Il Portale del Ciclismo professionistico

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Le montagne sono finite e questa 18a tappa sarà un lungo tratto pianeggiante di trasferimento verso nord. Nei 198 km tra Salies-de-Béarn e Bordeaux ci saranno giusto alcuni strappetti nella prima parte, nessuno sarà però valido come gpm, poi tutta pianura fino a Bordeaux. Molte squadre sono ancora a secco di vittorie e per questo motivo nei primi chilometri saranno tanti gli scatti di coloro che sono riusciti a risparmiare un po' di energie e che vogliono provare a risollevare il proprio Tour. Se la fuga arriverà o meno dipenderà tutto dal lavoro di HTC-Columbia e Lampre, le uniche due squadre che sembrano interessate ad un arrivo in volata: Cavendish per la vittoria di tappa, Petacchi per riprendersi ancora una volta la maglia verde.

Salies-de-Béarn

A due passi dalla Cote Basque e a qualche minuto dai primi rilievi pirenaici, Salies-de-Béarn è il "giardino della salute" del dipartimento dei Pirenei Atlantici grazie alla sua stazione termale e del benessere che sfrutta un'atipica sorgente di acqua salata.
Proprio per questo motivo è da tutti riconosciuta come "la città del sale" o "la città dal tesoro nascosto nell'acqua" dove ogni anno numerose persone decidono di trasferirsi definitivamente. Le acque di Salies, sette volte più salate rispetto all'acqua del mare, sono particolarmente indicate per problemi pediatrici, ginecologici e reumatologici.
Alcuni abitanti di Salies sono stati protagonisti di una simpatica goliardata il mese scorso al ritorno dei "bleus" dalla trasferta sudafricana: il gallo emblema della Francia sito in una strada della città è stato rivestito con un drappo e un cappuccio nero con tanto di cappio al collo.

Bordeaux

Tra arrivi e partenze Bordeaux ha ospitato oltre 130 volte il Tour de France a partire dalla prima edizione del 1903. L'ultimo arrivo a Bordeaux è però datato 2003, vinse l'olandese Knaven.
Molti ricorderanno la Orthez-Bordeaux del 1993 non per la vittoria di Abdujaparov ma per il record dell'ora stabilito da Chris Boardman nel velodromo di Bordeaux poche ore prima dell'arrivo della tappa. Per l'occasione Boardman fu fatto salire sul podio della premiazione. Il ventiquattrenne britannico fu il primo a sfondare la soglia dei 52 km e quella prestazione, arrivata sei giorni dopo l'impresa norvegese di Obree, diede il via a una serie di nuovi record stabiliti sempre sulla pista di Bordeaux ancora da Obree e Boardman ma anche da Indurain e Rominger prima che l'intervento dell'UCI li annullasse definendoli "migliori prestazioni umane" ottenute con bici speciali. L'anello di Bordeaux è stato anche teatro dei Mondiali su pista del 1998 e del 2006.

Marco Fiorilla
Salies-de-Béarn

A due passi dalla Cote Basque e a qualche minuto dai primi rilievi pirenaici, Salies-de-Béarn è il "giardino della salute" del dipartimento dei Pirenei Atlantici grazie alla sua stazione termale e del benessere che sfrutta un'atipica sorgente di acqua salata.
Proprio per questo motivo è da tutti riconosciuta come "la città del sale" o "la città dal tesoro nascosto nell'acqua" dove ogni anno numerose persone decidono di trasferirsi definitivamente. Le acque di Salies, sette volte più salate rispetto all'acqua del mare, sono particolarmente indicate per problemi pediatrici, ginecologici e reumatologici.
Alcuni abitanti di Salies sono stati protagonisti di una simpatica goliardata il mese scorso al ritorno dei "bleus" dalla trasferta sudafricana: il gallo emblema della Francia sito in una strada della città è stato rivestito con un drappo e un cappuccio nero con tanto di cappio al collo.

