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Giro Rosa 2013

Parte dalla Puglia il Giro Rosa e parte con una frazione per ruote veloci che ricalca in parte il percorso della tappa del Giro d'Italia maschile di un mese e mezzo fa: il via è da Giovinazzo, alle porte di Bari, e la carovana procederà dal litorale verso l'interno, con passaggio a Bitonto e quindi a Terlizzi, dove dopo 30 km ci sarà il primo Gpm della corsa: niente più che una salitella leggera leggera e brevissima, giusto per assegnare la prima maglia verde (quella dei Gpm appunto). Una volta "scollinate", le ragazze riguadagneranno la strada litoranea, in direzione Molfetta (attraverso una decina di chilometri in leggero falsopiano discendente), proseguendo quindi verso nord su un piattone che potrebbe riservare qualche sorpresa solo in caso di forte vento dal mare a spazzare l'area. A Margherita di Savoia, sede d'arrivo, non si sprinterà subito, ma si completeranno due giri orari di quasi 15 km, passando da Trinitapoli (appena nell'entroterra) prima di tornare nella località celebre per le saline, dove l'atteso volatone assegnerà la prima maglia rosa dopo 117.8 km di tappa.

Circuito di 25 km (anzi, 24.9), 4 giri completi, quasi 100 chilometri per la seconda tappa che, dopo l'avvio pugliese, avrà luogo in Campania, dalle parti di Salerno, nel comune di Pontecagnano Faiano. I primi 2.5 km sono in leggerissimo falsopiano, e l'asperità che caratterizzerà la giornata si incontra subito, proprio al km 2.5, in direzione Faiano: un chilometro (o poco più) di salita per un muro al 6.7% con rampa finale oltre il 10. Il successivo chilometro di discesa è appena meno pendente (6%), e la strada digrada con un altro leggero falsopiano (stavolta discendente) verso la località Sant'Antonio, da cui si svolta a sinistra in direzione Battipaglia. Poco più di 5 km in rettilineo fino a Bellizzi, quindi nuova svolta a sinistra verso l'entroterra e altro falsopiano a salire, stavolta di 3 km, seguito da 4 km nuovamente digradanti fino a Pagliarone, da cui si riprende la strada principale che porta a Pontecagnano per 4.5 km (pianeggianti) fino al traguardo. Frazione abbastanza facile, anche se la salita di Faiano, ripetuta 4 volte (l'ultima sarà valida come Gpm) potrebbe far male a qualcuna, nonostante sia abbastanza lontana (oltre 20 km) dall'arrivo.

Nella risalita dello Stivale, la carovana rosa si sposta dalle parti di Isernia, per la riedizione di una tappa già vista nel 2009, con partenza e arrivo a Cerro al Volturno. Dopo 4 km dalla partenza, già si sale verso il Gpm di Castel San Vincenzo (2.5 km di salita al 5% medio), seguito da quasi 4 km di falsopiano prima della discesa (quasi 9 km al 5%) verso Colli al Volturno. A questo punto ci si è già immessi nel ricciolo - da percorrere in senso orario - che porterà il gruppo, su un percorso pianeggiante, a lambire Isernia (intorno al km 35), virando poi verso sud e la località di Pozzilli, da cui si risalirà in direzione di Cerro. Proprio da Pozzilli (km 52) inizia l'interessante salita di Filignano (6 km al 4%), e da questa località la strada continua a salire a strappi per un'altra decina di chilometri, prima di 7 km di discesa (al 5%) che porteranno le atlete a Scapoli, dove termina il giro orario e si riprende la strada dell'andata, per i 16 km finali fino a Cerro. Proprio da Scapoli inizia una salita (quella che all'andata era stata discesa) di 5.5 km con pendenza media del 6% (e punte del 13), fino al Gpm di Castelnuovo al Volturno, a 8 km dal traguardo. Procedendo ancora a ritroso si ritrova il falsopiano di 4 km che, passando da Castel San Vincenzo, precede i chilometri conclusivi con una discesa e quindi l'impegnativo muro in pavé lungo un chilometro verso il castello di Cerro al Volturno che potrebbe creare, come nel 2009, alcune differenze per la classifica generale.

La tappa più lunga del Giro Rosa, interamente nelle Marche, lambisce i 140 km ma non ha un percorso troppo difficile. Si parte da Monte San Vito, a un passo da Falconara, si procede verso l'interno su un percorso pianeggiante che passa da Jesi, e la strada si increspa - intorno al km 40 - quando si attraversa il Parco Naturale delle Grotte di Frasassi. A Montegiglioni, dalle parti di Fabriano, un Gpm di 2a categoria (poco meno di 2 km, pendenza media del 6.7% ma salita molto irregolare che alterna muri al 15% a complete spianate), dopodiché si conclude un giretto orario e si ritorna sulla strada dell'andata, continuando ad andare sempre sul piano. Ritornati dalle parte di Jesi, si svolta a destra in direzione Castelfidardo: l'unica difficoltà è proprio all'arrivo, posto nel centro della cittadina in cima a una rampa di un paio di chilometri che tirano all'insù (5.7% la pendenza media, e in cima, negli ultimi 500 metri, si supera pure il 10%). Tappa che non stravolgerà la classifica, ma finale aperto allo spettacolo.

