Il Portale del Ciclismo professionistico

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Doppio giretto intorno a Sorrento (con circuito inoffensivo), e poi splendida passerella lungo la costiera amalfitana, lungo la strada che porterà la corsa rosa verso sud. Scenari mozzafiato per un tracciato che è tutto un mangia&bevi e che lancerà belle fughe: 50 km di litoranea contenenti (tenetevi forte) circa 80 strappi e strappetti, a voler essere ottimisti. Non parliamo di 80 Mortiroli, ma di un tracciato comunque selettivo. Se si trovasse nel finale di gara, ovviamente. Questo è invece all'inizio, sicché da Salerno (km 70) in avanti ci sono 70 km completamente piatti, in cui è prevedibile un rallentamento dell'andatura. Ad Agropoli la strada torna a incresparsi un po', si passa da Castellabate (località resa celebre dal film "Benvenuti al Sud"), e al km 145 si lascia la costa cilentana per raggiungere la vetta di San Mauro Cilento, salita di 8 km al 6%; una discesa di 13 km (per metà dolcissima, poi un po' meno) riconduce il gruppo sul litorale, che viene abbandonato nuovamente a 42 km dal termine, per affrontare un'altra salitella dell'entroterra: la Sella di Catona, scalata divisa in due, oltre 15 km di ascesa interrotta da un tratto di un paio di chilometri in contropendenza a metà salita. Parliamo di pendenze dolci (4%), ma dalla vetta mancano appena 20 km al traguardo, e parliamo di 20 km di discesa tortuosissima soprattutto nella prima metà, tutta curve e tornanti, su cui bisogna essere anche bravi a rilanciare di continuo, mentre poi nella seconda metà digrada più tenera verso il mare. In un modo o nell'altro, un finale perfetto per qualche imboscata.

Sorrento

È questa solamente la sesta volta che il Giro d'Italia tocca Sorrento, località scoperta relativamente tardi dalla corsa rosa. La prima edizione che fece tappa qui fu quella del 1960: la seconda tappa ospitò una cronometro di 25 km vinta dal modenese di Sassostorno di Lama Mocogno Romeo Venturelli, quel giorno in rosa. La frazione successiva prese il via da Sorrento per terminare a Campobasso. Tappa a Poblet, maglia ad Anquetil che, dopo averla ceduta al belga Jos Hoevenaers se la riprenderà nella crono di Lecco, vincendo il suo primo Giro. Passano 14 anni perché Sorrento riveda il Giro d'Italia: nel 1914 la Pompei-Sorrento sorride a José Manuel Fuente, che va pure in rosa. La terrà per 11 giorni prima di cederla a Merckx, vincitore della sua quinta ed ultima corsa rosa. Il Giro torna qui un anno dopo, con la Potenza-Sorrento vinta da Marcello Osler. In rosa c'è lo spagnolo Francisco Galdós, alla fine il vincitore sarà Fausto Bertoglio. Nel 1980 il Giro va ad Hinault ma nella Fiuggi-Sorrento s'impone Giovanni Mantovani (il leader è allora Roberto Visentini). Ultima volta del Giro a Sorrento nel 1991: la Sorrento-Sorrento, 4a tappa, va a Éric Boyer, che conquista la maglia rosa. Il giorno dopo nella Sorrento-Scanno s'imporrà Marino Lejarreta mentre Franco Chioccioli vestirà le insegne del primato. Non si farà strappare la sua unica maglia rosa da lì fino all'epilogo di Milano.

Marina di Ascea

Partiamo da una certezza: Marina di Ascea è una frazione di Ascea, comune cilentano di 5800 abitanti che per la prima volta nella storia ospita il Giro d'Italia. Ascea sorge a circa 235 metri s.l.m., su una collina a ridosso della Marina. Il paese è diviso dal comune di Pisciotta, tramite un fiordo percorso dalla SS 447. Nata intorno all'anno 1000, Ascea crebbe per il trasferimento della popolazione di Castellammare della Bruca causa il diffondersi della malaria per l'impaludamento della piana dell'Alento. Feudo della famiglia Sanseverino, ne seguì le sorti fino al passaggio alla famiglia Maresca, feudatari a seguito della "fellonia" di Tommaso S.Severino. Ascea partecipa ai moti cilentani. Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Pisciotta, appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie.Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia ha fatto parte del mandamento di Pisciotta, appartenente al Circondario di Vallo della Lucania. La maggioranza della popolazione è di religione cristiana appartenenti principalmente alla chiesa cattolica. Il paese dista circa 5 km da Velia, 9 da Pisciotta, 25 da Vallo della Lucania e 95 da Salerno.

Francesco Sulas
Sorrento

È questa solamente la sesta volta che il Giro d'Italia tocca Sorrento, località scoperta relativamente tardi dalla corsa rosa. La prima edizione che fece tappa qui fu quella del 1960: la seconda tappa ospitò una cronometro di 25 km vinta dal modenese di Sassostorno di Lama Mocogno Romeo Venturelli, quel giorno in rosa. La frazione successiva prese il via da Sorrento per terminare a Campobasso. Tappa a Poblet, maglia ad Anquetil che, dopo averla ceduta al belga Jos Hoevenaers se la riprenderà nella crono di Lecco, vincendo il suo primo Giro. Passano 14 anni perché Sorrento riveda il Giro d'Italia: nel 1914 la Pompei-Sorrento sorride a José Manuel Fuente, che va pure in rosa. La terrà per 11 giorni prima di cederla a Merckx, vincitore della sua quinta ed ultima corsa rosa. Il Giro torna qui un anno dopo, con la Potenza-Sorrento vinta da Marcello Osler. In rosa c'è lo spagnolo Francisco Galdós, alla fine il vincitore sarà Fausto Bertoglio. Nel 1980 il Giro va ad Hinault ma nella Fiuggi-Sorrento s'impone Giovanni Mantovani (il leader è allora Roberto Visentini). Ultima volta del Giro a Sorrento nel 1991: la Sorrento-Sorrento, 4a tappa, va a Éric Boyer, che conquista la maglia rosa. Il giorno dopo nella Sorrento-Scanno s'imporrà Marino Lejarreta mentre Franco Chioccioli vestirà le insegne del primato. Non si farà strappare la sua unica maglia rosa da lì fino all'epilogo di Milano.