Bordeaux

Tra arrivi e partenze Bordeaux ha ospitato oltre 130 volte il Tour de France a partire dalla prima edizione del 1903. L'ultimo arrivo a Bordeaux è però datato 2003, vinse l'olandese Knaven.
Molti ricorderanno la Orthez-Bordeaux del 1993 non per la vittoria di Abdujaparov ma per il record dell'ora stabilito da Chris Boardman nel velodromo di Bordeaux poche ore prima dell'arrivo della tappa. Per l'occasione Boardman fu fatto salire sul podio della premiazione. Il ventiquattrenne britannico fu il primo a sfondare la soglia dei 52 km e quella prestazione, arrivata sei giorni dopo l'impresa norvegese di Obree, diede il via a una serie di nuovi record stabiliti sempre sulla pista di Bordeaux ancora da Obree e Boardman ma anche da Indurain e Rominger prima che l'intervento dell'UCI li annullasse definendoli "migliori prestazioni umane" ottenute con bici speciali. L'anello di Bordeaux è stato anche teatro dei Mondiali su pista del 1998 e del 2006.

Salies-de-Béarn

A due passi dalla Cote Basque e a qualche minuto dai primi rilievi pirenaici, Salies-de-Béarn è il "giardino della salute" del dipartimento dei Pirenei Atlantici grazie alla sua stazione termale e del benessere che sfrutta un'atipica sorgente di acqua salata.
Proprio per questo motivo è da tutti riconosciuta come "la città del sale" o "la città dal tesoro nascosto nell'acqua" dove ogni anno numerose persone decidono di trasferirsi definitivamente. Le acque di Salies, sette volte più salate rispetto all'acqua del mare, sono particolarmente indicate per problemi pediatrici, ginecologici e reumatologici.
Alcuni abitanti di Salies sono stati protagonisti di una simpatica goliardata il mese scorso al ritorno dei "bleus" dalla trasferta sudafricana: il gallo emblema della Francia sito in una strada della città è stato rivestito con un drappo e un cappuccio nero con tanto di cappio al collo.

Bordeaux

Tra arrivi e partenze Bordeaux ha ospitato oltre 130 volte il Tour de France a partire dalla prima edizione del 1903. L'ultimo arrivo a Bordeaux è però datato 2003, vinse l'olandese Knaven.
Molti ricorderanno la Orthez-Bordeaux del 1993 non per la vittoria di Abdujaparov ma per il record dell'ora stabilito da Chris Boardman nel velodromo di Bordeaux poche ore prima dell'arrivo della tappa. Per l'occasione Boardman fu fatto salire sul podio della premiazione. Il ventiquattrenne britannico fu il primo a sfondare la soglia dei 52 km e quella prestazione, arrivata sei giorni dopo l'impresa norvegese di Obree, diede il via a una serie di nuovi record stabiliti sempre sulla pista di Bordeaux ancora da Obree e Boardman ma anche da Indurain e Rominger prima che l'intervento dell'UCI li annullasse definendoli "migliori prestazioni umane" ottenute con bici speciali. L'anello di Bordeaux è stato anche teatro dei Mondiali su pista del 1998 e del 2006.

Salies-de-Béarn

A due passi dalla Cote Basque e a qualche minuto dai primi rilievi pirenaici, Salies-de-Béarn è il "giardino della salute" del dipartimento dei Pirenei Atlantici grazie alla sua stazione termale e del benessere che sfrutta un'atipica sorgente di acqua salata.
Proprio per questo motivo è da tutti riconosciuta come "la città del sale" o "la città dal tesoro nascosto nell'acqua" dove ogni anno numerose persone decidono di trasferirsi definitivamente. Le acque di Salies, sette volte più salate rispetto all'acqua del mare, sono particolarmente indicate per problemi pediatrici, ginecologici e reumatologici.
Alcuni abitanti di Salies sono stati protagonisti di una simpatica goliardata il mese scorso al ritorno dei "bleus" dalla trasferta sudafricana: il gallo emblema della Francia sito in una strada della città è stato rivestito con un drappo e un cappuccio nero con tanto di cappio al collo.

