppo da parte di gregari che torneranno utilissimi nei 13 km di inseguimento finale sul piano, fino all'arrivo di Lourdes. E ancora una volta, il rischio che la montagna nella tappa di Pau partorisca il solito topolino, è tangibile.

14a tappa: Saint-Gaudens - Plateau de Beille
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Sab, 16/07/2011
168.5 km
Partenza: 
Saint-Gaudens ore 12
Arrivo: 
Plateau de Beille ore 16.45-17.25
14a tappa: Saint-Gaudens - Plateau de Beille
Sprint intermedi: 
Orgibet km 36.5
Gpm: 
Col de Portet d'Aspet (1069 m-2a cat.) km 26.5, Col de la Core (1395 m-1a cat.) km 62.5, Col de Latrape (1110 m-2a cat.) km 94, Col d'Agnes (1570 m-1a cat.) km 109, Port de Lers (1517 m-3a cat.) km 118, Plateau de Beille (Arrivo-1780 m-Hors cat.) km 168.5

La terza tappa consecutiva sui Pirenei propone un altro arrivo in salita, a Plateau de Beille, al termine di una cavalcata attraverso 6 Gpm che però potrebbero sortire minori effetti rispetto alla frazione di Luz-Ardiden. Nel dettaglio: si parte da Saint-Gaudens e subito si incrocia il Portet d'Aspet, Gpm di 2a categoria su cui potrebbe già partire la fuga del giorno. Il successivo Col de la Core (14 km al 5.7%) sarà ancora troppo lontano (oltre 100 km) dal traguardo; il discorso potrebbe farsi più interessante tra Col de Latrape, Col d'Agnes e Port de Lers, in rapida successione tra il km 90 e il 120 (e soprattutto l'Agnes ha pendenze da non sottovalutare: 10 km all'8% medio), ma ciò vale solo in teoria, perché dopo lo scollinamento dal Port de Lers il gruppo sarà atteso da 10 km di discesa, 15 di falsopiano digradante, e 10 di pianura: quanto basta per smontare fantasie d'attacco da parte degli uomini di classifica. I quali rinvieranno - comme d'habitude in tappe del genere - ogni velleità alla scalata conclusiva. Quella di Plateau de Beille, ovvero quei quasi 16 km con pendenza media vicina all'8% e punte del 10 su un'ascesa comunque abbastanza regolare. In ogni caso, una tappa in cui nessuno potrà minimamente nascondersi.

Dopo tanto salire pirenaico, ci si sposta verso l'est della Francia e da Limoux a Montpellier vivremo un'altra domenica poco significativa. Non certo per i velocisti, i quali saranno chiamati alla penultima occasione per sfidarsi, in una tappa facilissima che avrà una sola côte in 193 km e che porterà il gruppo ad affacciarsi sul Mediterraneo. Prima delle Alpi, una chance che i team degli sprinter non si lasceranno assolutamente sfuggire. Da qui in poi ancora tante salite, e arrivederci a Parigi con le ruote veloci che riusciranno a resistere nel plotone.

La frazione che ripropone il Tour de France al suo pubblico dopo il secondo giorno di riposo è breve e potrebbe anche essere adatta a fughe da lontano. Del resto, a questo punto della corsa avremo già molti corridori (anche forti) fuori classifica, e con legittime velleità di cercare un risultato importante. L'arrivo è quello di Gap, città che ci riporta a mitici tapponi alpini del passato. Ma stavolta la frazione in programma è abbastanza interlocutoria, a meno di non pensare che il Col de Manse, che pure svetta a poco più di 10 km dal traguardo, possa mettere i big della generale l'un contro l'altro armati: i 10 km di salita al 5% di pendenza media, anche se vengono dopo un interminabile falsopiano all'insù di oltre 130 km (sì, dalla partenza di Saint-Paul-Trois-Châteaux la strada non fa che tirare verso l'alto), non paiono sufficienti a mettere troppo pepe nella corsa. Sicché a Gap (dopo un primo passaggio pre-Manse) rischia seriamente di arrivare a braccia alzate un fuggitivo. Del resto, per i giochi di classifica ci saranno ancora dei bei tapponi da spendere.

La 17esima tappa del Tour regala all'Italia uno sconfinamento ricco di suggestioni, ma che probabilmente non inciderà in maniera profonda sulla classifica (anche se mai dire mai). Si parte da Gap e per 70 km non c'è nulla di rilevante nel profilo altimetrico, ma poi, dopo la Côte de Sainte-Marguerite e il passaggio dalla mitica Briançon, si affronta il Monginevro, dopo la cui cima si entra nella provincia di Torino. Non è ormai questa una montagna che possa fare la differenza (tantopiù se posta a 90 km dal traguardo); così come non si immagina che possa creare sconquassi la scalata al Sestrière, 11 km al 6.3% di pendenza media. Dalla celebre cima, 46 km di discesa fino a Villar Perosa e poi, su un percorso che ricalca la tappa del Giro vinta da Danilo Di Luca nel 2009, i 7 km del Pramartino, molto irregolari (tratti al 15-16% si alternano a momenti di - addirittura - pianura), prima della picchiata di 8 km verso il traguardo di Pinerolo. Non è comunque detto che una salita del genere, seppur di 2a categoria, non possa regalare un finale abbastanza spettacolare.

