Il Portale del Ciclismo professionistico

.

A tappe forzate (tra un maxitrasferimento e l'altro) verso nord, la crono del secondo sabato sarà uno dei momenti topici della corsa rosa. I 55 km abbondanti della prova si snoderanno nella prima parte (diciamo i 25 km iniziali) sul litorale da Gabicce Mare a Pesaro, su una strada molto tecnica e non propriamente da specialisti delle gare contro il tempo: salitelle, discese, snodi tortuosi lungo la Panoramica Adriatica già ammirata l'anno scorso nel finale della frazione di Fano. Arrivati a Pesaro, 6 km scarsi di pianura e poi si imbocca la Strada dei Colli, salita di 4 km che in realtà è tutta un falsopiano a parte un paio di rampe dopo un km e ai 2.5 km, e il muro finale, 500 metri al 15% che portano a Novilara. Al termine della discesa si costeggia Fano ma si punta dritti all'entroterra, con 15 km di pianura su cui i cronoman più puri potranno provare a mettere fieno in cascina. E sì, perché a Calcinelli (a 3.5 km dal traguardo) la strada riprende a salire, dapprima dolcemente (siamo tra il 3 e il 4%), salvo poi trasformarsi in un vero muro nell'ultimo chilometro, per metà all'8% e per metà al 10. Anche Saltara è stata spesso sede di tappa della Tirreno-Adriatico (oltre che di un'edizione dei Campionati Italiani); stavolta rappresenterà il primo dei giorni in cui verrà deciso il Giro.

L'ordine di partenza della cronometro

Gabicce Mare

Sono solo due i precedenti tra Gabicce Mare ed il Giro d'Italia. Prima di tornare qui oggi per la cronometro che chiuderà idealmente la prima parte di Giro la corsa rosa vi aveva fatto tappa nel 1976 e nel 1977. Nel '76, il terzo ed ultimo Giro di Felice Gimondi, la Terni-Gabicce Mare (222 km) fu vinta dallo spagnolo Antonio Menéndez sulla coppia belga Rik Van Linden e Roger De Vlaeminck. Si era soltanto all'11a tappa ma Gimondi aveva già le insegne del primato: le avrebbe lasciate alle Torri del Vajolet (19a tappa) in favore di Johan De Muynck per poi tornare in testa nella crono di Arcore al penultimo giorno. Nel 1977 il Giro va al belga Michel Pollentier e Gabicce Mare è sede di tre tappe (un paio di semitappa ed una partenza). In entrambe le semitappe, sia la Spoleto-Gabicce Mare che la Gabicce Mare-Gabicce Mare furono conquistate dal belga Freddy Maertens, che vincerà anche il giorno dopo nella Gabicce Mare-Forlì (ed anche nella Forlì-Mugello). In rosa c'è Moser, che verrà spodestato a Cortina, nella 17a tappa, da Pollentier.

Saltara

Con i suoi 6800 abitanti Saltara si trova nella provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche. Collocata su un colle a 160 m s.l.m. che domina la bassa valle del Metauro, durante l'epoca romana la vallata era attraversata dalla strada consolare Flaminia. Il paese vero e proprio nascerà invece durante il periodo medioevale. I luoghi da visitare a Saltara sono il castello, il Palazzo comunale e la Torre civica che reca sulla facciata frammenti dello stemma Malatestiano con il dragone alato, emblema di Saltara. Da non trascurare gli edifici religiosi, con l'Ex Chiesa della Fonte, il Santuario della Madonna della Villa, la chiesa parrocchiale di San Pier Celestino ed il convento di San Francesco in Rovereto. Altro luogo d'interesse è Villa del Balì - Museo interattivo della scienza e planetario. Olio, vino, pera "angelica", i formaggi (pasta dura e molle) e la carne di agnello sono i piatti tipici di Saltara; il Bianchello del Metauro è un ottimo bianco da degustare mentre il Colli Pesaresi è un eccellente rosso. Il Giro d'Italia ha fatto tappa una sola volta prima di oggi a Saltara: era l'edizione 2006, quella che vide Ivan Basso stravincere sulle strade italiane, e qui il belga Rik Verbrugghe s'impose su Paolo Savoldelli e Luca Mazzanti nella frazione più lunga di quell'edizione della corsa rosa.

Francesco Sulas
Gabicce Mare

Sono solo due i precedenti tra Gabicce Mare ed il Giro d'Italia. Prima di tornare qui oggi per la cronometro che chiuderà idealmente la prima parte di Giro la corsa rosa vi aveva fatto tappa nel 1976 e nel 1977. Nel '76, il terzo ed ultimo Giro di Felice Gimondi, la Terni-Gabicce Mare (222 km) fu vinta dallo spagnolo Antonio Menéndez sulla coppia belga Rik Van Linden e Roger De Vlaeminck. Si era soltanto all'11a tappa ma Gimondi aveva già le insegne del primato: le avrebbe lasciate alle Torri del Vajolet (19a tappa) in favore di Johan De Muynck per poi tornare in testa nella crono di Arcore al penultimo giorno. Nel 1977 il Giro va al belga Michel Pollentier e Gabicce Mare è sede di tre tappe (un paio di semitappa ed una partenza). In entrambe le semitappe, sia la Spoleto-Gabicce Mare che la Gabicce Mare-Gabicce Mare furono conquistate dal belga Freddy Maertens, che vincerà anche il giorno dopo nella Gabicce Mare-Forlì (ed anche nella Forlì-Mugello). In rosa c'è Moser, che verrà spodestato a Cortina, nella 17a tappa, da Pollentier.

Saltara

Con i suoi 6800 abitanti Saltara si trova nella provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche. Collocata su un colle a 160 m s.l.m. che domina la bassa valle del Metauro, durante l'epoca romana la vallata era attraversata dalla strada consolare Flaminia. Il paese vero e proprio nascerà invece durante il periodo medioevale. I luoghi da visitare a Saltara sono il castello, il Palazzo comunale e la Torre civica che reca sulla facciata frammenti dello stemma Malatestiano con il dragone alato, emblema di Saltara. Da non trascurare gli edifici religiosi, con l'Ex Chiesa della Fonte, il Santuario della Madonna della Villa, la chiesa parrocchiale di San Pier Celestino ed il convento di San Francesco in Rovereto. Altro luogo d'interesse è Villa del Balì - Museo interattivo della scienza e planetario. Olio, vino, pera "angelica", i formaggi (pasta dura e molle) e la carne di agnello sono i piatti tipici di Saltara; il Bianchello del Metauro è un ottimo bianco da degustare mentre il Colli Pesaresi è un eccellente rosso. Il Giro d'Italia ha fatto tappa una sola volta prima di oggi a Saltara: era l'edizione 2006, quella che vide Ivan Basso stravincere sulle strade italiane, e qui il belga Rik Verbrugghe s'impose su Paolo Savoldelli e Luca Mazzanti nella frazione più lunga di quell'edizione della corsa rosa.