Marina di Ascea

Partiamo da una certezza: Marina di Ascea è una frazione di Ascea, comune cilentano di 5800 abitanti che per la prima volta nella storia ospita il Giro d'Italia. Ascea sorge a circa 235 metri s.l.m., su una collina a ridosso della Marina. Il paese è diviso dal comune di Pisciotta, tramite un fiordo percorso dalla SS 447. Nata intorno all'anno 1000, Ascea crebbe per il trasferimento della popolazione di Castellammare della Bruca causa il diffondersi della malaria per l'impaludamento della piana dell'Alento. Feudo della famiglia Sanseverino, ne seguì le sorti fino al passaggio alla famiglia Maresca, feudatari a seguito della "fellonia" di Tommaso S.Severino. Ascea partecipa ai moti cilentani. Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Pisciotta, appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie.Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia ha fatto parte del mandamento di Pisciotta, appartenente al Circondario di Vallo della Lucania. La maggioranza della popolazione è di religione cristiana appartenenti principalmente alla chiesa cattolica. Il paese dista circa 5 km da Velia, 9 da Pisciotta, 25 da Vallo della Lucania e 95 da Salerno.

Sorrento

È questa solamente la sesta volta che il Giro d'Italia tocca Sorrento, località scoperta relativamente tardi dalla corsa rosa. La prima edizione che fece tappa qui fu quella del 1960: la seconda tappa ospitò una cronometro di 25 km vinta dal modenese di Sassostorno di Lama Mocogno Romeo Venturelli, quel giorno in rosa. La frazione successiva prese il via da Sorrento per terminare a Campobasso. Tappa a Poblet, maglia ad Anquetil che, dopo averla ceduta al belga Jos Hoevenaers se la riprenderà nella crono di Lecco, vincendo il suo primo Giro. Passano 14 anni perché Sorrento riveda il Giro d'Italia: nel 1914 la Pompei-Sorrento sorride a José Manuel Fuente, che va pure in rosa. La terrà per 11 giorni prima di cederla a Merckx, vincitore della sua quinta ed ultima corsa rosa. Il Giro torna qui un anno dopo, con la Potenza-Sorrento vinta da Marcello Osler. In rosa c'è lo spagnolo Francisco Galdós, alla fine il vincitore sarà Fausto Bertoglio. Nel 1980 il Giro va ad Hinault ma nella Fiuggi-Sorrento s'impone Giovanni Mantovani (il leader è allora Roberto Visentini). Ultima volta del Giro a Sorrento nel 1991: la Sorrento-Sorrento, 4a tappa, va a Éric Boyer, che conquista la maglia rosa. Il giorno dopo nella Sorrento-Scanno s'imporrà Marino Lejarreta mentre Franco Chioccioli vestirà le insegne del primato. Non si farà strappare la sua unica maglia rosa da lì fino all'epilogo di Milano.

Marina di Ascea

Partiamo da una certezza: Marina di Ascea è una frazione di Ascea, comune cilentano di 5800 abitanti che per la prima volta nella storia ospita il Giro d'Italia. Ascea sorge a circa 235 metri s.l.m., su una collina a ridosso della Marina. Il paese è diviso dal comune di Pisciotta, tramite un fiordo percorso dalla SS 447. Nata intorno all'anno 1000, Ascea crebbe per il trasferimento della popolazione di Castellammare della Bruca causa il diffondersi della malaria per l'impaludamento della piana dell'Alento. Feudo della famiglia Sanseverino, ne seguì le sorti fino al passaggio alla famiglia Maresca, feudatari a seguito della "fellonia" di Tommaso S.Severino. Ascea partecipa ai moti cilentani. Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Pisciotta, appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie.Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia ha fatto parte del mandamento di Pisciotta, appartenente al Circondario di Vallo della Lucania. La maggioranza della popolazione è di religione cristiana appartenenti principalmente alla chiesa cattolica. Il paese dista circa 5 km da Velia, 9 da Pisciotta, 25 da Vallo della Lucania e 95 da Salerno.

Sorrento

È questa solamente la sesta volta che il Giro d'Italia tocca Sorrento, località scoperta relativamente tardi dalla corsa rosa. La prima edizione che fece tappa qui fu quella del 1960: la seconda tappa ospitò una cronometro di 25 km vinta dal modenese di Sassostorno di Lama Mocogno Romeo Venturelli, quel giorno in rosa. La frazione successiva prese il via da Sorrento per terminare a Campobasso. Tappa a Poblet, maglia ad Anquetil che, dopo averla ceduta al belga Jos Hoevenaers se la riprenderà nella crono di Lecco, vincendo il suo primo Giro. Passano 14 anni perché Sorrento riveda il Giro d'Italia: nel 1914 la Pompei-Sorrento sorride a José Manuel Fuente, che va pure in rosa. La terrà per 11 giorni prima di cederla a Merckx, vincitore della sua quinta ed ultima corsa rosa. Il Giro torna qui un anno dopo, con la Potenza-Sorrento vinta da Marcello Osler. In rosa c'è lo spagnolo Francisco Galdós, alla fine il vincitore sarà Fausto Bertoglio. Nel 1980 il Giro va ad Hinault ma nella Fiuggi-Sorrento s'impone Giovanni Mantovani (il leader è allora Roberto Visentini). Ultima volta del Giro a Sorrento nel 1991: la Sorrento-Sorrento, 4a tappa, va a Éric Boyer, che conquista la maglia rosa. Il giorno dopo nella Sorrento-Scanno s'imporrà Marino Lejarreta mentre Franco Chioccioli vestirà le insegne del primato. Non si farà strappare la sua unica maglia rosa da lì fino all'epilogo di Milano.

