Il Portale del Ciclismo professionistico

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Anziché iniziare con la descrizione del percorso, vogliamo mettere in evidenza una curiosità che da sola può prevedere cosa succederà oggi: nelle ultime quattro volte in cui Revel ha ospitato un arrivo del Tour (ogni cinque anni: 1990, 1995, 2000, 2005) è sempre andata via una fuga da lontano. Il copione non dovrebbe cambiare perché il percorso, seppur non difficilissimo, è abbastanza lungo (196 km) e vallonato con tre Gpm di quarta categoria, due di terza e altri brevi strappi che non assegnano punti per la maglia a pois: in più, la Côte de Saint-Ferréol a 7.5 km dall'arrivo può spaventare gli sprinter (nel 2005 addirittura alcuni uomini di classifica persero 20") e le squadre difficilmente tireranno per non ottenere nulla, più facile che siano gli stessi velocisti ad inserirsi nella fuga.

Rodez

Le origini di Rodez, antica capitale del Rouergue, si possono far risalire a un’antica roccaforte costruita dai Galli sullo sperone roccioso che sovrasta uno dei meandri del fiume Aveyron. La città è dominata dalla splendida torre campanaria della cattedrale di Notre Dame de Rodez.
Capoluogo del dipartimento dell'Aveyron nella regione del Midi-Pirenei, Rodez vanta anche un ricco passato storico: è stata protagonista della Guerra dei Cent’anni, della Rivoluzione Francese e della Restaurazione.
Proprio in quest’ultimo periodo balzò agli onori della cronaca per l’Affare Fualdès che diede luogo a processi ed esecuzioni capitali molto discusse. Di Rodez è famoso anche il formaggio, adottato con successo anche dalla cucina pugliese.

Revel

Revel ha rapporti consolidati col Tour de France. Nel 1966 fu una firma prestigiosa, Rudi Altig, a inaugurare la prima delle 7 tappe conclusesi in questa città dell'Alta Garonna.
A Revel hanno comunque vinto sempre ottimi corridori: Agostinho e Merckx (vincitore della Revel-Revel a crono )nel 1969; Mottet nel 1990; Utchakov nel 1995 davanti al giovane Armstrong e al vecchio Cenghialta; Dekker nel 2000 vi mise il secondo dei suoi tre incredibili sigilli di quell'anno; mentre nel 2005, ultimo arrivo a Revel, ci fu l'unico successo di un azzurro.
Savoldelli, reduce da un Giro trionfale, riuscì con un intelligentissimo finale ad avere la meglio su un drappello comprendente tra gli altri Arvesen, Gerrans e Grivko.

Marco Fiorilla
Rodez

Le origini di Rodez, antica capitale del Rouergue, si possono far risalire a un’antica roccaforte costruita dai Galli sullo sperone roccioso che sovrasta uno dei meandri del fiume Aveyron. La città è dominata dalla splendida torre campanaria della cattedrale di Notre Dame de Rodez.
Capoluogo del dipartimento dell'Aveyron nella regione del Midi-Pirenei, Rodez vanta anche un ricco passato storico: è stata protagonista della Guerra dei Cent’anni, della Rivoluzione Francese e della Restaurazione.
Proprio in quest’ultimo periodo balzò agli onori della cronaca per l’Affare Fualdès che diede luogo a processi ed esecuzioni capitali molto discusse. Di Rodez è famoso anche il formaggio, adottato con successo anche dalla cucina pugliese.

Revel

Revel ha rapporti consolidati col Tour de France. Nel 1966 fu una firma prestigiosa, Rudi Altig, a inaugurare la prima delle 7 tappe conclusesi in questa città dell'Alta Garonna.
A Revel hanno comunque vinto sempre ottimi corridori: Agostinho e Merckx (vincitore della Revel-Revel a crono )nel 1969; Mottet nel 1990; Utchakov nel 1995 davanti al giovane Armstrong e al vecchio Cenghialta; Dekker nel 2000 vi mise il secondo dei suoi tre incredibili sigilli di quell'anno; mentre nel 2005, ultimo arrivo a Revel, ci fu l'unico successo di un azzurro.
Savoldelli, reduce da un Giro trionfale, riuscì con un intelligentissimo finale ad avere la meglio su un drappello comprendente tra gli altri Arvesen, Gerrans e Grivko.

