Il Portale del Ciclismo professionistico

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Più che un'altimetria, un elettrocardiogramma: da San Salvo a Pescara prosegue la risalita dello Stivale, e si perde il conto dei mille strappetti che attenderanno i girini. Il primo arriva subito, è l'ascesa verso Cupello, 6 km con pendenza 4% ma con tre o quattro gradoni niente male. Dopo la discesa si riguadagna il litorale adriatico e lo si costeggia (son 25 km di pianura in tutto) prima di svoltare nuovamente verso l'entroterra e verso Paglieta (in passato arrivo classico della Tirreno), posta al termine di una salita di 5 km al 4%. Al km 60 nuova rampa, in località Mozzagrogna: 2.5 km al 7% (particolarmente tosti i primi 500 metri e gli ultimi), prima di una trentina di chilometri abbastanza accidentati (ma senza salite rilevanti) fino a Guardiagrele. Tale località è in cima a uno strappo di 3 km particolarmente impegnativo nella seconda metà. Coi successivi 13 km di falsopiano discendente possiamo dire che la prima parte della tappa si chiude e si entra nei 70 km "caldi". Vi troviamo i 3 km di ascesa a Contrada Casoni (dura nella prima metà), quindi i muretti di Bucchianico e Fonte Pietra, prima del Gpm di Villamagna (2.5 km con tre scaloni a oltre il 10% di pendenza. Discesa rapida (e passaggio ai -50 km al traguardo), e la strada torna a impennarsi verso Ripa Teatina (subito un chilometro all'11%, poi un falsopiano di 2 km prima di un altro chilometro di ascesa con punte al 10%). Un'altra discesina e si approda alla doppia scalata di Chieti, quella che ha caratterizzato diverse tappe della Tirreno-Adriatico in questi ultimi anni (anche nell'edizione di un mese e mezzo fa). Il Gpm è sito a Chieti Pietragrossa (dopo 2.5 km di ascesa al 9% medio ma con ampi tratti sopra al 10 - e pure al 15); poi tre km di circonvallazione portano il gruppo ai piedi della seconda salita, quella di Via del Tricalle, un chilometro tra il 10 e il 20%. 4 km di discesa e 5 di pianura precedono la terz'ultima salita di giornata, quella di Santa Maria de Criptis (valida anche come Gpm): 3 km molto irregolari che alternano punti quasi in pianura a muri tra il 10 e il 15%. Dalla vetta mancano 20 km al traguardo e due altri strappi: a San Giovanni Teatino (-15) un chilometro e mezzo al 7%, molto duro in avvio e in finale di scalata, potrà fungere da ennesimo trampolino di giornata; non bastasse, c'è pur sempre l'ultimo Gpm previsto dal percorso, quello di San Silvestro, un chilometro e mezzo tra l'8 e il 10%. Solo 7 km separano la sommità dal traguardo, posto nel cuore di Pescara al termine di un lungo rettilineo di 2 km.

San Salvo

Il Giro approda in Abruzzo. Si parte da San Salvo, cittadina di 19.400 abitanti circa in provincia di Chieti. La città sorge in una zona collinare a 128 m s.l.m. La sua costa si estende per 2 km di arenile. Abitata fin dalla Preistoria, il suo nome latino è Sancti Salvi. La Città Medioevale era quattro volte più piccola della Città Romana. L'abitato si formò intorno al “Monasterium Sancti Salvi” ed era racchiuso dalle mura della ormai mitica "Porta della Terra". Il paese ha conosciuto, nella seconda metà del Novecento, una consistente crescita economica e demografica dovuta all'insediamento di alcune importanti industrie sul territorio e allo sviluppo del turismo balneare nella frazione costiera di San Salvo Marina. Da visitare a San Salvo la Chiesa Arcipretale di San Giuseppe, la Chiesa "vecchia" di San Nicola, così come quella "nuova", la Chiesa della Madonna delle Grazie, la Chiesa di San Rocco e la Chiesa della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Numerosi anche i palazzi ed i monumenti non legati alla religione. Gastronomicamente parlando, a San Salvo si può gustare il sanguinaccio (dolce con sangue di maiale, cioccolato, mandorle e pinoli), ma la cittadina è nota anche per l'olio fruttato (perché raccolto leggermente in anticipo), le pesche di Trigno e le sagnitelle (pasta fresca).

Pescara

È la 18a volta che il Giro d'Italia parte o arriva a Pescara. Nel capoluogo dell'Abruzzo la corsa rosa è giunta sin dal 1912, cui si sono aggiunte le edizioni del '19, '22, '27, '31, '37 e '39. La prima volta che il Giro tocca Pescara nel secondo dopoguerra è nel 1947. S'imporrà Giovanni Corrieri con Bartali in rosa, ma alla fine il Giro sarà di Fausto Coppi. L'anno dopo il Giro è di Fiorenzo Magni ma la tappa Roma-Pescara va ad Antonio Bevilacqua. Ancora Magni nel '51 e Giuseppe Minardi che vince a Pescara. Nel '56 Arrigo Padovan nella prima corsa rosa di Charly Gaul, l'anno dopo vince qui il francese Antonin Rolland nel Giro di Gastone Nencini. Gli anni '60 portano le vittorie di Salvador Botella nel 1960 e Guido Carlesi nel 1963. Nel 1977 il belga Michel Pollentier vince il Giro ed un altro belga, Freddy Maertens, vince a Pescara. Nel 1982, anno della seconda vittoria rosa di Bernard Hinault, a Pescara s'impone Silvano Contini mentre nel 2001 prende via da qui il Giro 2001 che vedrà per la prima volta trionfatore Gilberto Simoni. Nei 7600 metri da Montesilvano Marina a Pescara vincerà il belga della Lotto Rik Verbrugghe davanti a Dario Frigo. Verbrugghe, favorito dal vento, percorrerà la distanza alla media di 58.874 km/h, ad oggi record imbattuto.

Francesco Sulas
San Salvo

Il Giro approda in Abruzzo. Si parte da San Salvo, cittadina di 19.400 abitanti circa in provincia di Chieti. La città sorge in una zona collinare a 128 m s.l.m. La sua costa si estende per 2 km di arenile. Abitata fin dalla Preistoria, il suo nome latino è Sancti Salvi. La Città Medioevale era quattro volte più piccola della Città Romana. L'abitato si formò intorno al “Monasterium Sancti Salvi” ed era racchiuso dalle mura della ormai mitica "Porta della Terra". Il paese ha conosciuto, nella seconda metà del Novecento, una consistente crescita economica e demografica dovuta all'insediamento di alcune importanti industrie sul territorio e allo sviluppo del turismo balneare nella frazione costiera di San Salvo Marina. Da visitare a San Salvo la Chiesa Arcipretale di San Giuseppe, la Chiesa "vecchia" di San Nicola, così come quella "nuova", la Chiesa della Madonna delle Grazie, la Chiesa di San Rocco e la Chiesa della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Numerosi anche i palazzi ed i monumenti non legati alla religione. Gastronomicamente parlando, a San Salvo si può gustare il sanguinaccio (dolce con sangue di maiale, cioccolato, mandorle e pinoli), ma la cittadina è nota anche per l'olio fruttato (perché raccolto leggermente in anticipo), le pesche di Trigno e le sagnitelle (pasta fresca).