Marina di Ascea

Partiamo da una certezza: Marina di Ascea è una frazione di Ascea, comune cilentano di 5800 abitanti che per la prima volta nella storia ospita il Giro d'Italia. Ascea sorge a circa 235 metri s.l.m., su una collina a ridosso della Marina. Il paese è diviso dal comune di Pisciotta, tramite un fiordo percorso dalla SS 447. Nata intorno all'anno 1000, Ascea crebbe per il trasferimento della popolazione di Castellammare della Bruca causa il diffondersi della malaria per l'impaludamento della piana dell'Alento. Feudo della famiglia Sanseverino, ne seguì le sorti fino al passaggio alla famiglia Maresca, feudatari a seguito della "fellonia" di Tommaso S.Severino. Ascea partecipa ai moti cilentani. Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Pisciotta, appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie.Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia ha fatto parte del mandamento di Pisciotta, appartenente al Circondario di Vallo della Lucania. La maggioranza della popolazione è di religione cristiana appartenenti principalmente alla chiesa cattolica. Il paese dista circa 5 km da Velia, 9 da Pisciotta, 25 da Vallo della Lucania e 95 da Salerno.

Sorrento

È questa solamente la sesta volta che il Giro d'Italia tocca Sorrento, località scoperta relativamente tardi dalla corsa rosa. La prima edizione che fece tappa qui fu quella del 1960: la seconda tappa ospitò una cronometro di 25 km vinta dal modenese di Sassostorno di Lama Mocogno Romeo Venturelli, quel giorno in rosa. La frazione successiva prese il via da Sorrento per terminare a Campobasso. Tappa a Poblet, maglia ad Anquetil che, dopo averla ceduta al belga Jos Hoevenaers se la riprenderà nella crono di Lecco, vincendo il suo primo Giro. Passano 14 anni perché Sorrento riveda il Giro d'Italia: nel 1914 la Pompei-Sorrento sorride a José Manuel Fuente, che va pure in rosa. La terrà per 11 giorni prima di cederla a Merckx, vincitore della sua quinta ed ultima corsa rosa. Il Giro torna qui un anno dopo, con la Potenza-Sorrento vinta da Marcello Osler. In rosa c'è lo spagnolo Francisco Galdós, alla fine il vincitore sarà Fausto Bertoglio. Nel 1980 il Giro va ad Hinault ma nella Fiuggi-Sorrento s'impone Giovanni Mantovani (il leader è allora Roberto Visentini). Ultima volta del Giro a Sorrento nel 1991: la Sorrento-Sorrento, 4a tappa, va a Éric Boyer, che conquista la maglia rosa. Il giorno dopo nella Sorrento-Scanno s'imporrà Marino Lejarreta mentre Franco Chioccioli vestirà le insegne del primato. Non si farà strappare la sua unica maglia rosa da lì fino all'epilogo di Milano.

Marina di Ascea

Partiamo da una certezza: Marina di Ascea è una frazione di Ascea, comune cilentano di 5800 abitanti che per la prima volta nella storia ospita il Giro d'Italia. Ascea sorge a circa 235 metri s.l.m., su una collina a ridosso della Marina. Il paese è diviso dal comune di Pisciotta, tramite un fiordo percorso dalla SS 447. Nata intorno all'anno 1000, Ascea crebbe per il trasferimento della popolazione di Castellammare della Bruca causa il diffondersi della malaria per l'impaludamento della piana dell'Alento. Feudo della famiglia Sanseverino, ne seguì le sorti fino al passaggio alla famiglia Maresca, feudatari a seguito della "fellonia" di Tommaso S.Severino. Ascea partecipa ai moti cilentani. Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Pisciotta, appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie.Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia ha fatto parte del mandamento di Pisciotta, appartenente al Circondario di Vallo della Lucania. La maggioranza della popolazione è di religione cristiana appartenenti principalmente alla chiesa cattolica. Il paese dista circa 5 km da Velia, 9 da Pisciotta, 25 da Vallo della Lucania e 95 da Salerno.

Sorrento

È questa solamente la sesta volta che il Giro d'Italia tocca Sorrento, località scoperta relativamente tardi dalla corsa rosa. La prima edizione che fece tappa qui fu quella del 1960: la seconda tappa ospitò una cronometro di 25 km vinta dal modenese di Sassostorno di Lama Mocogno Romeo Venturelli, quel giorno in rosa. La frazione successiva prese il via da Sorrento per terminare a Campobasso. Tappa a Poblet, maglia ad Anquetil che, dopo averla ceduta al belga Jos Hoevenaers se la riprenderà nella crono di Lecco, vincendo il suo primo Giro. Passano 14 anni perché Sorrento riveda il Giro d'Italia: nel 1914 la Pompei-Sorrento sorride a José Manuel Fuente, che va pure in rosa. La terrà per 11 giorni prima di cederla a Merckx, vincitore della sua quinta ed ultima corsa rosa. Il Giro torna qui un anno dopo, con la Potenza-Sorrento vinta da Marcello Osler. In rosa c'è lo spagnolo Francisco Galdós, alla fine il vincitore sarà Fausto Bertoglio. Nel 1980 il Giro va ad Hinault ma nella Fiuggi-Sorrento s'impone Giovanni Mantovani (il leader è allora Roberto Visentini). Ultima volta del Giro a Sorrento nel 1991: la Sorrento-Sorrento, 4a tappa, va a Éric Boyer, che conquista la maglia rosa. Il giorno dopo nella Sorrento-Scanno s'imporrà Marino Lejarreta mentre Franco Chioccioli vestirà le insegne del primato. Non si farà strappare la sua unica maglia rosa da lì fino all'epilogo di Milano.

