Il Portale del Ciclismo professionistico

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Una frazione che attraversa la Toscana e propone una nuova bella galoppata appenninica. Non ci sono salite tagliagambe, ma gli ingredienti che rendono la tappa interessante non mancano. Subito un paio di strappetti dopo la partenza da Sansepolcro (Anghiari, 2 km con ampi tratti tra il 7 e l'8%; e subito dopo Scheggia, 2.5 km al 6% con un bel finale all'11), quindi una quarantina di chilometri in piano prima del Passo della Consuma, che svetta al km 82 dopo 16 km di un'ascesa divisi in due parti: la prima arriva a Montemignaio (e sono 8 km al 6% che spianano sul finale), quindi dopo 4 km praticamente pianeggianti c'è la seconda parte, fino al Gpm (4 km di cui gli ultimi 3 al 7%). Discesa di 16 km e poi da Paterno si approccia la salita di Vallombrosa, 9 km la cui parte centrale è impegnativa (tra l'8 e il 10%). Dal Gpm mancano 63 km al traguardo: fino a Pontassieve possiamo dire che la strada scende (per 25 km circa), quindi una decina di km di fondovalle precedono la Vetta le Croci. In questo frangente, con la fuga del giorno che potrebbe essere stata annullata nei chilometri precedenti, ci si trova di fronte a un finale tutto da scrivere. La citata salita è lunga 4 km, è abbastanza regolare e ha una pendenza media del 9%: trovandosi, la sua vetta, a soli 22 km dal termine, quel Gpm di 3a categoria che c'è in cima è addirittura poco rappresentativo della qualità della salita stessa. 8.5 km dura la discesa fino a Pian di Mugnone, da cui si risale subito per i 3 km di ascesa a Fiesole. Dice: è la stessa salita del prossimo Mondiale fiorentino? Sì e no. Sì perché è la stessa, no perché la si affronta in senso inverso rispetto a quanto avverrà nella prova iridata, quindi quella che stavolta è salita in settembre sarà discesa, e viceversa. Nel nostro caso, parliamo di 3 km di scalata al 5.7% con un tratto che va oltre il 10, all'inizio. Gli ultimi 10.5 km sono composti da una rapida discesa, un attraversamento della città (nella parte est), e, una volta passati dalla parte opposta dell'Arno, nel finale verso il traguardo di Piazzale Michelangelo. Gli ultimi 2 km, al 3% medio, porteranno il gruppo su uno dei balconi più belli al mondo, quello da cui si gode della vista sull'intera capitale medicea. Festeggiare una vittoria qui, insomma, vale veramente doppio. Certo, sarà difficile vedere i big col coltello tra i denti in questa tappa, ma qualcosa allo spettacolo verrà senz'altro concesso, anche considerando che l'indomani ci sarà il giorno di riposo.

Sansepolcro

Soli due gli arrivi del Giro d'Italia a Sansepolcro, ma che nomi hanno vinto qui! Basti solo dire Miguel Indurain e Mario Cipollini... Nel 1992 un non ancora 28enne Miguel Indurain si affacciò al Giro vincendolo per la prima volta (a fine carriera avrà nel palmarès due corse rosa, '92 e '93, entrambe accoppiate con i Tour degli stessi anni). Dopo la breve crono d'apertura di Genova vinta da Thierry Marie, la quarta tappa prevedeva una corsa contro il tempo di 38 km, da Arezzo a Sansepolcro. Indurain mise in fila il compagno di squadra alla Banesto De Las Cuevas (a 32") ed il francese Laurent Bezault (a 34"), mentre Claudio Chappucci pagò 1'09" al navarro. Indurain era andato in rosa nella tappa del giorno precedente, la Uliveto Terme-Arezzo, vinta da Max Sciandri. Non mollerà più la rosa fino a Milano, vincendo ancora la crono conclusiva (la Vigevano-Milano). Nel 1999 l'ultimo arrivo a Sansepolcro, con Laurent Jalabert in maglia rosa dopo la crono di Ancona e Marco Pantani in agguato. La Ancona-Sansepolcro finì in volata a favore di Mario Cipollini, che mise in fila Ivan Quaranta e Massimo Strazzer. Il Giro andrà a Marco Pantani, almeno sulla strada, prima che il Pirata venga estromesso alla vigilia della penultima tappa, in quel di Madonna di Campiglio. L'inizio della sua fine. Corsa rosa che finì ad Ivan Gotti.

Firenze

Il Duomo, Santa Croce, gli Uffizi, Ponte Vecchio, Piazza della Signoria e Palazzo Pitti e molti altri ancora sono i luoghi d'interesse della culla del Rinascimento dove il Giro farà tappa per la trentesima volta (la prima volta fu nel 1909 con la vittoria di Luigi Ganna, l'ultima nel 2009, quando s'impose Mark Cavendish). Importante centro universitario e patrimonio dell'umanità UNESCO, Firenze è universalmente riconosciuta come una delle culle dell'arte e dell'architettura, nonché rinomata come una delle più belle città del mondo, grazie ai suoi numerosi monumenti e musei. La città è attraversata dall'Arno (la città stessa divide il suo corso fra Valdarno superiore e Valdarno inferiore) e da corsi d'acqua minori come il Mugnone, il Terzolle e il fiume Greve. Fondata attorno al 59 a.C. con il nome di Florentia, tra il XIV ed il XVI secolo con i propri artisti, pensatori, letterati, scienziati di fama mondiale (basti pensare a Leonardo da Vinci che qui creò i suoi capolavori come la Gioconda, Michelangelo, Raffaello, Sandro Botticelli, Niccolò Machiavelli, Filippo Brunelleschi, Galileo tra i tanti) beneficiò sotto tutti gli aspetti, materialmente e spiritualmente, di questo grande cambiamento sociale e divenne uno dei luoghi catalizzatori di quella corrente di pensiero, costituendo uno dei più importanti centri di rinascita della cultura mondiale. Nel prossimo settembre Firenze sarà sede dei Campionati Mondiali di ciclismo che si svolgeranno in una splendida cornice paesaggistica.

Francesco Sulas
Sansepolcro

Soli due gli arrivi del Giro d'Italia a Sansepolcro, ma che nomi hanno vinto qui! Basti solo dire Miguel Indurain e Mario Cipollini... Nel 1992 un non ancora 28enne Miguel Indurain si affacciò al Giro vincendolo per la prima volta (a fine carriera avrà nel palmarès due corse rosa, '92 e '93, entrambe accoppiate con i Tour degli stessi anni). Dopo la breve crono d'apertura di Genova vinta da Thierry Marie, la quarta tappa prevedeva una corsa contro il tempo di 38 km, da Arezzo a Sansepolcro. Indurain mise in fila il compagno di squadra alla Banesto De Las Cuevas (a 32") ed il francese Laurent Bezault (a 34"), mentre Claudio Chappucci pagò 1'09" al navarro. Indurain era andato in rosa nella tappa del giorno precedente, la Uliveto Terme-Arezzo, vinta da Max Sciandri. Non mollerà più la rosa fino a Milano, vincendo ancora la crono conclusiva (la Vigevano-Milano). Nel 1999 l'ultimo arrivo a Sansepolcro, con Laurent Jalabert in maglia rosa dopo la crono di Ancona e Marco Pantani in agguato. La Ancona-Sansepolcro finì in volata a favore di Mario Cipollini, che mise in fila Ivan Quaranta e Massimo Strazzer. Il Giro andrà a Marco Pantani, almeno sulla strada, prima che il Pirata venga estromesso alla vigilia della penultima tappa, in quel di Madonna di Campiglio. L'inizio della sua fine. Corsa rosa che finì ad Ivan Gotti.