Pescara

È la 18a volta che il Giro d'Italia parte o arriva a Pescara. Nel capoluogo dell'Abruzzo la corsa rosa è giunta sin dal 1912, cui si sono aggiunte le edizioni del '19, '22, '27, '31, '37 e '39. La prima volta che il Giro tocca Pescara nel secondo dopoguerra è nel 1947. S'imporrà Giovanni Corrieri con Bartali in rosa, ma alla fine il Giro sarà di Fausto Coppi. L'anno dopo il Giro è di Fiorenzo Magni ma la tappa Roma-Pescara va ad Antonio Bevilacqua. Ancora Magni nel '51 e Giuseppe Minardi che vince a Pescara. Nel '56 Arrigo Padovan nella prima corsa rosa di Charly Gaul, l'anno dopo vince qui il francese Antonin Rolland nel Giro di Gastone Nencini. Gli anni '60 portano le vittorie di Salvador Botella nel 1960 e Guido Carlesi nel 1963. Nel 1977 il belga Michel Pollentier vince il Giro ed un altro belga, Freddy Maertens, vince a Pescara. Nel 1982, anno della seconda vittoria rosa di Bernard Hinault, a Pescara s'impone Silvano Contini mentre nel 2001 prende via da qui il Giro 2001 che vedrà per la prima volta trionfatore Gilberto Simoni. Nei 7600 metri da Montesilvano Marina a Pescara vincerà il belga della Lotto Rik Verbrugghe davanti a Dario Frigo. Verbrugghe, favorito dal vento, percorrerà la distanza alla media di 58.874 km/h, ad oggi record imbattuto.

San Salvo

Il Giro approda in Abruzzo. Si parte da San Salvo, cittadina di 19.400 abitanti circa in provincia di Chieti. La città sorge in una zona collinare a 128 m s.l.m. La sua costa si estende per 2 km di arenile. Abitata fin dalla Preistoria, il suo nome latino è Sancti Salvi. La Città Medioevale era quattro volte più piccola della Città Romana. L'abitato si formò intorno al “Monasterium Sancti Salvi” ed era racchiuso dalle mura della ormai mitica "Porta della Terra". Il paese ha conosciuto, nella seconda metà del Novecento, una consistente crescita economica e demografica dovuta all'insediamento di alcune importanti industrie sul territorio e allo sviluppo del turismo balneare nella frazione costiera di San Salvo Marina. Da visitare a San Salvo la Chiesa Arcipretale di San Giuseppe, la Chiesa "vecchia" di San Nicola, così come quella "nuova", la Chiesa della Madonna delle Grazie, la Chiesa di San Rocco e la Chiesa della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Numerosi anche i palazzi ed i monumenti non legati alla religione. Gastronomicamente parlando, a San Salvo si può gustare il sanguinaccio (dolce con sangue di maiale, cioccolato, mandorle e pinoli), ma la cittadina è nota anche per l'olio fruttato (perché raccolto leggermente in anticipo), le pesche di Trigno e le sagnitelle (pasta fresca).

Pescara

È la 18a volta che il Giro d'Italia parte o arriva a Pescara. Nel capoluogo dell'Abruzzo la corsa rosa è giunta sin dal 1912, cui si sono aggiunte le edizioni del '19, '22, '27, '31, '37 e '39. La prima volta che il Giro tocca Pescara nel secondo dopoguerra è nel 1947. S'imporrà Giovanni Corrieri con Bartali in rosa, ma alla fine il Giro sarà di Fausto Coppi. L'anno dopo il Giro è di Fiorenzo Magni ma la tappa Roma-Pescara va ad Antonio Bevilacqua. Ancora Magni nel '51 e Giuseppe Minardi che vince a Pescara. Nel '56 Arrigo Padovan nella prima corsa rosa di Charly Gaul, l'anno dopo vince qui il francese Antonin Rolland nel Giro di Gastone Nencini. Gli anni '60 portano le vittorie di Salvador Botella nel 1960 e Guido Carlesi nel 1963. Nel 1977 il belga Michel Pollentier vince il Giro ed un altro belga, Freddy Maertens, vince a Pescara. Nel 1982, anno della seconda vittoria rosa di Bernard Hinault, a Pescara s'impone Silvano Contini mentre nel 2001 prende via da qui il Giro 2001 che vedrà per la prima volta trionfatore Gilberto Simoni. Nei 7600 metri da Montesilvano Marina a Pescara vincerà il belga della Lotto Rik Verbrugghe davanti a Dario Frigo. Verbrugghe, favorito dal vento, percorrerà la distanza alla media di 58.874 km/h, ad oggi record imbattuto.

San Salvo

Il Giro approda in Abruzzo. Si parte da San Salvo, cittadina di 19.400 abitanti circa in provincia di Chieti. La città sorge in una zona collinare a 128 m s.l.m. La sua costa si estende per 2 km di arenile. Abitata fin dalla Preistoria, il suo nome latino è Sancti Salvi. La Città Medioevale era quattro volte più piccola della Città Romana. L'abitato si formò intorno al “Monasterium Sancti Salvi” ed era racchiuso dalle mura della ormai mitica "Porta della Terra". Il paese ha conosciuto, nella seconda metà del Novecento, una consistente crescita economica e demografica dovuta all'insediamento di alcune importanti industrie sul territorio e allo sviluppo del turismo balneare nella frazione costiera di San Salvo Marina. Da visitare a San Salvo la Chiesa Arcipretale di San Giuseppe, la Chiesa "vecchia" di San Nicola, così come quella "nuova", la Chiesa della Madonna delle Grazie, la Chiesa di San Rocco e la Chiesa della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Numerosi anche i palazzi ed i monumenti non legati alla religione. Gastronomicamente parlando, a San Salvo si può gustare il sanguinaccio (dolce con sangue di maiale, cioccolato, mandorle e pinoli), ma la cittadina è nota anche per l'olio fruttato (perché raccolto leggermente in anticipo), le pesche di Trigno e le sagnitelle (pasta fresca).

