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GiroDonne 2011

Così come il corrispettivo maschile, anche il Giro femminile non è insensibile alle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Si arriverà a Torino (gli uomini ci son partiti), e si prenderà il via dalla Capitale, Roma, che era stata presente in questa corsa solo in due occasioni, ma importanti (la conclusione della prima edizione, nel 1988 - vittoria di Maria Canins - e la partenza dell'edizione 1996, che poi fu vinta da Fabiana Luperini). Lo scenario da cui il GiroDonne prenderà le mosse è sinceramente mozzafiato: partenza dalle Terme di Caracalla, e anche un pezzetto di Appia Antica (col suo fondo sconnesso), prima di lasciarsi alle spalle la Città Eterna dirigendo verso sud. Non troppo lontano, visto che l'obiettivo di giornata è Velletri, nella zona dei Castelli Romani: per giungervi, si passerà da Castel Gandolfo, dove è posto un facile traguardo Gpm (3.5 km con pendenza media inferiore al 5%); quindi, attraverso Albano, Ariccia e Genzano, si approderà al circuito conclusivo, tutto intorno a Velletri: 4 giri da 7.1 km, con una salitella di un chilometro nella seconda parte del circuito, e quella (di poco più di 500 metri) che porta allo striscione dell'arrivo, e che - con pendenze del 6% - chiamerà subito all'azione le big, anche quelle orientate alla classifica.

Tappa abruzzese e prime vere salite di questo GiroDonne che spesso avrà lo sguardo rivolto all'insù. Si parte e si arriva a Pescocostanzo, dopo un giro in senso orario tra le bellezze del Parco Nazionale della Maiella. Strada facile (con molti tratti in discesa) per i primi 35 km, attraverso Roccaraso, Rivisondoli, Rocca Pia e Pettorano, fino a Sulmona, da cui si riprenderà quota, su una dura rampa, alla volta di Pacentro (paese d'origine di una certa Madonna...), continuando poi a salire fino al Gpm di Madonna Regina. Quasi 15 km di scalata che, dopo Pacentro, si addolcisce molto (siamo sempre tra il 4 e il 6% di pendenza). Dalla cima, ancora 35 km, composti quasi per metà dalla discesa verso Cansano (con una breve contropendenza all'altezza di Campo di Giove), dopodiché l'Appennino abruzzese torna a inerpicarsi sotto le ruote: la strada verso Pescocostanzo sale per circa 8 km fino a Villaggio Sant'Antonio, con pendenze simili all'ascesa precedente. Quindi 8 km di falsopiano leggermente a scendere, e infine ultimi 3000 metri di scalata (al 6%) fino al traguardo. Una tappa più da passiste scalatrici che da grimpeuse pure.

Più che un'altimetria, un elettrocardiogramma: la terza tappa, tutta nelle Marche con gran finale sul percorso dei Muri Fermani, è un continuo salire e scendere sui tanti strappetti che punteggiano questa parte d'Appennino. Partenza in discesa da Potenza Picena verso il mare, un tratto (piatto) di litoranea adriatica precede il ritorno verso l'entroterra e i tanti strappetti di giornata. Il primo è proprio quello del primo passaggio da Potenza Picena, e un altro versante della salita, affrontato dopo oltre 30 km di ghirigori intorno alla sede di partenza, vale come secondo passaggio dal via, nonché come Gpm di 3a categoria. Costeggiando Montelupone e salendo fino a Montecosaro, si va verso sud e verso lo strappo di Sant'Elpidio a Mare, affrontato per due volte da due versanti opposti (la seconda delle quali è un traguardo Gpm, ancora di 3a). Finale tutto intorno a Fermo, con prima scalata al Muro del Ferro al km 75, rampa di Capodarco al km 87, e definitivo ingresso nella cittadina d'arrivo, con strappetto non segnato da traguardo Gpm al km 95, successiva discesa, ed erta finale (sempre sul Muro del Ferro) fino al traguardo, che accoglierà una vincitrice coi fiocchi, se è vero che questo percorso ricorda un po' certe classiche del Nord.

