Il Portale del Ciclismo professionistico

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Quasi 20 km di cronoscalata, sulla strada che da Mori porta a Polsa. Non siamo su rampe da garage, gli scalatori più passisti saranno indubbiamente favoriti da questi due tratti (di 9 km fino a Brentonico, e poi i 7 km finali) di salita vera, dalla pendenza media identica, 6.6% sia per il primo che per il secondo troncone (e l'ascesa è tutto sommato regolare, senza grossi picchi, se non un tratto al 10% ai -5 km, dopo l'abitato di Prada). I due pezzi di salita sono inframezzati da una fase di piano e contropendenze tra il km 9 e il 13. Un percorso su cui potranno volare minuti anche tra i vari protagonisti della classifica.

L'ordine di partenza della cronoscalata

Mori

Con i suoi 9600 abitanti, il nome di Mori, in provincia di Trento, viene tradizionalmente associato ai "mori" (dal latino morus alba, pianta produttrice di more), cioè al gelso. Nata nell'VIII-IX secolo d.C., Mori seguì nei secoli le vicende di Trento, facendo parte prima del Ducato longobardo di Trento, poi del Principato vescovile di Trento, seguendo le sorti di questo sotto il dominio del Principe vescovo di Trento prima, poi dei napoleonici, poi dell'impero d'Austria sino all'Unione all'Italia nel 1918. Simbolo della borgata è il santuario di Montalbano di Mori, situato nei pressi dei ruderi del castello di Montalbano di Mori, posti un centinaio di metri più in alto della quota del paese, la grotta del Colombo nei pressi della frazione di Sano e l'isola di San Andrea sul lago di Loppio sono altri luoghi da visitare, oltre alle architetture religiose come le chiese di Santa Maria ab Indis, di Santo Stefano, di San Biagio e quella di Sant'Apollonia, nella frazione di Manzano, tutte dotate di bellissime architetture romaniche. Mai sede di tappa del Giro d'Italia, Mori è però nota per il suo velodromo: nato come struttura per l'allenamento dei soli atleti trentini, il Velodromo di Mori è via via cresciuto grazie al Centro Pista Mori, fondato nel 2006 con la presidenza di Paolo Bortolotti, ed è arrivato ad ospitare i Campionati Italiani su Pista del 2010. Su questo velodromo, in passato, si allenava, tra gli altri, Francesco Moser.

Polsa

Frazione del comune di Brentonico, in provincia di Trento, Polsa è una stazione sciistica nata nel 1965. Fondata nel III-IV secolo d.C., è un luogo soleggiato e panoramico, in posizione sulle pendici settentrionali del Monte Baldo a 1300 metri sul mare e per chi proviene da sud è la prima stazione sciistica che s'incontra nel Trentino-Alto Adige. Per gli appassionati di escursionismo sono previste varie uscite in ciaspole (racchette da neve), con o senza guida alpina. Per gli sci-alpinisti il Monte Baldo e il Monte Altissimo di Nago permettono escursioni con vista sul Lago di Garda. Dagli amanti della buona tavola, Polsa verrà ricordata per la pasta fresca con sughi di selvaggina, carne salada, salumi e formaggi tipici dell'Altopiano. Con queste pietanze si accompagnano un Valdadige (bianco, rosso, rosato), il Marzemino (rosso) oppure il Teroldego Rotaliano (rosso). Se Polsa esordisce come città di tappa al Giro, Brentonico ha già ospitato l'arrivo della 7a frazione della corsa rosa 1970. Nei 130 km con partenza da Malcesine s'impose Eddy Merckx (sull'altro belga Martin Van den Bossche ed Italo Zilioli), il quale oltre alla tappa prenderà qui pure la maglia rosa, strappandola a Franco Bitossi. Merckx sarà il vincitore del Giro del 1970 e porterà così a casa la seconda maglia rosa dopo quella del 1968.

Francesco Sulas
Mori

Con i suoi 9600 abitanti, il nome di Mori, in provincia di Trento, viene tradizionalmente associato ai "mori" (dal latino morus alba, pianta produttrice di more), cioè al gelso. Nata nell'VIII-IX secolo d.C., Mori seguì nei secoli le vicende di Trento, facendo parte prima del Ducato longobardo di Trento, poi del Principato vescovile di Trento, seguendo le sorti di questo sotto il dominio del Principe vescovo di Trento prima, poi dei napoleonici, poi dell'impero d'Austria sino all'Unione all'Italia nel 1918. Simbolo della borgata è il santuario di Montalbano di Mori, situato nei pressi dei ruderi del castello di Montalbano di Mori, posti un centinaio di metri più in alto della quota del paese, la grotta del Colombo nei pressi della frazione di Sano e l'isola di San Andrea sul lago di Loppio sono altri luoghi da visitare, oltre alle architetture religiose come le chiese di Santa Maria ab Indis, di Santo Stefano, di San Biagio e quella di Sant'Apollonia, nella frazione di Manzano, tutte dotate di bellissime architetture romaniche. Mai sede di tappa del Giro d'Italia, Mori è però nota per il suo velodromo: nato come struttura per l'allenamento dei soli atleti trentini, il Velodromo di Mori è via via cresciuto grazie al Centro Pista Mori, fondato nel 2006 con la presidenza di Paolo Bortolotti, ed è arrivato ad ospitare i Campionati Italiani su Pista del 2010. Su questo velodromo, in passato, si allenava, tra gli altri, Francesco Moser.

Polsa

Frazione del comune di Brentonico, in provincia di Trento, Polsa è una stazione sciistica nata nel 1965. Fondata nel III-IV secolo d.C., è un luogo soleggiato e panoramico, in posizione sulle pendici settentrionali del Monte Baldo a 1300 metri sul mare e per chi proviene da sud è la prima stazione sciistica che s'incontra nel Trentino-Alto Adige. Per gli appassionati di escursionismo sono previste varie uscite in ciaspole (racchette da neve), con o senza guida alpina. Per gli sci-alpinisti il Monte Baldo e il Monte Altissimo di Nago permettono escursioni con vista sul Lago di Garda. Dagli amanti della buona tavola, Polsa verrà ricordata per la pasta fresca con sughi di selvaggina, carne salada, salumi e formaggi tipici dell'Altopiano. Con queste pietanze si accompagnano un Valdadige (bianco, rosso, rosato), il Marzemino (rosso) oppure il Teroldego Rotaliano (rosso). Se Polsa esordisce come città di tappa al Giro, Brentonico ha già ospitato l'arrivo della 7a frazione della corsa rosa 1970. Nei 130 km con partenza da Malcesine s'impose Eddy Merckx (sull'altro belga Martin Van den Bossche ed Italo Zilioli), il quale oltre alla tappa prenderà qui pure la maglia rosa, strappandola a Franco Bitossi. Merckx sarà il vincitore del Giro del 1970 e porterà così a casa la seconda maglia rosa dopo quella del 1968.

