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Giro d'Italia 2011

Si parte con una cronosquadre, come successo nel 2007, 2008 e 2009. Priva di ogni tipo di asperità, il successo parziale sarà questione per le squadre ben affiatate e con tanti specialisti. Le compagini più "leggere" potranno contenere i ritardi nell'ordine del minuto e mezzo o poco di più.  

Subito di scena le ruote veloci. Dalla terra del Dolcetto, si attraverserà l'alessandrino, il basso pavese per poi entrare in Emilia, dove la salitella di Tabiano Castello assegnerà la prima maglia verde. Nulla di preoccupante per gli sprinter che si lanceranno compatti nel rettilineo finale in caccia del prestigioso successo.

La lunga discesa del Passo del Bocco (affrontato dal versante parmense non farà che il solletico ai velocisti) potrebbe, se attaccata con il giusto piglio, creare qualche grattacapo ai meno avvezzi alla specialità. Gli scattisti troveranno pane per i loro denti sul dentello della Madonna delle Grazie dalla cima della quale mancheranno solo nove chilometri - e una strada che difficilmente consentirà forti recuperi - fino al traguardo.

Praticamente tutta Aurelia da Quarto dei Mille (sobborgo di Genova dal quale partì la spedizione garibaldina alla volta di Marsala) a Livorno con lunghissimi tratti in riva al mare. Anche in questa frazione Zomegnan e soci hanno voluto inserire un diversivo nel finale che dia l'opportunità ai finisseur di sparare le loro cartucce. La salitella di Castellaccio a Montenero non dovrebbe spaventare più di tanto i velocisti più forti, ma rischia di essere un ostacolo insormontabile per molti protagonisti delle volate, meno avvezzi alle pendenze durissime (tratti fino al 20% sulla rampa a poco più di 10 km dal traguardo).

Anche quest'anno ci viene riproposta la "tappa dello sterrato". Dopo aver affrontato la prima asperità di Saragiolo, i corridori sconfineranno nel senese e troveranno strada bianca a cavallo della Croce di Figline prima dei più facili tratti della SP50 (appena 2 km) e della SP52 (ben 9.5 chilometri in sterrato, ma senza grosse pendenze). Gli ultimi 2 chilometri per arrivare ad Orvieto sono in salita e coroneranno al meglio una tappa che promette parecchio spettacolo.

Tappa completamente in terra laziale se escludiamo i primissimi chilometri umbri. Di pianura vera ce ne sarà poca ma non si affronteranno nemmeno asperità di rilievo. Gli ultimi venti chilometri tenderanno quasi tutti a salire, ma le squadre dei velocisti difficilmente si lasceranno sfuggire l'occasione per piazzare i loro uomini jet nelle posizioni migliori dell'ordine d'arrivo.

La tappa in linea più breve del Giro ci propone un arrivo tra i più frequentati dell'ultimo decennio. I due successi di Di Luca (2001 e 2007) e quello di Cunego (2004) sono arrivati in una volata ristretta tra i migliori e anche quest'edizione non dovrebbe sfuggire alla regola. Le novità rappresentate dall'inserimento di una salita che precederà l'ultima (Serra della Strada, 10 km per un Gpm di 2a categoria che in sé non farà comunque grossi danni) e - appunto - il basso chilometraggio potrebbero rappresentare delle variabili interessanti.

Dalla Campania si arriverà nella Calabria meridionale, attraversando un lembo di Basilicata costeggiando il Mar Tirreno. In teoria sarebbe una tappa da velocisti puri, ma ai -2 km c'è una salita abbastanza dura, 700 metri quasi all'8% di pendenza, su cui qualche esponente della categoria degli sprinter perderà le ruote dei migliori. L'ultimo km è comunque pianeggiante, e qualche trenino potrebbe riuscire a organizzarsi in tempo per lanciare la volata.

Ritorna anche l'arrivo sul più alto vulcano d'Europa. Due i versanti da affrontare, entrambi lunghissimi. Quello messinese, che si approccia dopo poco più di 60 km di tappa, è lungo quasi 30 km e arriva fino ai 1631 metri di località Lenza. 35 km di discesa fino al traguardo volante di Acireale precederanno un falsopiano (a salire) di 27 chilometri fino a Nicolosi, punto di partenza della vera e propria ascesa conclusiva, altri 20 km fino al traguardo di Rifugio Sapienza. Le pendenze non saranno impossibili e si terranno sempre al di sotto del 9%, per una media di poco superiore al 6.5%, negli ultimi 15 chilometri. Niente di trascendentale ma la doppia scalata, unita al grande caldo che i corridori potranno trovare, farà sì che si vedano senz'altro un po' di distacchi tra gli uomini destinati a far classifica.