Gabicce Mare

Sono solo due i precedenti tra Gabicce Mare ed il Giro d'Italia. Prima di tornare qui oggi per la cronometro che chiuderà idealmente la prima parte di Giro la corsa rosa vi aveva fatto tappa nel 1976 e nel 1977. Nel '76, il terzo ed ultimo Giro di Felice Gimondi, la Terni-Gabicce Mare (222 km) fu vinta dallo spagnolo Antonio Menéndez sulla coppia belga Rik Van Linden e Roger De Vlaeminck. Si era soltanto all'11a tappa ma Gimondi aveva già le insegne del primato: le avrebbe lasciate alle Torri del Vajolet (19a tappa) in favore di Johan De Muynck per poi tornare in testa nella crono di Arcore al penultimo giorno. Nel 1977 il Giro va al belga Michel Pollentier e Gabicce Mare è sede di tre tappe (un paio di semitappa ed una partenza). In entrambe le semitappe, sia la Spoleto-Gabicce Mare che la Gabicce Mare-Gabicce Mare furono conquistate dal belga Freddy Maertens, che vincerà anche il giorno dopo nella Gabicce Mare-Forlì (ed anche nella Forlì-Mugello). In rosa c'è Moser, che verrà spodestato a Cortina, nella 17a tappa, da Pollentier.

Saltara

Con i suoi 6800 abitanti Saltara si trova nella provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche. Collocata su un colle a 160 m s.l.m. che domina la bassa valle del Metauro, durante l'epoca romana la vallata era attraversata dalla strada consolare Flaminia. Il paese vero e proprio nascerà invece durante il periodo medioevale. I luoghi da visitare a Saltara sono il castello, il Palazzo comunale e la Torre civica che reca sulla facciata frammenti dello stemma Malatestiano con il dragone alato, emblema di Saltara. Da non trascurare gli edifici religiosi, con l'Ex Chiesa della Fonte, il Santuario della Madonna della Villa, la chiesa parrocchiale di San Pier Celestino ed il convento di San Francesco in Rovereto. Altro luogo d'interesse è Villa del Balì - Museo interattivo della scienza e planetario. Olio, vino, pera "angelica", i formaggi (pasta dura e molle) e la carne di agnello sono i piatti tipici di Saltara; il Bianchello del Metauro è un ottimo bianco da degustare mentre il Colli Pesaresi è un eccellente rosso. Il Giro d'Italia ha fatto tappa una sola volta prima di oggi a Saltara: era l'edizione 2006, quella che vide Ivan Basso stravincere sulle strade italiane, e qui il belga Rik Verbrugghe s'impose su Paolo Savoldelli e Luca Mazzanti nella frazione più lunga di quell'edizione della corsa rosa.

Gabicce Mare

Sono solo due i precedenti tra Gabicce Mare ed il Giro d'Italia. Prima di tornare qui oggi per la cronometro che chiuderà idealmente la prima parte di Giro la corsa rosa vi aveva fatto tappa nel 1976 e nel 1977. Nel '76, il terzo ed ultimo Giro di Felice Gimondi, la Terni-Gabicce Mare (222 km) fu vinta dallo spagnolo Antonio Menéndez sulla coppia belga Rik Van Linden e Roger De Vlaeminck. Si era soltanto all'11a tappa ma Gimondi aveva già le insegne del primato: le avrebbe lasciate alle Torri del Vajolet (19a tappa) in favore di Johan De Muynck per poi tornare in testa nella crono di Arcore al penultimo giorno. Nel 1977 il Giro va al belga Michel Pollentier e Gabicce Mare è sede di tre tappe (un paio di semitappa ed una partenza). In entrambe le semitappe, sia la Spoleto-Gabicce Mare che la Gabicce Mare-Gabicce Mare furono conquistate dal belga Freddy Maertens, che vincerà anche il giorno dopo nella Gabicce Mare-Forlì (ed anche nella Forlì-Mugello). In rosa c'è Moser, che verrà spodestato a Cortina, nella 17a tappa, da Pollentier.

Saltara

Con i suoi 6800 abitanti Saltara si trova nella provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche. Collocata su un colle a 160 m s.l.m. che domina la bassa valle del Metauro, durante l'epoca romana la vallata era attraversata dalla strada consolare Flaminia. Il paese vero e proprio nascerà invece durante il periodo medioevale. I luoghi da visitare a Saltara sono il castello, il Palazzo comunale e la Torre civica che reca sulla facciata frammenti dello stemma Malatestiano con il dragone alato, emblema di Saltara. Da non trascurare gli edifici religiosi, con l'Ex Chiesa della Fonte, il Santuario della Madonna della Villa, la chiesa parrocchiale di San Pier Celestino ed il convento di San Francesco in Rovereto. Altro luogo d'interesse è Villa del Balì - Museo interattivo della scienza e planetario. Olio, vino, pera "angelica", i formaggi (pasta dura e molle) e la carne di agnello sono i piatti tipici di Saltara; il Bianchello del Metauro è un ottimo bianco da degustare mentre il Colli Pesaresi è un eccellente rosso. Il Giro d'Italia ha fatto tappa una sola volta prima di oggi a Saltara: era l'edizione 2006, quella che vide Ivan Basso stravincere sulle strade italiane, e qui il belga Rik Verbrugghe s'impose su Paolo Savoldelli e Luca Mazzanti nella frazione più lunga di quell'edizione della corsa rosa.

Gabicce Mare

Sono solo due i precedenti tra Gabicce Mare ed il Giro d'Italia. Prima di tornare qui oggi per la cronometro che chiuderà idealmente la prima parte di Giro la corsa rosa vi aveva fatto tappa nel 1976 e nel 1977. Nel '76, il terzo ed ultimo Giro di Felice Gimondi, la Terni-Gabicce Mare (222 km) fu vinta dallo spagnolo Antonio Menéndez sulla coppia belga Rik Van Linden e Roger De Vlaeminck. Si era soltanto all'11a tappa ma Gimondi aveva già le insegne del primato: le avrebbe lasciate alle Torri del Vajolet (19a tappa) in favore di Johan De Muynck per poi tornare in testa nella crono di Arcore al penultimo giorno. Nel 1977 il Giro va al belga Michel Pollentier e Gabicce Mare è sede di tre tappe (un paio di semitappa ed una partenza). In entrambe le semitappe, sia la Spoleto-Gabicce Mare che la Gabicce Mare-Gabicce Mare furono conquistate dal belga Freddy Maertens, che vincerà anche il giorno dopo nella Gabicce Mare-Forlì (ed anche nella Forlì-Mugello). In rosa c'è Moser, che verrà spodestato a Cortina, nella 17a tappa, da Pollentier.

