Dopo un megatrasferimento (dalla Toscana ci ritroviamo in Friuli...), la prima tappa alpina non sarà lunghissima ma di sicuro abbastanza impegnativa: i primi 80 km non vedranno grossi scossoni, malgrado qualche strappetto qua e là (Forgaria nel Friuli, Cavazzo Carnico). Ma a Tolmezzo (km 81) la musica cambia con un falsopiano di 10 km seguito da un doppio strappetto (Casera Palasecca e Trelli) che anticipa il passaggio da Paularo. Da qui (traguardo volante) e si prende la via per il Passo Cason di Lanza, scalata divisa in due: primi 6 km più abbordabili, con punte al 10% (nei primi 3) seguite da tratti in cui sarà possibile recuperare. Addirittura una discesina di un paio di chilometri divide la prima parte dalla seconda, che sviluppa ben altre pendenze, con una media che per 6 km sarà superiore al 10% (con punte del 16). Al Gpm mancano 50 km per il traguardo, 28 saranno di discesa verso Chiusaforte, e i restanti 22 di salita via via più tosta: parte come un falsopiano, poi dopo 11 km cambia marcia e si inerpica con un primo muro al 14%, quindi con 5 km tra il 7 e l'8%, per poi, all'altezza di Sella Nevea, toccare le pendenze massime (anche del 20%) a 3-4 km dalla vetta. Considerando che la prima tappa dopo un riposo in genere produce qualche sorpresa, aspettiamoci di veder uscire qualcuno dalle zone alte della classifica.
GiroTweet
@maurosanta84: Giorno di riposo al @giroditaIia passato nel vero senso della parola dormire mangiare massaggi nel più totale relax! E da domani di riprende!
@CriSale85: Bilancio della prima settimana di Giro: 4 cadute e tanta acqua! Ora vediamo di cominciare a fare sul serio (Anche perché l'asfalto è duro!)
@alexdowsett: Di solito prima di una tappa di montagna mi chiedo, "compact o pignone da 29?" Per domani mi sono detto "compact e pignone da 29" #gulp
@mtjallingii: Programma pieno: dormito fino a quando gli ispettori antidoping hanno bussato alla porta, mangiato, pedalato, intervista sulla dieta vegetariana, massaggio, mangiato di nuovo e chiamata a casa #giro #restday
@golasmichal: Sarà bello vedere tutti quei tweet sulla salita finale! #opqsgiro #sufferwell
@Manuel700 (Manuel Bongiorno): @stefanopirazzi si prepara per la tappa... #magliaazzurra pic.twitter.com/9i7rhMRkvQ
@PippoPozzato: Oggi 10ª tappa... vi dico solo che ho montato il 36x28.... E non so perché, ma so già.... Che non basterà....
@CadelEvans: Si torna al lavoro qui al Giro. I giorni di riposo passano sempre velocemente. Le vere montagne iniziano ora... #giro



Avremmo anche potuto, in una rubrica che si occupa (in maniera quanto si voglia laterale, ma lo fa) di cinema italiano, evitare di dedicare una puntata a Pier Paolo Pasolini. Esponendoci certo a un crollo di credibilità, ma avremmo potuto evitare. Però se il disegno del Giro porta la carovana rosa a passare da Casarsa della Delizia, incentrare un focus su PPP diventa un obbligo non eludibile: perché proprio lì, nel cuore del Friuli, il poeta vissuto tra il 1922 e il 1975 aveva le sue radici. Tanto da diventare anche uno dei più importanti (di sicuro il più famoso) letterati che si siano espressi nel dialetto furlan. Parliamo di poeta riallacciandoci a quella che fu la realtà e non solo l'orazione funebre di Moravia («Abbiamo perso prima di tutto un poeta... e di poeti non ce ne sono molti... ne nascono tre o quattro in un secolo!») in morte di Pasolini. La poesia che ha permeato l'opera dell'autore friulano erompe furiosa e necessaria in tutto il suo percorso cinematografico, ma sono riconoscibili alcuni picchi di sublime incontestabile. Capriccio all'italiana (ennesimo film "all'italiana") raccoglieva episodi di diversi autori, poco dopo la metà dei '60, in un film debole debole nel suo complesso: Bolognini (due episodi), i "colonnelli" Steno