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Eneco Tour 2014

Collegata per vie d'acqua alle potenti Gand e Anversa, crocevia storici dei mercati fiamminghi, Terneuzen è l'ultima propaggine di sottile, marittima terra olandese. Collegata anche alla madrepatria, ma solo attraverso il tunnel di recente costruzione che passa sotto l'ampio estuario della Schelda. Prima, vi si arrivava solo per via d'acqua. Una città olandese, insomma sulla sponda belga del fiume. Terra sospesa, tra cielo e mare, nord e sud, Belgio e Olanda. Un simbolo, infine, di questa corsa che unisce due paesi in un'unica sfida che, dalla sua ideazione ad oggi, costituisce il sunto di ciò offrono i rispettivi territori, ciclisticamente parlando. La Zeeland, terra di mare, terra nel mare, è piatta, orizzontale. Battuta dai venti del Mare del Nord, ciclisticamente parlando può diventare, a suo modo, montuosa. Impianti eolici svettano in ogni direzione d'orizzonte, gigantografie stilizzate degli antichi mulini. Questa prima tappa spazia, con due diversi circuiti imperniati sulla città d'arrivo e partenza, prima ad ovest e poi ad est. Il primo esame di questo compendio universitario del ciclismo nordico, allora, è quello del ventaglio. Due ampi giri comportano almeno otto cambi di direzione del vento, ma le strade che seguono i geometrici confini dei campi ne offrono assai di più. Le carreggiate contribuiscono, visto che alternano la doppia e la singola corsia, allarga e restringi, è quasi uguale fatica davanti e dietro il gruppo. A fianco, onnipresente, ma improba, la pista ciclabile, dove la fila singola è pressoché obbligatoria, esposta in ogni direzione. Le terre orizzontali devono far nascere potentemente la nostalgia dell'altra dimensione spaziale. Anche qui, come sulle sponde dei ricchi deserti arabi, svetta alla periferia sud della città una pista da sci artificiale. La va a cercare, con un certo orgoglio, il circuito finale, un giro e mezzo di 22 km con due sprint intermedi a 7 km dalla linea d'arrivo, anche l'ultimo giro. Nel punto più meridionale del percorso, un cavalcavia; poi sono 7 chilometri totalmente diritti in direzione dell'estuario, da dove spira normalmente il vento. Alcune rotonde, e negli ultimi 2 km il circuito va a lambire la sponda del fiume fino ai 500 metri dalla linea d'arrivo, dunque vento laterale, alcuni spartitraffico, susseguirsi di curve ad ampio raggio verso sinistra. Bisogna limare e sprintare con tempismo, e guidare alla perfezione. Uno spartito che richiede virtuosismi.

Disegnata alla periferia ovest della antica capitale del ducato del Brabante, s'Hertogenbosch, questa seconda tappa è un labirinto fra luoghi tra i i più insoliti della zona. Il percorso è un continuo svoltare, restringersi, senza pace. Insiste sul tema del giorno precedente, fermo restando che, in zona, salite non se ne trovano. Un esame di riparazione in abilità di guida in un tourbillon di cambi di direzione. Siamo però molti chilometri nell'entroterra, nel cuore del Brabante storico, e l'esposizione eolica dovrebbe essere decisamente minore. La tappa assume curiose caratteristiche di sciarada. L'arrivo, innanzitutto: casuale, improvviso, strano. Una desolata, anonima, spettrale, zona industriale, il traguardo posto in una delle vie di comunicazione interna, una curva a 90 gradi con sensibile restringimento di carreggiata, all'ingresso, ai 500 metri. Si passa accanto, proprio lì, al crematorio pubblico. Singolarissima scelta, per l'arrivo in un palcoscenico internazionale. Si stagliano a vista le guglie della meravigliosa cattedrale di San Giovanni, capolavoro del gotico olandese, snobbate. La città del bosco del duca di Brabante, d'altra parte, è la patria di Hieronymus Bosch, il pittore degli inferi. Ma tutto il percorso, una gimkana, spazia alla ricerca di stranezze, degne del visionario artista. Ad esempio una deviazione porta sul Mariegweg, una stradella che lambisce il parco nazionale delle Loonse e Drunense Duinen, dune di sabbia nel bel mezzo di fitti boschi e malsane paludi. Qui, a 50 km dalle sponde del Mare del Nord, di giorno la sabbia raggiunge i 50 gradi, per gelare di notte. D'improvviso, il Sahara. Potrebbe esserci infida sabbia lungo questi 3 chilometri. Ci sono dei rimandi, dei significati, in questa tappa. Allusiva. A dir poco, indecifrabile. L'altimetria suggerisce sprint, tutto il resto è un rebus.