Bordeaux

Tra arrivi e partenze Bordeaux ha ospitato oltre 130 volte il Tour de France a partire dalla prima edizione del 1903. L'ultimo arrivo a Bordeaux è però datato 2003, vinse l'olandese Knaven.
Molti ricorderanno la Orthez-Bordeaux del 1993 non per la vittoria di Abdujaparov ma per il record dell'ora stabilito da Chris Boardman nel velodromo di Bordeaux poche ore prima dell'arrivo della tappa. Per l'occasione Boardman fu fatto salire sul podio della premiazione. Il ventiquattrenne britannico fu il primo a sfondare la soglia dei 52 km e quella prestazione, arrivata sei giorni dopo l'impresa norvegese di Obree, diede il via a una serie di nuovi record stabiliti sempre sulla pista di Bordeaux ancora da Obree e Boardman ma anche da Indurain e Rominger prima che l'intervento dell'UCI li annullasse definendoli "migliori prestazioni umane" ottenute con bici speciali. L'anello di Bordeaux è stato anche teatro dei Mondiali su pista del 1998 e del 2006.

Salies-de-Béarn

A due passi dalla Cote Basque e a qualche minuto dai primi rilievi pirenaici, Salies-de-Béarn è il "giardino della salute" del dipartimento dei Pirenei Atlantici grazie alla sua stazione termale e del benessere che sfrutta un'atipica sorgente di acqua salata.
Proprio per questo motivo è da tutti riconosciuta come "la città del sale" o "la città dal tesoro nascosto nell'acqua" dove ogni anno numerose persone decidono di trasferirsi definitivamente. Le acque di Salies, sette volte più salate rispetto all'acqua del mare, sono particolarmente indicate per problemi pediatrici, ginecologici e reumatologici.
Alcuni abitanti di Salies sono stati protagonisti di una simpatica goliardata il mese scorso al ritorno dei "bleus" dalla trasferta sudafricana: il gallo emblema della Francia sito in una strada della città è stato rivestito con un drappo e un cappuccio nero con tanto di cappio al collo.

Bordeaux

Tra arrivi e partenze Bordeaux ha ospitato oltre 130 volte il Tour de France a partire dalla prima edizione del 1903. L'ultimo arrivo a Bordeaux è però datato 2003, vinse l'olandese Knaven.
Molti ricorderanno la Orthez-Bordeaux del 1993 non per la vittoria di Abdujaparov ma per il record dell'ora stabilito da Chris Boardman nel velodromo di Bordeaux poche ore prima dell'arrivo della tappa. Per l'occasione Boardman fu fatto salire sul podio della premiazione. Il ventiquattrenne britannico fu il primo a sfondare la soglia dei 52 km e quella prestazione, arrivata sei giorni dopo l'impresa norvegese di Obree, diede il via a una serie di nuovi record stabiliti sempre sulla pista di Bordeaux ancora da Obree e Boardman ma anche da Indurain e Rominger prima che l'intervento dell'UCI li annullasse definendoli "migliori prestazioni umane" ottenute con bici speciali. L'anello di Bordeaux è stato anche teatro dei Mondiali su pista del 1998 e del 2006.

Salies-de-Béarn

A due passi dalla Cote Basque e a qualche minuto dai primi rilievi pirenaici, Salies-de-Béarn è il "giardino della salute" del dipartimento dei Pirenei Atlantici grazie alla sua stazione termale e del benessere che sfrutta un'atipica sorgente di acqua salata.
Proprio per questo motivo è da tutti riconosciuta come "la città del sale" o "la città dal tesoro nascosto nell'acqua" dove ogni anno numerose persone decidono di trasferirsi definitivamente. Le acque di Salies, sette volte più salate rispetto all'acqua del mare, sono particolarmente indicate per problemi pediatrici, ginecologici e reumatologici.
Alcuni abitanti di Salies sono stati protagonisti di una simpatica goliardata il mese scorso al ritorno dei "bleus" dalla trasferta sudafricana: il gallo emblema della Francia sito in una strada della città è stato rivestito con un drappo e un cappuccio nero con tanto di cappio al collo.