Si riparte da Pinerolo e si vola altissimo: il confine tra Italia e Francia viene stavolta scavalcato in cima al Colle dell'Agnello, 2744 metri per la vetta più alta del Tour 2011, affrontata per la prima volta da questo versante in una Grande Boucle. Già dopo una trentina di km di tappa inizia il falsopiano che porta all'inizio della salita: la quale misura 24 km, con pendenze medie del 6.5%, ma con gli ultimi 10 km costantemente al 10%. Un arrivo in cima sarebbe già fenomenale, e invece una volta scollinati saremo appena a metà dell'opera. Dopo 20 km di discesa fino a Château-Ville-Vieille, si attacca l'Izoard, 14 km al 7.3% medio, il che non è certo poco. Peccato che questa splendida accoppiata alpina venga un po' annacquata dagli ultimi 55 km della frazione: dopo 17 km di discesa fino a Briançon, si affronta quella sorta di autostrada di montagna che è il Galibier dal versante del Lautaret. Ovvero, dei circa 40 km che mancano alla vetta, meno della metà in falsopiano a salire leggerissimamente, e il resto (23 km) con pendenze del 5% e qualche breve tratto al 7. Fortuna che gli ultimi 3000 metri sono un po' più tosti, ma possiamo dire senza tema di smentita che il bellissimo percorso dei tre quarti di questa frazione viene svilito dall'ultimo quarto. Anche se è un quarto di nobiltà.

Ma siccome quest'anno ricorre il centenario dell'esordio del Galibier al Tour, riecco la salita in questione, riproposta il giorno dopo da un altro versante. Tutto purché si celebri, e va bene così. Parte da Modane una tappa di montagna cortissima, appena 109 km. Per i primi 14 si scende dolcemente fino a Saint-Michel-de-Maurienne, poi tanto per gradire ecco 12 km di Télégraphe, al 7%. Qualcuno particolarmente folle (o indietro in classifica rispetto alle attese) potrebbe pure decidere di partire subito; oppure aspettare i 5 km di discesa fino a Valloire, e attaccare sul Galibier-bis, affrontato stavolta da un versante più tosto (con il gruppo che passerà accanto al nuovo monumento dedicato al grande Marco Pantani), 18 km che iniziano facili, ma che dopo un terzo di scalata prendono la forma di una salita con pendenze tra il 7 e il 9% (e punte del 10 nel chilometro finale). Ma l'eventuale attaccante da lontano dovrà pur considerare che dopo la vetta ci saranno oltre 45 km di discese e falsopiani; se dovesse salvarsi, al nostro eroe non resterebbe che difendere il suo vantaggio sull'ultima ascesa del Tour 2011, nientemeno che l'Alpe-d'Huez. Oppure, e questa è l'ipotesi più plausibile, sui 15 km che porteranno al traguardo, saranno i big a giocarsi le ultime carte in montagna, a due giorni dalla fine del Tour. Questa salita la conoscono ormai tutti a memoria: 14 km di ascesa che partono subito tostissimi, con pendenze del 10% nei primi 2 km, che poi si addolciscono un minimo (scendendo all'8% di pendenza), e che sul finale, negli ultimi 2 km, spianano abbastanza. Ma a quel punto i buoi saranno ormai scappati dalla stalla; oppure saranno stati tenuti sotto chiave con attenzione. In ogni caso, i giochi saranno fatti ben prima degli ultimi 2000 metri di montagna di questo Tour molto pro-scalatori.

Se qualcuno avrà una sensazione di dejavu guardando il disegno di questa decisiva cronometro di Grenoble, non tema: ha tutte le ragioni del mondo, visto che la tappa è stata proposta pari pari appena poche settimane fa, nel Giro del Delfinato. La città ai piedi delle Alpi e il suo circondario saranno lo scenario della frazione decisiva e definitiva del Tour 2011, anche se, dopo tante montagne, la prova contro il tempo potrebbe anche risultare pleonastica se non per assestare qualche posizione di rincalzo. I chilometri da coprire sono 42.5, punteggiati da due salitelle (Brié-et-Angonnes e Saint-Martin-d'Uriage) che però rischiano (soprattutto in caso di pioggia) di risultare meno determinanti rispetto alla discesa della seconda. Nella tappa del Delfinato, per la cronaca, si è imposto Tony Martin, e possiamo ben dire che malgrado le salitelle la prova (che si sviluppa in senso antiorario come già la cronosquadre di Les Essarts e il disegno stesso dell'intero Tour) premia molto gli specialisti.

95 km appena, di cui più della metà sul circuito degli Champs-Élysées, per chiudere in bellezza il Tour de France 2011. Se passerella dev'essere, in effetti non ha troppo senso disegnare una tappa molto lunga. Partenza quindi dal sobborgo di Créteil, giretto per le periferie sud-orientali della Ville Lumière, e approdo sullo storico circuito cittadino, che misura 6 km e che sarà ripetuto 8 volte. Una frazione facilissima altimetricamente e breve, ovvero quanto di meglio per una festa degli sprinter sopravvissuti a Pirenei ed Alpi. Ma occhio, perché su quel circuito ogni tot anni - è la statistica che lo dice - riesce il colpo di mano di un finisseur o di un drappello di coraggiosissimi fuggitivi. Insomma, non è detto che l'ultimo atto della Grande Boucle sia necessariamente una volata di gruppo.

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