Marina di Ascea

Partiamo da una certezza: Marina di Ascea è una frazione di Ascea, comune cilentano di 5800 abitanti che per la prima volta nella storia ospita il Giro d'Italia. Ascea sorge a circa 235 metri s.l.m., su una collina a ridosso della Marina. Il paese è diviso dal comune di Pisciotta, tramite un fiordo percorso dalla SS 447. Nata intorno all'anno 1000, Ascea crebbe per il trasferimento della popolazione di Castellammare della Bruca causa il diffondersi della malaria per l'impaludamento della piana dell'Alento. Feudo della famiglia Sanseverino, ne seguì le sorti fino al passaggio alla famiglia Maresca, feudatari a seguito della "fellonia" di Tommaso S.Severino. Ascea partecipa ai moti cilentani. Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Pisciotta, appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie.Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia ha fatto parte del mandamento di Pisciotta, appartenente al Circondario di Vallo della Lucania. La maggioranza della popolazione è di religione cristiana appartenenti principalmente alla chiesa cattolica. Il paese dista circa 5 km da Velia, 9 da Pisciotta, 25 da Vallo della Lucania e 95 da Salerno.

Meteo

11.40 - Sorrento
14.30 - Agropoli
17.20 - Marina di Ascea

Soggetti Alternativi

Quinta stagione tra i professionisti e seconda partecipazione al Giro d'Italia (ha portato a termine anche una Vuelta) per questo belga prossimo ai 25 anni. Dopo il debutto nel Team Columbia, è alla terza annata con la maglia della Lotto. Non ha vinto tantissimo finora ma sa difendersi sulle salite non lunghe ed è dotato di un discreto spunto veloce. Nelle categorie giovanili ha colto buoni risultati sul suolo italico (2° al Giro di Toscana Juniores, un 3° posto di tappa al Giro della Valle d'Aosta da U23). Quest'anno è riuscito finalmente a sbloccarsi, vincendo due tappe della Tropicale Amissa Bongo. Affronta la corsa rosa vivendo un po' alla giornata, cercando magari di trovare la fuga giusta in cui ben figurare. Siamo convinti che ci proverà, si può starne Gert(i)!

Vivian Ghianni

Quinta stagione tra i professionisti e seconda partecipazione al Giro d'Italia (ha portato a termine anche una Vuelta) per questo belga prossimo ai 25 anni. Dopo il debutto nel Team Columbia, è alla terza annata con la maglia della Lotto. Non ha vinto tantissimo finora ma sa difendersi sulle salite non lunghe ed è dotato di un discreto spunto veloce. Nelle categorie giovanili ha colto buoni risultati sul suolo italico (2° al Giro di Toscana Juniores, un 3° posto di tappa al Giro della Valle d'Aosta da U23). Quest'anno è riuscito finalmente a sbloccarsi, vincendo due tappe della Tropicale Amissa Bongo. Affronta la corsa rosa vivendo un po' alla giornata, cercando magari di trovare la fuga giusta in cui ben figurare. Siamo convinti che ci proverà, si può starne Gert(i)!

Quinta stagione tra i professionisti e seconda partecipazione al Giro d'Italia (ha portato a termine anche una Vuelta) per questo belga prossimo ai 25 anni. Dopo il debutto nel Team Columbia, è alla terza annata con la maglia della Lotto. Non ha vinto tantissimo finora ma sa difendersi sulle salite non lunghe ed è dotato di un discreto spunto veloce. Nelle categorie giovanili ha colto buoni risultati sul suolo italico (2° al Giro di Toscana Juniores, un 3° posto di tappa al Giro della Valle d'Aosta da U23). Quest'anno è riuscito finalmente a sbloccarsi, vincendo due tappe della Tropicale Amissa Bongo. Affronta la corsa rosa vivendo un po' alla giornata, cercando magari di trovare la fuga giusta in cui ben figurare. Siamo convinti che ci proverà, si può starne Gert(i)!

Quinta stagione tra i professionisti e seconda partecipazione al Giro d'Italia (ha portato a termine anche una Vuelta) per questo belga prossimo ai 25 anni. Dopo il debutto nel Team Columbia, è alla terza annata con la maglia della Lotto. Non ha vinto tantissimo finora ma sa difendersi sulle salite non lunghe ed è dotato di un discreto spunto veloce. Nelle categorie giovanili ha colto buoni risultati sul suolo italico (2° al Giro di Toscana Juniores, un 3° posto di tappa al Giro della Valle d'Aosta da U23). Quest'anno è riuscito finalmente a sbloccarsi, vincendo due tappe della Tropicale Amissa Bongo. Affronta la corsa rosa vivendo un po' alla giornata, cercando magari di trovare la fuga giusta in cui ben figurare. Siamo convinti che ci proverà, si può starne Gert(i)!

Quinta stagione tra i professionisti e seconda partecipazione al Giro d'Italia (ha portato a termine anche una Vuelta) per questo belga prossimo ai 25 anni. Dopo il debutto nel Team Columbia, è alla terza annata con la maglia della Lotto. Non ha vinto tantissimo finora ma sa difendersi sulle salite non lunghe ed è dotato di un discreto spunto veloce. Nelle categorie giovanili ha colto buoni risultati sul suolo italico (2° al Giro di Toscana Juniores, un 3° posto di tappa al Giro della Valle d'Aosta da U23). Quest'anno è riuscito finalmente a sbloccarsi, vincendo due tappe della Tropicale Amissa Bongo. Affronta la corsa rosa vivendo un po' alla giornata, cercando magari di trovare la fuga giusta in cui ben figurare. Siamo convinti che ci proverà, si può starne Gert(i)!

Quinta stagione tra i professionisti e seconda partecipazione al Giro d'Italia (ha portato a termine anche una Vuelta) per questo belga prossimo ai 25 anni. Dopo il debutto nel Team Columbia, è alla terza annata con la maglia della Lotto. Non ha vinto tantissimo finora ma sa difendersi sulle salite non lunghe ed è dotato di un discreto spunto veloce. Nelle categorie giovanili ha colto buoni risultati sul suolo italico (2° al Giro di Toscana Juniores, un 3° posto di tappa al Giro della Valle d'Aosta da U23). Quest'anno è riuscito finalmente a sbloccarsi, vincendo due tappe della Tropicale Amissa Bongo. Affronta la corsa rosa vivendo un po' alla giornata, cercando magari di trovare la fuga giusta in cui ben figurare. Siamo convinti che ci proverà, si può starne Gert(i)!

 

GiroTweet

@eliaviviani: Stage 3 @giroditalia, si comincia con le tappe lunghe 222km... Finale incerto? Sarà spettacolo!

@PippoPozzato: Buongiorno followers!!! 3ª tappa 222km... Speriamo il meteo sia clemente... COSÌ CI GODIAMO LA COSTIERA AMALFITANA

@alexdowsett: Onorato di tenere questa al caldo per Puccio oggi. paulsmithdesign instagram.com/p/Y9kPU4p3EF/

@DarioCataldo: Wiggo per l'arrivo di tappa si è dimostrato un signore anzi un Sir!! Non pensavamo ai piazzamenti di ieri, ma non importa, abbiamo vinto!

@AgnoliVario: Questo è cio che dal di fuori non si vede MAI!!! parte dello STAFF dell'@AstanaTeam ancora al lavoro! Grazieeeeeeee pic.twitter.com/3dvesBjCpL

@koendekort: Indovinate chi ha vinto il gioco carta-forbice-sasso per scegliere il letto @johndegenkolb http://instagram.com/p/Y8ZDrlQOgZ/

Benvenuti al Sud (Luca Miniero - 2010)

Benvenuti al Sud © www.cinefile.bizAncora sull'importanza del marketing. Il Giro d'Italia attraversa oggi una località, Castellabate, che a più d'uno farà tornare in mente qualcosa. Si tratta della location di uno dei film più fortunati delle ultime stagioni, Benvenuti al Sud. Una storia semplice: prendiamo una pellicola francese di grande successo, la adattiamo alle vicende italiche e rifacciamo il film pari pari. Il bello è che anche il successo viene replicato. Gli ingredienti, del resto, erano stati sapientemente miscelati: nessun problema per soggetto e sceneggiatura, derivati direttamente da Giù al Nord (l'originale francese: la storia aggiornata al modello italiano diventa quella del milanese Alberto Colombo, trasferito al Meridione per punizione; diffidente e intimorito sulle prime, il cripto-forse-leghista in questione impara ad amare la terra che l'ha accolto comunque con calore); ingaggiamo un popolare attore settentrionale (meglio se viene dalla tv: Claudio Bisio, nel nostro caso) e un commediante molto amato al Sud (Alessandro Siani) come protagonisti; infarciamo l'opera di caratteristi locali, tipizzati oltre ogni misura; non lesiniamo stereotipi sulle differenze Nord-Sud; non disdegniamo un persistente product placement (non vi è venuta voglia di spedire una raccomandata o pagare una bolletta, nel seguire il film?), giusto per avere le spalle coperte; invadiamo le sale grazie a una distribuzione capillare, possibilmente sotto le feste. E il gioco è fatto. Potenza del metodo produttivo, alla fine il fatto che la commedia faccia ridere poco o molto è quasi secondario. C'è già tutto in regola per sfondare sul mercato. Nel nostro caso, quantomeno si sorride. A patto di non credere che quella sullo schermo sia men che fantascienza: il paese reale è altrove, fuori dal mondo di fiaba di Castellabate. (E di tanto cinema italiano contemporaneo).

Marco Grassi

La classifica al contrario

Nacer BouhanniDa Napoli ad Ischia le cose cambiano assai e nello spazio di 24 ore chi ieri si era messo in luce oggi è scomparso a centro classifica; infatti dei primi dieci classificati della prima tappa il solo Jack Bobridge ritorna nelle zone che contano, migliorando il decimo posto ottenuto in Lungomare Caracciolo con la sesta piazza odierna. Gli onori sono tutti per il giovane velocista francese Nacer Bouhanni, bravissimo nel recuperare posizioni dopo essere arrivato 205° (e terz'ultimo) sabato; il portacolori della FDJ ha regolato gli avversari al termine di una tappa sontuosa, nella quale si è avvantaggiato sulla concorrenza sin da metà percorso. Che dire, l'ex pugile promette bene.
Alle sue spalle si è posizionato Yaroslav Popovych, distanziato di soli 9" mentre sul terzo gradino del podio è andato a Danilo Wyss, lontano 36". Nella top five anche un compagno di squadra del vincitore, ossia Dominique Rollin a 1'23", e il sorprendente David Millar a 1'32", dato da molti allibratori come uno dei meno interessati alla tappa odierna. Ultimo un italiano, Dario Cataldo, a 5'10" dal beniamino di Madiot.
In classifica generale mantiene e consolida il primato Pablo Urtasun dell'Euskaltel, oggi 14°, che ha ora 2'01" di vantaggio su Wilson Marentes della Colombia, il quale ha comunque rosicchiato tre secondi al leader della generale. Come detto, ottima prova di Bobridge che ottiene la terza piazza a 2'14" seguito dal duo olandese Pim Ligthart a 2'46" e Stef Clement a 2'48", tempo perso da quest'ultimo interamente nella frazione odierna.
Situazione drammatica in casa Italia: il migliore è Francesco Chicchi, solamente 23° a 3'56" mentre Salvatore Puccio veleggia mestamente in 207a e ultima posizione, lontano già 8'23". Speriamo che, tornati sulla terraferma, le nostre carte migliori si diano da fare, per non restare confinati in un deludente oblio.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

Nacer BouhanniDa Napoli ad Ischia le cose cambiano assai e nello spazio di 24 ore chi ieri si era messo in luce oggi è scomparso a centro classifica; infatti dei primi dieci classificati della prima tappa il solo Jack Bobridge ritorna nelle zone che contano, migliorando il decimo posto ottenuto in Lungomare Caracciolo con la sesta piazza odierna. Gli onori sono tutti per il giovane velocista francese Nacer Bouhanni, bravissimo nel recuperare posizioni dopo essere arrivato 205° (e terz'ultimo) sabato; il portacolori della FDJ ha regolato gli avversari al termine di una tappa sontuosa, nella quale si è avvantaggiato sulla concorrenza sin da metà percorso. Che dire, l'ex pugile promette bene.
Alle sue spalle si è posizionato Yaroslav Popovych, distanziato di soli 9" mentre sul terzo gradino del podio è andato a Danilo Wyss, lontano 36". Nella top five anche un compagno di squadra del vincitore, ossia Dominique Rollin a 1'23", e il sorprendente David Millar a 1'32", dato da molti allibratori come uno dei meno interessati alla tappa odierna. Ultimo un italiano, Dario Cataldo, a 5'10" dal beniamino di Madiot.
In classifica generale mantiene e consolida il primato Pablo Urtasun dell'Euskaltel, oggi 14°, che ha ora 2'01" di vantaggio su Wilson Marentes della Colombia, il quale ha comunque rosicchiato tre secondi al leader della generale. Come detto, ottima prova di Bobridge che ottiene la terza piazza a 2'14" seguito dal duo olandese Pim Ligthart a 2'46" e Stef Clement a 2'48", tempo perso da quest'ultimo interamente nella frazione odierna.
Situazione drammatica in casa Italia: il migliore è Francesco Chicchi, solamente 23° a 3'56" mentre Salvatore Puccio veleggia mestamente in 207a e ultima posizione, lontano già 8'23". Speriamo che, tornati sulla terraferma, le nostre carte migliori si diano da fare, per non restare confinati in un deludente oblio.

Alberto Vigonesi

Benvenuti al Sud (Luca Miniero - 2010)

Benvenuti al Sud © www.cinefile.bizAncora sull'importanza del marketing. Il Giro d'Italia attraversa oggi una località, Castellabate, che a più d'uno farà tornare in mente qualcosa. Si tratta della location di uno dei film più fortunati delle ultime stagioni, Benvenuti al Sud. Una storia semplice: prendiamo una pellicola francese di grande successo, la adattiamo alle vicende italiche e rifacciamo il film pari pari. Il bello è che anche il successo viene replicato. Gli ingredienti, del resto, erano stati sapientemente miscelati: nessun problema per soggetto e sceneggiatura, derivati direttamente da Giù al Nord (l'originale francese: la storia aggiornata al modello italiano diventa quella del milanese Alberto Colombo, trasferito al Meridione per punizione; diffidente e intimorito sulle prime, il cripto-forse-leghista in questione impara ad amare la terra che l'ha accolto comunque con calore); ingaggiamo un popolare attore settentrionale (meglio se viene dalla tv: Claudio Bisio, nel nostro caso) e un commediante molto amato al Sud (Alessandro Siani) come protagonisti; infarciamo l'opera di caratteristi locali, tipizzati oltre ogni misura; non lesiniamo stereotipi sulle differenze Nord-Sud; non disdegniamo un persistente product placement (non vi è venuta voglia di spedire una raccomandata o pagare una bolletta, nel seguire il film?), giusto per avere le spalle coperte; invadiamo le sale grazie a una distribuzione capillare, possibilmente sotto le feste. E il gioco è fatto. Potenza del metodo produttivo, alla fine il fatto che la commedia faccia ridere poco o molto è quasi secondario. C'è già tutto in regola per sfondare sul mercato. Nel nostro caso, quantomeno si sorride. A patto di non credere che quella sullo schermo sia men che fantascienza: il paese reale è altrove, fuori dal mondo di fiaba di Castellabate. (E di tanto cinema italiano contemporaneo).

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna GiroNotes 2013 - 3a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 3a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 3a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 3a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 3a tappa

Benvenuti al Sud (Luca Miniero - 2010)

Benvenuti al Sud © www.cinefile.bizAncora sull'importanza del marketing. Il Giro d'Italia attraversa oggi una località, Castellabate, che a più d'uno farà tornare in mente qualcosa. Si tratta della location di uno dei film più fortunati delle ultime stagioni, Benvenuti al Sud. Una storia semplice: prendiamo una pellicola francese di grande successo, la adattiamo alle vicende italiche e rifacciamo il film pari pari. Il bello è che anche il successo viene replicato. Gli ingredienti, del resto, erano stati sapientemente miscelati: nessun problema per soggetto e sceneggiatura, derivati direttamente da Giù al Nord (l'originale francese: la storia aggiornata al modello italiano diventa quella del milanese Alberto Colombo, trasferito al Meridione per punizione; diffidente e intimorito sulle prime, il cripto-forse-leghista in questione impara ad amare la terra che l'ha accolto comunque con calore); ingaggiamo un popolare attore settentrionale (meglio se viene dalla tv: Claudio Bisio, nel nostro caso) e un commediante molto amato al Sud (Alessandro Siani) come protagonisti; infarciamo l'opera di caratteristi locali, tipizzati oltre ogni misura; non lesiniamo stereotipi sulle differenze Nord-Sud; non disdegniamo un persistente product placement (non vi è venuta voglia di spedire una raccomandata o pagare una bolletta, nel seguire il film?), giusto per avere le spalle coperte; invadiamo le sale grazie a una distribuzione capillare, possibilmente sotto le feste. E il gioco è fatto. Potenza del metodo produttivo, alla fine il fatto che la commedia faccia ridere poco o molto è quasi secondario. C'è già tutto in regola per sfondare sul mercato. Nel nostro caso, quantomeno si sorride. A patto di non credere che quella sullo schermo sia men che fantascienza: il paese reale è altrove, fuori dal mondo di fiaba di Castellabate. (E di tanto cinema italiano contemporaneo).

Marco Grassi

La classifica al contrario

Nacer BouhanniDa Napoli ad Ischia le cose cambiano assai e nello spazio di 24 ore chi ieri si era messo in luce oggi è scomparso a centro classifica; infatti dei primi dieci classificati della prima tappa il solo Jack Bobridge ritorna nelle zone che contano, migliorando il decimo posto ottenuto in Lungomare Caracciolo con la sesta piazza odierna. Gli onori sono tutti per il giovane velocista francese Nacer Bouhanni, bravissimo nel recuperare posizioni dopo essere arrivato 205° (e terz'ultimo) sabato; il portacolori della FDJ ha regolato gli avversari al termine di una tappa sontuosa, nella quale si è avvantaggiato sulla concorrenza sin da metà percorso. Che dire, l'ex pugile promette bene.
Alle sue spalle si è posizionato Yaroslav Popovych, distanziato di soli 9" mentre sul terzo gradino del podio è andato a Danilo Wyss, lontano 36". Nella top five anche un compagno di squadra del vincitore, ossia Dominique Rollin a 1'23", e il sorprendente David Millar a 1'32", dato da molti allibratori come uno dei meno interessati alla tappa odierna. Ultimo un italiano, Dario Cataldo, a 5'10" dal beniamino di Madiot.
In classifica generale mantiene e consolida il primato Pablo Urtasun dell'Euskaltel, oggi 14°, che ha ora 2'01" di vantaggio su Wilson Marentes della Colombia, il quale ha comunque rosicchiato tre secondi al leader della generale. Come detto, ottima prova di Bobridge che ottiene la terza piazza a 2'14" seguito dal duo olandese Pim Ligthart a 2'46" e Stef Clement a 2'48", tempo perso da quest'ultimo interamente nella frazione odierna.
Situazione drammatica in casa Italia: il migliore è Francesco Chicchi, solamente 23° a 3'56" mentre Salvatore Puccio veleggia mestamente in 207a e ultima posizione, lontano già 8'23". Speriamo che, tornati sulla terraferma, le nostre carte migliori si diano da fare, per non restare confinati in un deludente oblio.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

Nacer BouhanniDa Napoli ad Ischia le cose cambiano assai e nello spazio di 24 ore chi ieri si era messo in luce oggi è scomparso a centro classifica; infatti dei primi dieci classificati della prima tappa il solo Jack Bobridge ritorna nelle zone che contano, migliorando il decimo posto ottenuto in Lungomare Caracciolo con la sesta piazza odierna. Gli onori sono tutti per il giovane velocista francese Nacer Bouhanni, bravissimo nel recuperare posizioni dopo essere arrivato 205° (e terz'ultimo) sabato; il portacolori della FDJ ha regolato gli avversari al termine di una tappa sontuosa, nella quale si è avvantaggiato sulla concorrenza sin da metà percorso. Che dire, l'ex pugile promette bene.
Alle sue spalle si è posizionato Yaroslav Popovych, distanziato di soli 9" mentre sul terzo gradino del podio è andato a Danilo Wyss, lontano 36". Nella top five anche un compagno di squadra del vincitore, ossia Dominique Rollin a 1'23", e il sorprendente David Millar a 1'32", dato da molti allibratori come uno dei meno interessati alla tappa odierna. Ultimo un italiano, Dario Cataldo, a 5'10" dal beniamino di Madiot.
In classifica generale mantiene e consolida il primato Pablo Urtasun dell'Euskaltel, oggi 14°, che ha ora 2'01" di vantaggio su Wilson Marentes della Colombia, il quale ha comunque rosicchiato tre secondi al leader della generale. Come detto, ottima prova di Bobridge che ottiene la terza piazza a 2'14" seguito dal duo olandese Pim Ligthart a 2'46" e Stef Clement a 2'48", tempo perso da quest'ultimo interamente nella frazione odierna.
Situazione drammatica in casa Italia: il migliore è Francesco Chicchi, solamente 23° a 3'56" mentre Salvatore Puccio veleggia mestamente in 207a e ultima posizione, lontano già 8'23". Speriamo che, tornati sulla terraferma, le nostre carte migliori si diano da fare, per non restare confinati in un deludente oblio.

Alberto Vigonesi

Benvenuti al Sud (Luca Miniero - 2010)

Benvenuti al Sud © www.cinefile.bizAncora sull'importanza del marketing. Il Giro d'Italia attraversa oggi una località, Castellabate, che a più d'uno farà tornare in mente qualcosa. Si tratta della location di uno dei film più fortunati delle ultime stagioni, Benvenuti al Sud. Una storia semplice: prendiamo una pellicola francese di grande successo, la adattiamo alle vicende italiche e rifacciamo il film pari pari. Il bello è che anche il successo viene replicato. Gli ingredienti, del resto, erano stati sapientemente miscelati: nessun problema per soggetto e sceneggiatura, derivati direttamente da Giù al Nord (l'originale francese: la storia aggiornata al modello italiano diventa quella del milanese Alberto Colombo, trasferito al Meridione per punizione; diffidente e intimorito sulle prime, il cripto-forse-leghista in questione impara ad amare la terra che l'ha accolto comunque con calore); ingaggiamo un popolare attore settentrionale (meglio se viene dalla tv: Claudio Bisio, nel nostro caso) e un commediante molto amato al Sud (Alessandro Siani) come protagonisti; infarciamo l'opera di caratteristi locali, tipizzati oltre ogni misura; non lesiniamo stereotipi sulle differenze Nord-Sud; non disdegniamo un persistente product placement (non vi è venuta voglia di spedire una raccomandata o pagare una bolletta, nel seguire il film?), giusto per avere le spalle coperte; invadiamo le sale grazie a una distribuzione capillare, possibilmente sotto le feste. E il gioco è fatto. Potenza del metodo produttivo, alla fine il fatto che la commedia faccia ridere poco o molto è quasi secondario. C'è già tutto in regola per sfondare sul mercato. Nel nostro caso, quantomeno si sorride. A patto di non credere che quella sullo schermo sia men che fantascienza: il paese reale è altrove, fuori dal mondo di fiaba di Castellabate. (E di tanto cinema italiano contemporaneo).

Marco Grassi

La classifica al contrario

Nacer BouhanniDa Napoli ad Ischia le cose cambiano assai e nello spazio di 24 ore chi ieri si era messo in luce oggi è scomparso a centro classifica; infatti dei primi dieci classificati della prima tappa il solo Jack Bobridge ritorna nelle zone che contano, migliorando il decimo posto ottenuto in Lungomare Caracciolo con la sesta piazza odierna. Gli onori sono tutti per il giovane velocista francese Nacer Bouhanni, bravissimo nel recuperare posizioni dopo essere arrivato 205° (e terz'ultimo) sabato; il portacolori della FDJ ha regolato gli avversari al termine di una tappa sontuosa, nella quale si è avvantaggiato sulla concorrenza sin da metà percorso. Che dire, l'ex pugile promette bene.
Alle sue spalle si è posizionato Yaroslav Popovych, distanziato di soli 9" mentre sul terzo gradino del podio è andato a Danilo Wyss, lontano 36". Nella top five anche un compagno di squadra del vincitore, ossia Dominique Rollin a 1'23", e il sorprendente David Millar a 1'32", dato da molti allibratori come uno dei meno interessati alla tappa odierna. Ultimo un italiano, Dario Cataldo, a 5'10" dal beniamino di Madiot.
In classifica generale mantiene e consolida il primato Pablo Urtasun dell'Euskaltel, oggi 14°, che ha ora 2'01" di vantaggio su Wilson Marentes della Colombia, il quale ha comunque rosicchiato tre secondi al leader della generale. Come detto, ottima prova di Bobridge che ottiene la terza piazza a 2'14" seguito dal duo olandese Pim Ligthart a 2'46" e Stef Clement a 2'48", tempo perso da quest'ultimo interamente nella frazione odierna.
Situazione drammatica in casa Italia: il migliore è Francesco Chicchi, solamente 23° a 3'56" mentre Salvatore Puccio veleggia mestamente in 207a e ultima posizione, lontano già 8'23". Speriamo che, tornati sulla terraferma, le nostre carte migliori si diano da fare, per non restare confinati in un deludente oblio.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

Nacer BouhanniDa Napoli ad Ischia le cose cambiano assai e nello spazio di 24 ore chi ieri si era messo in luce oggi è scomparso a centro classifica; infatti dei primi dieci classificati della prima tappa il solo Jack Bobridge ritorna nelle zone che contano, migliorando il decimo posto ottenuto in Lungomare Caracciolo con la sesta piazza odierna. Gli onori sono tutti per il giovane velocista francese Nacer Bouhanni, bravissimo nel recuperare posizioni dopo essere arrivato 205° (e terz'ultimo) sabato; il portacolori della FDJ ha regolato gli avversari al termine di una tappa sontuosa, nella quale si è avvantaggiato sulla concorrenza sin da metà percorso. Che dire, l'ex pugile promette bene.
Alle sue spalle si è posizionato Yaroslav Popovych, distanziato di soli 9" mentre sul terzo gradino del podio è andato a Danilo Wyss, lontano 36". Nella top five anche un compagno di squadra del vincitore, ossia Dominique Rollin a 1'23", e il sorprendente David Millar a 1'32", dato da molti allibratori come uno dei meno interessati alla tappa odierna. Ultimo un italiano, Dario Cataldo, a 5'10" dal beniamino di Madiot.
In classifica generale mantiene e consolida il primato Pablo Urtasun dell'Euskaltel, oggi 14°, che ha ora 2'01" di vantaggio su Wilson Marentes della Colombia, il quale ha comunque rosicchiato tre secondi al leader della generale. Come detto, ottima prova di Bobridge che ottiene la terza piazza a 2'14" seguito dal duo olandese Pim Ligthart a 2'46" e Stef Clement a 2'48", tempo perso da quest'ultimo interamente nella frazione odierna.
Situazione drammatica in casa Italia: il migliore è Francesco Chicchi, solamente 23° a 3'56" mentre Salvatore Puccio veleggia mestamente in 207a e ultima posizione, lontano già 8'23". Speriamo che, tornati sulla terraferma, le nostre carte migliori si diano da fare, per non restare confinati in un deludente oblio.

Alberto Vigonesi

Benvenuti al Sud (Luca Miniero - 2010)

Benvenuti al Sud © www.cinefile.bizAncora sull'importanza del marketing. Il Giro d'Italia attraversa oggi una località, Castellabate, che a più d'uno farà tornare in mente qualcosa. Si tratta della location di uno dei film più fortunati delle ultime stagioni, Benvenuti al Sud. Una storia semplice: prendiamo una pellicola francese di grande successo, la adattiamo alle vicende italiche e rifacciamo il film pari pari. Il bello è che anche il successo viene replicato. Gli ingredienti, del resto, erano stati sapientemente miscelati: nessun problema per soggetto e sceneggiatura, derivati direttamente da Giù al Nord (l'originale francese: la storia aggiornata al modello italiano diventa quella del milanese Alberto Colombo, trasferito al Meridione per punizione; diffidente e intimorito sulle prime, il cripto-forse-leghista in questione impara ad amare la terra che l'ha accolto comunque con calore); ingaggiamo un popolare attore settentrionale (meglio se viene dalla tv: Claudio Bisio, nel nostro caso) e un commediante molto amato al Sud (Alessandro Siani) come protagonisti; infarciamo l'opera di caratteristi locali, tipizzati oltre ogni misura; non lesiniamo stereotipi sulle differenze Nord-Sud; non disdegniamo un persistente product placement (non vi è venuta voglia di spedire una raccomandata o pagare una bolletta, nel seguire il film?), giusto per avere le spalle coperte; invadiamo le sale grazie a una distribuzione capillare, possibilmente sotto le feste. E il gioco è fatto. Potenza del metodo produttivo, alla fine il fatto che la commedia faccia ridere poco o molto è quasi secondario. C'è già tutto in regola per sfondare sul mercato. Nel nostro caso, quantomeno si sorride. A patto di non credere che quella sullo schermo sia men che fantascienza: il paese reale è altrove, fuori dal mondo di fiaba di Castellabate. (E di tanto cinema italiano contemporaneo).

Marco Grassi

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