Firenze

Il Duomo, Santa Croce, gli Uffizi, Ponte Vecchio, Piazza della Signoria e Palazzo Pitti e molti altri ancora sono i luoghi d'interesse della culla del Rinascimento dove il Giro farà tappa per la trentesima volta (la prima volta fu nel 1909 con la vittoria di Luigi Ganna, l'ultima nel 2009, quando s'impose Mark Cavendish). Importante centro universitario e patrimonio dell'umanità UNESCO, Firenze è universalmente riconosciuta come una delle culle dell'arte e dell'architettura, nonché rinomata come una delle più belle città del mondo, grazie ai suoi numerosi monumenti e musei. La città è attraversata dall'Arno (la città stessa divide il suo corso fra Valdarno superiore e Valdarno inferiore) e da corsi d'acqua minori come il Mugnone, il Terzolle e il fiume Greve. Fondata attorno al 59 a.C. con il nome di Florentia, tra il XIV ed il XVI secolo con i propri artisti, pensatori, letterati, scienziati di fama mondiale (basti pensare a Leonardo da Vinci che qui creò i suoi capolavori come la Gioconda, Michelangelo, Raffaello, Sandro Botticelli, Niccolò Machiavelli, Filippo Brunelleschi, Galileo tra i tanti) beneficiò sotto tutti gli aspetti, materialmente e spiritualmente, di questo grande cambiamento sociale e divenne uno dei luoghi catalizzatori di quella corrente di pensiero, costituendo uno dei più importanti centri di rinascita della cultura mondiale. Nel prossimo settembre Firenze sarà sede dei Campionati Mondiali di ciclismo che si svolgeranno in una splendida cornice paesaggistica.

Sansepolcro

Soli due gli arrivi del Giro d'Italia a Sansepolcro, ma che nomi hanno vinto qui! Basti solo dire Miguel Indurain e Mario Cipollini... Nel 1992 un non ancora 28enne Miguel Indurain si affacciò al Giro vincendolo per la prima volta (a fine carriera avrà nel palmarès due corse rosa, '92 e '93, entrambe accoppiate con i Tour degli stessi anni). Dopo la breve crono d'apertura di Genova vinta da Thierry Marie, la quarta tappa prevedeva una corsa contro il tempo di 38 km, da Arezzo a Sansepolcro. Indurain mise in fila il compagno di squadra alla Banesto De Las Cuevas (a 32") ed il francese Laurent Bezault (a 34"), mentre Claudio Chappucci pagò 1'09" al navarro. Indurain era andato in rosa nella tappa del giorno precedente, la Uliveto Terme-Arezzo, vinta da Max Sciandri. Non mollerà più la rosa fino a Milano, vincendo ancora la crono conclusiva (la Vigevano-Milano). Nel 1999 l'ultimo arrivo a Sansepolcro, con Laurent Jalabert in maglia rosa dopo la crono di Ancona e Marco Pantani in agguato. La Ancona-Sansepolcro finì in volata a favore di Mario Cipollini, che mise in fila Ivan Quaranta e Massimo Strazzer. Il Giro andrà a Marco Pantani, almeno sulla strada, prima che il Pirata venga estromesso alla vigilia della penultima tappa, in quel di Madonna di Campiglio. L'inizio della sua fine. Corsa rosa che finì ad Ivan Gotti.

Firenze

Il Duomo, Santa Croce, gli Uffizi, Ponte Vecchio, Piazza della Signoria e Palazzo Pitti e molti altri ancora sono i luoghi d'interesse della culla del Rinascimento dove il Giro farà tappa per la trentesima volta (la prima volta fu nel 1909 con la vittoria di Luigi Ganna, l'ultima nel 2009, quando s'impose Mark Cavendish). Importante centro universitario e patrimonio dell'umanità UNESCO, Firenze è universalmente riconosciuta come una delle culle dell'arte e dell'architettura, nonché rinomata come una delle più belle città del mondo, grazie ai suoi numerosi monumenti e musei. La città è attraversata dall'Arno (la città stessa divide il suo corso fra Valdarno superiore e Valdarno inferiore) e da corsi d'acqua minori come il Mugnone, il Terzolle e il fiume Greve. Fondata attorno al 59 a.C. con il nome di Florentia, tra il XIV ed il XVI secolo con i propri artisti, pensatori, letterati, scienziati di fama mondiale (basti pensare a Leonardo da Vinci che qui creò i suoi capolavori come la Gioconda, Michelangelo, Raffaello, Sandro Botticelli, Niccolò Machiavelli, Filippo Brunelleschi, Galileo tra i tanti) beneficiò sotto tutti gli aspetti, materialmente e spiritualmente, di questo grande cambiamento sociale e divenne uno dei luoghi catalizzatori di quella corrente di pensiero, costituendo uno dei più importanti centri di rinascita della cultura mondiale. Nel prossimo settembre Firenze sarà sede dei Campionati Mondiali di ciclismo che si svolgeranno in una splendida cornice paesaggistica.

Sansepolcro

Soli due gli arrivi del Giro d'Italia a Sansepolcro, ma che nomi hanno vinto qui! Basti solo dire Miguel Indurain e Mario Cipollini... Nel 1992 un non ancora 28enne Miguel Indurain si affacciò al Giro vincendolo per la prima volta (a fine carriera avrà nel palmarès due corse rosa, '92 e '93, entrambe accoppiate con i Tour degli stessi anni). Dopo la breve crono d'apertura di Genova vinta da Thierry Marie, la quarta tappa prevedeva una corsa contro il tempo di 38 km, da Arezzo a Sansepolcro. Indurain mise in fila il compagno di squadra alla Banesto De Las Cuevas (a 32") ed il francese Laurent Bezault (a 34"), mentre Claudio Chappucci pagò 1'09" al navarro. Indurain era andato in rosa nella tappa del giorno precedente, la Uliveto Terme-Arezzo, vinta da Max Sciandri. Non mollerà più la rosa fino a Milano, vincendo ancora la crono conclusiva (la Vigevano-Milano). Nel 1999 l'ultimo arrivo a Sansepolcro, con Laurent Jalabert in maglia rosa dopo la crono di Ancona e Marco Pantani in agguato. La Ancona-Sansepolcro finì in volata a favore di Mario Cipollini, che mise in fila Ivan Quaranta e Massimo Strazzer. Il Giro andrà a Marco Pantani, almeno sulla strada, prima che il Pirata venga estromesso alla vigilia della penultima tappa, in quel di Madonna di Campiglio. L'inizio della sua fine. Corsa rosa che finì ad Ivan Gotti.