Rodez

Le origini di Rodez, antica capitale del Rouergue, si possono far risalire a un’antica roccaforte costruita dai Galli sullo sperone roccioso che sovrasta uno dei meandri del fiume Aveyron. La città è dominata dalla splendida torre campanaria della cattedrale di Notre Dame de Rodez.
Capoluogo del dipartimento dell'Aveyron nella regione del Midi-Pirenei, Rodez vanta anche un ricco passato storico: è stata protagonista della Guerra dei Cent’anni, della Rivoluzione Francese e della Restaurazione.
Proprio in quest’ultimo periodo balzò agli onori della cronaca per l’Affare Fualdès che diede luogo a processi ed esecuzioni capitali molto discusse. Di Rodez è famoso anche il formaggio, adottato con successo anche dalla cucina pugliese.

Revel

Revel ha rapporti consolidati col Tour de France. Nel 1966 fu una firma prestigiosa, Rudi Altig, a inaugurare la prima delle 7 tappe conclusesi in questa città dell'Alta Garonna.
A Revel hanno comunque vinto sempre ottimi corridori: Agostinho e Merckx (vincitore della Revel-Revel a crono )nel 1969; Mottet nel 1990; Utchakov nel 1995 davanti al giovane Armstrong e al vecchio Cenghialta; Dekker nel 2000 vi mise il secondo dei suoi tre incredibili sigilli di quell'anno; mentre nel 2005, ultimo arrivo a Revel, ci fu l'unico successo di un azzurro.
Savoldelli, reduce da un Giro trionfale, riuscì con un intelligentissimo finale ad avere la meglio su un drappello comprendente tra gli altri Arvesen, Gerrans e Grivko.

Rodez

Le origini di Rodez, antica capitale del Rouergue, si possono far risalire a un’antica roccaforte costruita dai Galli sullo sperone roccioso che sovrasta uno dei meandri del fiume Aveyron. La città è dominata dalla splendida torre campanaria della cattedrale di Notre Dame de Rodez.
Capoluogo del dipartimento dell'Aveyron nella regione del Midi-Pirenei, Rodez vanta anche un ricco passato storico: è stata protagonista della Guerra dei Cent’anni, della Rivoluzione Francese e della Restaurazione.
Proprio in quest’ultimo periodo balzò agli onori della cronaca per l’Affare Fualdès che diede luogo a processi ed esecuzioni capitali molto discusse. Di Rodez è famoso anche il formaggio, adottato con successo anche dalla cucina pugliese.

Revel

Revel ha rapporti consolidati col Tour de France. Nel 1966 fu una firma prestigiosa, Rudi Altig, a inaugurare la prima delle 7 tappe conclusesi in questa città dell'Alta Garonna.
A Revel hanno comunque vinto sempre ottimi corridori: Agostinho e Merckx (vincitore della Revel-Revel a crono )nel 1969; Mottet nel 1990; Utchakov nel 1995 davanti al giovane Armstrong e al vecchio Cenghialta; Dekker nel 2000 vi mise il secondo dei suoi tre incredibili sigilli di quell'anno; mentre nel 2005, ultimo arrivo a Revel, ci fu l'unico successo di un azzurro.
Savoldelli, reduce da un Giro trionfale, riuscì con un intelligentissimo finale ad avere la meglio su un drappello comprendente tra gli altri Arvesen, Gerrans e Grivko.

Rodez

Le origini di Rodez, antica capitale del Rouergue, si possono far risalire a un’antica roccaforte costruita dai Galli sullo sperone roccioso che sovrasta uno dei meandri del fiume Aveyron. La città è dominata dalla splendida torre campanaria della cattedrale di Notre Dame de Rodez.
Capoluogo del dipartimento dell'Aveyron nella regione del Midi-Pirenei, Rodez vanta anche un ricco passato storico: è stata protagonista della Guerra dei Cent’anni, della Rivoluzione Francese e della Restaurazione.
Proprio in quest’ultimo periodo balzò agli onori della cronaca per l’Affare Fualdès che diede luogo a processi ed esecuzioni capitali molto discusse. Di Rodez è famoso anche il formaggio, adottato con successo anche dalla cucina pugliese.