Pescara

È la 18a volta che il Giro d'Italia parte o arriva a Pescara. Nel capoluogo dell'Abruzzo la corsa rosa è giunta sin dal 1912, cui si sono aggiunte le edizioni del '19, '22, '27, '31, '37 e '39. La prima volta che il Giro tocca Pescara nel secondo dopoguerra è nel 1947. S'imporrà Giovanni Corrieri con Bartali in rosa, ma alla fine il Giro sarà di Fausto Coppi. L'anno dopo il Giro è di Fiorenzo Magni ma la tappa Roma-Pescara va ad Antonio Bevilacqua. Ancora Magni nel '51 e Giuseppe Minardi che vince a Pescara. Nel '56 Arrigo Padovan nella prima corsa rosa di Charly Gaul, l'anno dopo vince qui il francese Antonin Rolland nel Giro di Gastone Nencini. Gli anni '60 portano le vittorie di Salvador Botella nel 1960 e Guido Carlesi nel 1963. Nel 1977 il belga Michel Pollentier vince il Giro ed un altro belga, Freddy Maertens, vince a Pescara. Nel 1982, anno della seconda vittoria rosa di Bernard Hinault, a Pescara s'impone Silvano Contini mentre nel 2001 prende via da qui il Giro 2001 che vedrà per la prima volta trionfatore Gilberto Simoni. Nei 7600 metri da Montesilvano Marina a Pescara vincerà il belga della Lotto Rik Verbrugghe davanti a Dario Frigo. Verbrugghe, favorito dal vento, percorrerà la distanza alla media di 58.874 km/h, ad oggi record imbattuto.

San Salvo

Il Giro approda in Abruzzo. Si parte da San Salvo, cittadina di 19.400 abitanti circa in provincia di Chieti. La città sorge in una zona collinare a 128 m s.l.m. La sua costa si estende per 2 km di arenile. Abitata fin dalla Preistoria, il suo nome latino è Sancti Salvi. La Città Medioevale era quattro volte più piccola della Città Romana. L'abitato si formò intorno al “Monasterium Sancti Salvi” ed era racchiuso dalle mura della ormai mitica "Porta della Terra". Il paese ha conosciuto, nella seconda metà del Novecento, una consistente crescita economica e demografica dovuta all'insediamento di alcune importanti industrie sul territorio e allo sviluppo del turismo balneare nella frazione costiera di San Salvo Marina. Da visitare a San Salvo la Chiesa Arcipretale di San Giuseppe, la Chiesa "vecchia" di San Nicola, così come quella "nuova", la Chiesa della Madonna delle Grazie, la Chiesa di San Rocco e la Chiesa della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Numerosi anche i palazzi ed i monumenti non legati alla religione. Gastronomicamente parlando, a San Salvo si può gustare il sanguinaccio (dolce con sangue di maiale, cioccolato, mandorle e pinoli), ma la cittadina è nota anche per l'olio fruttato (perché raccolto leggermente in anticipo), le pesche di Trigno e le sagnitelle (pasta fresca).

Pescara

È la 18a volta che il Giro d'Italia parte o arriva a Pescara. Nel capoluogo dell'Abruzzo la corsa rosa è giunta sin dal 1912, cui si sono aggiunte le edizioni del '19, '22, '27, '31, '37 e '39. La prima volta che il Giro tocca Pescara nel secondo dopoguerra è nel 1947. S'imporrà Giovanni Corrieri con Bartali in rosa, ma alla fine il Giro sarà di Fausto Coppi. L'anno dopo il Giro è di Fiorenzo Magni ma la tappa Roma-Pescara va ad Antonio Bevilacqua. Ancora Magni nel '51 e Giuseppe Minardi che vince a Pescara. Nel '56 Arrigo Padovan nella prima corsa rosa di Charly Gaul, l'anno dopo vince qui il francese Antonin Rolland nel Giro di Gastone Nencini. Gli anni '60 portano le vittorie di Salvador Botella nel 1960 e Guido Carlesi nel 1963. Nel 1977 il belga Michel Pollentier vince il Giro ed un altro belga, Freddy Maertens, vince a Pescara. Nel 1982, anno della seconda vittoria rosa di Bernard Hinault, a Pescara s'impone Silvano Contini mentre nel 2001 prende via da qui il Giro 2001 che vedrà per la prima volta trionfatore Gilberto Simoni. Nei 7600 metri da Montesilvano Marina a Pescara vincerà il belga della Lotto Rik Verbrugghe davanti a Dario Frigo. Verbrugghe, favorito dal vento, percorrerà la distanza alla media di 58.874 km/h, ad oggi record imbattuto.

San Salvo

Il Giro approda in Abruzzo. Si parte da San Salvo, cittadina di 19.400 abitanti circa in provincia di Chieti. La città sorge in una zona collinare a 128 m s.l.m. La sua costa si estende per 2 km di arenile. Abitata fin dalla Preistoria, il suo nome latino è Sancti Salvi. La Città Medioevale era quattro volte più piccola della Città Romana. L'abitato si formò intorno al “Monasterium Sancti Salvi” ed era racchiuso dalle mura della ormai mitica "Porta della Terra". Il paese ha conosciuto, nella seconda metà del Novecento, una consistente crescita economica e demografica dovuta all'insediamento di alcune importanti industrie sul territorio e allo sviluppo del turismo balneare nella frazione costiera di San Salvo Marina. Da visitare a San Salvo la Chiesa Arcipretale di San Giuseppe, la Chiesa "vecchia" di San Nicola, così come quella "nuova", la Chiesa della Madonna delle Grazie, la Chiesa di San Rocco e la Chiesa della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Numerosi anche i palazzi ed i monumenti non legati alla religione. Gastronomicamente parlando, a San Salvo si può gustare il sanguinaccio (dolce con sangue di maiale, cioccolato, mandorle e pinoli), ma la cittadina è nota anche per l'olio fruttato (perché raccolto leggermente in anticipo), le pesche di Trigno e le sagnitelle (pasta fresca).

Pescara

È la 18a volta che il Giro d'Italia parte o arriva a Pescara. Nel capoluogo dell'Abruzzo la corsa rosa è giunta sin dal 1912, cui si sono aggiunte le edizioni del '19, '22, '27, '31, '37 e '39. La prima volta che il Giro tocca Pescara nel secondo dopoguerra è nel 1947. S'imporrà Giovanni Corrieri con Bartali in rosa, ma alla fine il Giro sarà di Fausto Coppi. L'anno dopo il Giro è di Fiorenzo Magni ma la tappa Roma-Pescara va ad Antonio Bevilacqua. Ancora Magni nel '51 e Giuseppe Minardi che vince a Pescara. Nel '56 Arrigo Padovan nella prima corsa rosa di Charly Gaul, l'anno dopo vince qui il francese Antonin Rolland nel Giro di Gastone Nencini. Gli anni '60 portano le vittorie di Salvador Botella nel 1960 e Guido Carlesi nel 1963. Nel 1977 il belga Michel Pollentier vince il Giro ed un altro belga, Freddy Maertens, vince a Pescara. Nel 1982, anno della seconda vittoria rosa di Bernard Hinault, a Pescara s'impone Silvano Contini mentre nel 2001 prende via da qui il Giro 2001 che vedrà per la prima volta trionfatore Gilberto Simoni. Nei 7600 metri da Montesilvano Marina a Pescara vincerà il belga della Lotto Rik Verbrugghe davanti a Dario Frigo. Verbrugghe, favorito dal vento, percorrerà la distanza alla media di 58.874 km/h, ad oggi record imbattuto.