Mori

Con i suoi 9600 abitanti, il nome di Mori, in provincia di Trento, viene tradizionalmente associato ai "mori" (dal latino morus alba, pianta produttrice di more), cioè al gelso. Nata nell'VIII-IX secolo d.C., Mori seguì nei secoli le vicende di Trento, facendo parte prima del Ducato longobardo di Trento, poi del Principato vescovile di Trento, seguendo le sorti di questo sotto il dominio del Principe vescovo di Trento prima, poi dei napoleonici, poi dell'impero d'Austria sino all'Unione all'Italia nel 1918. Simbolo della borgata è il santuario di Montalbano di Mori, situato nei pressi dei ruderi del castello di Montalbano di Mori, posti un centinaio di metri più in alto della quota del paese, la grotta del Colombo nei pressi della frazione di Sano e l'isola di San Andrea sul lago di Loppio sono altri luoghi da visitare, oltre alle architetture religiose come le chiese di Santa Maria ab Indis, di Santo Stefano, di San Biagio e quella di Sant'Apollonia, nella frazione di Manzano, tutte dotate di bellissime architetture romaniche. Mai sede di tappa del Giro d'Italia, Mori è però nota per il suo velodromo: nato come struttura per l'allenamento dei soli atleti trentini, il Velodromo di Mori è via via cresciuto grazie al Centro Pista Mori, fondato nel 2006 con la presidenza di Paolo Bortolotti, ed è arrivato ad ospitare i Campionati Italiani su Pista del 2010. Su questo velodromo, in passato, si allenava, tra gli altri, Francesco Moser.

Polsa

Frazione del comune di Brentonico, in provincia di Trento, Polsa è una stazione sciistica nata nel 1965. Fondata nel III-IV secolo d.C., è un luogo soleggiato e panoramico, in posizione sulle pendici settentrionali del Monte Baldo a 1300 metri sul mare e per chi proviene da sud è la prima stazione sciistica che s'incontra nel Trentino-Alto Adige. Per gli appassionati di escursionismo sono previste varie uscite in ciaspole (racchette da neve), con o senza guida alpina. Per gli sci-alpinisti il Monte Baldo e il Monte Altissimo di Nago permettono escursioni con vista sul Lago di Garda. Dagli amanti della buona tavola, Polsa verrà ricordata per la pasta fresca con sughi di selvaggina, carne salada, salumi e formaggi tipici dell'Altopiano. Con queste pietanze si accompagnano un Valdadige (bianco, rosso, rosato), il Marzemino (rosso) oppure il Teroldego Rotaliano (rosso). Se Polsa esordisce come città di tappa al Giro, Brentonico ha già ospitato l'arrivo della 7a frazione della corsa rosa 1970. Nei 130 km con partenza da Malcesine s'impose Eddy Merckx (sull'altro belga Martin Van den Bossche ed Italo Zilioli), il quale oltre alla tappa prenderà qui pure la maglia rosa, strappandola a Franco Bitossi. Merckx sarà il vincitore del Giro del 1970 e porterà così a casa la seconda maglia rosa dopo quella del 1968.

Mori

Con i suoi 9600 abitanti, il nome di Mori, in provincia di Trento, viene tradizionalmente associato ai "mori" (dal latino morus alba, pianta produttrice di more), cioè al gelso. Nata nell'VIII-IX secolo d.C., Mori seguì nei secoli le vicende di Trento, facendo parte prima del Ducato longobardo di Trento, poi del Principato vescovile di Trento, seguendo le sorti di questo sotto il dominio del Principe vescovo di Trento prima, poi dei napoleonici, poi dell'impero d'Austria sino all'Unione all'Italia nel 1918. Simbolo della borgata è il santuario di Montalbano di Mori, situato nei pressi dei ruderi del castello di Montalbano di Mori, posti un centinaio di metri più in alto della quota del paese, la grotta del Colombo nei pressi della frazione di Sano e l'isola di San Andrea sul lago di Loppio sono altri luoghi da visitare, oltre alle architetture religiose come le chiese di Santa Maria ab Indis, di Santo Stefano, di San Biagio e quella di Sant'Apollonia, nella frazione di Manzano, tutte dotate di bellissime architetture romaniche. Mai sede di tappa del Giro d'Italia, Mori è però nota per il suo velodromo: nato come struttura per l'allenamento dei soli atleti trentini, il Velodromo di Mori è via via cresciuto grazie al Centro Pista Mori, fondato nel 2006 con la presidenza di Paolo Bortolotti, ed è arrivato ad ospitare i Campionati Italiani su Pista del 2010. Su questo velodromo, in passato, si allenava, tra gli altri, Francesco Moser.

Polsa

Frazione del comune di Brentonico, in provincia di Trento, Polsa è una stazione sciistica nata nel 1965. Fondata nel III-IV secolo d.C., è un luogo soleggiato e panoramico, in posizione sulle pendici settentrionali del Monte Baldo a 1300 metri sul mare e per chi proviene da sud è la prima stazione sciistica che s'incontra nel Trentino-Alto Adige. Per gli appassionati di escursionismo sono previste varie uscite in ciaspole (racchette da neve), con o senza guida alpina. Per gli sci-alpinisti il Monte Baldo e il Monte Altissimo di Nago permettono escursioni con vista sul Lago di Garda. Dagli amanti della buona tavola, Polsa verrà ricordata per la pasta fresca con sughi di selvaggina, carne salada, salumi e formaggi tipici dell'Altopiano. Con queste pietanze si accompagnano un Valdadige (bianco, rosso, rosato), il Marzemino (rosso) oppure il Teroldego Rotaliano (rosso). Se Polsa esordisce come città di tappa al Giro, Brentonico ha già ospitato l'arrivo della 7a frazione della corsa rosa 1970. Nei 130 km con partenza da Malcesine s'impose Eddy Merckx (sull'altro belga Martin Van den Bossche ed Italo Zilioli), il quale oltre alla tappa prenderà qui pure la maglia rosa, strappandola a Franco Bitossi. Merckx sarà il vincitore del Giro del 1970 e porterà così a casa la seconda maglia rosa dopo quella del 1968.

Mori

Con i suoi 9600 abitanti, il nome di Mori, in provincia di Trento, viene tradizionalmente associato ai "mori" (dal latino morus alba, pianta produttrice di more), cioè al gelso. Nata nell'VIII-IX secolo d.C., Mori seguì nei secoli le vicende di Trento, facendo parte prima del Ducato longobardo di Trento, poi del Principato vescovile di Trento, seguendo le sorti di questo sotto il dominio del Principe vescovo di Trento prima, poi dei napoleonici, poi dell'impero d'Austria sino all'Unione all'Italia nel 1918. Simbolo della borgata è il santuario di Montalbano di Mori, situato nei pressi dei ruderi del castello di Montalbano di Mori, posti un centinaio di metri più in alto della quota del paese, la grotta del Colombo nei pressi della frazione di Sano e l'isola di San Andrea sul lago di Loppio sono altri luoghi da visitare, oltre alle architetture religiose come le chiese di Santa Maria ab Indis, di Santo Stefano, di San Biagio e quella di Sant'Apollonia, nella frazione di Manzano, tutte dotate di bellissime architetture romaniche. Mai sede di tappa del Giro d'Italia, Mori è però nota per il suo velodromo: nato come struttura per l'allenamento dei soli atleti trentini, il Velodromo di Mori è via via cresciuto grazie al Centro Pista Mori, fondato nel 2006 con la presidenza di Paolo Bortolotti, ed è arrivato ad ospitare i Campionati Italiani su Pista del 2010. Su questo velodromo, in passato, si allenava, tra gli altri, Francesco Moser.