Saltara

Con i suoi 6800 abitanti Saltara si trova nella provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche. Collocata su un colle a 160 m s.l.m. che domina la bassa valle del Metauro, durante l'epoca romana la vallata era attraversata dalla strada consolare Flaminia. Il paese vero e proprio nascerà invece durante il periodo medioevale. I luoghi da visitare a Saltara sono il castello, il Palazzo comunale e la Torre civica che reca sulla facciata frammenti dello stemma Malatestiano con il dragone alato, emblema di Saltara. Da non trascurare gli edifici religiosi, con l'Ex Chiesa della Fonte, il Santuario della Madonna della Villa, la chiesa parrocchiale di San Pier Celestino ed il convento di San Francesco in Rovereto. Altro luogo d'interesse è Villa del Balì - Museo interattivo della scienza e planetario. Olio, vino, pera "angelica", i formaggi (pasta dura e molle) e la carne di agnello sono i piatti tipici di Saltara; il Bianchello del Metauro è un ottimo bianco da degustare mentre il Colli Pesaresi è un eccellente rosso. Il Giro d'Italia ha fatto tappa una sola volta prima di oggi a Saltara: era l'edizione 2006, quella che vide Ivan Basso stravincere sulle strade italiane, e qui il belga Rik Verbrugghe s'impose su Paolo Savoldelli e Luca Mazzanti nella frazione più lunga di quell'edizione della corsa rosa.

Gabicce Mare

Sono solo due i precedenti tra Gabicce Mare ed il Giro d'Italia. Prima di tornare qui oggi per la cronometro che chiuderà idealmente la prima parte di Giro la corsa rosa vi aveva fatto tappa nel 1976 e nel 1977. Nel '76, il terzo ed ultimo Giro di Felice Gimondi, la Terni-Gabicce Mare (222 km) fu vinta dallo spagnolo Antonio Menéndez sulla coppia belga Rik Van Linden e Roger De Vlaeminck. Si era soltanto all'11a tappa ma Gimondi aveva già le insegne del primato: le avrebbe lasciate alle Torri del Vajolet (19a tappa) in favore di Johan De Muynck per poi tornare in testa nella crono di Arcore al penultimo giorno. Nel 1977 il Giro va al belga Michel Pollentier e Gabicce Mare è sede di tre tappe (un paio di semitappa ed una partenza). In entrambe le semitappe, sia la Spoleto-Gabicce Mare che la Gabicce Mare-Gabicce Mare furono conquistate dal belga Freddy Maertens, che vincerà anche il giorno dopo nella Gabicce Mare-Forlì (ed anche nella Forlì-Mugello). In rosa c'è Moser, che verrà spodestato a Cortina, nella 17a tappa, da Pollentier.

Saltara

Con i suoi 6800 abitanti Saltara si trova nella provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche. Collocata su un colle a 160 m s.l.m. che domina la bassa valle del Metauro, durante l'epoca romana la vallata era attraversata dalla strada consolare Flaminia. Il paese vero e proprio nascerà invece durante il periodo medioevale. I luoghi da visitare a Saltara sono il castello, il Palazzo comunale e la Torre civica che reca sulla facciata frammenti dello stemma Malatestiano con il dragone alato, emblema di Saltara. Da non trascurare gli edifici religiosi, con l'Ex Chiesa della Fonte, il Santuario della Madonna della Villa, la chiesa parrocchiale di San Pier Celestino ed il convento di San Francesco in Rovereto. Altro luogo d'interesse è Villa del Balì - Museo interattivo della scienza e planetario. Olio, vino, pera "angelica", i formaggi (pasta dura e molle) e la carne di agnello sono i piatti tipici di Saltara; il Bianchello del Metauro è un ottimo bianco da degustare mentre il Colli Pesaresi è un eccellente rosso. Il Giro d'Italia ha fatto tappa una sola volta prima di oggi a Saltara: era l'edizione 2006, quella che vide Ivan Basso stravincere sulle strade italiane, e qui il belga Rik Verbrugghe s'impose su Paolo Savoldelli e Luca Mazzanti nella frazione più lunga di quell'edizione della corsa rosa.

Meteo

12.10 - Gabicce Mare
14.30 - Saltara
17.10 - Saltara

Soggetti Alternativi

Un altro degli esordienti del Giro 2013 è questo kazako da due stagioni in forza all'Astana dopo varie annate spese a correre per lo più in Asia. Ottimo passista, ha nelle prove a cronometro il terreno in cui esprimersi al meglio, tanto che nella specialità ha saputo conquistare titoli nazionali kazaki e salire sul podio ai Giochi Asiatici. L'exploit più significativo l'ha però realizzato lo scorso anno quando, a sorpresa, è riuscito ad ottenere un sesto posto, per nulla pronosticato alla vigilia, ai campionati del mondo a cronometro a Valkenburg. Vanta buonissime prestazioni anche in brevi corse a tappe, come testimoniano il successo al Tour of Hainan dello scorso anno e il 2° posto al Qinghai Lake di due anni fa. Cercherà di dare il meglio di se a cronometro, dove tanti tenteranno di accumulare un bel gruzzolo di secondi mentre lui un bel...Gruzdev!

Vivian Ghianni

Un altro degli esordienti del Giro 2013 è questo kazako da due stagioni in forza all'Astana dopo varie annate spese a correre per lo più in Asia. Ottimo passista, ha nelle prove a cronometro il terreno in cui esprimersi al meglio, tanto che nella specialità ha saputo conquistare titoli nazionali kazaki e salire sul podio ai Giochi Asiatici. L'exploit più significativo l'ha però realizzato lo scorso anno quando, a sorpresa, è riuscito ad ottenere un sesto posto, per nulla pronosticato alla vigilia, ai campionati del mondo a cronometro a Valkenburg. Vanta buonissime prestazioni anche in brevi corse a tappe, come testimoniano il successo al Tour of Hainan dello scorso anno e il 2° posto al Qinghai Lake di due anni fa. Cercherà di dare il meglio di se a cronometro, dove tanti tenteranno di accumulare un bel gruzzolo di secondi mentre lui un bel...Gruzdev!

Un altro degli esordienti del Giro 2013 è questo kazako da due stagioni in forza all'Astana dopo varie annate spese a correre per lo più in Asia. Ottimo passista, ha nelle prove a cronometro il terreno in cui esprimersi al meglio, tanto che nella specialità ha saputo conquistare titoli nazionali kazaki e salire sul podio ai Giochi Asiatici. L'exploit più significativo l'ha però realizzato lo scorso anno quando, a sorpresa, è riuscito ad ottenere un sesto posto, per nulla pronosticato alla vigilia, ai campionati del mondo a cronometro a Valkenburg. Vanta buonissime prestazioni anche in brevi corse a tappe, come testimoniano il successo al Tour of Hainan dello scorso anno e il 2° posto al Qinghai Lake di due anni fa. Cercherà di dare il meglio di se a cronometro, dove tanti tenteranno di accumulare un bel gruzzolo di secondi mentre lui un bel...Gruzdev!