Dopo le fatiche "vulcaniche" e il primo giorno di riposo con relativo trasferimento in continente, si ripartirà dal Molise per un'altra tappa in cui veder lottare gli sprinter. Attraverso le province di Campobasso, Chieti, Pescara e Teramo si arriverà nel capoluogo più settentrionale dell'Abruzzo. Gli ultimi chilometri della frazione tenderanno leggerissimamente all'insù, nulla di problematico per i velocisti, comunque.

Definirla tappa appenninica è forse un azzardo, ma i tanti saliscendi che caratterizzeranno praticamente tutta la frazione, e le infinite curve che renderanno il percorso tecnicissimo, saranno un terreno più che fertile per chi vorrà tentare la sorte con una fuga da lontano. Quattro Gran Premi della Montagna previsti in terra marchigiana prima dell'arrivo, anch'esso all'insù. Una frazione che si annuncia dispendiosissima per le squadre dei favoriti, malgrado non si superino mai i 500 metri di altitudine.

Si riparte dalla cittadina che vide scontrarsi le truppe sabaude e quelle pontificie un secolo e mezzo fa. Niente da segnalare dal punto di vista altimetrico, probabilmente sarà una sorta di riposo attivo per quasi tutto il gruppo, che si preparerà ad affrontare un terribile trittico alpino. Orecchie drizzate solo per i velocisti e i loro uomini fidati, chiamati - per quanto possa sembrare inusuale - all'ultima occasione buona per sprintare: da qui in poi, 9 tappe piene di salite che impediranno qualsiasi volata.

Dopo un trasferimento di oltre 200 km, si ripartirà dal Friuli, in direzione Austria. Il confine è segnato dal Passo di Monte Croce Carnico che sarà posto all'incirca a metà frazione. L'Iselsbergpass non creerà ulteriore selezione ma i dolori arriveranno negli ultimi sei chilometri verso Kasereck che avranno una pendenza media di poco superiore al 10%, con tratti al 14-15%. Superato il Gpm, 3 km in piano e poi un altro pezzo di salita lungo 4 km non difficili come i precedenti, ma che sicuramente influiranno pesantemente sul risultato. Niente male come approccio alle Alpi.

Dal Tirolo si ritorna in Italia. I passi di Monte Croce Comelico, Sant'Antonio e Mauria serviranno solo a scaldare le gambe in vista dell'impossibile finale di tappa. Si affronterà per la prima volta il Monte Crostis, 10 km al 9.2%, con tratti che superano ampiamente il 10%, poi un breve falsopiano in cima, prima della pericolosissima picchiata verso Ovaro, dove comincerà il "Gigante della Carnia". I sei chilometri centrali dello Zoncolan saranno durissimi, al 15% medio e potrebbero risultare decisivi per le sorti dell'intera corsa. In cima i corridori arriveranno uno alla volta.

Il fine settimana si chiude con il classico tappone dolomitico, lungo quasi 230 km. In apertura si affronta la salita di Piancavallo, un 1a categoria che metterà subito acido lattico nelle gambe di molti. Qui può partire una fuga che si dispiegherà sui successivi 100 km, punteggiati dalla sola salita di Forcella Cibiana. Dopo la discesa di quest'ultima, si punterà verso Cortina d'Ampezzo e successivamente verso Pocol per imboccare il Passo Giau, Cima Coppi del Giro coi suoi 2236 metri s.l.m. (l'ascesa misura 8.6 km all'8.3%, pendenza massima attorno all'11%). Quindi picchiata verso Caprile e il traguardo volante di Rocca Pietore, breve falsopiano e poi comincia il Passo Fedaia con, come al solito, le severe rampe di Malga Ciapela a propiziare un eventuale attacco: saranno 8 i chilometri da Sottoguda al Gpm, e 7 di questi avranno pendenze costantemente sopra il 10%. Dopo lo scollinamento dall'asfissiante Fedaia, ad oltre 2000 metri, solo discesa fino a Pera di Fassa, da cui cominceranno i 6.5 km finali, anch'essi parecchio impegnativi (punte del 16% su una salita irregolarissima, con brevi tratti in contropendenza a interrompere settori tra il 9 e l'11%, e con un'ultimo chilometro da togliere il fiato), verso il Rifugio Gardeccia.