Firenze

Il Duomo, Santa Croce, gli Uffizi, Ponte Vecchio, Piazza della Signoria e Palazzo Pitti e molti altri ancora sono i luoghi d'interesse della culla del Rinascimento dove il Giro farà tappa per la trentesima volta (la prima volta fu nel 1909 con la vittoria di Luigi Ganna, l'ultima nel 2009, quando s'impose Mark Cavendish). Importante centro universitario e patrimonio dell'umanità UNESCO, Firenze è universalmente riconosciuta come una delle culle dell'arte e dell'architettura, nonché rinomata come una delle più belle città del mondo, grazie ai suoi numerosi monumenti e musei. La città è attraversata dall'Arno (la città stessa divide il suo corso fra Valdarno superiore e Valdarno inferiore) e da corsi d'acqua minori come il Mugnone, il Terzolle e il fiume Greve. Fondata attorno al 59 a.C. con il nome di Florentia, tra il XIV ed il XVI secolo con i propri artisti, pensatori, letterati, scienziati di fama mondiale (basti pensare a Leonardo da Vinci che qui creò i suoi capolavori come la Gioconda, Michelangelo, Raffaello, Sandro Botticelli, Niccolò Machiavelli, Filippo Brunelleschi, Galileo tra i tanti) beneficiò sotto tutti gli aspetti, materialmente e spiritualmente, di questo grande cambiamento sociale e divenne uno dei luoghi catalizzatori di quella corrente di pensiero, costituendo uno dei più importanti centri di rinascita della cultura mondiale. Nel prossimo settembre Firenze sarà sede dei Campionati Mondiali di ciclismo che si svolgeranno in una splendida cornice paesaggistica.

Sansepolcro

Soli due gli arrivi del Giro d'Italia a Sansepolcro, ma che nomi hanno vinto qui! Basti solo dire Miguel Indurain e Mario Cipollini... Nel 1992 un non ancora 28enne Miguel Indurain si affacciò al Giro vincendolo per la prima volta (a fine carriera avrà nel palmarès due corse rosa, '92 e '93, entrambe accoppiate con i Tour degli stessi anni). Dopo la breve crono d'apertura di Genova vinta da Thierry Marie, la quarta tappa prevedeva una corsa contro il tempo di 38 km, da Arezzo a Sansepolcro. Indurain mise in fila il compagno di squadra alla Banesto De Las Cuevas (a 32") ed il francese Laurent Bezault (a 34"), mentre Claudio Chappucci pagò 1'09" al navarro. Indurain era andato in rosa nella tappa del giorno precedente, la Uliveto Terme-Arezzo, vinta da Max Sciandri. Non mollerà più la rosa fino a Milano, vincendo ancora la crono conclusiva (la Vigevano-Milano). Nel 1999 l'ultimo arrivo a Sansepolcro, con Laurent Jalabert in maglia rosa dopo la crono di Ancona e Marco Pantani in agguato. La Ancona-Sansepolcro finì in volata a favore di Mario Cipollini, che mise in fila Ivan Quaranta e Massimo Strazzer. Il Giro andrà a Marco Pantani, almeno sulla strada, prima che il Pirata venga estromesso alla vigilia della penultima tappa, in quel di Madonna di Campiglio. L'inizio della sua fine. Corsa rosa che finì ad Ivan Gotti.

Firenze

Il Duomo, Santa Croce, gli Uffizi, Ponte Vecchio, Piazza della Signoria e Palazzo Pitti e molti altri ancora sono i luoghi d'interesse della culla del Rinascimento dove il Giro farà tappa per la trentesima volta (la prima volta fu nel 1909 con la vittoria di Luigi Ganna, l'ultima nel 2009, quando s'impose Mark Cavendish). Importante centro universitario e patrimonio dell'umanità UNESCO, Firenze è universalmente riconosciuta come una delle culle dell'arte e dell'architettura, nonché rinomata come una delle più belle città del mondo, grazie ai suoi numerosi monumenti e musei. La città è attraversata dall'Arno (la città stessa divide il suo corso fra Valdarno superiore e Valdarno inferiore) e da corsi d'acqua minori come il Mugnone, il Terzolle e il fiume Greve. Fondata attorno al 59 a.C. con il nome di Florentia, tra il XIV ed il XVI secolo con i propri artisti, pensatori, letterati, scienziati di fama mondiale (basti pensare a Leonardo da Vinci che qui creò i suoi capolavori come la Gioconda, Michelangelo, Raffaello, Sandro Botticelli, Niccolò Machiavelli, Filippo Brunelleschi, Galileo tra i tanti) beneficiò sotto tutti gli aspetti, materialmente e spiritualmente, di questo grande cambiamento sociale e divenne uno dei luoghi catalizzatori di quella corrente di pensiero, costituendo uno dei più importanti centri di rinascita della cultura mondiale. Nel prossimo settembre Firenze sarà sede dei Campionati Mondiali di ciclismo che si svolgeranno in una splendida cornice paesaggistica.

Sansepolcro

Soli due gli arrivi del Giro d'Italia a Sansepolcro, ma che nomi hanno vinto qui! Basti solo dire Miguel Indurain e Mario Cipollini... Nel 1992 un non ancora 28enne Miguel Indurain si affacciò al Giro vincendolo per la prima volta (a fine carriera avrà nel palmarès due corse rosa, '92 e '93, entrambe accoppiate con i Tour degli stessi anni). Dopo la breve crono d'apertura di Genova vinta da Thierry Marie, la quarta tappa prevedeva una corsa contro il tempo di 38 km, da Arezzo a Sansepolcro. Indurain mise in fila il compagno di squadra alla Banesto De Las Cuevas (a 32") ed il francese Laurent Bezault (a 34"), mentre Claudio Chappucci pagò 1'09" al navarro. Indurain era andato in rosa nella tappa del giorno precedente, la Uliveto Terme-Arezzo, vinta da Max Sciandri. Non mollerà più la rosa fino a Milano, vincendo ancora la crono conclusiva (la Vigevano-Milano). Nel 1999 l'ultimo arrivo a Sansepolcro, con Laurent Jalabert in maglia rosa dopo la crono di Ancona e Marco Pantani in agguato. La Ancona-Sansepolcro finì in volata a favore di Mario Cipollini, che mise in fila Ivan Quaranta e Massimo Strazzer. Il Giro andrà a Marco Pantani, almeno sulla strada, prima che il Pirata venga estromesso alla vigilia della penultima tappa, in quel di Madonna di Campiglio. L'inizio della sua fine. Corsa rosa che finì ad Ivan Gotti.