L'esame del cronometro. Non molte pagine, ma tutte da capire. Sono 9.6 km, quel genere di distanza troppo breve per consentire gestioni dello sforzo, troppo breve per non costringere a fare subito alta velocità fin dalle prime centinaia di metri. Tipo di distanza, tuttavia, anche non sufficientemente breve da essere annoverabile come semplicemente esplosiva. Oltre i 10 minuti, è necessario sapere resistere al dolore bruciante di un prolungato fuori soglia e, sopra, continuare a dare botte forti. E inoltre, c'è sufficiente tempo di sforzo per saltare e perdere anche relativamente tanto. Le curve degne di questo nome sono solo 6, più poche altre svolte assai più graduali. Pochi rilanci dovrebbero quindi favorire le doti aerodinamiche e di potenza pura. L'estremità meridionale del percorso si inoltra in una suggestiva galleria verde. Fronde e foglie di faggio che scolpiscono la volta del Bouvignedreef, lungo viale prospetticamente orientato all'ingresso principale del distinto castello di Bouvigne. Si attraversa il Mastbosch, bosco di abeti, una vasta area paludosa bonificata in età rinascimentale con semi di sempreverdi qui trapiantati e felicemente attecchiti. Oggi tuttavia prevalgono le latifoglie, faggi per lo più, fitta copertura. Questo, in caso di pioggia improvvisa, può riversare sull'asfalto del vasto parco un tappeto viscido di foglie. Zona umida, in ogni caso. La galleria è lunga poco più d'un chilometro, e in tutto, su questi vialetti ombrosi, se ne percorrono circa 2. L'impressione è che una certa prudenza generale faccia sì che la differenza si faccia piuttosto sui larghi viali cittadini, prima e dopo. Dove nessun pensiero per la testa può impedire di scaricare tutta la potenza sulla strada.

Di nuovo alle prese con il vento del nord sulla pianura fiamminga, questa quarta tappa apre un quartetto di cammei di classiche primaverili. Questa si apre con un richiamo, in partenza, alla Tre Giorni più celebre del circuito internazionale. Un dejavu in ogni caso, la riproposizione pressoché identica della tappa d'apertura dello scorso anno. Koksijde, località di mare, benedice la partenza di una tappa disegnata a diagonali sul territorio, perfidamente pressoché sempre trasversale rispetto alla probabile ventilazione. L'orizzonte è aperto, agricolo, le strade ruvide, 173 km potrebbero anche diventare lunghi. Il must del momento, l'arrivo in circuito, non manca nemmeno qui: 15 km.e mezzo da ripetere due volte. Tutto pressoché piatto, ma una tale conformazione orografica rende degno di nota il cavalcavia che, a 4 km dall'arrivo, svetta sul circuito finale, intorno alla piccola Ardooie. È solo un vago richiamo, ma si tratta di una distanza ancora attaccabile da parte di un uomo da cronoprologhi, detto in linguaggio tradizionalista, più adatto ai luoghi, un finisseur. Trattasi poi di volata belga. Non semplice, né lineare. Innanzitutto in corrispondenza del triangolo rosso ci sono tre curve ravvicinate all'interno del borgo, in pavé, ovviamente da affrontare a velocità massima. Sfilata sulla sinistra la parrocchiale, ci si immette sulla retta finale, che però piega leggermente a destra, e - un classico - sale leggermente. Lo sprint sfreccia fra due file delle caratteristiche brune case a due piani di queste fredde lande. Al riparo, forse. Dunque volata di potenza, da preparare con guida al limite, da non anticipare, da calcolare.