Ancora salita dopo il secondo giorno di riposo e questa volta si tratterà di una cronoscalata. I primi chilometri non saranno impegnativi, addirittura con un tratto in leggera discesa subito in partenza. L'ascesa vera comincerà dopo 5.3 km: i primi 4 saranno i più duri, ad oltre il 10% medio, poi la strada si farà progressivamente più facile. Un probabile fattore determinante potrà essere il recupero durante la giornata di pausa. 

Tappa lunga quasi 250 km in cui partirà sicuramente una fuga in avvio; altrettanto sicuramente ci si infilerà qualche uomo a ridosso dei primi di classifica. Sul Tonale, poco più di 15 km non difficilissimi con Gpm a 64 dall'arrivo, e sulla successiva Aprica (presa da Edolo, altri 15 km ancora più facili, pendenza media 3,3%), le carte si rimescoleranno. Se non su quest'ultima salita, nella successiva discesa qualcuno dei fuggitivi di giornata spiccherà il volo verso il successo di tappa a Tirano, mentre gli uomini di classifica dovranno solo stare attenti a evitare distrazioni.

Frazione breve, di poco sopra i 150 km, di cui i primi 100 abbondanti praticamente piatti. Non è detto che i fuggitivi del mattino riescano a superare indenni il Passo di Ganda, 10 km di ascesa di cui gli ultimi 3 particolarmente impegnativi (intorno al 9% di pendenza media). Dalla cima al traguardo 30 km di discesa con qualche breve tratto in contropendenza, su cui chi si troverà in testa potrà riuscire a difendere anche solo un minutino, a patto di avere confidenza con la picchiata verso San Pellegrino Terme. Ma il terreno si presta anche a possibili imboscate tra i corridori impegnati nella lotta per la generale.

Anche la 19a tappa si aprirà con un centinaio di chilometri di pianura, finiti i quali però non saremo che a metà dell'opera (209 i km totali): il Mottarone, dal versante di Gignese, darà fastidio soprattutto negli ultimi 5 km (con pendenze tra l'8 e il 12%), ma i 74 km dal Gpm al traguardo terranno probabilmente bassa la voglia di attaccare. Si arriva comunque in quota, a Macugnaga, dopo una salita lunghissima (quasi 30 km), che parte forte nei primi 2000 metri, per poi smorzarsi decisamente (anche con un paio di km di leggera discesa). Gli ultimi 10 km, un po' più costanti come pendenze (intorno al 6%) non saranno comunque quelli che decideranno il Giro.

A 6 anni di distanza dalla bellissima battaglia tra Simoni, Rujano (che vinse la tappa), Savoldelli (che vinse quel Giro) e Di Luca, torna il Colle delle Finestre, in un'altra delle tappe-monstre della corsa rosa 2011. Stavolta i chilometri di pianura saranno quasi 200, a tagliare longitudinalmente tutto il Piemonte fino a Susa, dove ci si inerpicherà alla volta del Finestre: quasi 19 km di salita asfissiante, con l'indicatore delle pendenze fisso intorno al 9%, e con un fondo stradale che - è stato risistemato - potrebbe avere un che di sterrato. Dalla cima, poco più di 10 km per scendere a Pourrières, da cui si risalirà per l'ultima scalata del Giro: altri 17 km fino al traguardo, per metà facilissimi, e per metà attestati sul 5-6% di pendenza: poca roba, ma le energie saranno ormai talmente poche che potrà bastare anche il facile Sestrière per scavare altri distacchi importanti.

Come da recente tradizione zomegnaniana, sarà una cronometro a chiudere il Giro d'Italia. Si torna a Milano, sede d'arrivo dopo due edizioni terminate altrove (Roma e Verona), e prima di lasciare la corsa rosa bisognerà coprire gli ultimi 31.5 km contro il tempo. Percorso completamente piatto che si snoderà tra Piazza Castello (partenza) e Piazza del Duomo (spettacolare arrivo), passando per Corso Sempione verso l'area fieristica, per tornare verso Piazzale Giulio Cesare, reimmettersi sulle circonvallazioni interne della città lombarda, per poi tagliare da Corso Venezia verso il traguardo. Nemmeno troppe curve per una prova decisamente da rapportone, che però difficilmente cambierà la classifica segnata dalle tante grandi montagne che avranno preceduto la cronometro conclusiva.

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