Firenze

Il Duomo, Santa Croce, gli Uffizi, Ponte Vecchio, Piazza della Signoria e Palazzo Pitti e molti altri ancora sono i luoghi d'interesse della culla del Rinascimento dove il Giro farà tappa per la trentesima volta (la prima volta fu nel 1909 con la vittoria di Luigi Ganna, l'ultima nel 2009, quando s'impose Mark Cavendish). Importante centro universitario e patrimonio dell'umanità UNESCO, Firenze è universalmente riconosciuta come una delle culle dell'arte e dell'architettura, nonché rinomata come una delle più belle città del mondo, grazie ai suoi numerosi monumenti e musei. La città è attraversata dall'Arno (la città stessa divide il suo corso fra Valdarno superiore e Valdarno inferiore) e da corsi d'acqua minori come il Mugnone, il Terzolle e il fiume Greve. Fondata attorno al 59 a.C. con il nome di Florentia, tra il XIV ed il XVI secolo con i propri artisti, pensatori, letterati, scienziati di fama mondiale (basti pensare a Leonardo da Vinci che qui creò i suoi capolavori come la Gioconda, Michelangelo, Raffaello, Sandro Botticelli, Niccolò Machiavelli, Filippo Brunelleschi, Galileo tra i tanti) beneficiò sotto tutti gli aspetti, materialmente e spiritualmente, di questo grande cambiamento sociale e divenne uno dei luoghi catalizzatori di quella corrente di pensiero, costituendo uno dei più importanti centri di rinascita della cultura mondiale. Nel prossimo settembre Firenze sarà sede dei Campionati Mondiali di ciclismo che si svolgeranno in una splendida cornice paesaggistica.

Meteo

12.35 - Sansepolcro
15.10 - Pelago
17.20 - Firenze

Soggetti Alternativi

Debutto al Giro alla prima stagione da professionista per questo giovane talento della Bardiani. Atleta forte in salita e dotato di ottimo scatto sugli strappi secchi, nelle categorie giovanili ha fatto vedere ottime cose sia nelle gare a tappe (vittoria della 3-Tre Bresciana da Juniores, terzo posto al Giro della Valle d'Aosta 2010 e al Toscana-Terre di Ciclismo dello scorso anno, dove vinse anche una tappa) sia in quelle in linea (tra le vittorie principali la Ruota d'Oro 2010, il Palio del Recioto ed il titolo italiano Under 23). In questi primi mesi di professionismo ha già avuto modo di mettersi in mostra, concludendo al settimo posto la Settimana Coppi&Bartali e all'ottavo il GP di Larciano. Disputa il suo primo Giro con l'obiettivo di fare esperienza ma le strade di casa potrebbero stimolarlo a cercare un buon risultato. Del resto il Bongiorno si vede dal mattino ! 

Vivian Ghianni

Debutto al Giro alla prima stagione da professionista per questo giovane talento della Bardiani. Atleta forte in salita e dotato di ottimo scatto sugli strappi secchi, nelle categorie giovanili ha fatto vedere ottime cose sia nelle gare a tappe (vittoria della 3-Tre Bresciana da Juniores, terzo posto al Giro della Valle d'Aosta 2010 e al Toscana-Terre di Ciclismo dello scorso anno, dove vinse anche una tappa) sia in quelle in linea (tra le vittorie principali la Ruota d'Oro 2010, il Palio del Recioto ed il titolo italiano Under 23). In questi primi mesi di professionismo ha già avuto modo di mettersi in mostra, concludendo al settimo posto la Settimana Coppi&Bartali e all'ottavo il GP di Larciano. Disputa il suo primo Giro con l'obiettivo di fare esperienza ma le strade di casa potrebbero stimolarlo a cercare un buon risultato. Del resto il Bongiorno si vede dal mattino ! 

Debutto al Giro alla prima stagione da professionista per questo giovane talento della Bardiani. Atleta forte in salita e dotato di ottimo scatto sugli strappi secchi, nelle categorie giovanili ha fatto vedere ottime cose sia nelle gare a tappe (vittoria della 3-Tre Bresciana da Juniores, terzo posto al Giro della Valle d'Aosta 2010 e al Toscana-Terre di Ciclismo dello scorso anno, dove vinse anche una tappa) sia in quelle in linea (tra le vittorie principali la Ruota d'Oro 2010, il Palio del Recioto ed il titolo italiano Under 23). In questi primi mesi di professionismo ha già avuto modo di mettersi in mostra, concludendo al settimo posto la Settimana Coppi&Bartali e all'ottavo il GP di Larciano. Disputa il suo primo Giro con l'obiettivo di fare esperienza ma le strade di casa potrebbero stimolarlo a cercare un buon risultato. Del resto il Bongiorno si vede dal mattino ! 

Debutto al Giro alla prima stagione da professionista per questo giovane talento della Bardiani. Atleta forte in salita e dotato di ottimo scatto sugli strappi secchi, nelle categorie giovanili ha fatto vedere ottime cose sia nelle gare a tappe (vittoria della 3-Tre Bresciana da Juniores, terzo posto al Giro della Valle d'Aosta 2010 e al Toscana-Terre di Ciclismo dello scorso anno, dove vinse anche una tappa) sia in quelle in linea (tra le vittorie principali la Ruota d'Oro 2010, il Palio del Recioto ed il titolo italiano Under 23). In questi primi mesi di professionismo ha già avuto modo di mettersi in mostra, concludendo al settimo posto la Settimana Coppi&Bartali e all'ottavo il GP di Larciano. Disputa il suo primo Giro con l'obiettivo di fare esperienza ma le strade di casa potrebbero stimolarlo a cercare un buon risultato. Del resto il Bongiorno si vede dal mattino ! 

Debutto al Giro alla prima stagione da professionista per questo giovane talento della Bardiani. Atleta forte in salita e dotato di ottimo scatto sugli strappi secchi, nelle categorie giovanili ha fatto vedere ottime cose sia nelle gare a tappe (vittoria della 3-Tre Bresciana da Juniores, terzo posto al Giro della Valle d'Aosta 2010 e al Toscana-Terre di Ciclismo dello scorso anno, dove vinse anche una tappa) sia in quelle in linea (tra le vittorie principali la Ruota d'Oro 2010, il Palio del Recioto ed il titolo italiano Under 23). In questi primi mesi di professionismo ha già avuto modo di mettersi in mostra, concludendo al settimo posto la Settimana Coppi&Bartali e all'ottavo il GP di Larciano. Disputa il suo primo Giro con l'obiettivo di fare esperienza ma le strade di casa potrebbero stimolarlo a cercare un buon risultato. Del resto il Bongiorno si vede dal mattino ! 

Debutto al Giro alla prima stagione da professionista per questo giovane talento della Bardiani. Atleta forte in salita e dotato di ottimo scatto sugli strappi secchi, nelle categorie giovanili ha fatto vedere ottime cose sia nelle gare a tappe (vittoria della 3-Tre Bresciana da Juniores, terzo posto al Giro della Valle d'Aosta 2010 e al Toscana-Terre di Ciclismo dello scorso anno, dove vinse anche una tappa) sia in quelle in linea (tra le vittorie principali la Ruota d'Oro 2010, il Palio del Recioto ed il titolo italiano Under 23). In questi primi mesi di professionismo ha già avuto modo di mettersi in mostra, concludendo al settimo posto la Settimana Coppi&Bartali e all'ottavo il GP di Larciano. Disputa il suo primo Giro con l'obiettivo di fare esperienza ma le strade di casa potrebbero stimolarlo a cercare un buon risultato. Del resto il Bongiorno si vede dal mattino ! 