5a tappa: Geraardsbergen [Belgio] - Geraardsbergen [Belgio]
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Ven, 15/08/2014
162.5 km
Partenza: 
Geraardsbergen ore 12.35
Arrivo: 
Geraardsbergen ore 16.25 circa
5a tappa: Geraardsbergen [Belgio] - Geraardsbergen [Belgio]
Sprint intermedi: 
Nederbrakel-Brakel km 92, Galmaarden km 116.6 e km 142.2
Gpm: 
1-Hurdumont (650 m-8%) km 15.4, 2-Mont (2000 m-4.7%) km 38.1, 3-Kanarieberg (1000 m-9%) km 41.7, 4-Kruisberg (1400 m-5%) km 49.6, 5-Edelareberg (1600 m-4%) km 67.7, 6-Leberg (900 m-4%) km 76.2, 7-Berendries (1000 m-7%) km 80.6, 8-Valkenberg (800 m-6%) km 85.9, 9-Tenbosse (400 m-7%) km 92, 10-Denderoordberg (700 m-8%) km 105.9, 11-Geraardsbergen (1100 m-8.7%) km 111.8, 12-Bosberg (1000 m-6%) km 116.6, 13-Onkerzelestraat (1500 m-3%) km 125.7, 10-Denderoordberg (700 m-8%) km 131.5, 11-Geraardsbergen (1100 m-8.7%) km 137.4, 12-Bosberg (1000 m-6%) km 142.2, 13-Onkerzelestraat (1500 m-3%) km 151.3, 10-Denderoordberg (700 m-8%) km 157.1, 11-Geraardsbergen (Arrivo-600 m-7.6%) km 162.5

Tocca all'esame fondamentale: il fiammingo. 14 muri classici in un ampio giro tra i sacri monti del pavé. Tappa indurita rispetto agli anni precedenti. Il consueto rosario di consonanti gutturali, dure come le pendenze: altro non si può aspettare, al primo ascolto dei minacciosi toponimi. Tre giri più stretti su Geraardsbergen, nel finale, ad avvitarsi sul celeberrimo muro. I "monti" diventano così in tutto 19, 10 concentrati negli ultimi 50 km. Due volte il mostro della Cappella di Geraardsbergen, due volte il vicino e gemello mite Bosberg. Che, pur sempre al 12% su pavé vecchio, è. Il giro finale si completa con due strappi meno venerati, già proposti nelle edizioni precedenti, topograficamente denominati Onkerzelestraat e Denderoorberg, che riportano la corsa alle porte del santo dei santi (il Muur). Ai piedi del quale, in atteggiamento di umile rispetto, è posizionato l'arrivo. Come se, a spezzare il silenzio che avvolge questo luogo pieno di storia, suonasse inopportuno un urlo di vittoria di un corridore qualunque, seppur campione contemporaneo. Ma pur sempre un nano sulle spalle di giganti, insomma. Logica nordica. Fatto sta che proprio i due meno osannati strappi risulteranno quelli più vicini al traguardo, dopo il secondo passaggio sul Kapelmuur e sul Bosberg. La prima è una salita leggermente più lunga, quasi 2 km in asfalto, più dura nel primo tratto, ma non in maniera evidentemente sufficiente affinché, da queste parti, la eleggessero al suffisso –berg, ovvero monte. Trattasi semplicemente di –straat, strada. La strada di Onkerzele, che tuttavia aggiunge un tratto rettilineo non breve, alle viste, e richiedente una dose di potenza di riserva sulla via del ritorno verso Geraardsbergen. Una resa dei conti dovrebbe avvenire invece appena fuori città, sul Denderoorberg, questo un vero strappo, in pavé di categoria gentile, ma intorno al 15% di pendenza, di 1 chilometro. C'è una semicurva, poi un severo rettilineo ad andamento iperbolico, s'indurisce verso la cima. Insomma è possibile aprire tutto il gas anche solo negli ultimi 200 metri, per proseguire sullo slancio nel falsopiano seguente, non breve, di due chilometri, 6 all'arrivo. Come recita il manuale, insomma, stavolta voluminoso, da imparare. L'arrivo è poco oltre la piazza pendente di Geraardsbergen, sostanzialmente alla fine del già impegnativo tratto introduttivo, in urbano pavè chiaro, al Muur. Poco meno di un chilometro di strada già vicina comunque al 10% di pendenza e l'esame sarà, più o meno felicemente, alle spalle.