Meteo

12.40 - San Salvo
15.05 - Guardiagrele
17.25 - Pescara

Soggetti Alternativi

Primo Giro d'Italia e prima gara a tappe della carriera anche per questo 23enne neozelandese, in forza al team Radioshack dallo scorso anno, dopo i primi assaggi di professionismo nella Trek-Livestrong. Atleta che ha nelle salite e nei percorsi altimetricamente complicati il suo terreno di maggior espressione, si è finora fatto notare in alcune brevi gare a tappe (vittoria in patria nel Tour of Wellington 2011, secondo posto nella Ronde de l'Isard in Francia nello stesso anno) ed ha sfiorato il titolo nazionale in linea quest'anno, vinto dal suo compagno di squadra Roulston. Affronta la corsa rosa per dare un prezioso supporto a Robert Kiserlovski nelle tappe più dure e, se ce ne sarà l'occasione, lo vedremo all'opera in una fuga da lontano. In fondo, tutto è bene ciò che finisce...Bennett !

Vivian Ghianni

Primo Giro d'Italia e prima gara a tappe della carriera anche per questo 23enne neozelandese, in forza al team Radioshack dallo scorso anno, dopo i primi assaggi di professionismo nella Trek-Livestrong. Atleta che ha nelle salite e nei percorsi altimetricamente complicati il suo terreno di maggior espressione, si è finora fatto notare in alcune brevi gare a tappe (vittoria in patria nel Tour of Wellington 2011, secondo posto nella Ronde de l'Isard in Francia nello stesso anno) ed ha sfiorato il titolo nazionale in linea quest'anno, vinto dal suo compagno di squadra Roulston. Affronta la corsa rosa per dare un prezioso supporto a Robert Kiserlovski nelle tappe più dure e, se ce ne sarà l'occasione, lo vedremo all'opera in una fuga da lontano. In fondo, tutto è bene ciò che finisce...Bennett !

Primo Giro d'Italia e prima gara a tappe della carriera anche per questo 23enne neozelandese, in forza al team Radioshack dallo scorso anno, dopo i primi assaggi di professionismo nella Trek-Livestrong. Atleta che ha nelle salite e nei percorsi altimetricamente complicati il suo terreno di maggior espressione, si è finora fatto notare in alcune brevi gare a tappe (vittoria in patria nel Tour of Wellington 2011, secondo posto nella Ronde de l'Isard in Francia nello stesso anno) ed ha sfiorato il titolo nazionale in linea quest'anno, vinto dal suo compagno di squadra Roulston. Affronta la corsa rosa per dare un prezioso supporto a Robert Kiserlovski nelle tappe più dure e, se ce ne sarà l'occasione, lo vedremo all'opera in una fuga da lontano. In fondo, tutto è bene ciò che finisce...Bennett !

Primo Giro d'Italia e prima gara a tappe della carriera anche per questo 23enne neozelandese, in forza al team Radioshack dallo scorso anno, dopo i primi assaggi di professionismo nella Trek-Livestrong. Atleta che ha nelle salite e nei percorsi altimetricamente complicati il suo terreno di maggior espressione, si è finora fatto notare in alcune brevi gare a tappe (vittoria in patria nel Tour of Wellington 2011, secondo posto nella Ronde de l'Isard in Francia nello stesso anno) ed ha sfiorato il titolo nazionale in linea quest'anno, vinto dal suo compagno di squadra Roulston. Affronta la corsa rosa per dare un prezioso supporto a Robert Kiserlovski nelle tappe più dure e, se ce ne sarà l'occasione, lo vedremo all'opera in una fuga da lontano. In fondo, tutto è bene ciò che finisce...Bennett !

Primo Giro d'Italia e prima gara a tappe della carriera anche per questo 23enne neozelandese, in forza al team Radioshack dallo scorso anno, dopo i primi assaggi di professionismo nella Trek-Livestrong. Atleta che ha nelle salite e nei percorsi altimetricamente complicati il suo terreno di maggior espressione, si è finora fatto notare in alcune brevi gare a tappe (vittoria in patria nel Tour of Wellington 2011, secondo posto nella Ronde de l'Isard in Francia nello stesso anno) ed ha sfiorato il titolo nazionale in linea quest'anno, vinto dal suo compagno di squadra Roulston. Affronta la corsa rosa per dare un prezioso supporto a Robert Kiserlovski nelle tappe più dure e, se ce ne sarà l'occasione, lo vedremo all'opera in una fuga da lontano. In fondo, tutto è bene ciò che finisce...Bennett !

Primo Giro d'Italia e prima gara a tappe della carriera anche per questo 23enne neozelandese, in forza al team Radioshack dallo scorso anno, dopo i primi assaggi di professionismo nella Trek-Livestrong. Atleta che ha nelle salite e nei percorsi altimetricamente complicati il suo terreno di maggior espressione, si è finora fatto notare in alcune brevi gare a tappe (vittoria in patria nel Tour of Wellington 2011, secondo posto nella Ronde de l'Isard in Francia nello stesso anno) ed ha sfiorato il titolo nazionale in linea quest'anno, vinto dal suo compagno di squadra Roulston. Affronta la corsa rosa per dare un prezioso supporto a Robert Kiserlovski nelle tappe più dure e, se ce ne sarà l'occasione, lo vedremo all'opera in una fuga da lontano. In fondo, tutto è bene ciò che finisce...Bennett !

 

GiroTweet

@TiraAstana: Quando non gira non gira. 38 di febbre e un ginocchio mal concio. Teniam Duro

@DarioCataldo: Spero di essermi rimesso abbastanza in forze per la tappa di casa. Paesà arriviamo :)

@leighhoward1: Beh, volevo aspettare i risultati ufficiali, ma i raggi X confermano la frattura della clavicola e sfortunatamente non partirò nella 7a tappa

@Manuel700 (Manuel Bongiorno): Oggi altra caduta fortunatamente senza conseguenze... ora si dorme, domani è un'altra tappa!! @giroditalia

@ChristianKnees: Ancora al lavoro alle 10.30 di sera i meccanici del @TeamSky #legends pic.twitter.com/hMNgCli3Al

@tamouridis: Pelle d'oca oggi alla 6a tappa del @giroditalia con una marea di gente a dare spettacolo in ogni citta... veramente i migliori tifosi al mondo!!