GiroTweet

 

@MarkCavendish: Toscana!!! Anche quando è vallonata, amo una tappa del @giroditalia in Toscana. Paesaggi splendidi, odore di natura e amici a vederci #bella

@ilgerva77 (Luca Paolini): Oggi è un altro giorno speciale! Oggi è una delle feste che sento di più!!! W le mamme, io senza la mia sarei un bischero vero! Ti voglio bene ❤

@giovisco: Caro Angelo Costa, il tuo articolo è davvero intellettualmente profondo! È umile e coerente, infatti critichi, anzi, prendi per il culo la Rai e poi ti abbassi anche te a scrivere di me! Sai cosa? Se ti vedessi con un microfono in mano non lo userei per parlarti. Complimenti

@VincenzoNibali: Finito da poco il massaggio !! Oggi giornata molto lunga!! Adesso si dorme... Ma con il rosa però !! pic.twitter.com/1cEnPj5bQ2

@benatintxausti: Oggi le cose non sono andate come ci aspettavamo... però via, mi sono goduto il giorno e questo momento e soprattutto il Giro è ancora lungo!

@alexdowsett: Non manca molto ora, quest'attesa è un'agonia! Grazie mille a tutti per i messaggi

@alexdowsett: Non potrò mai ringraziarvi abbastanza. Questa è la materia di cui sono fatti i sogni!

Amici miei (Mario Monicelli, 1975)

Amici miei © abbracciepopcorn.blogspot.comNon si contano i film che, nel corso dei decenni, sono stati ambientati o dedicati a Firenze, o girati da autori fiorentini, o che hanno raccontato Firenze da lontano. Impossibile, del resto, che una delle città più belle al mondo non attiri massicce attenzioni da parte del cinema. Nell'imbarazzo della scelta, ci siamo lasciati guidare dal parallelismo demiurgico tra autore e autorevole, del resto se non fosse antani non sarebbe una supercazzola. Avete capito bene, qui si parla di Amici miei. Ennesimo film epocale tra i tanti girati da Mario Monicelli, che se non è stato il miglior esponente del nostro movimento, ha perlomeno indossato la maglia rosa per diverse stagioni. Ad Amici miei Monicelli ci arrivò dopo, nel senso che il film doveva girarlo Pietro Germi ma poi le sue condizioni di salute gli impedirono di realizzare l'opera, che passò quindi al regista toscano, mentre l'autore di Sedotta e abbandonata moriva a fine 1974. Il clima è quello della fine di un'epoca. Non solo delle utopie, non solo della spinta vitale del movimento giovanile rapidamente annegato nel piombo del terrorismo, ma anche di un'Italia che non era più quella ignorante e ingenua degli anni '50, ma quella che più si alfabetizzava e più s'infurbiva. E con quell'Italia ormai arcaica, era normale che tramontasse e poi svanisse anche la sua rappresentazione cinematografica. L'apocalittico Monicelli che due anni dopo, con Un borghese piccolo piccolo, avrebbe chiuso per sempre l'esperienza della commedia all'italiana (definizione che, guardacaso, veniva proprio da un capolavoro di Germi: Divorzio all'italiana), si ritrovò quindi per le mani la storia di cinque amici fiorentini che passavano il loro tempo libero a organizzare e realizzare "zingarate", ovvero scherzi (preferibilmente di pessimo gusto) spesso ai danni di ignari concittadini (mentre la supercazzola - anche questo termine entrato nel linguaggio comune - è quel giro di paroloni apparentemente forbiti ma in realtà senza alcun senso). Sembra, la pellicola, una sommatoria di gag (alcune francamente strepitose, vèdasi immagine a lato), ma lo spirito del(la fine del) tempo permea l'opera lasciandola immersa in un clima di pessimismo e malinconia che ci accompagna idealmente proprio verso i titoli di coda della più bella e fortunata stagione del cinema italiano, tre lustri (almeno) indimenticabili. Come quasi sempre in Monicelli, però, il film può essere fruito a più livelli, e moltissimi dei tantissimi spettatori che andarono a gustarselo in sala non filosofeggiarono più di tanto ma risero sicuramente parecchio, anche del liberatorio cinismo del Necchi (Duilio del Prete), del Melandri (Gastone Moschin), del Perozzi (Philippe Noiret doppiato da Montagnani) e del professor Sassaroli (Adolfo Celi). Discorso a parte lo merita colui che possiamo considerare per distacco il più grande attore italiano di sempre, Ugo Tognazzi, perfettamente calato nella parte del Conte Lello Mascetti, inesauribile motore di trovate e cattiveria, profusa a piene mani rimanendo lui pervicacemente, coerentemente, ostinatamente il più irrisolto dei personaggi del film. Irrimediabilmente immaturo, ma un leader, com'era sempre stato anche nella propria carriera, forse un po' tarapia tapioca, forse no, con scappellamento o meno non importa, ciò che conta è ingannare il più possibile il tempo per (non) ricordare quello ormai perduto. Come fosse Proust. Come fosse Antani.

Marco Grassi

La classifica al contrario

Mattia GavazziE dopo il bis, ecco il tris: Mattia Gavazzi vince, anzi trionfa nella cronometro di Saltara, dopo il successo del giorno precedente. Il corridore dell'Androni ha disputato una prova sontuosa ed ha preceduto di 1'25" Adam Blythe della BMC, finalmente nelle posizioni buone della classifica. In terza e quarta piazza la coppia Fantini composta da Francesco Chicchi (a 1'58") e Rafael Andriato (a 2'14"), sempre bravi nell'ottenere risultati di rilievo, segno che la tattica dei giallofluo inizia a pagare. Chiude i primi cinque Davide Appollonio dell'AG2R, secondo a Pescara, distanziato di 2'17" dall'altro velocista. In ultima posizione Alex Dowsett della Movistar a 16'42" che, a sorpresa, ha fatto peggio di Bradley Wiggins, favorito dei bookmaker per occupare l'ultimo posto.
Nella generale, per forza di cose, Gavazzi conquista la leadership sfilandola a Jack Bobridge della Blanco, arrivato a Saltara comunque con una sorprendente dodicesima posizione; il distacco dell'australiano è ora di 3'43", si prevede una lunga lotta nelle prossime tappe. Ancora terzo Andriato a 6'27", quarto Chicchi a 9'34" che recupera posti importanti mentre il quinto è Kenny Dehaes della Lotto, lontano 10'06". Duecentesimo ed ultimo un altro italiano, il terzo diverso in questa edizione del Giro, ossia Vincenzo Nibali che paga quasi cento minuti, precisamente 1h38'59".

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

Mattia GavazziE dopo il bis, ecco il tris: Mattia Gavazzi vince, anzi trionfa nella cronometro di Saltara, dopo il successo del giorno precedente. Il corridore dell'Androni ha disputato una prova sontuosa ed ha preceduto di 1'25" Adam Blythe della BMC, finalmente nelle posizioni buone della classifica. In terza e quarta piazza la coppia Fantini composta da Francesco Chicchi (a 1'58") e Rafael Andriato (a 2'14"), sempre bravi nell'ottenere risultati di rilievo, segno che la tattica dei giallofluo inizia a pagare. Chiude i primi cinque Davide Appollonio dell'AG2R, secondo a Pescara, distanziato di 2'17" dall'altro velocista. In ultima posizione Alex Dowsett della Movistar a 16'42" che, a sorpresa, ha fatto peggio di Bradley Wiggins, favorito dei bookmaker per occupare l'ultimo posto.
Nella generale, per forza di cose, Gavazzi conquista la leadership sfilandola a Jack Bobridge della Blanco, arrivato a Saltara comunque con una sorprendente dodicesima posizione; il distacco dell'australiano è ora di 3'43", si prevede una lunga lotta nelle prossime tappe. Ancora terzo Andriato a 6'27", quarto Chicchi a 9'34" che recupera posti importanti mentre il quinto è Kenny Dehaes della Lotto, lontano 10'06". Duecentesimo ed ultimo un altro italiano, il terzo diverso in questa edizione del Giro, ossia Vincenzo Nibali che paga quasi cento minuti, precisamente 1h38'59".