Dopo tre tappe a dir poco complicate, il quarto giorno promette un minimo di relax: frazione breve (meno di 70 km, in seguito al taglio del circuito cittadino inizialmente previsto a Forlì), unica asperità (molto facile) affrontata a Fratta Terme a 15 km dalla partenza da Forlimpopoli, dopodiché picchiata verso Meldola e da lì in poi 50 km di Pianura Padana, ovviamente piattissimi. Pane per i denti delle velociste, i cui treni potranno dispiegare tutta la potenza necessaria sul rettilineo finale, lungo ben 4.5 chilometri, prima dell'arrivo (quasi certamente) allo sprint a Corso della Repubblica nel centro di Forlì.

Seconda tappa consecutiva per velociste, ma stavolta i chilometri da coprire saranno 126. Si parte da Altedo, hinterland bolognese, in direzione nord, obiettivo Verona; e altimetricamente non c'è davvero niente da segnalare. Attraverso Bondeno si approda alla provincia mantovana, da cui si prende la Strada Statale 12 che condurrà il gruppo direttamente a Verona. E malgrado l'altimetria ufficiale paia suggerire una salita verso il traguardo, il dislivello negli ultimi 10 chilometri è veramente risibile. Per cui prepariamoci ad assistere nella città di Giulietta e Romeo a un nuovo volatone, che sarà la rivincita di quello del giorno prima.

Riuscirà la salita di Castelvecchio, posta a poco più di 15 km dal traguardo di Piacenza, a far saltare i giochi dei team delle velociste e a proporre un finale diverso dallo sprint di gruppo in quel di Piacenza? Bella domanda. In effetti, l'unica da porsi, visto che nella sesta tappa, dalla partenza di Fontanellato fino alla citata salita (anzi, un vero e proprio muro al 9% di pendenza), il percorso sarà quantomai piano e facile. Se lo strappo lancerà un gruppetto, assisteremo a un finale appassionante (le prendono? non le prendono?) con possibile volata ristretta. Se non ci saranno invece grosse differenze, e il gruppo saprà ricompattarsi, avremo comunque uno sprint non scontato, visto il finale nervoso nel centro di Piacenza: una curva secca a destra subito prima del triangolo rosso dell'ultimo chilometro, e poi una sorta di chicane (sinistra-destra) ai 500 metri, garantiscono il fiato sospeso per il pubblico in vista del testa a testa conclusivo sul rettilineo del Pubblico Passeggio della città emiliana.

Arriva alla settima tappa il momento topico del GiroDonne 2011: il Mortirolo. Dopo la partenza da Rovato, alle porte di Brescia, si veleggia direttamente verso nord, verso la provincia di Sondrio. Trascurabili alcuni strappetti nei primi 40 km, che in larga parte costeggiano il Lago d'Iseo, e non difficile la Strada Statale 42 che porta a Edolo, sebbene presenti 40 km di falsopiano leggermente a salire. Quando le atlete saranno a Edolo, dove la strada inizia a inerpicarsi verso Monno, avranno già oltre 100 km nelle gambe, e il bello deve ancora venire. Il Mortirolo, appunto. Seppur dal versante più facile, quello appunto di Monno, si tratta pur sempre di una salita che toglie a lungo il fiato. I primi 4.5 km da Edolo sono facilini, ma poi nei 2 km che ancora mancano per Monno si iniziano a sperimentare pendenze stabilmente sull'8%. Dal paesino che dà il nome al versante, 5 km ben duri (tra l'8 e il 10%), quindi 3 km su cui respirare un minimo (ma con pendenze appena inferiori alle precedenti) e poi, dopo una breve spianata, 2.5 km tostissimi fino alla vetta. Ma sbaglia chi pensa che, una volta domata la salita, il lavoro sia finito: infatti da lì al traguardo di Grosotto abbiamo ancora 14 km di picchiata, 12 dei quali (comprendenti tratti esasperatamente tecnici), quelli fino a Grosio, veramente selettivi. Visto che ci saranno altre salite (oltre alla crono torinese) da qui alla fine del Giro, è forse azzardato dire che la vincitrice di Grosotto sarà la maglia rosa finale. Ma di sicuro al termine di questa tappa, chi sarà in testa alla classifica avrà grandissime chance di vincere la corsa.

