Antipasto di quello che sarà il finale alpino del Tour, la 16esima tappa vive la situazione duale dell'essere messa tra il riposo (e quindi ciò farebbe sperare in qualche energia da spendere da parte dei principali protagonisti) e l'importantissima crono di Chorges (e ciò ci farebbe invece pensare in una frazione corsa al risparmio da molti). Due salite non da buttar via (Côte de la Montagne de Bluye, 5.7 km al 5.6% medio e Col de Macuègne, 7.6 km al 5.2%) nei primi 50 km saranno però seguite da una lunga fase - quasi 100 km fino a Gap - che anestetizzerà la situazione: in particolare, da Châteauneuf-de-Chabre, km 84, parte un lunghissimo falsopiano di 55 km non propriamente adatto a ipotesi bellicose. Una breve discesa sulla città sede d'arrivo precede un giro orario di 23 km che porterà il gruppo ad affrontare il Col de Manse, salita che caratterizza il finale: la scalata, lunga 9.5 km, non fa in sé tremare i polsi, con la sua pendenza media di poco superiore al 5%; ma a volte proprio su salite del genere si vede qualcosa a livello di spettacolo, e in particolare c'è da aspettarsi che qualche uomo di classifica a ridosso dei primi possa tentare di avvantaggiarsi un po' sapendo di pagare l'indomani contro il tempo. Più che alla salita, però (il Gpm è posto a poco meno di 12 km dal traguardo), ci sarà da fare attenzione alla successiva picchiata di 7 km: non tanto per i primi 2, quanto per i successivi 5, che saranno più accentuati come pendenza (si va sul 7-8%) e più insidiosi come caratteristiche tecniche. Gli ultimi 4 km sono praticamente pianeggianti, e qui gli eventuali attaccanti dovranno difendere coi denti il margine guadagnato sul gruppo.
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@chrisfroome: Lavoro stellare del mio compagno di camera @richie_porte in un finale schizzato ed esplosivo, grazie amico!
@gavazzif: Ci sono giorni che capisci che sarà una dura giornata da come passi la notte! Oggi era uno di quei giorni. #salvo
@ALANMARANGONI: Compiere gli anni al Tour...fatto! Arrivare a Parigi...ancora da fare... Grazie di cuore a tutti per gli auguri!!!
@tom_dumoulin: Bello essere stato in fuga oggi! Non ho fatto errori, solo 5 corridori più forti sulla salita e ho fatto sesto #satisfied #noregrets
@chava_sylvain: Darò il mio massimo in questa crono ma senza obiettivi perché è veramente dura
@HansenAdam: Sembro davvero così? pic.twitter.com/Pk1iv94whl



Vittoria belga sul traguardo di Gap dove Kris Boeckmans della Vacansoleil ha, bontà sua, fatto il gap decisivo sul resto degli avversari, a cominciare dalla coppia Lampre formata da Davide Cimolai e Roberto Ferrari: il friulano e il lombardo, rispettivamente secondo e terzo di tappa, continuano il loro Tour positivo fatto di numerosi piazzamenti nelle posizioni buone. A 15" dal leader come i due italiani sono arrivati i francesi Christophe Le Mével della Cofidis e Jonathan Hivert della Sojasun, reduce dal successo storico sul Mont Ventoux. All'ultimo posto il portoghese Rui Costa della Movistar a 22'01". Situazione stabile in vetta alla generale per quanto riguarda i primi tre della classifica: il canadese dell'Orica Svein Tuft precede i due kazaki dell'Astana Dmitriy Muravyev di 50" e Assan Bazayev di 1'42". Rientra in classifica, grazie al successo di tappa, Boeckmans occupa il quarto posto a 2'17" che supera di un solo secondo Hivert. In attesa di improbabili cambamenti dopo la crono continua a chiudere la classifica il britannico della Sky Chris Froome a 2h57'30".