La tappa decisiva del Giro è quella che in Liguria porterà le ragazze a misurarsi col durissimo Monte Beigua, primo vero arrivo in quota della corsa. Si parte ancora dal mare, da Varazze, e si guadagna subito l'entroterra, salendo verso la località di Pero e da qui svoltando a sinistra verso Stella, che sarà raggiunta dopo 6 km di salita al 4%; 5 km circa in piano, e poi a Santa Giustina la strada riprende a salire, per altri 3 km al 6% fino al Gpm di Ponte Giovo. Proseguendo per Sassello e Mioglia, si compie un giro di 30 km in senso antiorario, per ritornare poi dalle parti di Santa Giustina e giù giù fino a Pero, ripercorrendo in discesa la strada del primo Gpm. Proprio a Pero si imbocca il Beigua, salita spauracchio del Giro Rosa: 14 km di ascesa, pendenza media prossima all'8%, il che vuol dire che, accanto a un paio di tratti (principalmente nel finale) che spianano al 5%, ce ne sono altri che si mantengono sul 10 e vanno su su fino anche al 16%, pendenza massima. Difficile pensare che la vincitrice del Beigua non sia tra quelle che lotteranno per portare la maglia rosa a Cremona.

Si chiude quasi al confine con la Svizzera la due giorni di montagna del Giro, e anche qui ne vedremo delle belle. La tappa, nella zona di Elisa Longo Borghini, voleva essere un omaggio alla campionessa di Ornavasso, la quale si è però infortunata al campionato italiano e non sarà della partita. Si prende il via con una bella discesa di quasi 18 km da Terme di Premia a Oira: non è da escludere che qualcuna possa attaccare nel frangente, ma ci sarà di che recuperare sul lungo percorso pianeggiante (90 km) che porterà il gruppo giù fino al Lago Maggiore (a Fondotoce) per poi risalire nuovamente verso la Val d'Ossola (con passaggio e traguardo volante proprio ad Ornavasso, al km 69). A Preglia gli scenari iniziano a cambiare: si prende in direzione di sinistra per una decina scarsa di km in falsopiano fino a Varzo. Da qui la strada si inerpica decisamente, e procede per altri 11 km all'8% fino al traguardo. La scalata verso San Domenico presenta subito un chilometro al 12%, e riserva almeno altre tre rampe durissime (oltre il 10) nel corso della salita, alternate a tratti tra l'8 e il 9%, con solo un tratto di un paio di chilometri al 5% su cui rifiatare un attimo a metà ascesa. In accoppiata col Beigua, la salita di San Domenico rischia di rendere pleonastica la crono conclusiva di Cremona: chi uscirà in rosa dal VCO molto difficilmente si farà spodestare nelle ultime due giornate di Giro.

A Corbetta 15 km di circuito per l'ultima chance a disposizione delle velociste del Giro. A livello altimetrico non c'è nulla da far notare, tutto è piatto intorno alla cittadina lombarda, e quel che potrà avvenire negli 8 giri previsti sarà al massimo qualche tentativo di colpo di mano per le strade all'interno di Corbetta. Si parte da Piazza Beretta e si gira in senso orario guadagnando strade di campagna e di cascine; occhio al finale: curva secca a destra ai 2.5 km, quindi ai 1500 metri altra svolta a destra, a gomito. Agli 800 metri curva a sinistra, e poi tra i -550 e i -400 due svolte a destra che immettono sul rettilineo finale, per la lotta gomito a gomito tra le ruote più veloci del gruppo.

Altro piattone, ma stavolta contro il tempo, per il gran finale del Giro Rosa. A Cremona saranno le specialiste delle lancette a sfidarsi per l'ultimo successo di tappa, e non solo per il fatto che la tappa sia completamente pianeggiante, ma anche per la presenza di lunghissimi rettilinei dove esprimere alte velocità e ritmo di pedalata costante. Vincerà la potenza molto più che altro: solo 5 curve a destra e 6 a sinistra nei 16.7 km che iniziano da Piazzale Atleti Azzurri d'Italia, conducono verso est e la tangenziale (un tratto della quale verrà percorso nei due sensi, dopo inversione a U al km 7); si rientra in città al km 10 da Via Giuseppina, procedendo su Via Dante e Via Massarotti, con l'ultima svolta (a sinistra) che ai 400 metri immette sul rettilineo finale di Corso Vittorio Emanuele II, fino al traguardo di Piazza Stradivari, dove appena dopo la fine della tappa potranno partire le sviolinate in onore della vincitrice.

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