Bordeaux

Tra arrivi e partenze Bordeaux ha ospitato oltre 130 volte il Tour de France a partire dalla prima edizione del 1903. L'ultimo arrivo a Bordeaux è però datato 2003, vinse l'olandese Knaven.
Molti ricorderanno la Orthez-Bordeaux del 1993 non per la vittoria di Abdujaparov ma per il record dell'ora stabilito da Chris Boardman nel velodromo di Bordeaux poche ore prima dell'arrivo della tappa. Per l'occasione Boardman fu fatto salire sul podio della premiazione. Il ventiquattrenne britannico fu il primo a sfondare la soglia dei 52 km e quella prestazione, arrivata sei giorni dopo l'impresa norvegese di Obree, diede il via a una serie di nuovi record stabiliti sempre sulla pista di Bordeaux ancora da Obree e Boardman ma anche da Indurain e Rominger prima che l'intervento dell'UCI li annullasse definendoli "migliori prestazioni umane" ottenute con bici speciali. L'anello di Bordeaux è stato anche teatro dei Mondiali su pista del 1998 e del 2006.

Meteo

12.55 - Salies-de-Béarn
15.05 - Sabres
17.30 - Bordeuax

Soggetti Alternativi

Disputa il secondo Tour de France consecutivo, che va a sommarsi alle tre precedenti grandi corse a tappe (due Giri e una Vuelta), tutte portate a termine. Approdato alla RadioShack dopo tre anni all'Astana e dopo aver girato alcune squadre (un anno anche nella Mapei), si dedica principalmente al lavoro da gregario. Buon passista, non ha vinto molto (di rilievo i 3 titoli nazionali kazaki, di cui due contro il tempo) ma ha saputo offrire qualche prestazione dignitosa in brevi corse a tappe e abbastanza buona sul pavè (8° al Giro delle Fiandre nel 2008). Gara faticosa la Grande Boucle ma se ne ha ancora potrebbe concedersi una giornata in libera uscita. E chissà che qualcuno non s'infranga su un...Muravyev!

Vivian Ghianni

Disputa il secondo Tour de France consecutivo, che va a sommarsi alle tre precedenti grandi corse a tappe (due Giri e una Vuelta), tutte portate a termine. Approdato alla RadioShack dopo tre anni all'Astana e dopo aver girato alcune squadre (un anno anche nella Mapei), si dedica principalmente al lavoro da gregario. Buon passista, non ha vinto molto (di rilievo i 3 titoli nazionali kazaki, di cui due contro il tempo) ma ha saputo offrire qualche prestazione dignitosa in brevi corse a tappe e abbastanza buona sul pavè (8° al Giro delle Fiandre nel 2008). Gara faticosa la Grande Boucle ma se ne ha ancora potrebbe concedersi una giornata in libera uscita. E chissà che qualcuno non s'infranga su un...Muravyev!

Disputa il secondo Tour de France consecutivo, che va a sommarsi alle tre precedenti grandi corse a tappe (due Giri e una Vuelta), tutte portate a termine. Approdato alla RadioShack dopo tre anni all'Astana e dopo aver girato alcune squadre (un anno anche nella Mapei), si dedica principalmente al lavoro da gregario. Buon passista, non ha vinto molto (di rilievo i 3 titoli nazionali kazaki, di cui due contro il tempo) ma ha saputo offrire qualche prestazione dignitosa in brevi corse a tappe e abbastanza buona sul pavè (8° al Giro delle Fiandre nel 2008). Gara faticosa la Grande Boucle ma se ne ha ancora potrebbe concedersi una giornata in libera uscita. E chissà che qualcuno non s'infranga su un...Muravyev!

Disputa il secondo Tour de France consecutivo, che va a sommarsi alle tre precedenti grandi corse a tappe (due Giri e una Vuelta), tutte portate a termine. Approdato alla RadioShack dopo tre anni all'Astana e dopo aver girato alcune squadre (un anno anche nella Mapei), si dedica principalmente al lavoro da gregario. Buon passista, non ha vinto molto (di rilievo i 3 titoli nazionali kazaki, di cui due contro il tempo) ma ha saputo offrire qualche prestazione dignitosa in brevi corse a tappe e abbastanza buona sul pavè (8° al Giro delle Fiandre nel 2008). Gara faticosa la Grande Boucle ma se ne ha ancora potrebbe concedersi una giornata in libera uscita. E chissà che qualcuno non s'infranga su un...Muravyev!