Alberto Vigonesi

Amici miei (Mario Monicelli, 1975)

Amici miei © abbracciepopcorn.blogspot.comNon si contano i film che, nel corso dei decenni, sono stati ambientati o dedicati a Firenze, o girati da autori fiorentini, o che hanno raccontato Firenze da lontano. Impossibile, del resto, che una delle città più belle al mondo non attiri massicce attenzioni da parte del cinema. Nell'imbarazzo della scelta, ci siamo lasciati guidare dal parallelismo demiurgico tra autore e autorevole, del resto se non fosse antani non sarebbe una supercazzola. Avete capito bene, qui si parla di Amici miei. Ennesimo film epocale tra i tanti girati da Mario Monicelli, che se non è stato il miglior esponente del nostro movimento, ha perlomeno indossato la maglia rosa per diverse stagioni. Ad Amici miei Monicelli ci arrivò dopo, nel senso che il film doveva girarlo Pietro Germi ma poi le sue condizioni di salute gli impedirono di realizzare l'opera, che passò quindi al regista toscano, mentre l'autore di Sedotta e abbandonata moriva a fine 1974. Il clima è quello della fine di un'epoca. Non solo delle utopie, non solo della spinta vitale del movimento giovanile rapidamente annegato nel piombo del terrorismo, ma anche di un'Italia che non era più quella ignorante e ingenua degli anni '50, ma quella che più si alfabetizzava e più s'infurbiva. E con quell'Italia ormai arcaica, era normale che tramontasse e poi svanisse anche la sua rappresentazione cinematografica. L'apocalittico Monicelli che due anni dopo, con Un borghese piccolo piccolo, avrebbe chiuso per sempre l'esperienza della commedia all'italiana (definizione che, guardacaso, veniva proprio da un capolavoro di Germi: Divorzio all'italiana), si ritrovò quindi per le mani la storia di cinque amici fiorentini che passavano il loro tempo libero a organizzare e realizzare "zingarate", ovvero scherzi (preferibilmente di pessimo gusto) spesso ai danni di ignari concittadini (mentre la supercazzola - anche questo termine entrato nel linguaggio comune - è quel giro di paroloni apparentemente forbiti ma in realtà senza alcun senso). Sembra, la pellicola, una sommatoria di gag (alcune francamente strepitose, vèdasi immagine a lato), ma lo spirito del(la fine del) tempo permea l'opera lasciandola immersa in un clima di pessimismo e malinconia che ci accompagna idealmente proprio verso i titoli di coda della più bella e fortunata stagione del cinema italiano, tre lustri (almeno) indimenticabili. Come quasi sempre in Monicelli, però, il film può essere fruito a più livelli, e moltissimi dei tantissimi spettatori che andarono a gustarselo in sala non filosofeggiarono più di tanto ma risero sicuramente parecchio, anche del liberatorio cinismo del Necchi (Duilio del Prete), del Melandri (Gastone Moschin), del Perozzi (Philippe Noiret doppiato da Montagnani) e del professor Sassaroli (Adolfo Celi). Discorso a parte lo merita colui che possiamo considerare per distacco il più grande attore italiano di sempre, Ugo Tognazzi, perfettamente calato nella parte del Conte Lello Mascetti, inesauribile motore di trovate e cattiveria, profusa a piene mani rimanendo lui pervicacemente, coerentemente, ostinatamente il più irrisolto dei personaggi del film. Irrimediabilmente immaturo, ma un leader, com'era sempre stato anche nella propria carriera, forse un po' tarapia tapioca, forse no, con scappellamento o meno non importa, ciò che conta è ingannare il più possibile il tempo per (non) ricordare quello ormai perduto. Come fosse Proust. Come fosse Antani.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna GiroNotes 2013 - 9a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 9a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 9a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 9a tappa
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Amici miei (Mario Monicelli, 1975)

Amici miei © abbracciepopcorn.blogspot.comNon si contano i film che, nel corso dei decenni, sono stati ambientati o dedicati a Firenze, o girati da autori fiorentini, o che hanno raccontato Firenze da lontano. Impossibile, del resto, che una delle città più belle al mondo non attiri massicce attenzioni da parte del cinema. Nell'imbarazzo della scelta, ci siamo lasciati guidare dal parallelismo demiurgico tra autore e autorevole, del resto se non fosse antani non sarebbe una supercazzola. Avete capito bene, qui si parla di Amici miei. Ennesimo film epocale tra i tanti girati da Mario Monicelli, che se non è stato il miglior esponente del nostro movimento, ha perlomeno indossato la maglia rosa per diverse stagioni. Ad Amici miei Monicelli ci arrivò dopo, nel senso che il film doveva girarlo Pietro Germi ma poi le sue condizioni di salute gli impedirono di realizzare l'opera, che passò quindi al regista toscano, mentre l'autore di Sedotta e abbandonata moriva a fine 1974. Il clima è quello della fine di un'epoca. Non solo delle utopie, non solo della spinta vitale del movimento giovanile rapidamente annegato nel piombo del terrorismo, ma anche di un'Italia che non era più quella ignorante e ingenua degli anni '50, ma quella che più si alfabetizzava e più s'infurbiva. E con quell'Italia ormai arcaica, era normale che tramontasse e poi svanisse anche la sua rappresentazione cinematografica. L'apocalittico Monicelli che due anni dopo, con Un borghese piccolo piccolo, avrebbe chiuso per sempre l'esperienza della commedia all'italiana (definizione che, guardacaso, veniva proprio da un capolavoro di Germi: Divorzio all'italiana), si ritrovò quindi per le mani la storia di cinque amici fiorentini che passavano il loro tempo libero a organizzare e realizzare "zingarate", ovvero scherzi (preferibilmente di pessimo gusto) spesso ai danni di ignari concittadini (mentre la supercazzola - anche questo termine entrato nel linguaggio comune - è quel giro di paroloni apparentemente forbiti ma in realtà senza alcun senso). Sembra, la pellicola, una sommatoria di gag (alcune francamente strepitose, vèdasi immagine a lato), ma lo spirito del(la fine del) tempo permea l'opera lasciandola immersa in un clima di pessimismo e malinconia che ci accompagna idealmente proprio verso i titoli di coda della più bella e fortunata stagione del cinema italiano, tre lustri (almeno) indimenticabili. Come quasi sempre in Monicelli, però, il film può essere fruito a più livelli, e moltissimi dei tantissimi spettatori che andarono a gustarselo in sala non filosofeggiarono più di tanto ma risero sicuramente parecchio, anche del liberatorio cinismo del Necchi (Duilio del Prete), del Melandri (Gastone Moschin), del Perozzi (Philippe Noiret doppiato da Montagnani) e del professor Sassaroli (Adolfo Celi). Discorso a parte lo merita colui che possiamo considerare per distacco il più grande attore italiano di sempre, Ugo Tognazzi, perfettamente calato nella parte del Conte Lello Mascetti, inesauribile motore di trovate e cattiveria, profusa a piene mani rimanendo lui pervicacemente, coerentemente, ostinatamente il più irrisolto dei personaggi del film. Irrimediabilmente immaturo, ma un leader, com'era sempre stato anche nella propria carriera, forse un po' tarapia tapioca, forse no, con scappellamento o meno non importa, ciò che conta è ingannare il più possibile il tempo per (non) ricordare quello ormai perduto. Come fosse Proust. Come fosse Antani.