@GertSteegmans: Bella vittoria di @MarkCavendish oggi. Ma io ho solo potuto lanciarlo bene perché i nostri altri compagni hanno fatto tutto perfettamente! Grazie @opqs

La dolce vita (Federico Fellini, 1960)

La dolce vita © www.teclab.lu.usi.chDomanda: qual è il più citato autore italiano di aforismi? Chiedendo perdono per una definizione così ristretta, risolviamo subito il quiz: Ennio Flaiano, pescarese che per un trentennio (dai primi '40 ai primi '70 - è scomparso nel 1972) fu un punto di riferimento nel campo del giornalismo e della critica, oltre che in quello della scrittura. Le sue stoccate, le sue frasi celebri, sono ancora usatissime, sia che vengano utilizzate per ritrarre una situazione con poche ficcanti parole, sia che servano semplicemente per far colpo su una ragazza... Ma Flaiano è stato molto più che i suoi aforismi. È stato, tra le altre cose, anche uno sceneggiatore di una certa importanza. Di molta importanza, se vogliamo essere più aderenti alla realtà: non si contano le pellicole realizzate sui suoi script, ma possiamo senz'altro individuare nella collaborazione con Federico Fellini il momento più significativo dell'apporto di Flaiano al cinema. E dopo le Luci del varietà e Lo sceicco bianco, dopo I vitelloni e La strada, dopo Il bidone e Le notti di Cabiria, il pescarese mise la firma anche su due capolavori come La dolce vita e , prima di chiudere il sodalizio con Giulietta degli spiriti. La dolce vita, quindi: una delle pietre angolari del nostro cinema, al pari del neorealismo e della nascita della commedia all'italiana. Il film con cui non solo Fellini raggiunse la piena maturità, ma anche attraverso cui gli spettatori (che furono moltissimi, attratti dall'aura di scandalo della pellicola) divennero adulti. Messi di fronte alla dura rappresentazione del disfacimento degli arcaismi della nostra società contadina, sostituiti dalla civiltà dei consumi che non si limita ad esercitare la propria azione sulle merci, ma anche e soprattutto sulle persone. E il giornalista Marcello Rubini (interpretato dal magnifico Mastroianni), in giro tutto il tempo a cercare storie che divengano articoli scandalistici, e costretto a misurarsi col precipitare del senso e - moralmente parlando - del mondo intorno a lui, non può che prendere atto dell'inadeguatezza dell'uomo (e di se stesso) a fronteggiare ciò che la vita contemporanea gli propone. Nel firmamento delle scene mitiche della storia del cinema mondiale, il bagno di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi. Chiunque, passando davanti all'idrocapolavoro del barocco romano, ha immaginato se stesso entrare nelle dolci fresche acque, come l'attrice svedese in una delle sequenze più geniali mai girate. Geniali e magiche, perché Fellini, in fondo, non usava la macchina da presa. Usava la magia.

Marco Grassi

La classifica al contrario

Nella sesta tappa del Giro trionfa l'esperienza; il dominio del trentasettenne Pablo Lastras è stato notevole, avendo vinto con ampio margine la tappa più facile di questa edizione della corsa rosa. Il portacolori della Movistar si è avvantaggiato sul resto della concorrenza quando mancavano una trentina di km al traguardo ed è riuscito addirittura ad incrementare il gap nella parte finale di gara. 

Alle sue spalle, dopo un'attesa di 2'01", si è consumata una volata a due per le restanti posizioni del podio, vinta da Nathan Haas della Garmin sul connazionale Jack Bobridge della Blanco; oltre alla consueta regolarità, l'ex pistard merita una citazione oggi per il fatto di aver recuperato una situazione negativa in quanto, per più di metà prova, ha dovuto inseguire il plotone con un altro connazionale, Cameron Wurf, non capace di una rimonta simile. Lo sprint per il quarto posto lo sloveno della Vacansoleil Grega Bole che, da abile velocista, regola altri tre colleghi, primo dei quali il portoghese dell'Euskaltel Ricardo Mestre. In ultima posizione a 9'20" si è piazzato Mark Cavendish, uno dei principali favoriti per il successo a Pescara.

Cambia ancora il vertice della generale a causa della controprestazione di Mattia Gavazzi, quintultimo di tappa; l'uomo Androni è ora scivolato in terza posizione a 4'23" dal leader. Il nuovo capoclassifica è Pim Ligthart della Vacansoleil, anche oggi bravo ad arrivare in sesta piazza. Secondo a 2'49" è Bobridge, come detto protagonista della tappa pugliese; ai piedi del podio guadagna due posizioni il russo Maxim Belkov della Katusha, ora a 4'40" mentre il quinto è Miguel Mínguez dell'Euskaltel a 4'47", protagonista in negativo di oggi, essendo sceso dalla seconda piazza.

La notizia di giornata è tuttavia il ritiro del cinese Cheng Ji; l'atleta della Argos è stato vittima di un attacco febbrile nella notte che gli ha impedito di ripartire. Grande sconforto nella carovana e nei responsabili marketing Rcs per la perdita di un importante veicolo di pubblicità globale per la corsa italiana. Dal punto di vista agonistico è il secondo favorito della generale che abbandona, dopo il basco Urtasun; nella tappa abruzzese chi vuole imporsi dovrà certamente dare un segnale importante per smuovere le acque. Non ci resta che aspettare fiduciosi lo spettacolo.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

Nella sesta tappa del Giro trionfa l'esperienza; il dominio del trentasettenne Pablo Lastras è stato notevole, avendo vinto con ampio margine la tappa più facile di questa edizione della corsa rosa. Il portacolori della Movistar si è avvantaggiato sul resto della concorrenza quando mancavano una trentina di km al traguardo ed è riuscito addirittura ad incrementare il gap nella parte finale di gara. 

Alle sue spalle, dopo un'attesa di 2'01", si è consumata una volata a due per le restanti posizioni del podio, vinta da Nathan Haas della Garmin sul connazionale Jack Bobridge della Blanco; oltre alla consueta regolarità, l'ex pistard merita una citazione oggi per il fatto di aver recuperato una situazione negativa in quanto, per più di metà prova, ha dovuto inseguire il plotone con un altro connazionale, Cameron Wurf, non capace di una rimonta simile. Lo sprint per il quarto posto lo sloveno della Vacansoleil Grega Bole che, da abile velocista, regola altri tre colleghi, primo dei quali il portoghese dell'Euskaltel Ricardo Mestre. In ultima posizione a 9'20" si è piazzato Mark Cavendish, uno dei principali favoriti per il successo a Pescara.

Cambia ancora il vertice della generale a causa della controprestazione di Mattia Gavazzi, quintultimo di tappa; l'uomo Androni è ora scivolato in terza posizione a 4'23" dal leader. Il nuovo capoclassifica è Pim Ligthart della Vacansoleil, anche oggi bravo ad arrivare in sesta piazza. Secondo a 2'49" è Bobridge, come detto protagonista della tappa pugliese; ai piedi del podio guadagna due posizioni il russo Maxim Belkov della Katusha, ora a 4'40" mentre il quinto è Miguel Mínguez dell'Euskaltel a 4'47", protagonista in negativo di oggi, essendo sceso dalla seconda piazza.

La notizia di giornata è tuttavia il ritiro del cinese Cheng Ji; l'atleta della Argos è stato vittima di un attacco febbrile nella notte che gli ha impedito di ripartire. Grande sconforto nella carovana e nei responsabili marketing Rcs per la perdita di un importante veicolo di pubblicità globale per la corsa italiana. Dal punto di vista agonistico è il secondo favorito della generale che abbandona, dopo il basco Urtasun; nella tappa abruzzese chi vuole imporsi dovrà certamente dare un segnale importante per smuovere le acque. Non ci resta che aspettare fiduciosi lo spettacolo.