Disputa il secondo Tour de France consecutivo, che va a sommarsi alle tre precedenti grandi corse a tappe (due Giri e una Vuelta), tutte portate a termine. Approdato alla RadioShack dopo tre anni all'Astana e dopo aver girato alcune squadre (un anno anche nella Mapei), si dedica principalmente al lavoro da gregario. Buon passista, non ha vinto molto (di rilievo i 3 titoli nazionali kazaki, di cui due contro il tempo) ma ha saputo offrire qualche prestazione dignitosa in brevi corse a tappe e abbastanza buona sul pavè (8° al Giro delle Fiandre nel 2008). Gara faticosa la Grande Boucle ma se ne ha ancora potrebbe concedersi una giornata in libera uscita. E chissà che qualcuno non s'infranga su un...Muravyev!

Disputa il secondo Tour de France consecutivo, che va a sommarsi alle tre precedenti grandi corse a tappe (due Giri e una Vuelta), tutte portate a termine. Approdato alla RadioShack dopo tre anni all'Astana e dopo aver girato alcune squadre (un anno anche nella Mapei), si dedica principalmente al lavoro da gregario. Buon passista, non ha vinto molto (di rilievo i 3 titoli nazionali kazaki, di cui due contro il tempo) ma ha saputo offrire qualche prestazione dignitosa in brevi corse a tappe e abbastanza buona sul pavè (8° al Giro delle Fiandre nel 2008). Gara faticosa la Grande Boucle ma se ne ha ancora potrebbe concedersi una giornata in libera uscita. E chissà che qualcuno non s'infranga su un...Muravyev!

TourTweet

nicholasroche: Ieri è stata la mia migliore giornata di sempre al Tour. Ho dato tutto e sono contento. Devo solo lavorare sulle smorfie... mi sono rivisto in tv e mi sono fatto spavento da solo!

bdlancaster: Bello svegliarsi la mattina e sapere di non dover correre su qualche maledetta salita.

brentbookwalter (ieri): Troppo stanco per twittare qualcosa di sensato. solo 3 giorni.

kmoerenhout (ieri): Qualche imbecille sta facendo un concerto fuori dal nostro albergo. Una specie di roba francese/rock/punk, con una folla di scalmanati ad ascoltarla. I tappi per le orecchie sono pronti!

albertocontador (ieri): Un gran giorno oggi al TdF. Ho avuto la gamba che speravo e mi avete messo la pelle d'oca lungo la salita, il Tourmalet è impressionante.

Jules et Jim (François Truffaut, 1962)

La locandina di Jules et Jim - Foto www.ok-cinema.com

"Il tema dell'amicizia virile" era un amato e abusato luogo comune della critica cinematografica per trovare un senso anche a film (massimamente western) in cui oltre allo sparare agli indiani c'era poco. Del resto, a ben pensarci, sono poche le pellicole da cui non emerga almeno un'amicizia virile: e il tema sopracitato, mal che vada, viene sempre fuori anche in mancanza di altri argomenti. In realtà, poi, va detto che spesso quest'amicizia virile era una perifrasi, un non dire per dire, un'allusione a tensioni e pulsioni omoerotiche che la Hollywood classica, quella del codice Hays, non poteva concepire applicate a John Wayne o Henry Fonda (né l'avrebbero mai personalmente accettato John Wayne o Henry Fonda, ma questa è un'altra storia): l'eroe di una storia da uomini non poteva concedersi determinate derive, e Ang Lee era ancora lontano quando, all'alba dei '60, François Truffaut sviscerò in maniera quantomeno singolare questo tema. Ci mise una Jeanne Moreau splendente, tra i due amici divisi da una diversa nazionalità e dalla Prima Guerra Mondiale, ma uniti dall'amore per lei e soprattutto dal ricordo di essere stati giovani e spensierati insieme. Il titolo reca i nomi di Jules e di Jim, ma in realtà il vero centro di gravità del film è lei, Catherine: un traguardo tanto prezioso da far sì che nessuno dei due amici voglia rinunciare a lei e al contempo a se stesso e al sentimento per l'altro: dovrebbero essere rivali, ma si scoprono ancora più uniti al cospetto di lei. Ne viene fuori un triangolo perfetto, solare, rivoluzionario, in cui tutti e tre i protagonisti sono già gratificati dal fatto di esserci, di far parte di quel trio delle meraviglie. Amore e amicizia o amore è amicizia?. Per il trionfo dell'ego, o per schiacciare un avversario, ci sarà sempre tempo.

Marco Grassi

Jules et Jim (François Truffaut, 1962)

La locandina di Jules et Jim - Foto www.ok-cinema.com

"Il tema dell'amicizia virile" era un amato e abusato luogo comune della critica cinematografica per trovare un senso anche a film (massimamente western) in cui oltre allo sparare agli indiani c'era poco. Del resto, a ben pensarci, sono poche le pellicole da cui non emerga almeno un'amicizia virile: e il tema sopracitato, mal che vada, viene sempre fuori anche in mancanza di altri argomenti. In realtà, poi, va detto che spesso quest'amicizia virile era una perifrasi, un non dire per dire, un'allusione a tensioni e pulsioni omoerotiche che la Hollywood classica, quella del codice Hays, non poteva concepire applicate a John Wayne o Henry Fonda (né l'avrebbero mai personalmente accettato John Wayne o Henry Fonda, ma questa è un'altra storia): l'eroe di una storia da uomini non poteva concedersi determinate derive, e Ang Lee era ancora lontano quando, all'alba dei '60, François Truffaut sviscerò in maniera quantomeno singolare questo tema. Ci mise una Jeanne Moreau splendente, tra i due amici divisi da una diversa nazionalità e dalla Prima Guerra Mondiale, ma uniti dall'amore per lei e soprattutto dal ricordo di essere stati giovani e spensierati insieme. Il titolo reca i nomi di Jules e di Jim, ma in realtà il vero centro di gravità del film è lei, Catherine: un traguardo tanto prezioso da far sì che nessuno dei due amici voglia rinunciare a lei e al contempo a se stesso e al sentimento per l'altro: dovrebbero essere rivali, ma si scoprono ancora più uniti al cospetto di lei. Ne viene fuori un triangolo perfetto, solare, rivoluzionario, in cui tutti e tre i protagonisti sono già gratificati dal fatto di esserci, di far parte di quel trio delle meraviglie. Amore e amicizia o amore è amicizia?. Per il trionfo dell'ego, o per schiacciare un avversario, ci sarà sempre tempo.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna TourNotes 2010 – 18a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 18a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 18a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 18a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 18a tappa

Jules et Jim (François Truffaut, 1962)

La locandina di Jules et Jim - Foto www.ok-cinema.com

"Il tema dell'amicizia virile" era un amato e abusato luogo comune della critica cinematografica per trovare un senso anche a film (massimamente western) in cui oltre allo sparare agli indiani c'era poco. Del resto, a ben pensarci, sono poche le pellicole da cui non emerga almeno un'amicizia virile: e il tema sopracitato, mal che vada, viene sempre fuori anche in mancanza di altri argomenti. In realtà, poi, va detto che spesso quest'amicizia virile era una perifrasi, un non dire per dire, un'allusione a tensioni e pulsioni omoerotiche che la Hollywood classica, quella del codice Hays, non poteva concepire applicate a John Wayne o Henry Fonda (né l'avrebbero mai personalmente accettato John Wayne o Henry Fonda, ma questa è un'altra storia): l'eroe di una storia da uomini non poteva concedersi determinate derive, e Ang Lee era ancora lontano quando, all'alba dei '60, François Truffaut sviscerò in maniera quantomeno singolare questo tema. Ci mise una Jeanne Moreau splendente, tra i due amici divisi da una diversa nazionalità e dalla Prima Guerra Mondiale, ma uniti dall'amore per lei e soprattutto dal ricordo di essere stati giovani e spensierati insieme. Il titolo reca i nomi di Jules e di Jim, ma in realtà il vero centro di gravità del film è lei, Catherine: un traguardo tanto prezioso da far sì che nessuno dei due amici voglia rinunciare a lei e al contempo a se stesso e al sentimento per l'altro: dovrebbero essere rivali, ma si scoprono ancora più uniti al cospetto di lei. Ne viene fuori un triangolo perfetto, solare, rivoluzionario, in cui tutti e tre i protagonisti sono già gratificati dal fatto di esserci, di far parte di quel trio delle meraviglie. Amore e amicizia o amore è amicizia?. Per il trionfo dell'ego, o per schiacciare un avversario, ci sarà sempre tempo.