Revel

Revel ha rapporti consolidati col Tour de France. Nel 1966 fu una firma prestigiosa, Rudi Altig, a inaugurare la prima delle 7 tappe conclusesi in questa città dell'Alta Garonna.
A Revel hanno comunque vinto sempre ottimi corridori: Agostinho e Merckx (vincitore della Revel-Revel a crono )nel 1969; Mottet nel 1990; Utchakov nel 1995 davanti al giovane Armstrong e al vecchio Cenghialta; Dekker nel 2000 vi mise il secondo dei suoi tre incredibili sigilli di quell'anno; mentre nel 2005, ultimo arrivo a Revel, ci fu l'unico successo di un azzurro.
Savoldelli, reduce da un Giro trionfale, riuscì con un intelligentissimo finale ad avere la meglio su un drappello comprendente tra gli altri Arvesen, Gerrans e Grivko.

Rodez

Le origini di Rodez, antica capitale del Rouergue, si possono far risalire a un’antica roccaforte costruita dai Galli sullo sperone roccioso che sovrasta uno dei meandri del fiume Aveyron. La città è dominata dalla splendida torre campanaria della cattedrale di Notre Dame de Rodez.
Capoluogo del dipartimento dell'Aveyron nella regione del Midi-Pirenei, Rodez vanta anche un ricco passato storico: è stata protagonista della Guerra dei Cent’anni, della Rivoluzione Francese e della Restaurazione.
Proprio in quest’ultimo periodo balzò agli onori della cronaca per l’Affare Fualdès che diede luogo a processi ed esecuzioni capitali molto discusse. Di Rodez è famoso anche il formaggio, adottato con successo anche dalla cucina pugliese.

Revel

Revel ha rapporti consolidati col Tour de France. Nel 1966 fu una firma prestigiosa, Rudi Altig, a inaugurare la prima delle 7 tappe conclusesi in questa città dell'Alta Garonna.
A Revel hanno comunque vinto sempre ottimi corridori: Agostinho e Merckx (vincitore della Revel-Revel a crono )nel 1969; Mottet nel 1990; Utchakov nel 1995 davanti al giovane Armstrong e al vecchio Cenghialta; Dekker nel 2000 vi mise il secondo dei suoi tre incredibili sigilli di quell'anno; mentre nel 2005, ultimo arrivo a Revel, ci fu l'unico successo di un azzurro.
Savoldelli, reduce da un Giro trionfale, riuscì con un intelligentissimo finale ad avere la meglio su un drappello comprendente tra gli altri Arvesen, Gerrans e Grivko.

Meteo

12.35 - Rodez
15.00 - Realmont
17.20 - Revel

Soggetti Alternativi

Il Tour in corso rappresenta la seconda gara a tappe della sua carriera, dopo aver disputato e concluso la Vuelta nello scorso anno. Da quattro stagioni nelle file della Quick Step, in gioventù si è cimentato anche nella Mountain Bike e nel 2004 si è laureato campione nazionale belga tra gli Under 23. La vittoria per lui non è ancora arrivata nella massima categoria, dove si è fatto notare per qualche piazzamento (6° alla Parigi-Bruxelles 2008, 3° al Trofeo Soller nello stesso anno, nei 15 all'ultima Parigi-Roubaix e protagonista più volte sul Cauberg allo Ster Elektrotoer). Passista che supera bene gli strappi brevi anche se non eccelle allo sprint. Una fuga da lontano può essere il miglior viatico per un buon risultato. E cercar di essere un Wyn...ants!