Un altro degli esordienti del Giro 2013 è questo kazako da due stagioni in forza all'Astana dopo varie annate spese a correre per lo più in Asia. Ottimo passista, ha nelle prove a cronometro il terreno in cui esprimersi al meglio, tanto che nella specialità ha saputo conquistare titoli nazionali kazaki e salire sul podio ai Giochi Asiatici. L'exploit più significativo l'ha però realizzato lo scorso anno quando, a sorpresa, è riuscito ad ottenere un sesto posto, per nulla pronosticato alla vigilia, ai campionati del mondo a cronometro a Valkenburg. Vanta buonissime prestazioni anche in brevi corse a tappe, come testimoniano il successo al Tour of Hainan dello scorso anno e il 2° posto al Qinghai Lake di due anni fa. Cercherà di dare il meglio di se a cronometro, dove tanti tenteranno di accumulare un bel gruzzolo di secondi mentre lui un bel...Gruzdev!

Un altro degli esordienti del Giro 2013 è questo kazako da due stagioni in forza all'Astana dopo varie annate spese a correre per lo più in Asia. Ottimo passista, ha nelle prove a cronometro il terreno in cui esprimersi al meglio, tanto che nella specialità ha saputo conquistare titoli nazionali kazaki e salire sul podio ai Giochi Asiatici. L'exploit più significativo l'ha però realizzato lo scorso anno quando, a sorpresa, è riuscito ad ottenere un sesto posto, per nulla pronosticato alla vigilia, ai campionati del mondo a cronometro a Valkenburg. Vanta buonissime prestazioni anche in brevi corse a tappe, come testimoniano il successo al Tour of Hainan dello scorso anno e il 2° posto al Qinghai Lake di due anni fa. Cercherà di dare il meglio di se a cronometro, dove tanti tenteranno di accumulare un bel gruzzolo di secondi mentre lui un bel...Gruzdev!

Un altro degli esordienti del Giro 2013 è questo kazako da due stagioni in forza all'Astana dopo varie annate spese a correre per lo più in Asia. Ottimo passista, ha nelle prove a cronometro il terreno in cui esprimersi al meglio, tanto che nella specialità ha saputo conquistare titoli nazionali kazaki e salire sul podio ai Giochi Asiatici. L'exploit più significativo l'ha però realizzato lo scorso anno quando, a sorpresa, è riuscito ad ottenere un sesto posto, per nulla pronosticato alla vigilia, ai campionati del mondo a cronometro a Valkenburg. Vanta buonissime prestazioni anche in brevi corse a tappe, come testimoniano il successo al Tour of Hainan dello scorso anno e il 2° posto al Qinghai Lake di due anni fa. Cercherà di dare il meglio di se a cronometro, dove tanti tenteranno di accumulare un bel gruzzolo di secondi mentre lui un bel...Gruzdev!

GiroTweet

@Manuel700 (Manuel Bongiorno): Oggi 55 km a cronooooo.... aiuto.... #cosemaifatte

@taylorphinney: Quando in una cronometro è previsto il rifornimento, penso che ciò sia un segno che quella cronometro è un tantino troppo lunga ;) hehe #Giro

@davidappo (Davide Appollonio): Giorno della crono, solo 55 km di tappa .... rispetto a 250 non è così male, in fondo ..!!!

@GertSteegmans: Oggi crono individuale al #giro. Andare più forte possibile, tutto il tempo contro i tuoi limiti. Una cosa che amo, in "televisione" ;)

@HansenAdam: Hey @vicentereynes non svegliarmi! Sto avendo un sogno molto intrigante....

@vicentereynes: Stamattina @HansenAdam s'è rasato la testa con la mia macchinetta e ha vinto. Ora voglio fare lo stesso ma non ho più capelli!! shit problem....

L'ombrellone (Dino Risi, 1965)

L'ombrellone © YouTube.comLa prolifica attività registica del periodo d'oro del cinema italiano prevedeva che un autore girasse non meno di un paio di pellicole all'anno (a volte con l'aggiunta di un episodio nei film girati a più mani). Dino Risi, uno dei padri della commedia all'italiana, nel 1965 fu quattro volte sul set, due per episodi, due per film interi. Tra queste opere, L'ombrellone è quella definibile "balneare", secondo la moda, molto in voga all'epoca, dell'ambientazione vacanzier-marina. Questa pellicola, però, ebbe la caratteristica di non essere limitata al racconto di qualche amorazzo estivo, bensì di voler allargare lo sguardo a vizi, tic, nuove abitudini di un'Italia arricchita dal boom e quindi in grado di permettersi la villeggiatura, ma sotto sotto meschina e rivoltante come quella immortalata appena due anni prima nell'antologico I mostri. Insomma, il protagonista Enrico Marletti (interpretato da Enrico Maria Salerno), vittima della confusione vacanziera della Riviera Romagnola (tanto da cercare rifugio nella quiete di Gabicce Monte) è solo un gancio attraverso cui porre sul popolo bue - e le sue infinite declinazioni di macchietta - un'attenzione non moralisteggiante ma acuta e dissacratoria. Curioso che, esattamente a 20 anni di distanza dal padre, il figlio Claudio Risi (fratello del più quotato Marco) ambienti il suo film balneare (Yesterday - Vacanze al mare, praticamente un'operazione nostalgia sulla scorta di vanzinate d'antan come Sapore di mare) negli stessi posti de L'ombrellone (in particolare proprio a Gabicce Mare). Ma due decenni carichi di tutto non sono passati invano, e laddove la generazione precedente - attraverso autori e attori di quel cinema - metteva alla berlina se stessa (e il portato del boom, ovvero la superficialità - per non dire il rincitrullimento - ad esso connessa), questa rimpiange quel piccolo (e provinciale) mondo antico (e così facendo si autoassolve dall'obbligo di intervenire sul presente). Laddove i padri dicono chiaramente "siamo dei mostri!", i figli, passati dalla rivoluzione sessuale e giovanile e quindi dagli anni di piombo, recitano apertis verbis il dogma del riflusso: "vogliamo essere di nuovo e ancora quei mostri!". La parabola del ritorno dell'ancien régime nelle parrucche della restaurazione post-napoleonica, in pratica: come se bastasse indossare quei parrucconi (qui in forma di canzonette da juke-box) per ristabilire l'ordine preesistente. Ma la gloriosa commedia all'italiana aveva un'altra marcia, perché poi i personaggi interpretati dai Salerno, dalle Sandra Milo, dai Lelio Luttazzi (altri protagonisti de L'ombrellone) avevano bisogno di mettere in discussione (e quindi cercare) se stessi per avere una credibilità sullo schermo. I figli dell'edonismo paratelevisivo anni '80 (incarnati da Jerry Calà o Massimo Ciavarro, Marina Suma o Eleonora Giorgi) cercavano in fondo solo la via più breve alla doppia libidine coi fiocchi.