Alberto Vigonesi

La dolce vita (Federico Fellini, 1960)

La dolce vita © www.teclab.lu.usi.chDomanda: qual è il più citato autore italiano di aforismi? Chiedendo perdono per una definizione così ristretta, risolviamo subito il quiz: Ennio Flaiano, pescarese che per un trentennio (dai primi '40 ai primi '70 - è scomparso nel 1972) fu un punto di riferimento nel campo del giornalismo e della critica, oltre che in quello della scrittura. Le sue stoccate, le sue frasi celebri, sono ancora usatissime, sia che vengano utilizzate per ritrarre una situazione con poche ficcanti parole, sia che servano semplicemente per far colpo su una ragazza... Ma Flaiano è stato molto più che i suoi aforismi. È stato, tra le altre cose, anche uno sceneggiatore di una certa importanza. Di molta importanza, se vogliamo essere più aderenti alla realtà: non si contano le pellicole realizzate sui suoi script, ma possiamo senz'altro individuare nella collaborazione con Federico Fellini il momento più significativo dell'apporto di Flaiano al cinema. E dopo le Luci del varietà e Lo sceicco bianco, dopo I vitelloni e La strada, dopo Il bidone e Le notti di Cabiria, il pescarese mise la firma anche su due capolavori come La dolce vita e , prima di chiudere il sodalizio con Giulietta degli spiriti. La dolce vita, quindi: una delle pietre angolari del nostro cinema, al pari del neorealismo e della nascita della commedia all'italiana. Il film con cui non solo Fellini raggiunse la piena maturità, ma anche attraverso cui gli spettatori (che furono moltissimi, attratti dall'aura di scandalo della pellicola) divennero adulti. Messi di fronte alla dura rappresentazione del disfacimento degli arcaismi della nostra società contadina, sostituiti dalla civiltà dei consumi che non si limita ad esercitare la propria azione sulle merci, ma anche e soprattutto sulle persone. E il giornalista Marcello Rubini (interpretato dal magnifico Mastroianni), in giro tutto il tempo a cercare storie che divengano articoli scandalistici, e costretto a misurarsi col precipitare del senso e - moralmente parlando - del mondo intorno a lui, non può che prendere atto dell'inadeguatezza dell'uomo (e di se stesso) a fronteggiare ciò che la vita contemporanea gli propone. Nel firmamento delle scene mitiche della storia del cinema mondiale, il bagno di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi. Chiunque, passando davanti all'idrocapolavoro del barocco romano, ha immaginato se stesso entrare nelle dolci fresche acque, come l'attrice svedese in una delle sequenze più geniali mai girate. Geniali e magiche, perché Fellini, in fondo, non usava la macchina da presa. Usava la magia.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna GiroNotes 2013 - 7a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 7a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 7a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 7a tappa
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La dolce vita (Federico Fellini, 1960)

La dolce vita © www.teclab.lu.usi.chDomanda: qual è il più citato autore italiano di aforismi? Chiedendo perdono per una definizione così ristretta, risolviamo subito il quiz: Ennio Flaiano, pescarese che per un trentennio (dai primi '40 ai primi '70 - è scomparso nel 1972) fu un punto di riferimento nel campo del giornalismo e della critica, oltre che in quello della scrittura. Le sue stoccate, le sue frasi celebri, sono ancora usatissime, sia che vengano utilizzate per ritrarre una situazione con poche ficcanti parole, sia che servano semplicemente per far colpo su una ragazza... Ma Flaiano è stato molto più che i suoi aforismi. È stato, tra le altre cose, anche uno sceneggiatore di una certa importanza. Di molta importanza, se vogliamo essere più aderenti alla realtà: non si contano le pellicole realizzate sui suoi script, ma possiamo senz'altro individuare nella collaborazione con Federico Fellini il momento più significativo dell'apporto di Flaiano al cinema. E dopo le Luci del varietà e Lo sceicco bianco, dopo I vitelloni e La strada, dopo Il bidone e Le notti di Cabiria, il pescarese mise la firma anche su due capolavori come La dolce vita e , prima di chiudere il sodalizio con Giulietta degli spiriti. La dolce vita, quindi: una delle pietre angolari del nostro cinema, al pari del neorealismo e della nascita della commedia all'italiana. Il film con cui non solo Fellini raggiunse la piena maturità, ma anche attraverso cui gli spettatori (che furono moltissimi, attratti dall'aura di scandalo della pellicola) divennero adulti. Messi di fronte alla dura rappresentazione del disfacimento degli arcaismi della nostra società contadina, sostituiti dalla civiltà dei consumi che non si limita ad esercitare la propria azione sulle merci, ma anche e soprattutto sulle persone. E il giornalista Marcello Rubini (interpretato dal magnifico Mastroianni), in giro tutto il tempo a cercare storie che divengano articoli scandalistici, e costretto a misurarsi col precipitare del senso e - moralmente parlando - del mondo intorno a lui, non può che prendere atto dell'inadeguatezza dell'uomo (e di se stesso) a fronteggiare ciò che la vita contemporanea gli propone. Nel firmamento delle scene mitiche della storia del cinema mondiale, il bagno di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi. Chiunque, passando davanti all'idrocapolavoro del barocco romano, ha immaginato se stesso entrare nelle dolci fresche acque, come l'attrice svedese in una delle sequenze più geniali mai girate. Geniali e magiche, perché Fellini, in fondo, non usava la macchina da presa. Usava la magia.

Marco Grassi

La classifica al contrario

Nella sesta tappa del Giro trionfa l'esperienza; il dominio del trentasettenne Pablo Lastras è stato notevole, avendo vinto con ampio margine la tappa più facile di questa edizione della corsa rosa. Il portacolori della Movistar si è avvantaggiato sul resto della concorrenza quando mancavano una trentina di km al traguardo ed è riuscito addirittura ad incrementare il gap nella parte finale di gara. 

Alle sue spalle, dopo un'attesa di 2'01", si è consumata una volata a due per le restanti posizioni del podio, vinta da Nathan Haas della Garmin sul connazionale Jack Bobridge della Blanco; oltre alla consueta regolarità, l'ex pistard merita una citazione oggi per il fatto di aver recuperato una situazione negativa in quanto, per più di metà prova, ha dovuto inseguire il plotone con un altro connazionale, Cameron Wurf, non capace di una rimonta simile. Lo sprint per il quarto posto lo sloveno della Vacansoleil Grega Bole che, da abile velocista, regola altri tre colleghi, primo dei quali il portoghese dell'Euskaltel Ricardo Mestre. In ultima posizione a 9'20" si è piazzato Mark Cavendish, uno dei principali favoriti per il successo a Pescara.