Marco Grassi

Jules et Jim (François Truffaut, 1962)

La locandina di Jules et Jim - Foto www.ok-cinema.com

"Il tema dell'amicizia virile" era un amato e abusato luogo comune della critica cinematografica per trovare un senso anche a film (massimamente western) in cui oltre allo sparare agli indiani c'era poco. Del resto, a ben pensarci, sono poche le pellicole da cui non emerga almeno un'amicizia virile: e il tema sopracitato, mal che vada, viene sempre fuori anche in mancanza di altri argomenti. In realtà, poi, va detto che spesso quest'amicizia virile era una perifrasi, un non dire per dire, un'allusione a tensioni e pulsioni omoerotiche che la Hollywood classica, quella del codice Hays, non poteva concepire applicate a John Wayne o Henry Fonda (né l'avrebbero mai personalmente accettato John Wayne o Henry Fonda, ma questa è un'altra storia): l'eroe di una storia da uomini non poteva concedersi determinate derive, e Ang Lee era ancora lontano quando, all'alba dei '60, François Truffaut sviscerò in maniera quantomeno singolare questo tema. Ci mise una Jeanne Moreau splendente, tra i due amici divisi da una diversa nazionalità e dalla Prima Guerra Mondiale, ma uniti dall'amore per lei e soprattutto dal ricordo di essere stati giovani e spensierati insieme. Il titolo reca i nomi di Jules e di Jim, ma in realtà il vero centro di gravità del film è lei, Catherine: un traguardo tanto prezioso da far sì che nessuno dei due amici voglia rinunciare a lei e al contempo a se stesso e al sentimento per l'altro: dovrebbero essere rivali, ma si scoprono ancora più uniti al cospetto di lei. Ne viene fuori un triangolo perfetto, solare, rivoluzionario, in cui tutti e tre i protagonisti sono già gratificati dal fatto di esserci, di far parte di quel trio delle meraviglie. Amore e amicizia o amore è amicizia?. Per il trionfo dell'ego, o per schiacciare un avversario, ci sarà sempre tempo.

Marco Grassi

Jules et Jim (François Truffaut, 1962)

La locandina di Jules et Jim - Foto www.ok-cinema.com

"Il tema dell'amicizia virile" era un amato e abusato luogo comune della critica cinematografica per trovare un senso anche a film (massimamente western) in cui oltre allo sparare agli indiani c'era poco. Del resto, a ben pensarci, sono poche le pellicole da cui non emerga almeno un'amicizia virile: e il tema sopracitato, mal che vada, viene sempre fuori anche in mancanza di altri argomenti. In realtà, poi, va detto che spesso quest'amicizia virile era una perifrasi, un non dire per dire, un'allusione a tensioni e pulsioni omoerotiche che la Hollywood classica, quella del codice Hays, non poteva concepire applicate a John Wayne o Henry Fonda (né l'avrebbero mai personalmente accettato John Wayne o Henry Fonda, ma questa è un'altra storia): l'eroe di una storia da uomini non poteva concedersi determinate derive, e Ang Lee era ancora lontano quando, all'alba dei '60, François Truffaut sviscerò in maniera quantomeno singolare questo tema. Ci mise una Jeanne Moreau splendente, tra i due amici divisi da una diversa nazionalità e dalla Prima Guerra Mondiale, ma uniti dall'amore per lei e soprattutto dal ricordo di essere stati giovani e spensierati insieme. Il titolo reca i nomi di Jules e di Jim, ma in realtà il vero centro di gravità del film è lei, Catherine: un traguardo tanto prezioso da far sì che nessuno dei due amici voglia rinunciare a lei e al contempo a se stesso e al sentimento per l'altro: dovrebbero essere rivali, ma si scoprono ancora più uniti al cospetto di lei. Ne viene fuori un triangolo perfetto, solare, rivoluzionario, in cui tutti e tre i protagonisti sono già gratificati dal fatto di esserci, di far parte di quel trio delle meraviglie. Amore e amicizia o amore è amicizia?. Per il trionfo dell'ego, o per schiacciare un avversario, ci sarà sempre tempo.

Marco Grassi

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