Vivian Ghianni

Il Tour in corso rappresenta la seconda gara a tappe della sua carriera, dopo aver disputato e concluso la Vuelta nello scorso anno. Da quattro stagioni nelle file della Quick Step, in gioventù si è cimentato anche nella Mountain Bike e nel 2004 si è laureato campione nazionale belga tra gli Under 23. La vittoria per lui non è ancora arrivata nella massima categoria, dove si è fatto notare per qualche piazzamento (6° alla Parigi-Bruxelles 2008, 3° al Trofeo Soller nello stesso anno, nei 15 all'ultima Parigi-Roubaix e protagonista più volte sul Cauberg allo Ster Elektrotoer). Passista che supera bene gli strappi brevi anche se non eccelle allo sprint. Una fuga da lontano può essere il miglior viatico per un buon risultato. E cercar di essere un Wyn...ants!

Il Tour in corso rappresenta la seconda gara a tappe della sua carriera, dopo aver disputato e concluso la Vuelta nello scorso anno. Da quattro stagioni nelle file della Quick Step, in gioventù si è cimentato anche nella Mountain Bike e nel 2004 si è laureato campione nazionale belga tra gli Under 23. La vittoria per lui non è ancora arrivata nella massima categoria, dove si è fatto notare per qualche piazzamento (6° alla Parigi-Bruxelles 2008, 3° al Trofeo Soller nello stesso anno, nei 15 all'ultima Parigi-Roubaix e protagonista più volte sul Cauberg allo Ster Elektrotoer). Passista che supera bene gli strappi brevi anche se non eccelle allo sprint. Una fuga da lontano può essere il miglior viatico per un buon risultato. E cercar di essere un Wyn...ants!

Il Tour in corso rappresenta la seconda gara a tappe della sua carriera, dopo aver disputato e concluso la Vuelta nello scorso anno. Da quattro stagioni nelle file della Quick Step, in gioventù si è cimentato anche nella Mountain Bike e nel 2004 si è laureato campione nazionale belga tra gli Under 23. La vittoria per lui non è ancora arrivata nella massima categoria, dove si è fatto notare per qualche piazzamento (6° alla Parigi-Bruxelles 2008, 3° al Trofeo Soller nello stesso anno, nei 15 all'ultima Parigi-Roubaix e protagonista più volte sul Cauberg allo Ster Elektrotoer). Passista che supera bene gli strappi brevi anche se non eccelle allo sprint. Una fuga da lontano può essere il miglior viatico per un buon risultato. E cercar di essere un Wyn...ants!

Il Tour in corso rappresenta la seconda gara a tappe della sua carriera, dopo aver disputato e concluso la Vuelta nello scorso anno. Da quattro stagioni nelle file della Quick Step, in gioventù si è cimentato anche nella Mountain Bike e nel 2004 si è laureato campione nazionale belga tra gli Under 23. La vittoria per lui non è ancora arrivata nella massima categoria, dove si è fatto notare per qualche piazzamento (6° alla Parigi-Bruxelles 2008, 3° al Trofeo Soller nello stesso anno, nei 15 all'ultima Parigi-Roubaix e protagonista più volte sul Cauberg allo Ster Elektrotoer). Passista che supera bene gli strappi brevi anche se non eccelle allo sprint. Una fuga da lontano può essere il miglior viatico per un buon risultato. E cercar di essere un Wyn...ants!

Il Tour in corso rappresenta la seconda gara a tappe della sua carriera, dopo aver disputato e concluso la Vuelta nello scorso anno. Da quattro stagioni nelle file della Quick Step, in gioventù si è cimentato anche nella Mountain Bike e nel 2004 si è laureato campione nazionale belga tra gli Under 23. La vittoria per lui non è ancora arrivata nella massima categoria, dove si è fatto notare per qualche piazzamento (6° alla Parigi-Bruxelles 2008, 3° al Trofeo Soller nello stesso anno, nei 15 all'ultima Parigi-Roubaix e protagonista più volte sul Cauberg allo Ster Elektrotoer). Passista che supera bene gli strappi brevi anche se non eccelle allo sprint. Una fuga da lontano può essere il miglior viatico per un buon risultato. E cercar di essere un Wyn...ants!

TourTweet

bdlancaster: Oggi potrebbe essere decisivo per la caccia di Thor alla maglia verde! La piccola salita di 3a alla fine renderà le cose parecchio interessanti.

bvandborg (ieri): Giornata da ciclismo d'altri tempi. Che tappa! 4 mesi fa qui c'erano 40 gradi in meno, sull'ultima salita.