Marco Grassi

La classifica al contrario

Mattia GavazziTappa bagnata, tappa fortunata in casa Italia: infatti, è di un atleta azzurro la prima doppietta in questa edizione della corsa rosa e la firma è quella di uno dei favoriti, ossia Mattia Gavazzi dell'Androni. Il bresciano ha vinto, al termine di una frazione faticosissima, davanti a Davide Appollonio dell'AG2R, battuto nella volata a due. La coppia di velocisti italiani è stata capace di un'azione di alta classe, essendosi avvantaggiata di 5" su di un folto gruppo comprendente dodici unità. Al terzo posto troviamo Grega Bole della Vacansoleil, reduce dal quarto posto a Margherita di Savoia, che ha battuto il compagno di squadra Maurits Lammertink e il portacolori della Garmin David Millar. Per una volta, ci permettiamo di segnalare anche il sesto classificato, Julien Bérard dell'AG2R, in quanto è stato capace di terminare la tappa con una clavicola fratturata a seguito di una caduta nel finale; non ripartendo nella crono, è quantomeno d'obbligo una citazione per la caparbietà con cui si è impegnato per ottenere un risultato positivo. In negativo, invece, è stata la prestazione di Adam Hansen che ha percorso buona parte della frazione distanziato dalla vetta, accumulando alla fine un ritardo di 23'25".
In classifica generale cambio al vertice con il nuovo leader che è Jack Bobridge della Blanco, ottavo nell'ultima frazione; più che per proprio merito, il primato gli è stato gentilmente regalato dalla prova scellerata di Pim Ligthart della Vacansoleil che ha voluto strafare ed ha pagato un distacco di quasi 20' ed ora si trova lontano, precisamente in quindicesima posizione. Alle spalle dell'australiano si è insediato Gavazzi che, avendo solamente 1'29" di ritardo, si candida a superare il rivale al termine della crono di Saltara (si sa che Bobridge è una frana nell'esercizio contro il tempo). Terzo è Rafael Andriato della Fantini, che risale dalla nona posizione della partenza e paga 5'42"; quarto e quinto sono i medesimi della partenza, ossia Maxim Belkov della Katusha e Miguel Mínguez dell'Euskaltel, lontani 6'26" e 6'33". Cambia anche l'ultimo della classifica, si tratta di BeŸñat Intxausti della Movistar che ha accumulato ben 1h24"12" dalla vetta.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

Mattia GavazziTappa bagnata, tappa fortunata in casa Italia: infatti, è di un atleta azzurro la prima doppietta in questa edizione della corsa rosa e la firma è quella di uno dei favoriti, ossia Mattia Gavazzi dell'Androni. Il bresciano ha vinto, al termine di una frazione faticosissima, davanti a Davide Appollonio dell'AG2R, battuto nella volata a due. La coppia di velocisti italiani è stata capace di un'azione di alta classe, essendosi avvantaggiata di 5" su di un folto gruppo comprendente dodici unità. Al terzo posto troviamo Grega Bole della Vacansoleil, reduce dal quarto posto a Margherita di Savoia, che ha battuto il compagno di squadra Maurits Lammertink e il portacolori della Garmin David Millar. Per una volta, ci permettiamo di segnalare anche il sesto classificato, Julien Bérard dell'AG2R, in quanto è stato capace di terminare la tappa con una clavicola fratturata a seguito di una caduta nel finale; non ripartendo nella crono, è quantomeno d'obbligo una citazione per la caparbietà con cui si è impegnato per ottenere un risultato positivo. In negativo, invece, è stata la prestazione di Adam Hansen che ha percorso buona parte della frazione distanziato dalla vetta, accumulando alla fine un ritardo di 23'25".
In classifica generale cambio al vertice con il nuovo leader che è Jack Bobridge della Blanco, ottavo nell'ultima frazione; più che per proprio merito, il primato gli è stato gentilmente regalato dalla prova scellerata di Pim Ligthart della Vacansoleil che ha voluto strafare ed ha pagato un distacco di quasi 20' ed ora si trova lontano, precisamente in quindicesima posizione. Alle spalle dell'australiano si è insediato Gavazzi che, avendo solamente 1'29" di ritardo, si candida a superare il rivale al termine della crono di Saltara (si sa che Bobridge è una frana nell'esercizio contro il tempo). Terzo è Rafael Andriato della Fantini, che risale dalla nona posizione della partenza e paga 5'42"; quarto e quinto sono i medesimi della partenza, ossia Maxim Belkov della Katusha e Miguel Mínguez dell'Euskaltel, lontani 6'26" e 6'33". Cambia anche l'ultimo della classifica, si tratta di BeŸñat Intxausti della Movistar che ha accumulato ben 1h24"12" dalla vetta.

Alberto Vigonesi

L'ombrellone (Dino Risi, 1965)

L'ombrellone © YouTube.comLa prolifica attività registica del periodo d'oro del cinema italiano prevedeva che un autore girasse non meno di un paio di pellicole all'anno (a volte con l'aggiunta di un episodio nei film girati a più mani). Dino Risi, uno dei padri della commedia all'italiana, nel 1965 fu quattro volte sul set, due per episodi, due per film interi. Tra queste opere, L'ombrellone è quella definibile "balneare", secondo la moda, molto in voga all'epoca, dell'ambientazione vacanzier-marina. Questa pellicola, però, ebbe la caratteristica di non essere limitata al racconto di qualche amorazzo estivo, bensì di voler allargare lo sguardo a vizi, tic, nuove abitudini di un'Italia arricchita dal boom e quindi in grado di permettersi la villeggiatura, ma sotto sotto meschina e rivoltante come quella immortalata appena due anni prima nell'antologico I mostri. Insomma, il protagonista Enrico Marletti (interpretato da Enrico Maria Salerno), vittima della confusione vacanziera della Riviera Romagnola (tanto da cercare rifugio nella quiete di Gabicce Monte) è solo un gancio attraverso cui porre sul popolo bue - e le sue infinite declinazioni di macchietta - un'attenzione non moralisteggiante ma acuta e dissacratoria. Curioso che, esattamente a 20 anni di distanza dal padre, il figlio Claudio Risi (fratello del più quotato Marco) ambienti il suo film balneare (Yesterday - Vacanze al mare, praticamente un'operazione nostalgia sulla scorta di vanzinate d'antan come Sapore di mare) negli stessi posti de L'ombrellone (in particolare proprio a Gabicce Mare). Ma due decenni carichi di tutto non sono passati invano, e laddove la generazione precedente - attraverso autori e attori di quel cinema - metteva alla berlina se stessa (e il portato del boom, ovvero la superficialità - per non dire il rincitrullimento - ad esso connessa), questa rimpiange quel piccolo (e provinciale) mondo antico (e così facendo si autoassolve dall'obbligo di intervenire sul presente). Laddove i padri dicono chiaramente "siamo dei mostri!", i figli, passati dalla rivoluzione sessuale e giovanile e quindi dagli anni di piombo, recitano apertis verbis il dogma del riflusso: "vogliamo essere di nuovo e ancora quei mostri!". La parabola del ritorno dell'ancien régime nelle parrucche della restaurazione post-napoleonica, in pratica: come se bastasse indossare quei parrucconi (qui in forma di canzonette da juke-box) per ristabilire l'ordine preesistente. Ma la gloriosa commedia all'italiana aveva un'altra marcia, perché poi i personaggi interpretati dai Salerno, dalle Sandra Milo, dai Lelio Luttazzi (altri protagonisti de L'ombrellone) avevano bisogno di mettere in discussione (e quindi cercare) se stessi per avere una credibilità sullo schermo. I figli dell'edonismo paratelevisivo anni '80 (incarnati da Jerry Calà o Massimo Ciavarro, Marina Suma o Eleonora Giorgi) cercavano in fondo solo la via più breve alla doppia libidine coi fiocchi.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna GiroNotes 2013 - 8a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 8a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 8a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 8a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 8a tappa

