Il Portale del Ciclismo professionistico

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L'escursione Touristica sui Pirenei è bella lunga e passa attraverso una frazione che difficilmente risulterà interlocutoria. La Grande Boucle non ha mai fatto tappa a Pamières. I primi 100 km non sono complicati, poi il Col de Portet-d'Aspet e il Col des Ares sgrosseranno il plotone. Il piatto forte di giornata è il Port de Balès, 19 km di salita che iniziano senza grossi sussulti, ma che registrano un'impennata dopo il km 9 della scalata. Gli ultimi 10 km di ascesa, a parte tre brevi tratti più leggeri, sono costantemente tra l'8 e l'11% di pendenza: difficile mascherare una crisi, nel caso. 20 km di discesa e poi un giro dentro Bagnères-de-Luchon prima del traguardo. Come al solito, in tappe come queste, il vincitore potrebbe uscire dalla fuga della mattina - a Cunego faranno gola i tanti punti il palio per la maglia a pois sull'ultimo Gpm? - o, se gli squadroni non concederanno tanti minuti ai fuggitivi, potremmo assistere ad un big che sfrutta la discesa per fare il vuoto o che vince la volatina ristretta tra i capoccia. In entrambi questi ultimi due casi, Samuel Sánchez potrebbe essere più di un semplice indiziato per la sua prima vittoria sulle strade del Tour.

Pamiers

Pamiers, città del dipartimento dell’Ariège dominata da un paio di chiese trecentesche, è da diversi anni molto impegnata in operazioni di riammodernamento e ristrutturazione delle abitazioni più vecchie del suo centro storico grazie anche all’intervento della Comunità dei Comuni del Pamiers che investe in programmi di sviluppo urbano: strade principali, abbellimento e riabilitazione del proprio patrimonio.
Con la crescita della popolazione, la città crea inoltre nuove aree suburbane. Altri sforzi operati dal comune sono nel settore della scuola, soprattutto per ciò che riguarda le attività extrascolastiche e di prima infanzia. Oggi, la città dispone di ben 11 scuole tra asili nido ed elementari, quattro collegi, sei scuole e un infermeria scolastica. Non male per una cittadina di circa 15000 abitanti.

Bagnères-de-Luchon

50 edizioni della Grand Boucle sono passate da questa città sita a pochi km dalla Spagna. In particolare dall’edizione del 1910 a quella del 1938 il Tour propose sempre l’arrivo a Bagnères-de-Luchon partendo da Perpignan, da Bayonne, da Pau o da Ax-les-Thermes.
Anche dopo la Seconda Guerra Mondiale si continuò ad arrivare e a partire spesso dalla famosa località termale che vide i trionfi di molti campioni tra cui diversi italiani: Bottecchia, Binda, Vignoli, Pesenti, Mugnaini, per finire a Massi nel 1998.
Il giorno dopo il suo trionfo (poi offuscato da una vicenda di doping), nella Bagnères-de-Luchon - Plateau de Beille, Pantani mise il primo mattone nella conquista di quel Tour. La tappa del Tour ’98 rimane l’ultimo arrivo a Bagnères-de-Luchon mentre 4 anni fa la città ospitò la partenza della 12a tappa vinta da Popovich su uno sfortunato Ballan messo in mezzo dall’ucraino e da Freire.

Marco Fiorilla
Pamiers

Pamiers, città del dipartimento dell’Ariège dominata da un paio di chiese trecentesche, è da diversi anni molto impegnata in operazioni di riammodernamento e ristrutturazione delle abitazioni più vecchie del suo centro storico grazie anche all’intervento della Comunità dei Comuni del Pamiers che investe in programmi di sviluppo urbano: strade principali, abbellimento e riabilitazione del proprio patrimonio.
Con la crescita della popolazione, la città crea inoltre nuove aree suburbane. Altri sforzi operati dal comune sono nel settore della scuola, soprattutto per ciò che riguarda le attività extrascolastiche e di prima infanzia. Oggi, la città dispone di ben 11 scuole tra asili nido ed elementari, quattro collegi, sei scuole e un infermeria scolastica. Non male per una cittadina di circa 15000 abitanti.

Bagnères-de-Luchon

50 edizioni della Grand Boucle sono passate da questa città sita a pochi km dalla Spagna. In particolare dall’edizione del 1910 a quella del 1938 il Tour propose sempre l’arrivo a Bagnères-de-Luchon partendo da Perpignan, da Bayonne, da Pau o da Ax-les-Thermes.
Anche dopo la Seconda Guerra Mondiale si continuò ad arrivare e a partire spesso dalla famosa località termale che vide i trionfi di molti campioni tra cui diversi italiani: Bottecchia, Binda, Vignoli, Pesenti, Mugnaini, per finire a Massi nel 1998.
Il giorno dopo il suo trionfo (poi offuscato da una vicenda di doping), nella Bagnères-de-Luchon - Plateau de Beille, Pantani mise il primo mattone nella conquista di quel Tour. La tappa del Tour ’98 rimane l’ultimo arrivo a Bagnères-de-Luchon mentre 4 anni fa la città ospitò la partenza della 12a tappa vinta da Popovich su uno sfortunato Ballan messo in mezzo dall’ucraino e da Freire.

Pamiers

Pamiers, città del dipartimento dell’Ariège dominata da un paio di chiese trecentesche, è da diversi anni molto impegnata in operazioni di riammodernamento e ristrutturazione delle abitazioni più vecchie del suo centro storico grazie anche all’intervento della Comunità dei Comuni del Pamiers che investe in programmi di sviluppo urbano: strade principali, abbellimento e riabilitazione del proprio patrimonio.
Con la crescita della popolazione, la città crea inoltre nuove aree suburbane. Altri sforzi operati dal comune sono nel settore della scuola, soprattutto per ciò che riguarda le attività extrascolastiche e di prima infanzia. Oggi, la città dispone di ben 11 scuole tra asili nido ed elementari, quattro collegi, sei scuole e un infermeria scolastica. Non male per una cittadina di circa 15000 abitanti.

Bagnères-de-Luchon

50 edizioni della Grand Boucle sono passate da questa città sita a pochi km dalla Spagna. In particolare dall’edizione del 1910 a quella del 1938 il Tour propose sempre l’arrivo a Bagnères-de-Luchon partendo da Perpignan, da Bayonne, da Pau o da Ax-les-Thermes.
Anche dopo la Seconda Guerra Mondiale si continuò ad arrivare e a partire spesso dalla famosa località termale che vide i trionfi di molti campioni tra cui diversi italiani: Bottecchia, Binda, Vignoli, Pesenti, Mugnaini, per finire a Massi nel 1998.
Il giorno dopo il suo trionfo (poi offuscato da una vicenda di doping), nella Bagnères-de-Luchon - Plateau de Beille, Pantani mise il primo mattone nella conquista di quel Tour. La tappa del Tour ’98 rimane l’ultimo arrivo a Bagnères-de-Luchon mentre 4 anni fa la città ospitò la partenza della 12a tappa vinta da Popovich su uno sfortunato Ballan messo in mezzo dall’ucraino e da Freire.

Pamiers

Pamiers, città del dipartimento dell’Ariège dominata da un paio di chiese trecentesche, è da diversi anni molto impegnata in operazioni di riammodernamento e ristrutturazione delle abitazioni più vecchie del suo centro storico grazie anche all’intervento della Comunità dei Comuni del Pamiers che investe in programmi di sviluppo urbano: strade principali, abbellimento e riabilitazione del proprio patrimonio.
Con la crescita della popolazione, la città crea inoltre nuove aree suburbane. Altri sforzi operati dal comune sono nel settore della scuola, soprattutto per ciò che riguarda le attività extrascolastiche e di prima infanzia. Oggi, la città dispone di ben 11 scuole tra asili nido ed elementari, quattro collegi, sei scuole e un infermeria scolastica. Non male per una cittadina di circa 15000 abitanti.

Bagnères-de-Luchon

50 edizioni della Grand Boucle sono passate da questa città sita a pochi km dalla Spagna. In particolare dall’edizione del 1910 a quella del 1938 il Tour propose sempre l’arrivo a Bagnères-de-Luchon partendo da Perpignan, da Bayonne, da Pau o da Ax-les-Thermes.
Anche dopo la Seconda Guerra Mondiale si continuò ad arrivare e a partire spesso dalla famosa località termale che vide i trionfi di molti campioni tra cui diversi italiani: Bottecchia, Binda, Vignoli, Pesenti, Mugnaini, per finire a Massi nel 1998.
Il giorno dopo il suo trionfo (poi offuscato da una vicenda di doping), nella Bagnères-de-Luchon - Plateau de Beille, Pantani mise il primo mattone nella conquista di quel Tour. La tappa del Tour ’98 rimane l’ultimo arrivo a Bagnères-de-Luchon mentre 4 anni fa la città ospitò la partenza della 12a tappa vinta da Popovich su uno sfortunato Ballan messo in mezzo dall’ucraino e da Freire.

Pamiers

Pamiers, città del dipartimento dell’Ariège dominata da un paio di chiese trecentesche, è da diversi anni molto impegnata in operazioni di riammodernamento e ristrutturazione delle abitazioni più vecchie del suo centro storico grazie anche all’intervento della Comunità dei Comuni del Pamiers che investe in programmi di sviluppo urbano: strade principali, abbellimento e riabilitazione del proprio patrimonio.
Con la crescita della popolazione, la città crea inoltre nuove aree suburbane. Altri sforzi operati dal comune sono nel settore della scuola, soprattutto per ciò che riguarda le attività extrascolastiche e di prima infanzia. Oggi, la città dispone di ben 11 scuole tra asili nido ed elementari, quattro collegi, sei scuole e un infermeria scolastica. Non male per una cittadina di circa 15000 abitanti.

Bagnères-de-Luchon

50 edizioni della Grand Boucle sono passate da questa città sita a pochi km dalla Spagna. In particolare dall’edizione del 1910 a quella del 1938 il Tour propose sempre l’arrivo a Bagnères-de-Luchon partendo da Perpignan, da Bayonne, da Pau o da Ax-les-Thermes.
Anche dopo la Seconda Guerra Mondiale si continuò ad arrivare e a partire spesso dalla famosa località termale che vide i trionfi di molti campioni tra cui diversi italiani: Bottecchia, Binda, Vignoli, Pesenti, Mugnaini, per finire a Massi nel 1998.
Il giorno dopo il suo trionfo (poi offuscato da una vicenda di doping), nella Bagnères-de-Luchon - Plateau de Beille, Pantani mise il primo mattone nella conquista di quel Tour. La tappa del Tour ’98 rimane l’ultimo arrivo a Bagnères-de-Luchon mentre 4 anni fa la città ospitò la partenza della 12a tappa vinta da Popovich su uno sfortunato Ballan messo in mezzo dall’ucraino e da Freire.

Pamiers

Pamiers, città del dipartimento dell’Ariège dominata da un paio di chiese trecentesche, è da diversi anni molto impegnata in operazioni di riammodernamento e ristrutturazione delle abitazioni più vecchie del suo centro storico grazie anche all’intervento della Comunità dei Comuni del Pamiers che investe in programmi di sviluppo urbano: strade principali, abbellimento e riabilitazione del proprio patrimonio.
Con la crescita della popolazione, la città crea inoltre nuove aree suburbane. Altri sforzi operati dal comune sono nel settore della scuola, soprattutto per ciò che riguarda le attività extrascolastiche e di prima infanzia. Oggi, la città dispone di ben 11 scuole tra asili nido ed elementari, quattro collegi, sei scuole e un infermeria scolastica. Non male per una cittadina di circa 15000 abitanti.

Bagnères-de-Luchon

50 edizioni della Grand Boucle sono passate da questa città sita a pochi km dalla Spagna. In particolare dall’edizione del 1910 a quella del 1938 il Tour propose sempre l’arrivo a Bagnères-de-Luchon partendo da Perpignan, da Bayonne, da Pau o da Ax-les-Thermes.
Anche dopo la Seconda Guerra Mondiale si continuò ad arrivare e a partire spesso dalla famosa località termale che vide i trionfi di molti campioni tra cui diversi italiani: Bottecchia, Binda, Vignoli, Pesenti, Mugnaini, per finire a Massi nel 1998.
Il giorno dopo il suo trionfo (poi offuscato da una vicenda di doping), nella Bagnères-de-Luchon - Plateau de Beille, Pantani mise il primo mattone nella conquista di quel Tour. La tappa del Tour ’98 rimane l’ultimo arrivo a Bagnères-de-Luchon mentre 4 anni fa la città ospitò la partenza della 12a tappa vinta da Popovich su uno sfortunato Ballan messo in mezzo dall’ucraino e da Freire.

Meteo

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17.15 - Bagnères-de-Luchon

Soggetti Alternativi

Prima Grande Boucle della carriera per lui che ha già preso parte a quattro grandi corse a tappe (un Giro e tre Vuelta, tutte portate a termine) nelle scorse annate. Alla Caisse d'Epargne fin dagli esordi da professionista (questa è la sua sesta stagione nel team), è principalmente un uomo squadra che di rado si ritaglia qualche spazio personale. La più grande soddisfazione resta senza dubbio il successo, l'unico al momento nella massima categoria, nella tappa di Las Rozas alla Vuelta 2008, quando sorprese tutti al termine di una fuga da lontano. Per il resto un 4° posto al Giro del Mediterraneo 2009 e un 7° a Dunkerque in stagione. Potrebbe mettersi in mostra con un'azione a lunga gittata, per far sì che gli avversari siano ancora...sErviti!

Vivian Ghianni

Prima Grande Boucle della carriera per lui che ha già preso parte a quattro grandi corse a tappe (un Giro e tre Vuelta, tutte portate a termine) nelle scorse annate. Alla Caisse d'Epargne fin dagli esordi da professionista (questa è la sua sesta stagione nel team), è principalmente un uomo squadra che di rado si ritaglia qualche spazio personale. La più grande soddisfazione resta senza dubbio il successo, l'unico al momento nella massima categoria, nella tappa di Las Rozas alla Vuelta 2008, quando sorprese tutti al termine di una fuga da lontano. Per il resto un 4° posto al Giro del Mediterraneo 2009 e un 7° a Dunkerque in stagione. Potrebbe mettersi in mostra con un'azione a lunga gittata, per far sì che gli avversari siano ancora...sErviti!

Prima Grande Boucle della carriera per lui che ha già preso parte a quattro grandi corse a tappe (un Giro e tre Vuelta, tutte portate a termine) nelle scorse annate. Alla Caisse d'Epargne fin dagli esordi da professionista (questa è la sua sesta stagione nel team), è principalmente un uomo squadra che di rado si ritaglia qualche spazio personale. La più grande soddisfazione resta senza dubbio il successo, l'unico al momento nella massima categoria, nella tappa di Las Rozas alla Vuelta 2008, quando sorprese tutti al termine di una fuga da lontano. Per il resto un 4° posto al Giro del Mediterraneo 2009 e un 7° a Dunkerque in stagione. Potrebbe mettersi in mostra con un'azione a lunga gittata, per far sì che gli avversari siano ancora...sErviti!

Prima Grande Boucle della carriera per lui che ha già preso parte a quattro grandi corse a tappe (un Giro e tre Vuelta, tutte portate a termine) nelle scorse annate. Alla Caisse d'Epargne fin dagli esordi da professionista (questa è la sua sesta stagione nel team), è principalmente un uomo squadra che di rado si ritaglia qualche spazio personale. La più grande soddisfazione resta senza dubbio il successo, l'unico al momento nella massima categoria, nella tappa di Las Rozas alla Vuelta 2008, quando sorprese tutti al termine di una fuga da lontano. Per il resto un 4° posto al Giro del Mediterraneo 2009 e un 7° a Dunkerque in stagione. Potrebbe mettersi in mostra con un'azione a lunga gittata, per far sì che gli avversari siano ancora...sErviti!

Prima Grande Boucle della carriera per lui che ha già preso parte a quattro grandi corse a tappe (un Giro e tre Vuelta, tutte portate a termine) nelle scorse annate. Alla Caisse d'Epargne fin dagli esordi da professionista (questa è la sua sesta stagione nel team), è principalmente un uomo squadra che di rado si ritaglia qualche spazio personale. La più grande soddisfazione resta senza dubbio il successo, l'unico al momento nella massima categoria, nella tappa di Las Rozas alla Vuelta 2008, quando sorprese tutti al termine di una fuga da lontano. Per il resto un 4° posto al Giro del Mediterraneo 2009 e un 7° a Dunkerque in stagione. Potrebbe mettersi in mostra con un'azione a lunga gittata, per far sì che gli avversari siano ancora...sErviti!

Prima Grande Boucle della carriera per lui che ha già preso parte a quattro grandi corse a tappe (un Giro e tre Vuelta, tutte portate a termine) nelle scorse annate. Alla Caisse d'Epargne fin dagli esordi da professionista (questa è la sua sesta stagione nel team), è principalmente un uomo squadra che di rado si ritaglia qualche spazio personale. La più grande soddisfazione resta senza dubbio il successo, l'unico al momento nella massima categoria, nella tappa di Las Rozas alla Vuelta 2008, quando sorprese tutti al termine di una fuga da lontano. Per il resto un 4° posto al Giro del Mediterraneo 2009 e un 7° a Dunkerque in stagione. Potrebbe mettersi in mostra con un'azione a lunga gittata, per far sì che gli avversari siano ancora...sErviti!

TourTweet

mcewenrobbie: un bel riassunto http://tinyurl.com/29pgbhz adesso arriva un altro trasferimento prima di una tappa che sembra un po' più impegnativa di ieri

teammilram: i ragazzi hanno appena fatto colazione. Wegmann e Knees sono un po' raffreddati. Gli altri stanno bene e sono di buon umore

albertocontador (ieri): vado a dormire che è molto tardi. Ecco un video sulla tappa di ieri http://tinyurl.com/35q3gsh

manuelquinziato (ieri): stasera si ascoltano i Depeche Mode. È ora di dormire, so che appena chiuderò gli occhi sarà già il momento di mettersi i pantaloncini da gara. Il tempo vola al TdF

andykloedi (ieri): subito prima dell'arrivo ho seguito le macchine e ho dovuto tornare indietro :-( per la strada giusta verso il traguardo. Che giornata di merda :-(

L'Eau Froide (Olivier Assayas, 1994)

La locandina di L'Eau Froide - Foto www.cinema-francais.fr

Dall'incomprensibile mondo degli adulti non c'è che una cosa da fare: fuggire. Quella fuga universalmente riconosciuta come un territorio libero e selvaggio, rischioso e salvifico, un archetipo che ha attraversato il cinema e che a ben pensarci è stato codificato proprio da alcuni sommi autori della Nouvelle Vague (di Truffaut e del suo giovane Doinel abbiamo già parlato in questa rubrica). Anche Assayas, pescando molto nella propria biografia personale, ci parla di giovani che si sentono fuori posto dappertutto e cercano una loro dimensione lontano dalle regole di una società sclerotizzata in cui nessuno osa, nessuno rischia un passo in più verso l'ignoto, in cui nessuno fa lo sforzo di provare a capire le persone che girano intorno. Se ne vanno via i due adolescenti, verso chissà dove, ma non importa, perché quello che più importa è il come, e la fuga cambia spesso una vita, di sicuro cambia le prospettive con cui guardiamo al mondo. Una splendida, giovanissima Virginie Ledoyen; una lunga indimenticabile scena di una festa pirata, rock d'epoca (l'ambientazione è del '72) a tutto andare e ballo fino allo sfinimento. Tutto intorno, un film definitivamente liberatorio, se mai ce n'è stato uno.

Marco Grassi

L'Eau Froide (Olivier Assayas, 1994)

La locandina di L'Eau Froide - Foto www.cinema-francais.fr

Dall'incomprensibile mondo degli adulti non c'è che una cosa da fare: fuggire. Quella fuga universalmente riconosciuta come un territorio libero e selvaggio, rischioso e salvifico, un archetipo che ha attraversato il cinema e che a ben pensarci è stato codificato proprio da alcuni sommi autori della Nouvelle Vague (di Truffaut e del suo giovane Doinel abbiamo già parlato in questa rubrica). Anche Assayas, pescando molto nella propria biografia personale, ci parla di giovani che si sentono fuori posto dappertutto e cercano una loro dimensione lontano dalle regole di una società sclerotizzata in cui nessuno osa, nessuno rischia un passo in più verso l'ignoto, in cui nessuno fa lo sforzo di provare a capire le persone che girano intorno. Se ne vanno via i due adolescenti, verso chissà dove, ma non importa, perché quello che più importa è il come, e la fuga cambia spesso una vita, di sicuro cambia le prospettive con cui guardiamo al mondo. Una splendida, giovanissima Virginie Ledoyen; una lunga indimenticabile scena di una festa pirata, rock d'epoca (l'ambientazione è del '72) a tutto andare e ballo fino allo sfinimento. Tutto intorno, un film definitivamente liberatorio, se mai ce n'è stato uno.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna TourNotes 2010 – 15a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 15a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 15a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 15a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 15a tappa