CadelOfficial (ieri): In questo TdF troppa 'second skin' e 'kinesio tape'..... Praticamente sto tutto insieme grazie a quelli... :o(

mcewenrobbie (ieri): Giornata durissima, tappa terribile ma ce l'ho fatta. Alberto ha caricato la sua pistola, ma a quanto pare Joaquim ne aveva una più grande e più munizioni! Grande Purito!!

Ressources Humaines (Laurent Cantet, 2000)

La locandina di Ressources Humaines - Foto www.lettres-histoire.ac-aix-marseille.fr

Generazioni a confronto. Viene sempre il momento in cui il giovane rampante deve mandare in pensione il veterano, senza troppi riguardi, magari, senza il dovuto rispetto, mettendo al primo posto gli obiettivi posti e sottilineati dalla competitività su cui si basano le nostre attività. Quando sui due fronti si trovano un figlio e un padre, il dramma umano diventa terribilmente concreto e ci lascia a specchiarci nelle nostre certezze scricchiolanti. Aveva già capito tutto Laurent Cantet, con un po' di anni d'anticipo (non che ci volesse tanto, a dire il vero, ma la questione è anche saper rappresentare la realtà presente e futuristica): un capitalismo non mediato da massicce dosi di solidarietà sociale, è destinato al collasso, e a prefigurare un'inconsapevole lotta tra generazioni, appunto, che disgrega la società occidentale. Cantet, probabilmente l'esponente migliore dell'ultimo decennio di cinema francese, sa andare al cuore del problema. Con sguardo verista, senza vezzi e senza lazzi, con attori presi "dalla strada" (o dalla fabbrica?), senza dover condire la storia degli uomini con inutili (ai nostri fini) orpelli amorosi, inquadrando le cose reali e parlando di operai senza vergogna. Un'opera, un genere se vogliamo, sicuramente un'attitudine che manca da troppo al cinema italiano.

Marco Grassi

Ressources Humaines (Laurent Cantet, 2000)

La locandina di Ressources Humaines - Foto www.lettres-histoire.ac-aix-marseille.fr

Generazioni a confronto. Viene sempre il momento in cui il giovane rampante deve mandare in pensione il veterano, senza troppi riguardi, magari, senza il dovuto rispetto, mettendo al primo posto gli obiettivi posti e sottilineati dalla competitività su cui si basano le nostre attività. Quando sui due fronti si trovano un figlio e un padre, il dramma umano diventa terribilmente concreto e ci lascia a specchiarci nelle nostre certezze scricchiolanti. Aveva già capito tutto Laurent Cantet, con un po' di anni d'anticipo (non che ci volesse tanto, a dire il vero, ma la questione è anche saper rappresentare la realtà presente e futuristica): un capitalismo non mediato da massicce dosi di solidarietà sociale, è destinato al collasso, e a prefigurare un'inconsapevole lotta tra generazioni, appunto, che disgrega la società occidentale. Cantet, probabilmente l'esponente migliore dell'ultimo decennio di cinema francese, sa andare al cuore del problema. Con sguardo verista, senza vezzi e senza lazzi, con attori presi "dalla strada" (o dalla fabbrica?), senza dover condire la storia degli uomini con inutili (ai nostri fini) orpelli amorosi, inquadrando le cose reali e parlando di operai senza vergogna. Un'opera, un genere se vogliamo, sicuramente un'attitudine che manca da troppo al cinema italiano.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna TourNotes 2010 – 13a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 13a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 13a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 13a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 13a tappa

Ressources Humaines (Laurent Cantet, 2000)

La locandina di Ressources Humaines - Foto www.lettres-histoire.ac-aix-marseille.fr

Generazioni a confronto. Viene sempre il momento in cui il giovane rampante deve mandare in pensione il veterano, senza troppi riguardi, magari, senza il dovuto rispetto, mettendo al primo posto gli obiettivi posti e sottilineati dalla competitività su cui si basano le nostre attività. Quando sui due fronti si trovano un figlio e un padre, il dramma umano diventa terribilmente concreto e ci lascia a specchiarci nelle nostre certezze scricchiolanti. Aveva già capito tutto Laurent Cantet, con un po' di anni d'anticipo (non che ci volesse tanto, a dire il vero, ma la questione è anche saper rappresentare la realtà presente e futuristica): un capitalismo non mediato da massicce dosi di solidarietà sociale, è destinato al collasso, e a prefigurare un'inconsapevole lotta tra generazioni, appunto, che disgrega la società occidentale. Cantet, probabilmente l'esponente migliore dell'ultimo decennio di cinema francese, sa andare al cuore del problema. Con sguardo verista, senza vezzi e senza lazzi, con attori presi "dalla strada" (o dalla fabbrica?), senza dover condire la storia degli uomini con inutili (ai nostri fini) orpelli amorosi, inquadrando le cose reali e parlando di operai senza vergogna. Un'opera, un genere se vogliamo, sicuramente un'attitudine che manca da troppo al cinema italiano.

Marco Grassi

Ressources Humaines (Laurent Cantet, 2000)

La locandina di Ressources Humaines - Foto www.lettres-histoire.ac-aix-marseille.fr

Generazioni a confronto. Viene sempre il momento in cui il giovane rampante deve mandare in pensione il veterano, senza troppi riguardi, magari, senza il dovuto rispetto, mettendo al primo posto gli obiettivi posti e sottilineati dalla competitività su cui si basano le nostre attività. Quando sui due fronti si trovano un figlio e un padre, il dramma umano diventa terribilmente concreto e ci lascia a specchiarci nelle nostre certezze scricchiolanti. Aveva già capito tutto Laurent Cantet, con un po' di anni d'anticipo (non che ci volesse tanto, a dire il vero, ma la questione è anche saper rappresentare la realtà presente e futuristica): un capitalismo non mediato da massicce dosi di solidarietà sociale, è destinato al collasso, e a prefigurare un'inconsapevole lotta tra generazioni, appunto, che disgrega la società occidentale. Cantet, probabilmente l'esponente migliore dell'ultimo decennio di cinema francese, sa andare al cuore del problema. Con sguardo verista, senza vezzi e senza lazzi, con attori presi "dalla strada" (o dalla fabbrica?), senza dover condire la storia degli uomini con inutili (ai nostri fini) orpelli amorosi, inquadrando le cose reali e parlando di operai senza vergogna. Un'opera, un genere se vogliamo, sicuramente un'attitudine che manca da troppo al cinema italiano.

Marco Grassi

Ressources Humaines (Laurent Cantet, 2000)

La locandina di Ressources Humaines - Foto www.lettres-histoire.ac-aix-marseille.fr

Generazioni a confronto. Viene sempre il momento in cui il giovane rampante deve mandare in pensione il veterano, senza troppi riguardi, magari, senza il dovuto rispetto, mettendo al primo posto gli obiettivi posti e sottilineati dalla competitività su cui si basano le nostre attività. Quando sui due fronti si trovano un figlio e un padre, il dramma umano diventa terribilmente concreto e ci lascia a specchiarci nelle nostre certezze scricchiolanti. Aveva già capito tutto Laurent Cantet, con un po' di anni d'anticipo (non che ci volesse tanto, a dire il vero, ma la questione è anche saper rappresentare la realtà presente e futuristica): un capitalismo non mediato da massicce dosi di solidarietà sociale, è destinato al collasso, e a prefigurare un'inconsapevole lotta tra generazioni, appunto, che disgrega la società occidentale. Cantet, probabilmente l'esponente migliore dell'ultimo decennio di cinema francese, sa andare al cuore del problema. Con sguardo verista, senza vezzi e senza lazzi, con attori presi "dalla strada" (o dalla fabbrica?), senza dover condire la storia degli uomini con inutili (ai nostri fini) orpelli amorosi, inquadrando le cose reali e parlando di operai senza vergogna. Un'opera, un genere se vogliamo, sicuramente un'attitudine che manca da troppo al cinema italiano.

Marco Grassi

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