6a tappa: Heerlen - La Redoute (Aywaille) [Belgio]
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Sab, 16/08/2014
173.9 km
Partenza: 
Heerlen ore 12.15
Arrivo: 
La Redoute ore 16.45 circa
6a tappa: Heerlen - La Redoute (Aywaille) [Belgio]
Sprint intermedi: 
Trasenster-Trooz km 89.6, La Redoute km 102.2 e km 138.4
Gpm: 
1-Bergseweg (2200 m-4%) km 13.8, 2-Mamelisserberg (500 m-6%) km 27.3, 3-Rugweg (1900 m-4.2%) km 30.7, 4-Schuttebergsweg (1800 m-5.3%) km 35.8, 5-Côte de Hagelstein km 53, 6-Côte de Banneux (3500 m-5.6%) km 89.8, 7-La Redoute (1650 m-9.5%) km 102.2, 8-Côte de Fraiture (2600 m-5.2%) km 117.3, 9-Côte de Chambralles (1550 m-9.5%) km 123.3, 10-Côte de Niaster (1800 m-7.7%) km 130.1, 7-La Redoute (1650 m-9.5%) km 138.4, 8-Côte de Fraiture (2600 m-5.2%) km 153.5, 9-Côte de Chambralles (1550 m-9.5%) km 159.5, 10-Côte de Niaster (1800 m-7.7%) km 166.3, 7-La Redoute (Arrivo-700 m-7.8%) km 173.9

Una striscia d'asfalto, una d'erba, a sfioro del guard-rail, e oltre il guard-rail l'autostrada, che si trasforma in tribuna abusiva, nelle occasioni importanti. Questo è il primo strappo che riserva una salita belga che generazioni di corridori ricordano con il nome di Redoute. Qui sarà posizionato l'arrivo della sesta tappa, poco oltre la curva a sinistra che pone fine al passaggio in parallelo con l'autostrada. Mezza Redoute, insomma, più che sufficiente per assaggiarne l'amaro calice. Sufficiente per arrivare con una botta sola, di quelle ben assestate, appena le rampe s'inerpircano. A tiro, insomma, di apertura massima del gas. Migliore, qualcuno potrebbe malignare, per un corridore che si esalta sul chilometro scarso del Cauberg, nato a pochi metri da qui. Per la Redoute completa, invece, serve anche tenere, c'è quasi un chilometro arcigno in più. Queste pendenze, se ti spegni, ti fermano. Andando con ordine, l'esame di ardennese si snoda in direzione sud-ovest, partendo dall'Olanda, Heerlen, ma dribblando le côte più blasonate, su e giù dai boscosi colli, fino a Remouchamps. Lì si scende fin sul lungo fiume dell'Ambleve, riva destra, e, poco oltre il ponte, di nuovo a destra il richiamo della strada. Gli organizzatori non possono resistere, come marinai, al richiamo delle sirene. E così, si fanno anche due giri di un circuito, che, inizialmente, segue la lezione della Liegi: quindi attraversa in falsopiano il Bois de Warnoumont, popolato di sogni infranti, in direzione Sprimont. Qui, come nella precedente frazione dei muri, la lezione va alla ricerca di una variazione sul tema. Sempre però si rimane sul classico. Altre tre côte ravvicinate, semisconosciute, scoperte nella precedente edizione, nel giro di 16 chilometri, disegnano un finale tempestato di scossoni. La prima, Côte de Fraiture, porta dalle sponde del fiume allo sparuto e omonimo borgo. Aggredisce senza alcuna gentilezza, ma il peggio viene al secondo chilometro di salita, quando compaiono ai lati le prime case del paese. Dura. Falsopiano, in cima, ça va sans dire. La discesa, stretta, adrenalinica, scodella diritta su un ponticello in pavé. Subito oltre, di fronte, spregiudicata, secca, ancora sullo slancio della discesa, inizia la Côte de Chambralles. Ancora più minuta, la strada, una trincea nel fogliame. Bizzosa, tutta strappi, spiana leggermente nell'attraversamento di un gruppo di case, prima di rifilare l'ultima botta, su un pendio erboso, eco della sorella maggiore Redoute. 4 km di discesa più graduale della precedente, e attacca la Côte de Niaster. Altre dosi di veleno più diluite, disseminate lungo 3 km, si costeggiano poderi agricoli, un maneggio quasi in cima. La discesa, inutile dirlo, richiede doti di guida e coraggio. Non c'è da scherzare con niente. Nemmeno le facciate di mattoni scuri, mute, delle umili abitazioni di queste campagne, sorridono. Abitazioni di minatori e contadini, non paiono fatte per serbare storie luminose. Non si fa fatica a pensare come un mezzo di evasione, la bicicletta, scaldi i cuori così tanto.