L'ombrellone (Dino Risi, 1965)

L'ombrellone © YouTube.comLa prolifica attività registica del periodo d'oro del cinema italiano prevedeva che un autore girasse non meno di un paio di pellicole all'anno (a volte con l'aggiunta di un episodio nei film girati a più mani). Dino Risi, uno dei padri della commedia all'italiana, nel 1965 fu quattro volte sul set, due per episodi, due per film interi. Tra queste opere, L'ombrellone è quella definibile "balneare", secondo la moda, molto in voga all'epoca, dell'ambientazione vacanzier-marina. Questa pellicola, però, ebbe la caratteristica di non essere limitata al racconto di qualche amorazzo estivo, bensì di voler allargare lo sguardo a vizi, tic, nuove abitudini di un'Italia arricchita dal boom e quindi in grado di permettersi la villeggiatura, ma sotto sotto meschina e rivoltante come quella immortalata appena due anni prima nell'antologico I mostri. Insomma, il protagonista Enrico Marletti (interpretato da Enrico Maria Salerno), vittima della confusione vacanziera della Riviera Romagnola (tanto da cercare rifugio nella quiete di Gabicce Monte) è solo un gancio attraverso cui porre sul popolo bue - e le sue infinite declinazioni di macchietta - un'attenzione non moralisteggiante ma acuta e dissacratoria. Curioso che, esattamente a 20 anni di distanza dal padre, il figlio Claudio Risi (fratello del più quotato Marco) ambienti il suo film balneare (Yesterday - Vacanze al mare, praticamente un'operazione nostalgia sulla scorta di vanzinate d'antan come Sapore di mare) negli stessi posti de L'ombrellone (in particolare proprio a Gabicce Mare). Ma due decenni carichi di tutto non sono passati invano, e laddove la generazione precedente - attraverso autori e attori di quel cinema - metteva alla berlina se stessa (e il portato del boom, ovvero la superficialità - per non dire il rincitrullimento - ad esso connessa), questa rimpiange quel piccolo (e provinciale) mondo antico (e così facendo si autoassolve dall'obbligo di intervenire sul presente). Laddove i padri dicono chiaramente "siamo dei mostri!", i figli, passati dalla rivoluzione sessuale e giovanile e quindi dagli anni di piombo, recitano apertis verbis il dogma del riflusso: "vogliamo essere di nuovo e ancora quei mostri!". La parabola del ritorno dell'ancien régime nelle parrucche della restaurazione post-napoleonica, in pratica: come se bastasse indossare quei parrucconi (qui in forma di canzonette da juke-box) per ristabilire l'ordine preesistente. Ma la gloriosa commedia all'italiana aveva un'altra marcia, perché poi i personaggi interpretati dai Salerno, dalle Sandra Milo, dai Lelio Luttazzi (altri protagonisti de L'ombrellone) avevano bisogno di mettere in discussione (e quindi cercare) se stessi per avere una credibilità sullo schermo. I figli dell'edonismo paratelevisivo anni '80 (incarnati da Jerry Calà o Massimo Ciavarro, Marina Suma o Eleonora Giorgi) cercavano in fondo solo la via più breve alla doppia libidine coi fiocchi.

Marco Grassi

La classifica al contrario

Mattia GavazziTappa bagnata, tappa fortunata in casa Italia: infatti, è di un atleta azzurro la prima doppietta in questa edizione della corsa rosa e la firma è quella di uno dei favoriti, ossia Mattia Gavazzi dell'Androni. Il bresciano ha vinto, al termine di una frazione faticosissima, davanti a Davide Appollonio dell'AG2R, battuto nella volata a due. La coppia di velocisti italiani è stata capace di un'azione di alta classe, essendosi avvantaggiata di 5" su di un folto gruppo comprendente dodici unità. Al terzo posto troviamo Grega Bole della Vacansoleil, reduce dal quarto posto a Margherita di Savoia, che ha battuto il compagno di squadra Maurits Lammertink e il portacolori della Garmin David Millar. Per una volta, ci permettiamo di segnalare anche il sesto classificato, Julien Bérard dell'AG2R, in quanto è stato capace di terminare la tappa con una clavicola fratturata a seguito di una caduta nel finale; non ripartendo nella crono, è quantomeno d'obbligo una citazione per la caparbietà con cui si è impegnato per ottenere un risultato positivo. In negativo, invece, è stata la prestazione di Adam Hansen che ha percorso buona parte della frazione distanziato dalla vetta, accumulando alla fine un ritardo di 23'25".
In classifica generale cambio al vertice con il nuovo leader che è Jack Bobridge della Blanco, ottavo nell'ultima frazione; più che per proprio merito, il primato gli è stato gentilmente regalato dalla prova scellerata di Pim Ligthart della Vacansoleil che ha voluto strafare ed ha pagato un distacco di quasi 20' ed ora si trova lontano, precisamente in quindicesima posizione. Alle spalle dell'australiano si è insediato Gavazzi che, avendo solamente 1'29" di ritardo, si candida a superare il rivale al termine della crono di Saltara (si sa che Bobridge è una frana nell'esercizio contro il tempo). Terzo è Rafael Andriato della Fantini, che risale dalla nona posizione della partenza e paga 5'42"; quarto e quinto sono i medesimi della partenza, ossia Maxim Belkov della Katusha e Miguel Mínguez dell'Euskaltel, lontani 6'26" e 6'33". Cambia anche l'ultimo della classifica, si tratta di BeŸñat Intxausti della Movistar che ha accumulato ben 1h24"12" dalla vetta.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