Marco Grassi

La classifica al contrario

Mattia GavazziE dopo il bis, ecco il tris: Mattia Gavazzi vince, anzi trionfa nella cronometro di Saltara, dopo il successo del giorno precedente. Il corridore dell'Androni ha disputato una prova sontuosa ed ha preceduto di 1'25" Adam Blythe della BMC, finalmente nelle posizioni buone della classifica. In terza e quarta piazza la coppia Fantini composta da Francesco Chicchi (a 1'58") e Rafael Andriato (a 2'14"), sempre bravi nell'ottenere risultati di rilievo, segno che la tattica dei giallofluo inizia a pagare. Chiude i primi cinque Davide Appollonio dell'AG2R, secondo a Pescara, distanziato di 2'17" dall'altro velocista. In ultima posizione Alex Dowsett della Movistar a 16'42" che, a sorpresa, ha fatto peggio di Bradley Wiggins, favorito dei bookmaker per occupare l'ultimo posto.
Nella generale, per forza di cose, Gavazzi conquista la leadership sfilandola a Jack Bobridge della Blanco, arrivato a Saltara comunque con una sorprendente dodicesima posizione; il distacco dell'australiano è ora di 3'43", si prevede una lunga lotta nelle prossime tappe. Ancora terzo Andriato a 6'27", quarto Chicchi a 9'34" che recupera posti importanti mentre il quinto è Kenny Dehaes della Lotto, lontano 10'06". Duecentesimo ed ultimo un altro italiano, il terzo diverso in questa edizione del Giro, ossia Vincenzo Nibali che paga quasi cento minuti, precisamente 1h38'59".

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

Mattia GavazziE dopo il bis, ecco il tris: Mattia Gavazzi vince, anzi trionfa nella cronometro di Saltara, dopo il successo del giorno precedente. Il corridore dell'Androni ha disputato una prova sontuosa ed ha preceduto di 1'25" Adam Blythe della BMC, finalmente nelle posizioni buone della classifica. In terza e quarta piazza la coppia Fantini composta da Francesco Chicchi (a 1'58") e Rafael Andriato (a 2'14"), sempre bravi nell'ottenere risultati di rilievo, segno che la tattica dei giallofluo inizia a pagare. Chiude i primi cinque Davide Appollonio dell'AG2R, secondo a Pescara, distanziato di 2'17" dall'altro velocista. In ultima posizione Alex Dowsett della Movistar a 16'42" che, a sorpresa, ha fatto peggio di Bradley Wiggins, favorito dei bookmaker per occupare l'ultimo posto.
Nella generale, per forza di cose, Gavazzi conquista la leadership sfilandola a Jack Bobridge della Blanco, arrivato a Saltara comunque con una sorprendente dodicesima posizione; il distacco dell'australiano è ora di 3'43", si prevede una lunga lotta nelle prossime tappe. Ancora terzo Andriato a 6'27", quarto Chicchi a 9'34" che recupera posti importanti mentre il quinto è Kenny Dehaes della Lotto, lontano 10'06". Duecentesimo ed ultimo un altro italiano, il terzo diverso in questa edizione del Giro, ossia Vincenzo Nibali che paga quasi cento minuti, precisamente 1h38'59".

Alberto Vigonesi

Amici miei (Mario Monicelli, 1975)

Amici miei © abbracciepopcorn.blogspot.comNon si contano i film che, nel corso dei decenni, sono stati ambientati o dedicati a Firenze, o girati da autori fiorentini, o che hanno raccontato Firenze da lontano. Impossibile, del resto, che una delle città più belle al mondo non attiri massicce attenzioni da parte del cinema. Nell'imbarazzo della scelta, ci siamo lasciati guidare dal parallelismo demiurgico tra autore e autorevole, del resto se non fosse antani non sarebbe una supercazzola. Avete capito bene, qui si parla di Amici miei. Ennesimo film epocale tra i tanti girati da Mario Monicelli, che se non è stato il miglior esponente del nostro movimento, ha perlomeno indossato la maglia rosa per diverse stagioni. Ad Amici miei Monicelli ci arrivò dopo, nel senso che il film doveva girarlo Pietro Germi ma poi le sue condizioni di salute gli impedirono di realizzare l'opera, che passò quindi al regista toscano, mentre l'autore di Sedotta e abbandonata moriva a fine 1974. Il clima è quello della fine di un'epoca. Non solo delle utopie, non solo della spinta vitale del movimento giovanile rapidamente annegato nel piombo del terrorismo, ma anche di un'Italia che non era più quella ignorante e ingenua degli anni '50, ma quella che più si alfabetizzava e più s'infurbiva. E con quell'Italia ormai arcaica, era normale che tramontasse e poi svanisse anche la sua rappresentazione cinematografica. L'apocalittico Monicelli che due anni dopo, con Un borghese piccolo piccolo, avrebbe chiuso per sempre l'esperienza della commedia all'italiana (definizione che, guardacaso, veniva proprio da un capolavoro di Germi: Divorzio all'italiana), si ritrovò quindi per le mani la storia di cinque amici fiorentini che passavano il loro tempo libero a organizzare e realizzare "zingarate", ovvero scherzi (preferibilmente di pessimo gusto) spesso ai danni di ignari concittadini (mentre la supercazzola - anche questo termine entrato nel linguaggio comune - è quel giro di paroloni apparentemente forbiti ma in realtà senza alcun senso). Sembra, la pellicola, una sommatoria di gag (alcune francamente strepitose, vèdasi immagine a lato), ma lo spirito del(la fine del) tempo permea l'opera lasciandola immersa in un clima di pessimismo e malinconia che ci accompagna idealmente proprio verso i titoli di coda della più bella e fortunata stagione del cinema italiano, tre lustri (almeno) indimenticabili. Come quasi sempre in Monicelli, però, il film può essere fruito a più livelli, e moltissimi dei tantissimi spettatori che andarono a gustarselo in sala non filosofeggiarono più di tanto ma risero sicuramente parecchio, anche del liberatorio cinismo del Necchi (Duilio del Prete), del Melandri (Gastone Moschin), del Perozzi (Philippe Noiret doppiato da Montagnani) e del professor Sassaroli (Adolfo Celi). Discorso a parte lo merita colui che possiamo considerare per distacco il più grande attore italiano di sempre, Ugo Tognazzi, perfettamente calato nella parte del Conte Lello Mascetti, inesauribile motore di trovate e cattiveria, profusa a piene mani rimanendo lui pervicacemente, coerentemente, ostinatamente il più irrisolto dei personaggi del film. Irrimediabilmente immaturo, ma un leader, com'era sempre stato anche nella propria carriera, forse un po' tarapia tapioca, forse no, con scappellamento o meno non importa, ciò che conta è ingannare il più possibile il tempo per (non) ricordare quello ormai perduto. Come fosse Proust. Come fosse Antani.