L'Eau Froide (Olivier Assayas, 1994)

La locandina di L'Eau Froide - Foto www.cinema-francais.fr

Dall'incomprensibile mondo degli adulti non c'è che una cosa da fare: fuggire. Quella fuga universalmente riconosciuta come un territorio libero e selvaggio, rischioso e salvifico, un archetipo che ha attraversato il cinema e che a ben pensarci è stato codificato proprio da alcuni sommi autori della Nouvelle Vague (di Truffaut e del suo giovane Doinel abbiamo già parlato in questa rubrica). Anche Assayas, pescando molto nella propria biografia personale, ci parla di giovani che si sentono fuori posto dappertutto e cercano una loro dimensione lontano dalle regole di una società sclerotizzata in cui nessuno osa, nessuno rischia un passo in più verso l'ignoto, in cui nessuno fa lo sforzo di provare a capire le persone che girano intorno. Se ne vanno via i due adolescenti, verso chissà dove, ma non importa, perché quello che più importa è il come, e la fuga cambia spesso una vita, di sicuro cambia le prospettive con cui guardiamo al mondo. Una splendida, giovanissima Virginie Ledoyen; una lunga indimenticabile scena di una festa pirata, rock d'epoca (l'ambientazione è del '72) a tutto andare e ballo fino allo sfinimento. Tutto intorno, un film definitivamente liberatorio, se mai ce n'è stato uno.

Marco Grassi

L'Eau Froide (Olivier Assayas, 1994)

La locandina di L'Eau Froide - Foto www.cinema-francais.fr

Dall'incomprensibile mondo degli adulti non c'è che una cosa da fare: fuggire. Quella fuga universalmente riconosciuta come un territorio libero e selvaggio, rischioso e salvifico, un archetipo che ha attraversato il cinema e che a ben pensarci è stato codificato proprio da alcuni sommi autori della Nouvelle Vague (di Truffaut e del suo giovane Doinel abbiamo già parlato in questa rubrica). Anche Assayas, pescando molto nella propria biografia personale, ci parla di giovani che si sentono fuori posto dappertutto e cercano una loro dimensione lontano dalle regole di una società sclerotizzata in cui nessuno osa, nessuno rischia un passo in più verso l'ignoto, in cui nessuno fa lo sforzo di provare a capire le persone che girano intorno. Se ne vanno via i due adolescenti, verso chissà dove, ma non importa, perché quello che più importa è il come, e la fuga cambia spesso una vita, di sicuro cambia le prospettive con cui guardiamo al mondo. Una splendida, giovanissima Virginie Ledoyen; una lunga indimenticabile scena di una festa pirata, rock d'epoca (l'ambientazione è del '72) a tutto andare e ballo fino allo sfinimento. Tutto intorno, un film definitivamente liberatorio, se mai ce n'è stato uno.

Marco Grassi

L'Eau Froide (Olivier Assayas, 1994)

La locandina di L'Eau Froide - Foto www.cinema-francais.fr

Dall'incomprensibile mondo degli adulti non c'è che una cosa da fare: fuggire. Quella fuga universalmente riconosciuta come un territorio libero e selvaggio, rischioso e salvifico, un archetipo che ha attraversato il cinema e che a ben pensarci è stato codificato proprio da alcuni sommi autori della Nouvelle Vague (di Truffaut e del suo giovane Doinel abbiamo già parlato in questa rubrica). Anche Assayas, pescando molto nella propria biografia personale, ci parla di giovani che si sentono fuori posto dappertutto e cercano una loro dimensione lontano dalle regole di una società sclerotizzata in cui nessuno osa, nessuno rischia un passo in più verso l'ignoto, in cui nessuno fa lo sforzo di provare a capire le persone che girano intorno. Se ne vanno via i due adolescenti, verso chissà dove, ma non importa, perché quello che più importa è il come, e la fuga cambia spesso una vita, di sicuro cambia le prospettive con cui guardiamo al mondo. Una splendida, giovanissima Virginie Ledoyen; una lunga indimenticabile scena di una festa pirata, rock d'epoca (l'ambientazione è del '72) a tutto andare e ballo fino allo sfinimento. Tutto intorno, un film definitivamente liberatorio, se mai ce n'è stato uno.

Marco Grassi

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