Mattia GavazziTappa bagnata, tappa fortunata in casa Italia: infatti, è di un atleta azzurro la prima doppietta in questa edizione della corsa rosa e la firma è quella di uno dei favoriti, ossia Mattia Gavazzi dell'Androni. Il bresciano ha vinto, al termine di una frazione faticosissima, davanti a Davide Appollonio dell'AG2R, battuto nella volata a due. La coppia di velocisti italiani è stata capace di un'azione di alta classe, essendosi avvantaggiata di 5" su di un folto gruppo comprendente dodici unità. Al terzo posto troviamo Grega Bole della Vacansoleil, reduce dal quarto posto a Margherita di Savoia, che ha battuto il compagno di squadra Maurits Lammertink e il portacolori della Garmin David Millar. Per una volta, ci permettiamo di segnalare anche il sesto classificato, Julien Bérard dell'AG2R, in quanto è stato capace di terminare la tappa con una clavicola fratturata a seguito di una caduta nel finale; non ripartendo nella crono, è quantomeno d'obbligo una citazione per la caparbietà con cui si è impegnato per ottenere un risultato positivo. In negativo, invece, è stata la prestazione di Adam Hansen che ha percorso buona parte della frazione distanziato dalla vetta, accumulando alla fine un ritardo di 23'25".
In classifica generale cambio al vertice con il nuovo leader che è Jack Bobridge della Blanco, ottavo nell'ultima frazione; più che per proprio merito, il primato gli è stato gentilmente regalato dalla prova scellerata di Pim Ligthart della Vacansoleil che ha voluto strafare ed ha pagato un distacco di quasi 20' ed ora si trova lontano, precisamente in quindicesima posizione. Alle spalle dell'australiano si è insediato Gavazzi che, avendo solamente 1'29" di ritardo, si candida a superare il rivale al termine della crono di Saltara (si sa che Bobridge è una frana nell'esercizio contro il tempo). Terzo è Rafael Andriato della Fantini, che risale dalla nona posizione della partenza e paga 5'42"; quarto e quinto sono i medesimi della partenza, ossia Maxim Belkov della Katusha e Miguel Mínguez dell'Euskaltel, lontani 6'26" e 6'33". Cambia anche l'ultimo della classifica, si tratta di BeŸñat Intxausti della Movistar che ha accumulato ben 1h24"12" dalla vetta.

Alberto Vigonesi

L'ombrellone (Dino Risi, 1965)

L'ombrellone © YouTube.comLa prolifica attività registica del periodo d'oro del cinema italiano prevedeva che un autore girasse non meno di un paio di pellicole all'anno (a volte con l'aggiunta di un episodio nei film girati a più mani). Dino Risi, uno dei padri della commedia all'italiana, nel 1965 fu quattro volte sul set, due per episodi, due per film interi. Tra queste opere, L'ombrellone è quella definibile "balneare", secondo la moda, molto in voga all'epoca, dell'ambientazione vacanzier-marina. Questa pellicola, però, ebbe la caratteristica di non essere limitata al racconto di qualche amorazzo estivo, bensì di voler allargare lo sguardo a vizi, tic, nuove abitudini di un'Italia arricchita dal boom e quindi in grado di permettersi la villeggiatura, ma sotto sotto meschina e rivoltante come quella immortalata appena due anni prima nell'antologico I mostri. Insomma, il protagonista Enrico Marletti (interpretato da Enrico Maria Salerno), vittima della confusione vacanziera della Riviera Romagnola (tanto da cercare rifugio nella quiete di Gabicce Monte) è solo un gancio attraverso cui porre sul popolo bue - e le sue infinite declinazioni di macchietta - un'attenzione non moralisteggiante ma acuta e dissacratoria. Curioso che, esattamente a 20 anni di distanza dal padre, il figlio Claudio Risi (fratello del più quotato Marco) ambienti il suo film balneare (Yesterday - Vacanze al mare, praticamente un'operazione nostalgia sulla scorta di vanzinate d'antan come Sapore di mare) negli stessi posti de L'ombrellone (in particolare proprio a Gabicce Mare). Ma due decenni carichi di tutto non sono passati invano, e laddove la generazione precedente - attraverso autori e attori di quel cinema - metteva alla berlina se stessa (e il portato del boom, ovvero la superficialità - per non dire il rincitrullimento - ad esso connessa), questa rimpiange quel piccolo (e provinciale) mondo antico (e così facendo si autoassolve dall'obbligo di intervenire sul presente). Laddove i padri dicono chiaramente "siamo dei mostri!", i figli, passati dalla rivoluzione sessuale e giovanile e quindi dagli anni di piombo, recitano apertis verbis il dogma del riflusso: "vogliamo essere di nuovo e ancora quei mostri!". La parabola del ritorno dell'ancien régime nelle parrucche della restaurazione post-napoleonica, in pratica: come se bastasse indossare quei parrucconi (qui in forma di canzonette da juke-box) per ristabilire l'ordine preesistente. Ma la gloriosa commedia all'italiana aveva un'altra marcia, perché poi i personaggi interpretati dai Salerno, dalle Sandra Milo, dai Lelio Luttazzi (altri protagonisti de L'ombrellone) avevano bisogno di mettere in discussione (e quindi cercare) se stessi per avere una credibilità sullo schermo. I figli dell'edonismo paratelevisivo anni '80 (incarnati da Jerry Calà o Massimo Ciavarro, Marina Suma o Eleonora Giorgi) cercavano in fondo solo la via più breve alla doppia libidine coi fiocchi.