Marco Grassi

La classifica al contrario

Mattia GavazziE dopo il bis, ecco il tris: Mattia Gavazzi vince, anzi trionfa nella cronometro di Saltara, dopo il successo del giorno precedente. Il corridore dell'Androni ha disputato una prova sontuosa ed ha preceduto di 1'25" Adam Blythe della BMC, finalmente nelle posizioni buone della classifica. In terza e quarta piazza la coppia Fantini composta da Francesco Chicchi (a 1'58") e Rafael Andriato (a 2'14"), sempre bravi nell'ottenere risultati di rilievo, segno che la tattica dei giallofluo inizia a pagare. Chiude i primi cinque Davide Appollonio dell'AG2R, secondo a Pescara, distanziato di 2'17" dall'altro velocista. In ultima posizione Alex Dowsett della Movistar a 16'42" che, a sorpresa, ha fatto peggio di Bradley Wiggins, favorito dei bookmaker per occupare l'ultimo posto.
Nella generale, per forza di cose, Gavazzi conquista la leadership sfilandola a Jack Bobridge della Blanco, arrivato a Saltara comunque con una sorprendente dodicesima posizione; il distacco dell'australiano è ora di 3'43", si prevede una lunga lotta nelle prossime tappe. Ancora terzo Andriato a 6'27", quarto Chicchi a 9'34" che recupera posti importanti mentre il quinto è Kenny Dehaes della Lotto, lontano 10'06". Duecentesimo ed ultimo un altro italiano, il terzo diverso in questa edizione del Giro, ossia Vincenzo Nibali che paga quasi cento minuti, precisamente 1h38'59".

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

Mattia GavazziE dopo il bis, ecco il tris: Mattia Gavazzi vince, anzi trionfa nella cronometro di Saltara, dopo il successo del giorno precedente. Il corridore dell'Androni ha disputato una prova sontuosa ed ha preceduto di 1'25" Adam Blythe della BMC, finalmente nelle posizioni buone della classifica. In terza e quarta piazza la coppia Fantini composta da Francesco Chicchi (a 1'58") e Rafael Andriato (a 2'14"), sempre bravi nell'ottenere risultati di rilievo, segno che la tattica dei giallofluo inizia a pagare. Chiude i primi cinque Davide Appollonio dell'AG2R, secondo a Pescara, distanziato di 2'17" dall'altro velocista. In ultima posizione Alex Dowsett della Movistar a 16'42" che, a sorpresa, ha fatto peggio di Bradley Wiggins, favorito dei bookmaker per occupare l'ultimo posto.
Nella generale, per forza di cose, Gavazzi conquista la leadership sfilandola a Jack Bobridge della Blanco, arrivato a Saltara comunque con una sorprendente dodicesima posizione; il distacco dell'australiano è ora di 3'43", si prevede una lunga lotta nelle prossime tappe. Ancora terzo Andriato a 6'27", quarto Chicchi a 9'34" che recupera posti importanti mentre il quinto è Kenny Dehaes della Lotto, lontano 10'06". Duecentesimo ed ultimo un altro italiano, il terzo diverso in questa edizione del Giro, ossia Vincenzo Nibali che paga quasi cento minuti, precisamente 1h38'59".

Alberto Vigonesi

Amici miei (Mario Monicelli, 1975)

Amici miei © abbracciepopcorn.blogspot.comNon si contano i film che, nel corso dei decenni, sono stati ambientati o dedicati a Firenze, o girati da autori fiorentini, o che hanno raccontato Firenze da lontano. Impossibile, del resto, che una delle città più belle al mondo non attiri massicce attenzioni da parte del cinema. Nell'imbarazzo della scelta, ci siamo lasciati guidare dal parallelismo demiurgico tra autore e autorevole, del resto se non fosse antani non sarebbe una supercazzola. Avete capito bene, qui si parla di Amici miei. Ennesimo film epocale tra i tanti girati da Mario Monicelli, che se non è stato il miglior esponente del nostro movimento, ha perlomeno indossato la maglia rosa per diverse stagioni. Ad Amici miei Monicelli ci arrivò dopo, nel senso che il film doveva girarlo Pietro Germi ma poi le sue condizioni di salute gli impedirono di realizzare l'opera, che passò quindi al regista toscano, mentre l'autore di Sedotta e abbandonata moriva a fine 1974. Il clima è quello della fine di un'epoca. Non solo delle utopie, non solo della spinta vitale del movimento giovanile rapidamente annegato nel piombo del terrorismo, ma anche di un'Italia che non era più quella ignorante e ingenua degli anni '50, ma quella che più si alfabetizzava e più s'infurbiva. E con quell'Italia ormai arcaica, era normale che tramontasse e poi svanisse anche la sua rappresentazione cinematografica. L'apocalittico Monicelli che due anni dopo, con Un borghese piccolo piccolo, avrebbe chiuso per sempre l'esperienza della commedia all'italiana (definizione che, guardacaso, veniva proprio da un capolavoro di Germi: Divorzio all'italiana), si ritrovò quindi per le mani la storia di cinque amici fiorentini che passavano il loro tempo libero a organizzare e realizzare "zingarate", ovvero scherzi (preferibilmente di pessimo gusto) spesso ai danni di ignari concittadini (mentre la supercazzola - anche questo termine entrato nel linguaggio comune - è quel giro di paroloni apparentemente forbiti ma in realtà senza alcun senso). Sembra, la pellicola, una sommatoria di gag (alcune francamente strepitose, vèdasi immagine a lato), ma lo spirito del(la fine del) tempo permea l'opera lasciandola immersa in un clima di pessimismo e malinconia che ci accompagna idealmente proprio verso i titoli di coda della più bella e fortunata stagione del cinema italiano, tre lustri (almeno) indimenticabili. Come quasi sempre in Monicelli, però, il film può essere fruito a più livelli, e moltissimi dei tantissimi spettatori che andarono a gustarselo in sala non filosofeggiarono più di tanto ma risero sicuramente parecchio, anche del liberatorio cinismo del Necchi (Duilio del Prete), del Melandri (Gastone Moschin), del Perozzi (Philippe Noiret doppiato da Montagnani) e del professor Sassaroli (Adolfo Celi). Discorso a parte lo merita colui che possiamo considerare per distacco il più grande attore italiano di sempre, Ugo Tognazzi, perfettamente calato nella parte del Conte Lello Mascetti, inesauribile motore di trovate e cattiveria, profusa a piene mani rimanendo lui pervicacemente, coerentemente, ostinatamente il più irrisolto dei personaggi del film. Irrimediabilmente immaturo, ma un leader, com'era sempre stato anche nella propria carriera, forse un po' tarapia tapioca, forse no, con scappellamento o meno non importa, ciò che conta è ingannare il più possibile il tempo per (non) ricordare quello ormai perduto. Come fosse Proust. Come fosse Antani.

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