Si può parlare della squadra di Eddy Merckx uscendo dal concetto che Eddy Merckx è la sua squadra? Difficile. Quasi impossibile, parlando di un corridore che ha vinto da solo più di quanto abbiano vinto i suoi contemporanei messi insieme. Nel 1970, considerando che i pupilli Michele Dancelli e Davide Boifava erano prossimi a cambiare aria, Ambrogio Molteni, titolare della squadra omonima (che era il principale motivo di notorietà della località sede dell'azienda, Arcore. Prima di...), decise di fare il grande passo, e ingaggiò colui che già da qualche anno era il Cannibale del ciclismo. L'incommensurabile Eddy volle intorno a sé una truppa di fedelissimi, e la Molteni cambiò decisamente pelle, si aprì all'Europa e soprattutto al Belgio, e mise insieme una formazione di fortissimi gregari, quasi tutti connazionali di Merckx: al Tour de France del 1971 schierò Joseph Bruyère (futuro vincitore di un paio di Liegi), Herman Van Springel (già primo in molte classiche - tra cui il Lombardia e la Parigi-Tours, per non parlare delle 7 Bordeaux-Parigi da lui vinte - nonché piazzato in grandi giri), Jos Huysmans (che aveva in palmarès una Freccia e un paio di tappe al Tour), Roger Swerts (vincitore di una Gand), il pistard Julien Stevens, grandi lavoratori come Frans Mintjens e Joseph Spruyt, Victor Van Schil, e l'unico olandese della compagnia, Marinus Wagtmans. Non è casuale il riferimento al Tour del 1971, epico come la crisi di Eddy sulla via per Orcières-Merlette, e come la rimonta del belga (aiutata dalla caduta con conseguente ritiro di Ocaña). La squadra aveva ovviamente anche - ancora - un'anima italiana (rappresentata nel '71 soprattutto da Marino Basso, ma in passato vi avevano militato tra gli altri Gianni Motta, Pierino Baffi, Guido Carlesi), ma inevitabilmente finì per "belgizzarsi" ulteriormente e poi definitivamente negli anni a venire. Già nel 1972 solo Giancarlo Bellini - dei 7 italiani in organico l'anno prima - rimase in maglia Molteni, in mezzo a 17 belgi; dal 1974 in poi il team assunse addirittura nazionalità belga. Eddy ricambiò la totale dedizione del sodalizio con una serie infinita di vittorie: 3 Tour, 3 Giri, una Vuelta, 4 Sanremo, un Fiandre, una Gand, una Roubaix, 4 Liegi, una Freccia, 2 Amstel, 2 Lombardia, e tutto ciò nei 6 anni ('71-'76) di militanza in Molteni. Quel che si dice un investimento - quello del mitico "cumenda" - ripagato in oro.









Comune francese di 6.500 abitanti situato nel dipartimento delle Alte Alpi della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, in occitano è Ambrun e con il Tour ha avuto poco a che fare. Solo nel 2008 due tappe partirono da qui - e furono decisive - ed è quindi oggi soltanto la terza volta che reciterà la parte della città di tappa. Da qui si va sulle Alpi, nel 2008 la 15a tappa misurava 183 km e portava il gruppo a sconfinare in Italia, a Prato Nevoso. Con Fränk Schleck in maglia gialla ed i vari Sastre, Menchov ed Evans a cercare di strappare il simbolo del primato al maggiore dei fratelli lussemburghesi, a Prato Nevoso arrivò la fuga, con l'australiano Simon Gerrans che si aggiudicò quell'arrivo in salita davanti a Egoi Martínez e Danny Pate. Nel 2012 vincerà la Milano-Sanremo. Tre giorni dopo la 17a tappa porterà il gruppo nuovamente da Embrun all'Alpe d'Huez: sarà Carlos Sastre ad imporsi a sorpresa davanti a Samuel Sánchez e ad Andy Schleck, con l'iberico a far sue tappa e maglia. La gialla resterà sulle sue spalle fino a Parigi, nell'unica Grande Boucle da lui conquistata. Sastre sarà sul podio con Evans e Kohl (poi squalificato, verrà sostituito da Menchov).