e Monicelli (uno a testa), Franco Rossi e l'animatore Pino Zac (un episodio realizzato insieme) girarono con la mano sinistra delle gag stiracchiate e senza mordente, insomma il classico lavoro alimentare tra un film vero e l'altro. In questo discutibile ensemble, spicca l'episodio girato da Pasolini con Totò (all'ultima apparizione in un film) e l'immancabile Ninetto Davoli, e con l'amica Laura Betti, la teatrale Adriana Asti, gli inaspettati Franco&Ciccio, e Domenico Modugno che oltre a recitare canta la struggente canzone (testo di PPP) che prende il titolo dall'episodio: Che cosa sono le nuvole? Una domanda che si pone, nella sua candida ingenuità, Ninetto, che qui interpreta Otello, spinto all'atto di estrema gelosia dal perfido Iago (un Totò pitturato di verde) ai danni della dolce Ofelia/Betti. Che c'è di strano in questa rappresentazione shakespeariana? Il fatto che tutti i personaggi riprodotti da Pasolini siano delle marionette (anche se animate), e che all'atto della recita nel teatrino popolare, il pubblico si ribelli allo straziante epilogo immaginato dal Bardo inglese. E in questa rivolta in effigie contro la cattiveria e l'invidia dei vecchi che rovina la vita e il futuro dei più giovani (e siamo a pochi mesi dal '68...), vengono danneggiate appunto le marionette di Otello e di Iago. L'impresario decide di sbarazzarsene e incarica lo spazzino (Modugno) di portarle in discarica. Pronte quindi ad essere gettate via, ma al contempo a scoprire il cielo, mai visto prima. E le nuvole. Un finale emozionante, commovente, che acquista valore ad ogni nuova visione e che recapita il multiforme messaggio di Pasolini, riconducendolo in fondo a un'unica amara riflessione: perché abbiamo perso così presto un tale gigante dell'arte?
È grand'Italia nella novantaseiesima edizione della corsa rosa; nella tappa di Firenze fuga decisiva a quattro, con due uomini Androni e due Bardiani. Vanno in casa Reverberi il successo con Edoardo Zardini e il terzo posto con Marco Canola, entrambi debuttanti, bravissimi ad inframezzarsi nelle posizioni migliori rispetto alla coppia dei discepoli di Savio, ossia Giairo Ermeti, secondo dopo aver cercato di avvantaggiarsi nelle prime pedalate di giornata, e Mattia Gavazzi, per il quale son finiti gli aggettivi che descrivono la competitività.









Comune di 18.400 abitanti della provincia di Pordenone in Friuli-Venezia Giulia, Cordenons è un punto di incontro; infatti nel territorio comunale si fondono due grandi ecosistemi diversi e al contempo strettamente collegati: Magredi e Risorgive. Fondata nel II secolo a.C. con il nome di Curtis Naonis, da "coorte" e Naon, il fiume, il territorio dell'attuale comune di Cordenons cominciò ad essere abitato intorno al 1000 a.C. dalla popolazione dei Veneti, proveniente dall'attuale Repubblica Ceca, che si stabilizzò in tutta la Pianura Padana. Tra i luoghi da visitare sono parecchi gli edifici religiosi, come la Chiesa di San Pietro Apostolo, la Chiesa di San Giacomo Apostolo, la Chiesa di San Giovanni Battista, la Chiesa di Santa Maria Maggiore o Chiesa di Santa Giovanna D'Arco, eretta nel 1928 dai contadini villadarchesi. Villa Badini Pasqualini è un tipico esempio di villa veneta, con alcune soluzioni architettoniche risalenti alla seconda metà del Seicento, antica residenza estiva della nobile famiglia Badini mentre Villa Galvani è la residenza di una delle più famose famiglie imprenditoriali del luogo, con all'interno un enorme e meraviglioso parco. Tra gli eventi sono da rimarcare il Palio di maggio con la Corsa con sediol (una sorta di carriola) ed i falò del 5 gennaio. Fiorente il settore agricolo, di tradizione quello ceramico e cartiero, Cordenons è al suo primo appuntamento assoluto con il Giro d'Italia.