7a tappa: Riemst [Belgio] - Sittard-Geleen
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Dom, 17/08/2014
183.4 km
Partenza: 
Riemst ore 12
Arrivo: 
Sittard-Geleen ore 16.20 circa
7a tappa: Riemst [Belgio] - Sittard-Geleen
Sprint intermedi: 
Sittard-Geleen km 128, km 152.2 e km 176.4
Gpm: 
1-Muizenberg (650 m-6.6%) km 11.1, Halembaye (1100 m-6.6%) km 25.5, 2-Heiweg (1400 m-4%) km 36.8, 3-Bergenhuizen (500 m-8%) km 43.8, Hoogcruts (700 m-5%) km 47.5, 4-Loorberg (1400 m-5.3%) km 51.4, 5-Camerig (1300 m-5.4%) km 57, 6-Schuttebergsweg (1200 m-5.3%) km 64.4, 7-Mamelisserweg (600 m-5.8%) km 71.3, 8-Gulperberg (450 m-9.3%) km 77.6, Wittemerweg (800 m-4.9%) km 81.8, 9-Eyserbosweg (1050 m-8.2%) km 84, 10-Hulsberg (600 m-7.5%) km 93.5, 11-Schanternelsweg (1000 m-6%) km 95.8, 12-Fromberg (1100 m-5.9%) km 102.6, 13-Sweikhuizenberg (1000 m-7%) km 126.5, 14-Windraak (700 m-4.5%) km 131.3, 15-Kollenberg (400 m-5%) km 137.6, 16-Sittarderweg (800 m-4%) km 142.1, 17-Schatsberg (800 m-5%) km 145.8, 14-Windraak (700 m-4.5%) km 155.5, 15-Kollenberg (400 m-5%) km 162.2, 16-Sittarderweg (800 m-4%) km 166.3, 17-Schatsberg (800 m-5%) km 170, 14-Windraak (700 m-4.5%) km 179.7

Specularmente rispetto alla sesta frazione, altra miniatura di grande classica, la prova di olandese (nel senso delle côte, muri o muretti che siano) parte dal Belgio. Anche stavolta è prevista una prima parte della prova di sapore storico, manualistico, istituzionale, in linea. Eyserbosweg, Gulperberg, Loorberg, Fromberg, e altre 9 più o meno tradizionali côte, per un totale di 13 abbastanza equamente scandite lungo i primi 120 km della tappa. Tra di loro, però, c'è spazio. Poi inizia il circuito finale, contenente il supplemento di ricerca, le nuove idee: il corso monografico. Nella settima tappa questa parte finale in circuito non si articola intorno ad una ciclo-star come il Grammont o la Redoute, ma è costituita da un movimentato giro sui colli intorno a Sittard, antica città del Limburgo, nella sua parte più stretta, incuneata tra Belgio e Germania, pochi chilometri ad est e ad ovest. Un melting-pot nordeuropeo al quale l'Eneco Tour da sempre strizza l'occhio. Invero, tuttavia, il finale scala un grado di difficoltà, due giri e mezzo di un circuito di 20 km equamente suddivisi tra attraversamento pianeggiante del centro città e giro su 4 brevi côte, meno di 50 metri di dislivello l'una, negli immediati sobborghi. L'ultimo mezzo giro è caratterizzato dal solo ombroso strappo di Windraak, asciutto, improvviso, breve, non spiana del tutto in cima, nel perfetto stile Amstel. Da lì al traguardo sono soli 3 chilometri e mezzo di leggera discesa, una curva in cima, una a 300 metri dal traguardo. Sono salite più brevi, meno ruvide delle più classiche ardennesi. Il finale riserva punture di spillo, fiammate, è musica più leggera rispetto alle giornate precedenti, ma non meno accesa. Dislivelli continui, alla fine della tappa si conteranno 22 côte, e un numero indefinito di altri strappetti del tutto gratuiti. Corsa forse più aperta a sprinter da grandi classiche, oggi, ma non meno selettiva. Corsa dai molti volti, e ciascuno, degno del ritratto di un grande maestro.

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