Se nel Giro 2011 c'è una tappa in cui sarà impossibile trovare (e tenere) il ritmo, è l'ottava, in Valtellina. Partenza da Teglio, a due passi da Sondrio, e primi 35 km senza difficoltà evidenti (si scende nei primi 10, poi il falsopiano fino a Sondalo non farà grossi danni - a meno che non venga affrontato a ritmi vertiginosi). Nella seconda metà della frazione, al contrario, si ballerà, e anche parecchio. Già da Sondalo le pendenze iniziano a comparire, e 30 km di saliscendi (passando da Verzedo, Valdisotto e Bormio), comprendenti anche la scalata a Le Motte (4 km secchi come una rasoiata, a 20 km dal traguardo, per un difficile Gpm di 2a categoria), sono solo l'antipasto dell'ascesa finale, verso il Lago di Cancano, nel territorio di Valdidentro. 8 km in sé non eccezionalmente duri, ma che lasceranno il segno dopo le fatiche precedenti. E le atlete, che dovranno comunque vedersela con pendenze a tratti vicine al 9%, non potranno nemmeno godersi lo splendido panorama alpino che le circonderà.

Come se non bastassero le tante fatiche dei giorni precedenti, c'è un altro arrivo in quota ad attendere le cicliste impegnate nel Giro 2011. Dalla partenza di Agliè, nel torinese, fino al paese di Cuorgnè, 70 km abbastanza tranquilli su cui sarà difficile assistere a movimenti rilevanti. Il bello inizia proprio dopo Cuorgnè, allorché la strada inizia a tendere all'insù, dapprima con un falsopiano, che da leggerissimo cresce costantemente di pendenze (prima l'1, poi il 2, poi il 3% e così via), poi, da Frera, la salita vera: 10 km non durissimi, ma con delle sorprese. 6 km tra il 5 e il 6% di pendenza media, poi una rampa di 2 km al 12% su cui "si farà la corsa", dopodiché il terreno spiana per 2 km conclusivi abbastanza facili: ma a quel punto le energie saranno al lumicino, e non è detto che anche sull'ultimo pezzetto di salita della corsa rosa non si possano scavare ulteriori differenze.

La cronometro conclusiva del Giro 2011 misura 16 km e si svolge tutta nel Canavese, pochi chilometri a nord di Torino. Partenza e arrivo a San Francesco al Campo, per un tracciato così suddiviso: i primi 6 km, in direzione ovest, verso San Carlo Canavese, prevedono un falsopiano che si impenna leggermente, e uno strappetto da affrontare nell'attraversamento del piccolo comune. Nulla che possa impensierire le atlete che a quel punto si staranno giocando la maglia rosa (sempreché il simbolo del primato non sia già saldamente sulle spalle di qualcuna). Dopo San Carlo, altri 2 km di leggero falsopiano, quindi svolta a sinistra e discesa verso Ciriè. Per completare il giro (antiorario), ci saranno a quel punto altri 8 km da fare: tutti in leggerissima discesa fino a San Maurizio Canavese, centro da cui si svolterà ancora a sinistra per tornare a San Francesco al Campo e chiudere così una cronometro non durissima, non eccessivamente lunga né tecnica, e in cui il vento potrebbe giocare un ruolo importante, magari favorendo per il successo di giornata qualche outsider che partirà prima delle big della classifica.

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