Polsa

Frazione del comune di Brentonico, in provincia di Trento, Polsa è una stazione sciistica nata nel 1965. Fondata nel III-IV secolo d.C., è un luogo soleggiato e panoramico, in posizione sulle pendici settentrionali del Monte Baldo a 1300 metri sul mare e per chi proviene da sud è la prima stazione sciistica che s'incontra nel Trentino-Alto Adige. Per gli appassionati di escursionismo sono previste varie uscite in ciaspole (racchette da neve), con o senza guida alpina. Per gli sci-alpinisti il Monte Baldo e il Monte Altissimo di Nago permettono escursioni con vista sul Lago di Garda. Dagli amanti della buona tavola, Polsa verrà ricordata per la pasta fresca con sughi di selvaggina, carne salada, salumi e formaggi tipici dell'Altopiano. Con queste pietanze si accompagnano un Valdadige (bianco, rosso, rosato), il Marzemino (rosso) oppure il Teroldego Rotaliano (rosso). Se Polsa esordisce come città di tappa al Giro, Brentonico ha già ospitato l'arrivo della 7a frazione della corsa rosa 1970. Nei 130 km con partenza da Malcesine s'impose Eddy Merckx (sull'altro belga Martin Van den Bossche ed Italo Zilioli), il quale oltre alla tappa prenderà qui pure la maglia rosa, strappandola a Franco Bitossi. Merckx sarà il vincitore del Giro del 1970 e porterà così a casa la seconda maglia rosa dopo quella del 1968.

Mori

Con i suoi 9600 abitanti, il nome di Mori, in provincia di Trento, viene tradizionalmente associato ai "mori" (dal latino morus alba, pianta produttrice di more), cioè al gelso. Nata nell'VIII-IX secolo d.C., Mori seguì nei secoli le vicende di Trento, facendo parte prima del Ducato longobardo di Trento, poi del Principato vescovile di Trento, seguendo le sorti di questo sotto il dominio del Principe vescovo di Trento prima, poi dei napoleonici, poi dell'impero d'Austria sino all'Unione all'Italia nel 1918. Simbolo della borgata è il santuario di Montalbano di Mori, situato nei pressi dei ruderi del castello di Montalbano di Mori, posti un centinaio di metri più in alto della quota del paese, la grotta del Colombo nei pressi della frazione di Sano e l'isola di San Andrea sul lago di Loppio sono altri luoghi da visitare, oltre alle architetture religiose come le chiese di Santa Maria ab Indis, di Santo Stefano, di San Biagio e quella di Sant'Apollonia, nella frazione di Manzano, tutte dotate di bellissime architetture romaniche. Mai sede di tappa del Giro d'Italia, Mori è però nota per il suo velodromo: nato come struttura per l'allenamento dei soli atleti trentini, il Velodromo di Mori è via via cresciuto grazie al Centro Pista Mori, fondato nel 2006 con la presidenza di Paolo Bortolotti, ed è arrivato ad ospitare i Campionati Italiani su Pista del 2010. Su questo velodromo, in passato, si allenava, tra gli altri, Francesco Moser.

Polsa

Frazione del comune di Brentonico, in provincia di Trento, Polsa è una stazione sciistica nata nel 1965. Fondata nel III-IV secolo d.C., è un luogo soleggiato e panoramico, in posizione sulle pendici settentrionali del Monte Baldo a 1300 metri sul mare e per chi proviene da sud è la prima stazione sciistica che s'incontra nel Trentino-Alto Adige. Per gli appassionati di escursionismo sono previste varie uscite in ciaspole (racchette da neve), con o senza guida alpina. Per gli sci-alpinisti il Monte Baldo e il Monte Altissimo di Nago permettono escursioni con vista sul Lago di Garda. Dagli amanti della buona tavola, Polsa verrà ricordata per la pasta fresca con sughi di selvaggina, carne salada, salumi e formaggi tipici dell'Altopiano. Con queste pietanze si accompagnano un Valdadige (bianco, rosso, rosato), il Marzemino (rosso) oppure il Teroldego Rotaliano (rosso). Se Polsa esordisce come città di tappa al Giro, Brentonico ha già ospitato l'arrivo della 7a frazione della corsa rosa 1970. Nei 130 km con partenza da Malcesine s'impose Eddy Merckx (sull'altro belga Martin Van den Bossche ed Italo Zilioli), il quale oltre alla tappa prenderà qui pure la maglia rosa, strappandola a Franco Bitossi. Merckx sarà il vincitore del Giro del 1970 e porterà così a casa la seconda maglia rosa dopo quella del 1968.

Meteo

13.15 - Mori
15.15 - Polsa
17.15 - Polsa

Soggetti Alternativi

Esordiente assoluto in una grande corsa a tappe, questo 22enne olandese è uno delle grandi speranze future per le corse a tappe. Forte sul passo e capace di difendersi benissimo in salita, fin dalle categorie giovanili ha fatto intravedere le sue doti, anche di fronte al pubblico italiano (da juniores vinse una tappa alla Tre Giorni Orobica e si classificò 2° nel Giro della Lunigiana). La Rabobank ne ha intuito le qualità e l'ha inserito nella sua squadra Contintental e lui l'ha ripagata con ottime prestazioni, tra cui si ricordano le vittorie ai Giri d'Alsazia, Norvegia e Turingia. Alla prima stagione nel World Tour ha saputo far molto bene in California (settimo) e Delfinato (ottavo) mentre quest'anno vanta un sesto posto al Tour Down Under ed il quinto al Giro di Romandia. Il suo compito è quello di assistere in salita Robert Gesink ma in alcune occasioni può avere via libera. La cronoscalata è un'ottima occasione per centrare un bel risultato e chissà che per un giorno, il suo nome non possa mutare da Wilco in...Winco!

Vivian Ghianni

Esordiente assoluto in una grande corsa a tappe, questo 22enne olandese è uno delle grandi speranze future per le corse a tappe. Forte sul passo e capace di difendersi benissimo in salita, fin dalle categorie giovanili ha fatto intravedere le sue doti, anche di fronte al pubblico italiano (da juniores vinse una tappa alla Tre Giorni Orobica e si classificò 2° nel Giro della Lunigiana). La Rabobank ne ha intuito le qualità e l'ha inserito nella sua squadra Contintental e lui l'ha ripagata con ottime prestazioni, tra cui si ricordano le vittorie ai Giri d'Alsazia, Norvegia e Turingia. Alla prima stagione nel World Tour ha saputo far molto bene in California (settimo) e Delfinato (ottavo) mentre quest'anno vanta un sesto posto al Tour Down Under ed il quinto al Giro di Romandia. Il suo compito è quello di assistere in salita Robert Gesink ma in alcune occasioni può avere via libera. La cronoscalata è un'ottima occasione per centrare un bel risultato e chissà che per un giorno, il suo nome non possa mutare da Wilco in...Winco!

Esordiente assoluto in una grande corsa a tappe, questo 22enne olandese è uno delle grandi speranze future per le corse a tappe. Forte sul passo e capace di difendersi benissimo in salita, fin dalle categorie giovanili ha fatto intravedere le sue doti, anche di fronte al pubblico italiano (da juniores vinse una tappa alla Tre Giorni Orobica e si classificò 2° nel Giro della Lunigiana). La Rabobank ne ha intuito le qualità e l'ha inserito nella sua squadra Contintental e lui l'ha ripagata con ottime prestazioni, tra cui si ricordano le vittorie ai Giri d'Alsazia, Norvegia e Turingia. Alla prima stagione nel World Tour ha saputo far molto bene in California (settimo) e Delfinato (ottavo) mentre quest'anno vanta un sesto posto al Tour Down Under ed il quinto al Giro di Romandia. Il suo compito è quello di assistere in salita Robert Gesink ma in alcune occasioni può avere via libera. La cronoscalata è un'ottima occasione per centrare un bel risultato e chissà che per un giorno, il suo nome non possa mutare da Wilco in...Winco!

Esordiente assoluto in una grande corsa a tappe, questo 22enne olandese è uno delle grandi speranze future per le corse a tappe. Forte sul passo e capace di difendersi benissimo in salita, fin dalle categorie giovanili ha fatto intravedere le sue doti, anche di fronte al pubblico italiano (da juniores vinse una tappa alla Tre Giorni Orobica e si classificò 2° nel Giro della Lunigiana). La Rabobank ne ha intuito le qualità e l'ha inserito nella sua squadra Contintental e lui l'ha ripagata con ottime prestazioni, tra cui si ricordano le vittorie ai Giri d'Alsazia, Norvegia e Turingia. Alla prima stagione nel World Tour ha saputo far molto bene in California (settimo) e Delfinato (ottavo) mentre quest'anno vanta un sesto posto al Tour Down Under ed il quinto al Giro di Romandia. Il suo compito è quello di assistere in salita Robert Gesink ma in alcune occasioni può avere via libera. La cronoscalata è un'ottima occasione per centrare un bel risultato e chissà che per un giorno, il suo nome non possa mutare da Wilco in...Winco!

Esordiente assoluto in una grande corsa a tappe, questo 22enne olandese è uno delle grandi speranze future per le corse a tappe. Forte sul passo e capace di difendersi benissimo in salita, fin dalle categorie giovanili ha fatto intravedere le sue doti, anche di fronte al pubblico italiano (da juniores vinse una tappa alla Tre Giorni Orobica e si classificò 2° nel Giro della Lunigiana). La Rabobank ne ha intuito le qualità e l'ha inserito nella sua squadra Contintental e lui l'ha ripagata con ottime prestazioni, tra cui si ricordano le vittorie ai Giri d'Alsazia, Norvegia e Turingia. Alla prima stagione nel World Tour ha saputo far molto bene in California (settimo) e Delfinato (ottavo) mentre quest'anno vanta un sesto posto al Tour Down Under ed il quinto al Giro di Romandia. Il suo compito è quello di assistere in salita Robert Gesink ma in alcune occasioni può avere via libera. La cronoscalata è un'ottima occasione per centrare un bel risultato e chissà che per un giorno, il suo nome non possa mutare da Wilco in...Winco!

Esordiente assoluto in una grande corsa a tappe, questo 22enne olandese è uno delle grandi speranze future per le corse a tappe. Forte sul passo e capace di difendersi benissimo in salita, fin dalle categorie giovanili ha fatto intravedere le sue doti, anche di fronte al pubblico italiano (da juniores vinse una tappa alla Tre Giorni Orobica e si classificò 2° nel Giro della Lunigiana). La Rabobank ne ha intuito le qualità e l'ha inserito nella sua squadra Contintental e lui l'ha ripagata con ottime prestazioni, tra cui si ricordano le vittorie ai Giri d'Alsazia, Norvegia e Turingia. Alla prima stagione nel World Tour ha saputo far molto bene in California (settimo) e Delfinato (ottavo) mentre quest'anno vanta un sesto posto al Tour Down Under ed il quinto al Giro di Romandia. Il suo compito è quello di assistere in salita Robert Gesink ma in alcune occasioni può avere via libera. La cronoscalata è un'ottima occasione per centrare un bel risultato e chissà che per un giorno, il suo nome non possa mutare da Wilco in...Winco!

GiroTweet

@ChristianKnees: Bel giro questa mattina con Kosta e #BabyPuccio al Lago di Garda. Il mio orario di partenza per la crono è 14.46 pic.twitter.com/MkgqKgkQjj

@MarkCavendish: La descrizione della tappa di oggi del @giroditalia consiste nelle due parole più temute da ogni sprinter: salita, cronometro

@PippoPozzato: Cronoscalata... Non si può giocare un jolly e saltarla? Così mi fermo ai -5km dagli amici Bombana-Malesani a mangiare e DISSETARMI..?

@PMartens83: Durante la corsa oggi ho sperato che andassero più forte, per la prima volta in questo #Giro, perché mia figlia e mia moglie mi aspettavano in albergo

@CoboJuanjo: Mi tolgo il cappello davanti al gran Giro che stanno facendo i miei compagni. Di sicuro lotteremo per qualche altro trionfo. Complimenti a @giovisco

@giovisco: Devo ancora leggere i giornali ma l'emozione che vedo nella gente che si complimenta e che "mi ringrazia" è più che sufficiente!! Grazieeee

Uomini contro (Francesco Rosi, 1970)

Uomini contro © digilander.libero.it"Francesco Rosi" è un nome e cognome, ma questo è solo un modo per dirlo. Un altro modo è che è un sinonimo di "cinema civile": in effetti in pochi casi un genere, un'ispirazione, un'attitudine del far cinema si sposano in maniera così fedele alle generalità di un autore. Francesco Rosi È il cinema civile, quello migliore che un cineasta potesse immaginare, scrivere, realizzare. Se è vero - con Wenders - che la cinepresa è un fucile puntato, Rosi lo usò sempre contro i soprusi, i potenti, l'antiStato. Ma cosa può mai risolvere un film? Eppure... Eppure pellicole come Salvatore Giuliano, Le mani sulla città (sul sacco edilizio di Napoli ad opera della camorra e dei politici ad essa collusi: un capolavoro), Il caso Mattei, Lucky Luciano, Cadaveri eccellenti, hanno contribuito a formare un'opinione pubblica, hanno preso posizione, hanno fondato il cinema politico, hanno aperto molte porte della percezione. Accanto a Rosi, in molte di queste opere, un attore stratosferico come Gian Maria Volontè, presente anche in Uomini contro. Nel corso della Prima Guerra Mondiale, non era solo il fronte franco-tedesco di Kirk Douglas a brillare per follia dei generali (cfr. Orizzonti di gloria, S. Kubrick), né soltanto quello turco di Mel Gibson (cfr. Gli anni spezzati, P. Weir). C'era anche quello trentino, quello della guerra di trincea tra Italia e Austra, nelle zone toccate oggi dal Giro. Una guerra assurda come tutte e logorante come poche, coi soldati alla mercé del nemico, degli agenti atmosferici, ma anche degli ordini folli e disumani dei loro comandanti. È la ribellione a questa follia, a questa disumanità, che diventa una sorta di topos cinematografico, ricorre in diversi film, e offre a Rosi il pretesto per girare Uomini contro. Anche a costo di allontanarsi dal romanzo ispiratore (Un anno sull'Altipiano, di Emilio Lussu), e di premere l'acceleratore sull'aspetto classista dell'esercito (il generale borghese, o aristrocratico - qui interpretato da Alain Cuny - non ha alcuna cura dei soldati proletari, che vede come un semplice, sacrificabile mezzo per raggiungere i propri scopi di gloria). L'unico bagliore di ragionevolezza è da ricercare nell'anima dei sottufficiali (uno dei quali interpretato appunto dal compagno Gian Maria), ancora non compromessi con la dannazione del potere, ancora liberi (ma a che prezzo?) di esprimere un ragionamento non del tutto contaminato dalle regole crudeli della guerra. Il personaggio principale (il sottotenente Sassu) è interpretato da Mark Frechette, che avevamo visto in Zabriskie Point (era stato pescato in mezzo alla strada per il ruolo del protagonista antonioniano), e che era e sempre rimase un hippy. Visse anche (di espedienti) a Roma, diede tutti i suoi averi ai suoi amici figli dei fiori, recitò in pochissimi film, fece una fine brutta e prematura. Un'icona dell'Età dell'Acquario, ma, purtroppo, anche del brusco risveglio da tutte le illusioni.

Marco Grassi

 

La classifica al contrario

Nella tappa vicentina secondo successo consecutivo per Maxim Belkov della Katusha il quale, dopo aver dovuto recuperare molto terreno per tre quarti di tappa, ha iniziato a tornare nelle posizioni che contano dopo la salita di Crosara, nel quale ha dato sfoggio di talento e lettura tattica oltre la media. Il russo ha tagliato il traguardo da solo, precedendo di 1'17" il belga dell'Omega Iljo Keisse, finalmente autore di un piazzamento importante dopo un Giro sinora anonimo e deludente. Al terzo posto, vincitore della volata del gruppo, troviamo il britannico Stephen Cummings della Bmc con 1'32" di svantaggio; al quarto e al quinto posto rispettivamente l'olandese Pim Ligthart della Vacansoleil e lo statunitense della Sky Danny Pate. Il primo italiano è stato Stefano Locatelli della Bardiani mentre l'ultimo posto va per la seconda volta nelle ultime tre occasioni a Giovanni Visconti della Movistar, lontano 11'05".

Rivoluzione in classifica generale a causa della giornata nerissima accusata dal leader alla partenza, Edwin Ávila della Colombia, giunto a 9'28" da Belkov; con questo risultato il giovane colombiano è crollato sino al sesto posto in classifica con un ritardo di 7'45" dal nuovo capoclassifica, il brasiliano della Fantini Rafael Andriato. Il paulista ha ora 1'57" sul secondo, lo spagnolo Miguel Mínguez dell'Euskaltel che, appena vede avvicinarsi il traguardo finale, recupera posizioni in abbondanza. Terzo posto per il britannico della Bmc Adam Blythe che paga 2'42", il quarto piazzamento appartiene al primo italiano, Davide Appollonio dell'Ag2r con 4'20" di distacco, mentre la quinta piazza è appannaggio di Wilson Marentes della Colombia che ha 4'49" da recuperare dalla vetta. Nelle prossime, emozionantissime tappe la ricerca dei secondi decisivi sarà senza esclusione di colpi e aperta a tutti i possibili scenari.

Alberto Vigonesi

 

La classifica al contrario

Nella tappa vicentina secondo successo consecutivo per Maxim Belkov della Katusha il quale, dopo aver dovuto recuperare molto terreno per tre quarti di tappa, ha iniziato a tornare nelle posizioni che contano dopo la salita di Crosara, nel quale ha dato sfoggio di talento e lettura tattica oltre la media. Il russo ha tagliato il traguardo da solo, precedendo di 1'17" il belga dell'Omega Iljo Keisse, finalmente autore di un piazzamento importante dopo un Giro sinora anonimo e deludente. Al terzo posto, vincitore della volata del gruppo, troviamo il britannico Stephen Cummings della Bmc con 1'32" di svantaggio; al quarto e al quinto posto rispettivamente l'olandese Pim Ligthart della Vacansoleil e lo statunitense della Sky Danny Pate. Il primo italiano è stato Stefano Locatelli della Bardiani mentre l'ultimo posto va per la seconda volta nelle ultime tre occasioni a Giovanni Visconti della Movistar, lontano 11'05".

Rivoluzione in classifica generale a causa della giornata nerissima accusata dal leader alla partenza, Edwin Ávila della Colombia, giunto a 9'28" da Belkov; con questo risultato il giovane colombiano è crollato sino al sesto posto in classifica con un ritardo di 7'45" dal nuovo capoclassifica, il brasiliano della Fantini Rafael Andriato. Il paulista ha ora 1'57" sul secondo, lo spagnolo Miguel Mínguez dell'Euskaltel che, appena vede avvicinarsi il traguardo finale, recupera posizioni in abbondanza. Terzo posto per il britannico della Bmc Adam Blythe che paga 2'42", il quarto piazzamento appartiene al primo italiano, Davide Appollonio dell'Ag2r con 4'20" di distacco, mentre la quinta piazza è appannaggio di Wilson Marentes della Colombia che ha 4'49" da recuperare dalla vetta. Nelle prossime, emozionantissime tappe la ricerca dei secondi decisivi sarà senza esclusione di colpi e aperta a tutti i possibili scenari.

Alberto Vigonesi

Uomini contro (Francesco Rosi, 1970)

Uomini contro © digilander.libero.it"Francesco Rosi" è un nome e cognome, ma questo è solo un modo per dirlo. Un altro modo è che è un sinonimo di "cinema civile": in effetti in pochi casi un genere, un'ispirazione, un'attitudine del far cinema si sposano in maniera così fedele alle generalità di un autore. Francesco Rosi È il cinema civile, quello migliore che un cineasta potesse immaginare, scrivere, realizzare. Se è vero - con Wenders - che la cinepresa è un fucile puntato, Rosi lo usò sempre contro i soprusi, i potenti, l'antiStato. Ma cosa può mai risolvere un film? Eppure... Eppure pellicole come Salvatore Giuliano, Le mani sulla città (sul sacco edilizio di Napoli ad opera della camorra e dei politici ad essa collusi: un capolavoro), Il caso Mattei, Lucky Luciano, Cadaveri eccellenti, hanno contribuito a formare un'opinione pubblica, hanno preso posizione, hanno fondato il cinema politico, hanno aperto molte porte della percezione. Accanto a Rosi, in molte di queste opere, un attore stratosferico come Gian Maria Volontè, presente anche in Uomini contro. Nel corso della Prima Guerra Mondiale, non era solo il fronte franco-tedesco di Kirk Douglas a brillare per follia dei generali (cfr. Orizzonti di gloria, S. Kubrick), né soltanto quello turco di Mel Gibson (cfr. Gli anni spezzati, P. Weir). C'era anche quello trentino, quello della guerra di trincea tra Italia e Austra, nelle zone toccate oggi dal Giro. Una guerra assurda come tutte e logorante come poche, coi soldati alla mercé del nemico, degli agenti atmosferici, ma anche degli ordini folli e disumani dei loro comandanti. È la ribellione a questa follia, a questa disumanità, che diventa una sorta di topos cinematografico, ricorre in diversi film, e offre a Rosi il pretesto per girare Uomini contro. Anche a costo di allontanarsi dal romanzo ispiratore (Un anno sull'Altipiano, di Emilio Lussu), e di premere l'acceleratore sull'aspetto classista dell'esercito (il generale borghese, o aristrocratico - qui interpretato da Alain Cuny - non ha alcuna cura dei soldati proletari, che vede come un semplice, sacrificabile mezzo per raggiungere i propri scopi di gloria). L'unico bagliore di ragionevolezza è da ricercare nell'anima dei sottufficiali (uno dei quali interpretato appunto dal compagno Gian Maria), ancora non compromessi con la dannazione del potere, ancora liberi (ma a che prezzo?) di esprimere un ragionamento non del tutto contaminato dalle regole crudeli della guerra. Il personaggio principale (il sottotenente Sassu) è interpretato da Mark Frechette, che avevamo visto in Zabriskie Point (era stato pescato in mezzo alla strada per il ruolo del protagonista antonioniano), e che era e sempre rimase un hippy. Visse anche (di espedienti) a Roma, diede tutti i suoi averi ai suoi amici figli dei fiori, recitò in pochissimi film, fece una fine brutta e prematura. Un'icona dell'Età dell'Acquario, ma, purtroppo, anche del brusco risveglio da tutte le illusioni.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna GiroNotes 2013 - 18a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 18a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 18a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 18a tappa
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Uomini contro (Francesco Rosi, 1970)

Uomini contro © digilander.libero.it"Francesco Rosi" è un nome e cognome, ma questo è solo un modo per dirlo. Un altro modo è che è un sinonimo di "cinema civile": in effetti in pochi casi un genere, un'ispirazione, un'attitudine del far cinema si sposano in maniera così fedele alle generalità di un autore. Francesco Rosi È il cinema civile, quello migliore che un cineasta potesse immaginare, scrivere, realizzare. Se è vero - con Wenders - che la cinepresa è un fucile puntato, Rosi lo usò sempre contro i soprusi, i potenti, l'antiStato. Ma cosa può mai risolvere un film? Eppure... Eppure pellicole come Salvatore Giuliano, Le mani sulla città (sul sacco edilizio di Napoli ad opera della camorra e dei politici ad essa collusi: un capolavoro), Il caso Mattei, Lucky Luciano, Cadaveri eccellenti, hanno contribuito a formare un'opinione pubblica, hanno preso posizione, hanno fondato il cinema politico, hanno aperto molte porte della percezione. Accanto a Rosi, in molte di queste opere, un attore stratosferico come Gian Maria Volontè, presente anche in Uomini contro. Nel corso della Prima Guerra Mondiale, non era solo il fronte franco-tedesco di Kirk Douglas a brillare per follia dei generali (cfr. Orizzonti di gloria, S. Kubrick), né soltanto quello turco di Mel Gibson (cfr. Gli anni spezzati, P. Weir). C'era anche quello trentino, quello della guerra di trincea tra Italia e Austra, nelle zone toccate oggi dal Giro. Una guerra assurda come tutte e logorante come poche, coi soldati alla mercé del nemico, degli agenti atmosferici, ma anche degli ordini folli e disumani dei loro comandanti. È la ribellione a questa follia, a questa disumanità, che diventa una sorta di topos cinematografico, ricorre in diversi film, e offre a Rosi il pretesto per girare Uomini contro. Anche a costo di allontanarsi dal romanzo ispiratore (Un anno sull'Altipiano, di Emilio Lussu), e di premere l'acceleratore sull'aspetto classista dell'esercito (il generale borghese, o aristrocratico - qui interpretato da Alain Cuny - non ha alcuna cura dei soldati proletari, che vede come un semplice, sacrificabile mezzo per raggiungere i propri scopi di gloria). L'unico bagliore di ragionevolezza è da ricercare nell'anima dei sottufficiali (uno dei quali interpretato appunto dal compagno Gian Maria), ancora non compromessi con la dannazione del potere, ancora liberi (ma a che prezzo?) di esprimere un ragionamento non del tutto contaminato dalle regole crudeli della guerra. Il personaggio principale (il sottotenente Sassu) è interpretato da Mark Frechette, che avevamo visto in Zabriskie Point (era stato pescato in mezzo alla strada per il ruolo del protagonista antonioniano), e che era e sempre rimase un hippy. Visse anche (di espedienti) a Roma, diede tutti i suoi averi ai suoi amici figli dei fiori, recitò in pochissimi film, fece una fine brutta e prematura. Un'icona dell'Età dell'Acquario, ma, purtroppo, anche del brusco risveglio da tutte le illusioni.

Marco Grassi

 

La classifica al contrario

Nella tappa vicentina secondo successo consecutivo per Maxim Belkov della Katusha il quale, dopo aver dovuto recuperare molto terreno per tre quarti di tappa, ha iniziato a tornare nelle posizioni che contano dopo la salita di Crosara, nel quale ha dato sfoggio di talento e lettura tattica oltre la media. Il russo ha tagliato il traguardo da solo, precedendo di 1'17" il belga dell'Omega Iljo Keisse, finalmente autore di un piazzamento importante dopo un Giro sinora anonimo e deludente. Al terzo posto, vincitore della volata del gruppo, troviamo il britannico Stephen Cummings della Bmc con 1'32" di svantaggio; al quarto e al quinto posto rispettivamente l'olandese Pim Ligthart della Vacansoleil e lo statunitense della Sky Danny Pate. Il primo italiano è stato Stefano Locatelli della Bardiani mentre l'ultimo posto va per la seconda volta nelle ultime tre occasioni a Giovanni Visconti della Movistar, lontano 11'05".

Rivoluzione in classifica generale a causa della giornata nerissima accusata dal leader alla partenza, Edwin Ávila della Colombia, giunto a 9'28" da Belkov; con questo risultato il giovane colombiano è crollato sino al sesto posto in classifica con un ritardo di 7'45" dal nuovo capoclassifica, il brasiliano della Fantini Rafael Andriato. Il paulista ha ora 1'57" sul secondo, lo spagnolo Miguel Mínguez dell'Euskaltel che, appena vede avvicinarsi il traguardo finale, recupera posizioni in abbondanza. Terzo posto per il britannico della Bmc Adam Blythe che paga 2'42", il quarto piazzamento appartiene al primo italiano, Davide Appollonio dell'Ag2r con 4'20" di distacco, mentre la quinta piazza è appannaggio di Wilson Marentes della Colombia che ha 4'49" da recuperare dalla vetta. Nelle prossime, emozionantissime tappe la ricerca dei secondi decisivi sarà senza esclusione di colpi e aperta a tutti i possibili scenari.

Alberto Vigonesi

 

La classifica al contrario

Nella tappa vicentina secondo successo consecutivo per Maxim Belkov della Katusha il quale, dopo aver dovuto recuperare molto terreno per tre quarti di tappa, ha iniziato a tornare nelle posizioni che contano dopo la salita di Crosara, nel quale ha dato sfoggio di talento e lettura tattica oltre la media. Il russo ha tagliato il traguardo da solo, precedendo di 1'17" il belga dell'Omega Iljo Keisse, finalmente autore di un piazzamento importante dopo un Giro sinora anonimo e deludente. Al terzo posto, vincitore della volata del gruppo, troviamo il britannico Stephen Cummings della Bmc con 1'32" di svantaggio; al quarto e al quinto posto rispettivamente l'olandese Pim Ligthart della Vacansoleil e lo statunitense della Sky Danny Pate. Il primo italiano è stato Stefano Locatelli della Bardiani mentre l'ultimo posto va per la seconda volta nelle ultime tre occasioni a Giovanni Visconti della Movistar, lontano 11'05".

Rivoluzione in classifica generale a causa della giornata nerissima accusata dal leader alla partenza, Edwin Ávila della Colombia, giunto a 9'28" da Belkov; con questo risultato il giovane colombiano è crollato sino al sesto posto in classifica con un ritardo di 7'45" dal nuovo capoclassifica, il brasiliano della Fantini Rafael Andriato. Il paulista ha ora 1'57" sul secondo, lo spagnolo Miguel Mínguez dell'Euskaltel che, appena vede avvicinarsi il traguardo finale, recupera posizioni in abbondanza. Terzo posto per il britannico della Bmc Adam Blythe che paga 2'42", il quarto piazzamento appartiene al primo italiano, Davide Appollonio dell'Ag2r con 4'20" di distacco, mentre la quinta piazza è appannaggio di Wilson Marentes della Colombia che ha 4'49" da recuperare dalla vetta. Nelle prossime, emozionantissime tappe la ricerca dei secondi decisivi sarà senza esclusione di colpi e aperta a tutti i possibili scenari.

Alberto Vigonesi

Uomini contro (Francesco Rosi, 1970)

Uomini contro © digilander.libero.it"Francesco Rosi" è un nome e cognome, ma questo è solo un modo per dirlo. Un altro modo è che è un sinonimo di "cinema civile": in effetti in pochi casi un genere, un'ispirazione, un'attitudine del far cinema si sposano in maniera così fedele alle generalità di un autore. Francesco Rosi È il cinema civile, quello migliore che un cineasta potesse immaginare, scrivere, realizzare. Se è vero - con Wenders - che la cinepresa è un fucile puntato, Rosi lo usò sempre contro i soprusi, i potenti, l'antiStato. Ma cosa può mai risolvere un film? Eppure... Eppure pellicole come Salvatore Giuliano, Le mani sulla città (sul sacco edilizio di Napoli ad opera della camorra e dei politici ad essa collusi: un capolavoro), Il caso Mattei, Lucky Luciano, Cadaveri eccellenti, hanno contribuito a formare un'opinione pubblica, hanno preso posizione, hanno fondato il cinema politico, hanno aperto molte porte della percezione. Accanto a Rosi, in molte di queste opere, un attore stratosferico come Gian Maria Volontè, presente anche in Uomini contro. Nel corso della Prima Guerra Mondiale, non era solo il fronte franco-tedesco di Kirk Douglas a brillare per follia dei generali (cfr. Orizzonti di gloria, S. Kubrick), né soltanto quello turco di Mel Gibson (cfr. Gli anni spezzati, P. Weir). C'era anche quello trentino, quello della guerra di trincea tra Italia e Austra, nelle zone toccate oggi dal Giro. Una guerra assurda come tutte e logorante come poche, coi soldati alla mercé del nemico, degli agenti atmosferici, ma anche degli ordini folli e disumani dei loro comandanti. È la ribellione a questa follia, a questa disumanità, che diventa una sorta di topos cinematografico, ricorre in diversi film, e offre a Rosi il pretesto per girare Uomini contro. Anche a costo di allontanarsi dal romanzo ispiratore (Un anno sull'Altipiano, di Emilio Lussu), e di premere l'acceleratore sull'aspetto classista dell'esercito (il generale borghese, o aristrocratico - qui interpretato da Alain Cuny - non ha alcuna cura dei soldati proletari, che vede come un semplice, sacrificabile mezzo per raggiungere i propri scopi di gloria). L'unico bagliore di ragionevolezza è da ricercare nell'anima dei sottufficiali (uno dei quali interpretato appunto dal compagno Gian Maria), ancora non compromessi con la dannazione del potere, ancora liberi (ma a che prezzo?) di esprimere un ragionamento non del tutto contaminato dalle regole crudeli della guerra. Il personaggio principale (il sottotenente Sassu) è interpretato da Mark Frechette, che avevamo visto in Zabriskie Point (era stato pescato in mezzo alla strada per il ruolo del protagonista antonioniano), e che era e sempre rimase un hippy. Visse anche (di espedienti) a Roma, diede tutti i suoi averi ai suoi amici figli dei fiori, recitò in pochissimi film, fece una fine brutta e prematura. Un'icona dell'Età dell'Acquario, ma, purtroppo, anche del brusco risveglio da tutte le illusioni.

Marco Grassi

 

La classifica al contrario

Nella tappa vicentina secondo successo consecutivo per Maxim Belkov della Katusha il quale, dopo aver dovuto recuperare molto terreno per tre quarti di tappa, ha iniziato a tornare nelle posizioni che contano dopo la salita di Crosara, nel quale ha dato sfoggio di talento e lettura tattica oltre la media. Il russo ha tagliato il traguardo da solo, precedendo di 1'17" il belga dell'Omega Iljo Keisse, finalmente autore di un piazzamento importante dopo un Giro sinora anonimo e deludente. Al terzo posto, vincitore della volata del gruppo, troviamo il britannico Stephen Cummings della Bmc con 1'32" di svantaggio; al quarto e al quinto posto rispettivamente l'olandese Pim Ligthart della Vacansoleil e lo statunitense della Sky Danny Pate. Il primo italiano è stato Stefano Locatelli della Bardiani mentre l'ultimo posto va per la seconda volta nelle ultime tre occasioni a Giovanni Visconti della Movistar, lontano 11'05".

Rivoluzione in classifica generale a causa della giornata nerissima accusata dal leader alla partenza, Edwin Ávila della Colombia, giunto a 9'28" da Belkov; con questo risultato il giovane colombiano è crollato sino al sesto posto in classifica con un ritardo di 7'45" dal nuovo capoclassifica, il brasiliano della Fantini Rafael Andriato. Il paulista ha ora 1'57" sul secondo, lo spagnolo Miguel Mínguez dell'Euskaltel che, appena vede avvicinarsi il traguardo finale, recupera posizioni in abbondanza. Terzo posto per il britannico della Bmc Adam Blythe che paga 2'42", il quarto piazzamento appartiene al primo italiano, Davide Appollonio dell'Ag2r con 4'20" di distacco, mentre la quinta piazza è appannaggio di Wilson Marentes della Colombia che ha 4'49" da recuperare dalla vetta. Nelle prossime, emozionantissime tappe la ricerca dei secondi decisivi sarà senza esclusione di colpi e aperta a tutti i possibili scenari.

Alberto Vigonesi

 

La classifica al contrario

Nella tappa vicentina secondo successo consecutivo per Maxim Belkov della Katusha il quale, dopo aver dovuto recuperare molto terreno per tre quarti di tappa, ha iniziato a tornare nelle posizioni che contano dopo la salita di Crosara, nel quale ha dato sfoggio di talento e lettura tattica oltre la media. Il russo ha tagliato il traguardo da solo, precedendo di 1'17" il belga dell'Omega Iljo Keisse, finalmente autore di un piazzamento importante dopo un Giro sinora anonimo e deludente. Al terzo posto, vincitore della volata del gruppo, troviamo il britannico Stephen Cummings della Bmc con 1'32" di svantaggio; al quarto e al quinto posto rispettivamente l'olandese Pim Ligthart della Vacansoleil e lo statunitense della Sky Danny Pate. Il primo italiano è stato Stefano Locatelli della Bardiani mentre l'ultimo posto va per la seconda volta nelle ultime tre occasioni a Giovanni Visconti della Movistar, lontano 11'05".

Rivoluzione in classifica generale a causa della giornata nerissima accusata dal leader alla partenza, Edwin Ávila della Colombia, giunto a 9'28" da Belkov; con questo risultato il giovane colombiano è crollato sino al sesto posto in classifica con un ritardo di 7'45" dal nuovo capoclassifica, il brasiliano della Fantini Rafael Andriato. Il paulista ha ora 1'57" sul secondo, lo spagnolo Miguel Mínguez dell'Euskaltel che, appena vede avvicinarsi il traguardo finale, recupera posizioni in abbondanza. Terzo posto per il britannico della Bmc Adam Blythe che paga 2'42", il quarto piazzamento appartiene al primo italiano, Davide Appollonio dell'Ag2r con 4'20" di distacco, mentre la quinta piazza è appannaggio di Wilson Marentes della Colombia che ha 4'49" da recuperare dalla vetta. Nelle prossime, emozionantissime tappe la ricerca dei secondi decisivi sarà senza esclusione di colpi e aperta a tutti i possibili scenari.

Alberto Vigonesi

Uomini contro (Francesco Rosi, 1970)

Uomini contro © digilander.libero.it"Francesco Rosi" è un nome e cognome, ma questo è solo un modo per dirlo. Un altro modo è che è un sinonimo di "cinema civile": in effetti in pochi casi un genere, un'ispirazione, un'attitudine del far cinema si sposano in maniera così fedele alle generalità di un autore. Francesco Rosi È il cinema civile, quello migliore che un cineasta potesse immaginare, scrivere, realizzare. Se è vero - con Wenders - che la cinepresa è un fucile puntato, Rosi lo usò sempre contro i soprusi, i potenti, l'antiStato. Ma cosa può mai risolvere un film? Eppure... Eppure pellicole come Salvatore Giuliano, Le mani sulla città (sul sacco edilizio di Napoli ad opera della camorra e dei politici ad essa collusi: un capolavoro), Il caso Mattei, Lucky Luciano, Cadaveri eccellenti, hanno contribuito a formare un'opinione pubblica, hanno preso posizione, hanno fondato il cinema politico, hanno aperto molte porte della percezione. Accanto a Rosi, in molte di queste opere, un attore stratosferico come Gian Maria Volontè, presente anche in Uomini contro. Nel corso della Prima Guerra Mondiale, non era solo il fronte franco-tedesco di Kirk Douglas a brillare per follia dei generali (cfr. Orizzonti di gloria, S. Kubrick), né soltanto quello turco di Mel Gibson (cfr. Gli anni spezzati, P. Weir). C'era anche quello trentino, quello della guerra di trincea tra Italia e Austra, nelle zone toccate oggi dal Giro. Una guerra assurda come tutte e logorante come poche, coi soldati alla mercé del nemico, degli agenti atmosferici, ma anche degli ordini folli e disumani dei loro comandanti. È la ribellione a questa follia, a questa disumanità, che diventa una sorta di topos cinematografico, ricorre in diversi film, e offre a Rosi il pretesto per girare Uomini contro. Anche a costo di allontanarsi dal romanzo ispiratore (Un anno sull'Altipiano, di Emilio Lussu), e di premere l'acceleratore sull'aspetto classista dell'esercito (il generale borghese, o aristrocratico - qui interpretato da Alain Cuny - non ha alcuna cura dei soldati proletari, che vede come un semplice, sacrificabile mezzo per raggiungere i propri scopi di gloria). L'unico bagliore di ragionevolezza è da ricercare nell'anima dei sottufficiali (uno dei quali interpretato appunto dal compagno Gian Maria), ancora non compromessi con la dannazione del potere, ancora liberi (ma a che prezzo?) di esprimere un ragionamento non del tutto contaminato dalle regole crudeli della guerra. Il personaggio principale (il sottotenente Sassu) è interpretato da Mark Frechette, che avevamo visto in Zabriskie Point (era stato pescato in mezzo alla strada per il ruolo del protagonista antonioniano), e che era e sempre rimase un hippy. Visse anche (di espedienti) a Roma, diede tutti i suoi averi ai suoi amici figli dei fiori, recitò in pochissimi film, fece una fine brutta e prematura. Un'icona dell'Età dell'Acquario, ma, purtroppo, anche del brusco risveglio da tutte le illusioni.

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