Cambia ancora il vertice della generale a causa della controprestazione di Mattia Gavazzi, quintultimo di tappa; l'uomo Androni è ora scivolato in terza posizione a 4'23" dal leader. Il nuovo capoclassifica è Pim Ligthart della Vacansoleil, anche oggi bravo ad arrivare in sesta piazza. Secondo a 2'49" è Bobridge, come detto protagonista della tappa pugliese; ai piedi del podio guadagna due posizioni il russo Maxim Belkov della Katusha, ora a 4'40" mentre il quinto è Miguel Mínguez dell'Euskaltel a 4'47", protagonista in negativo di oggi, essendo sceso dalla seconda piazza.

La notizia di giornata è tuttavia il ritiro del cinese Cheng Ji; l'atleta della Argos è stato vittima di un attacco febbrile nella notte che gli ha impedito di ripartire. Grande sconforto nella carovana e nei responsabili marketing Rcs per la perdita di un importante veicolo di pubblicità globale per la corsa italiana. Dal punto di vista agonistico è il secondo favorito della generale che abbandona, dopo il basco Urtasun; nella tappa abruzzese chi vuole imporsi dovrà certamente dare un segnale importante per smuovere le acque. Non ci resta che aspettare fiduciosi lo spettacolo.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

Nella sesta tappa del Giro trionfa l'esperienza; il dominio del trentasettenne Pablo Lastras è stato notevole, avendo vinto con ampio margine la tappa più facile di questa edizione della corsa rosa. Il portacolori della Movistar si è avvantaggiato sul resto della concorrenza quando mancavano una trentina di km al traguardo ed è riuscito addirittura ad incrementare il gap nella parte finale di gara. 

Alle sue spalle, dopo un'attesa di 2'01", si è consumata una volata a due per le restanti posizioni del podio, vinta da Nathan Haas della Garmin sul connazionale Jack Bobridge della Blanco; oltre alla consueta regolarità, l'ex pistard merita una citazione oggi per il fatto di aver recuperato una situazione negativa in quanto, per più di metà prova, ha dovuto inseguire il plotone con un altro connazionale, Cameron Wurf, non capace di una rimonta simile. Lo sprint per il quarto posto lo sloveno della Vacansoleil Grega Bole che, da abile velocista, regola altri tre colleghi, primo dei quali il portoghese dell'Euskaltel Ricardo Mestre. In ultima posizione a 9'20" si è piazzato Mark Cavendish, uno dei principali favoriti per il successo a Pescara.

Cambia ancora il vertice della generale a causa della controprestazione di Mattia Gavazzi, quintultimo di tappa; l'uomo Androni è ora scivolato in terza posizione a 4'23" dal leader. Il nuovo capoclassifica è Pim Ligthart della Vacansoleil, anche oggi bravo ad arrivare in sesta piazza. Secondo a 2'49" è Bobridge, come detto protagonista della tappa pugliese; ai piedi del podio guadagna due posizioni il russo Maxim Belkov della Katusha, ora a 4'40" mentre il quinto è Miguel Mínguez dell'Euskaltel a 4'47", protagonista in negativo di oggi, essendo sceso dalla seconda piazza.

La notizia di giornata è tuttavia il ritiro del cinese Cheng Ji; l'atleta della Argos è stato vittima di un attacco febbrile nella notte che gli ha impedito di ripartire. Grande sconforto nella carovana e nei responsabili marketing Rcs per la perdita di un importante veicolo di pubblicità globale per la corsa italiana. Dal punto di vista agonistico è il secondo favorito della generale che abbandona, dopo il basco Urtasun; nella tappa abruzzese chi vuole imporsi dovrà certamente dare un segnale importante per smuovere le acque. Non ci resta che aspettare fiduciosi lo spettacolo.

Alberto Vigonesi

La dolce vita (Federico Fellini, 1960)

La dolce vita © www.teclab.lu.usi.chDomanda: qual è il più citato autore italiano di aforismi? Chiedendo perdono per una definizione così ristretta, risolviamo subito il quiz: Ennio Flaiano, pescarese che per un trentennio (dai primi '40 ai primi '70 - è scomparso nel 1972) fu un punto di riferimento nel campo del giornalismo e della critica, oltre che in quello della scrittura. Le sue stoccate, le sue frasi celebri, sono ancora usatissime, sia che vengano utilizzate per ritrarre una situazione con poche ficcanti parole, sia che servano semplicemente per far colpo su una ragazza... Ma Flaiano è stato molto più che i suoi aforismi. È stato, tra le altre cose, anche uno sceneggiatore di una certa importanza. Di molta importanza, se vogliamo essere più aderenti alla realtà: non si contano le pellicole realizzate sui suoi script, ma possiamo senz'altro individuare nella collaborazione con Federico Fellini il momento più significativo dell'apporto di Flaiano al cinema. E dopo le Luci del varietà e Lo sceicco bianco, dopo I vitelloni e La strada, dopo Il bidone e Le notti di Cabiria, il pescarese mise la firma anche su due capolavori come La dolce vita e , prima di chiudere il sodalizio con Giulietta degli spiriti. La dolce vita, quindi: una delle pietre angolari del nostro cinema, al pari del neorealismo e della nascita della commedia all'italiana. Il film con cui non solo Fellini raggiunse la piena maturità, ma anche attraverso cui gli spettatori (che furono moltissimi, attratti dall'aura di scandalo della pellicola) divennero adulti. Messi di fronte alla dura rappresentazione del disfacimento degli arcaismi della nostra società contadina, sostituiti dalla civiltà dei consumi che non si limita ad esercitare la propria azione sulle merci, ma anche e soprattutto sulle persone. E il giornalista Marcello Rubini (interpretato dal magnifico Mastroianni), in giro tutto il tempo a cercare storie che divengano articoli scandalistici, e costretto a misurarsi col precipitare del senso e - moralmente parlando - del mondo intorno a lui, non può che prendere atto dell'inadeguatezza dell'uomo (e di se stesso) a fronteggiare ciò che la vita contemporanea gli propone. Nel firmamento delle scene mitiche della storia del cinema mondiale, il bagno di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi. Chiunque, passando davanti all'idrocapolavoro del barocco romano, ha immaginato se stesso entrare nelle dolci fresche acque, come l'attrice svedese in una delle sequenze più geniali mai girate. Geniali e magiche, perché Fellini, in fondo, non usava la macchina da presa. Usava la magia.

Marco Grassi

La classifica al contrario

Nella sesta tappa del Giro trionfa l'esperienza; il dominio del trentasettenne Pablo Lastras è stato notevole, avendo vinto con ampio margine la tappa più facile di questa edizione della corsa rosa. Il portacolori della Movistar si è avvantaggiato sul resto della concorrenza quando mancavano una trentina di km al traguardo ed è riuscito addirittura ad incrementare il gap nella parte finale di gara. 

Alle sue spalle, dopo un'attesa di 2'01", si è consumata una volata a due per le restanti posizioni del podio, vinta da Nathan Haas della Garmin sul connazionale Jack Bobridge della Blanco; oltre alla consueta regolarità, l'ex pistard merita una citazione oggi per il fatto di aver recuperato una situazione negativa in quanto, per più di metà prova, ha dovuto inseguire il plotone con un altro connazionale, Cameron Wurf, non capace di una rimonta simile. Lo sprint per il quarto posto lo sloveno della Vacansoleil Grega Bole che, da abile velocista, regola altri tre colleghi, primo dei quali il portoghese dell'Euskaltel Ricardo Mestre. In ultima posizione a 9'20" si è piazzato Mark Cavendish, uno dei principali favoriti per il successo a Pescara.

Cambia ancora il vertice della generale a causa della controprestazione di Mattia Gavazzi, quintultimo di tappa; l'uomo Androni è ora scivolato in terza posizione a 4'23" dal leader. Il nuovo capoclassifica è Pim Ligthart della Vacansoleil, anche oggi bravo ad arrivare in sesta piazza. Secondo a 2'49" è Bobridge, come detto protagonista della tappa pugliese; ai piedi del podio guadagna due posizioni il russo Maxim Belkov della Katusha, ora a 4'40" mentre il quinto è Miguel Mínguez dell'Euskaltel a 4'47", protagonista in negativo di oggi, essendo sceso dalla seconda piazza.

La notizia di giornata è tuttavia il ritiro del cinese Cheng Ji; l'atleta della Argos è stato vittima di un attacco febbrile nella notte che gli ha impedito di ripartire. Grande sconforto nella carovana e nei responsabili marketing Rcs per la perdita di un importante veicolo di pubblicità globale per la corsa italiana. Dal punto di vista agonistico è il secondo favorito della generale che abbandona, dopo il basco Urtasun; nella tappa abruzzese chi vuole imporsi dovrà certamente dare un segnale importante per smuovere le acque. Non ci resta che aspettare fiduciosi lo spettacolo.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

Nella sesta tappa del Giro trionfa l'esperienza; il dominio del trentasettenne Pablo Lastras è stato notevole, avendo vinto con ampio margine la tappa più facile di questa edizione della corsa rosa. Il portacolori della Movistar si è avvantaggiato sul resto della concorrenza quando mancavano una trentina di km al traguardo ed è riuscito addirittura ad incrementare il gap nella parte finale di gara. 

Alle sue spalle, dopo un'attesa di 2'01", si è consumata una volata a due per le restanti posizioni del podio, vinta da Nathan Haas della Garmin sul connazionale Jack Bobridge della Blanco; oltre alla consueta regolarità, l'ex pistard merita una citazione oggi per il fatto di aver recuperato una situazione negativa in quanto, per più di metà prova, ha dovuto inseguire il plotone con un altro connazionale, Cameron Wurf, non capace di una rimonta simile. Lo sprint per il quarto posto lo sloveno della Vacansoleil Grega Bole che, da abile velocista, regola altri tre colleghi, primo dei quali il portoghese dell'Euskaltel Ricardo Mestre. In ultima posizione a 9'20" si è piazzato Mark Cavendish, uno dei principali favoriti per il successo a Pescara.

Cambia ancora il vertice della generale a causa della controprestazione di Mattia Gavazzi, quintultimo di tappa; l'uomo Androni è ora scivolato in terza posizione a 4'23" dal leader. Il nuovo capoclassifica è Pim Ligthart della Vacansoleil, anche oggi bravo ad arrivare in sesta piazza. Secondo a 2'49" è Bobridge, come detto protagonista della tappa pugliese; ai piedi del podio guadagna due posizioni il russo Maxim Belkov della Katusha, ora a 4'40" mentre il quinto è Miguel Mínguez dell'Euskaltel a 4'47", protagonista in negativo di oggi, essendo sceso dalla seconda piazza.

La notizia di giornata è tuttavia il ritiro del cinese Cheng Ji; l'atleta della Argos è stato vittima di un attacco febbrile nella notte che gli ha impedito di ripartire. Grande sconforto nella carovana e nei responsabili marketing Rcs per la perdita di un importante veicolo di pubblicità globale per la corsa italiana. Dal punto di vista agonistico è il secondo favorito della generale che abbandona, dopo il basco Urtasun; nella tappa abruzzese chi vuole imporsi dovrà certamente dare un segnale importante per smuovere le acque. Non ci resta che aspettare fiduciosi lo spettacolo.

Alberto Vigonesi

La dolce vita (Federico Fellini, 1960)

La dolce vita © www.teclab.lu.usi.chDomanda: qual è il più citato autore italiano di aforismi? Chiedendo perdono per una definizione così ristretta, risolviamo subito il quiz: Ennio Flaiano, pescarese che per un trentennio (dai primi '40 ai primi '70 - è scomparso nel 1972) fu un punto di riferimento nel campo del giornalismo e della critica, oltre che in quello della scrittura. Le sue stoccate, le sue frasi celebri, sono ancora usatissime, sia che vengano utilizzate per ritrarre una situazione con poche ficcanti parole, sia che servano semplicemente per far colpo su una ragazza... Ma Flaiano è stato molto più che i suoi aforismi. È stato, tra le altre cose, anche uno sceneggiatore di una certa importanza. Di molta importanza, se vogliamo essere più aderenti alla realtà: non si contano le pellicole realizzate sui suoi script, ma possiamo senz'altro individuare nella collaborazione con Federico Fellini il momento più significativo dell'apporto di Flaiano al cinema. E dopo le Luci del varietà e Lo sceicco bianco, dopo I vitelloni e La strada, dopo Il bidone e Le notti di Cabiria, il pescarese mise la firma anche su due capolavori come La dolce vita e , prima di chiudere il sodalizio con Giulietta degli spiriti. La dolce vita, quindi: una delle pietre angolari del nostro cinema, al pari del neorealismo e della nascita della commedia all'italiana. Il film con cui non solo Fellini raggiunse la piena maturità, ma anche attraverso cui gli spettatori (che furono moltissimi, attratti dall'aura di scandalo della pellicola) divennero adulti. Messi di fronte alla dura rappresentazione del disfacimento degli arcaismi della nostra società contadina, sostituiti dalla civiltà dei consumi che non si limita ad esercitare la propria azione sulle merci, ma anche e soprattutto sulle persone. E il giornalista Marcello Rubini (interpretato dal magnifico Mastroianni), in giro tutto il tempo a cercare storie che divengano articoli scandalistici, e costretto a misurarsi col precipitare del senso e - moralmente parlando - del mondo intorno a lui, non può che prendere atto dell'inadeguatezza dell'uomo (e di se stesso) a fronteggiare ciò che la vita contemporanea gli propone. Nel firmamento delle scene mitiche della storia del cinema mondiale, il bagno di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi. Chiunque, passando davanti all'idrocapolavoro del barocco romano, ha immaginato se stesso entrare nelle dolci fresche acque, come l'attrice svedese in una delle sequenze più geniali mai girate. Geniali e magiche, perché Fellini, in fondo, non usava la macchina da presa. Usava la magia.

Marco Grassi

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