Marco Grassi

La classifica al contrario

Mattia GavazziTappa bagnata, tappa fortunata in casa Italia: infatti, è di un atleta azzurro la prima doppietta in questa edizione della corsa rosa e la firma è quella di uno dei favoriti, ossia Mattia Gavazzi dell'Androni. Il bresciano ha vinto, al termine di una frazione faticosissima, davanti a Davide Appollonio dell'AG2R, battuto nella volata a due. La coppia di velocisti italiani è stata capace di un'azione di alta classe, essendosi avvantaggiata di 5" su di un folto gruppo comprendente dodici unità. Al terzo posto troviamo Grega Bole della Vacansoleil, reduce dal quarto posto a Margherita di Savoia, che ha battuto il compagno di squadra Maurits Lammertink e il portacolori della Garmin David Millar. Per una volta, ci permettiamo di segnalare anche il sesto classificato, Julien Bérard dell'AG2R, in quanto è stato capace di terminare la tappa con una clavicola fratturata a seguito di una caduta nel finale; non ripartendo nella crono, è quantomeno d'obbligo una citazione per la caparbietà con cui si è impegnato per ottenere un risultato positivo. In negativo, invece, è stata la prestazione di Adam Hansen che ha percorso buona parte della frazione distanziato dalla vetta, accumulando alla fine un ritardo di 23'25".
In classifica generale cambio al vertice con il nuovo leader che è Jack Bobridge della Blanco, ottavo nell'ultima frazione; più che per proprio merito, il primato gli è stato gentilmente regalato dalla prova scellerata di Pim Ligthart della Vacansoleil che ha voluto strafare ed ha pagato un distacco di quasi 20' ed ora si trova lontano, precisamente in quindicesima posizione. Alle spalle dell'australiano si è insediato Gavazzi che, avendo solamente 1'29" di ritardo, si candida a superare il rivale al termine della crono di Saltara (si sa che Bobridge è una frana nell'esercizio contro il tempo). Terzo è Rafael Andriato della Fantini, che risale dalla nona posizione della partenza e paga 5'42"; quarto e quinto sono i medesimi della partenza, ossia Maxim Belkov della Katusha e Miguel Mínguez dell'Euskaltel, lontani 6'26" e 6'33". Cambia anche l'ultimo della classifica, si tratta di BeŸñat Intxausti della Movistar che ha accumulato ben 1h24"12" dalla vetta.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

Mattia GavazziTappa bagnata, tappa fortunata in casa Italia: infatti, è di un atleta azzurro la prima doppietta in questa edizione della corsa rosa e la firma è quella di uno dei favoriti, ossia Mattia Gavazzi dell'Androni. Il bresciano ha vinto, al termine di una frazione faticosissima, davanti a Davide Appollonio dell'AG2R, battuto nella volata a due. La coppia di velocisti italiani è stata capace di un'azione di alta classe, essendosi avvantaggiata di 5" su di un folto gruppo comprendente dodici unità. Al terzo posto troviamo Grega Bole della Vacansoleil, reduce dal quarto posto a Margherita di Savoia, che ha battuto il compagno di squadra Maurits Lammertink e il portacolori della Garmin David Millar. Per una volta, ci permettiamo di segnalare anche il sesto classificato, Julien Bérard dell'AG2R, in quanto è stato capace di terminare la tappa con una clavicola fratturata a seguito di una caduta nel finale; non ripartendo nella crono, è quantomeno d'obbligo una citazione per la caparbietà con cui si è impegnato per ottenere un risultato positivo. In negativo, invece, è stata la prestazione di Adam Hansen che ha percorso buona parte della frazione distanziato dalla vetta, accumulando alla fine un ritardo di 23'25".
In classifica generale cambio al vertice con il nuovo leader che è Jack Bobridge della Blanco, ottavo nell'ultima frazione; più che per proprio merito, il primato gli è stato gentilmente regalato dalla prova scellerata di Pim Ligthart della Vacansoleil che ha voluto strafare ed ha pagato un distacco di quasi 20' ed ora si trova lontano, precisamente in quindicesima posizione. Alle spalle dell'australiano si è insediato Gavazzi che, avendo solamente 1'29" di ritardo, si candida a superare il rivale al termine della crono di Saltara (si sa che Bobridge è una frana nell'esercizio contro il tempo). Terzo è Rafael Andriato della Fantini, che risale dalla nona posizione della partenza e paga 5'42"; quarto e quinto sono i medesimi della partenza, ossia Maxim Belkov della Katusha e Miguel Mínguez dell'Euskaltel, lontani 6'26" e 6'33". Cambia anche l'ultimo della classifica, si tratta di BeŸñat Intxausti della Movistar che ha accumulato ben 1h24"12" dalla vetta.

Alberto Vigonesi

L'ombrellone (Dino Risi, 1965)

L'ombrellone © YouTube.comLa prolifica attività registica del periodo d'oro del cinema italiano prevedeva che un autore girasse non meno di un paio di pellicole all'anno (a volte con l'aggiunta di un episodio nei film girati a più mani). Dino Risi, uno dei padri della commedia all'italiana, nel 1965 fu quattro volte sul set, due per episodi, due per film interi. Tra queste opere, L'ombrellone è quella definibile "balneare", secondo la moda, molto in voga all'epoca, dell'ambientazione vacanzier-marina. Questa pellicola, però, ebbe la caratteristica di non essere limitata al racconto di qualche amorazzo estivo, bensì di voler allargare lo sguardo a vizi, tic, nuove abitudini di un'Italia arricchita dal boom e quindi in grado di permettersi la villeggiatura, ma sotto sotto meschina e rivoltante come quella immortalata appena due anni prima nell'antologico I mostri. Insomma, il protagonista Enrico Marletti (interpretato da Enrico Maria Salerno), vittima della confusione vacanziera della Riviera Romagnola (tanto da cercare rifugio nella quiete di Gabicce Monte) è solo un gancio attraverso cui porre sul popolo bue - e le sue infinite declinazioni di macchietta - un'attenzione non moralisteggiante ma acuta e dissacratoria. Curioso che, esattamente a 20 anni di distanza dal padre, il figlio Claudio Risi (fratello del più quotato Marco) ambienti il suo film balneare (Yesterday - Vacanze al mare, praticamente un'operazione nostalgia sulla scorta di vanzinate d'antan come Sapore di mare) negli stessi posti de L'ombrellone (in particolare proprio a Gabicce Mare). Ma due decenni carichi di tutto non sono passati invano, e laddove la generazione precedente - attraverso autori e attori di quel cinema - metteva alla berlina se stessa (e il portato del boom, ovvero la superficialità - per non dire il rincitrullimento - ad esso connessa), questa rimpiange quel piccolo (e provinciale) mondo antico (e così facendo si autoassolve dall'obbligo di intervenire sul presente). Laddove i padri dicono chiaramente "siamo dei mostri!", i figli, passati dalla rivoluzione sessuale e giovanile e quindi dagli anni di piombo, recitano apertis verbis il dogma del riflusso: "vogliamo essere di nuovo e ancora quei mostri!". La parabola del ritorno dell'ancien régime nelle parrucche della restaurazione post-napoleonica, in pratica: come se bastasse indossare quei parrucconi (qui in forma di canzonette da juke-box) per ristabilire l'ordine preesistente. Ma la gloriosa commedia all'italiana aveva un'altra marcia, perché poi i personaggi interpretati dai Salerno, dalle Sandra Milo, dai Lelio Luttazzi (altri protagonisti de L'ombrellone) avevano bisogno di mettere in discussione (e quindi cercare) se stessi per avere una credibilità sullo schermo. I figli dell'edonismo paratelevisivo anni '80 (incarnati da Jerry Calà o Massimo Ciavarro, Marina Suma o Eleonora Giorgi) cercavano in fondo solo la via più breve alla doppia libidine coi fiocchi.

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano