Il Portale del Ciclismo professionistico

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Dopo un megatrasferimento (dalla Toscana ci ritroviamo in Friuli...), la prima tappa alpina non sarà lunghissima ma di sicuro abbastanza impegnativa: i primi 80 km non vedranno grossi scossoni, malgrado qualche strappetto qua e là (Forgaria nel Friuli, Cavazzo Carnico). Ma a Tolmezzo (km 81) la musica cambia con un falsopiano di 10 km seguito da un doppio strappetto (Casera Palasecca e Trelli) che anticipa il passaggio da Paularo. Da qui (traguardo volante) e si prende la via per il Passo Cason di Lanza, scalata divisa in due: primi 6 km più abbordabili, con punte al 10% (nei primi 3) seguite da tratti in cui sarà possibile recuperare. Addirittura una discesina di un paio di chilometri divide la prima parte dalla seconda, che sviluppa ben altre pendenze, con una media che per 6 km sarà superiore al 10% (con punte del 16). Al Gpm mancano 50 km per il traguardo, 28 saranno di discesa verso Chiusaforte, e i restanti 22 di salita via via più tosta: parte come un falsopiano, poi dopo 11 km cambia marcia e si inerpica con un primo muro al 14%, quindi con 5 km tra il 7 e l'8%, per poi, all'altezza di Sella Nevea, toccare le pendenze massime (anche del 20%) a 3-4 km dalla vetta. Considerando che la prima tappa dopo un riposo in genere produce qualche sorpresa, aspettiamoci di veder uscire qualcuno dalle zone alte della classifica.

Cordenons

Comune di 18.400 abitanti della provincia di Pordenone in Friuli-Venezia Giulia, Cordenons è un punto di incontro; infatti nel territorio comunale si fondono due grandi ecosistemi diversi e al contempo strettamente collegati: Magredi e Risorgive. Fondata nel II secolo a.C. con il nome di Curtis Naonis, da "coorte" e Naon, il fiume, il territorio dell'attuale comune di Cordenons cominciò ad essere abitato intorno al 1000 a.C. dalla popolazione dei Veneti, proveniente dall'attuale Repubblica Ceca, che si stabilizzò in tutta la Pianura Padana. Tra i luoghi da visitare sono parecchi gli edifici religiosi, come la Chiesa di San Pietro Apostolo, la Chiesa di San Giacomo Apostolo, la Chiesa di San Giovanni Battista, la Chiesa di Santa Maria Maggiore o Chiesa di Santa Giovanna D'Arco, eretta nel 1928 dai contadini villadarchesi. Villa Badini Pasqualini è un tipico esempio di villa veneta, con alcune soluzioni architettoniche risalenti alla seconda metà del Seicento, antica residenza estiva della nobile famiglia Badini mentre Villa Galvani è la residenza di una delle più famose famiglie imprenditoriali del luogo, con all'interno un enorme e meraviglioso parco. Tra gli eventi sono da rimarcare il Palio di maggio con la Corsa con sediol (una sorta di carriola) ed i falò del 5 gennaio. Fiorente il settore agricolo, di tradizione quello ceramico e cartiero, Cordenons è al suo primo appuntamento assoluto con il Giro d'Italia.

Altopiano del Montasio

Borgo medievale di Chiusaforte e stazione sciistica di Sella Nevea, il luogo è noto per le sue celeberrime malghe ed è una piacevole meta escursionistica in tutte le stagioni. Durante l'estate si è in grado di apprezzare la natura incontaminata e la perfetta sobrietà delle rocce, che emergono come bastioni dal verde dei pascoli. Si gustano inoltre i prodotti tipici delle malghe, come il latte, il formaggio e lo yogurt, che più freschi di qui, non è proprio possibile trovarne. D'inverno, la chiusura stagionale alle auto della strada d'accesso, permette di calarsi in una pace profonda e immensa: Il Montasio diviene la meta ideale per lo sci alpinismo o per una passeggiata con le racchette da neve. Luoghi dove fare una puntatina: Parco Avventura di Sella Nevea, Museo della Grande Guerra di Montagna, Ciclovia Alpe Adria (collegamento Salisburgo-Grado), Lago di Cave, Foresta di Tarvisio, Massiccio del Canin (sci alpino, sci alpinismo e snowboard). L'evento principale l'Estremamente Parco (si svolge a giugno ed è un trekking attraverso le Prealpi Giulie). La gastronomia del luogo: Montasio Dop, prodotto nell'altopiano fin dal 1200. Latte bovino, minimo 60 giorni di stagionatura, si distingue in fresco, mezzano e stravecchio. È l'ingrediente principale del Frico, piatto tipico a base di formaggio, burro e lardo, servito sotto forma di snack (aperitivo) o frittata, come secondo. I vini sono il Friuli Grave ed il Colli Orientali del Friuli (bianco, rosso, passito). L'Altopiano del Montasio è all'esordio assoluto al Giro d'Italia.

Francesco Sulas
Cordenons

Comune di 18.400 abitanti della provincia di Pordenone in Friuli-Venezia Giulia, Cordenons è un punto di incontro; infatti nel territorio comunale si fondono due grandi ecosistemi diversi e al contempo strettamente collegati: Magredi e Risorgive. Fondata nel II secolo a.C. con il nome di Curtis Naonis, da "coorte" e Naon, il fiume, il territorio dell'attuale comune di Cordenons cominciò ad essere abitato intorno al 1000 a.C. dalla popolazione dei Veneti, proveniente dall'attuale Repubblica Ceca, che si stabilizzò in tutta la Pianura Padana. Tra i luoghi da visitare sono parecchi gli edifici religiosi, come la Chiesa di San Pietro Apostolo, la Chiesa di San Giacomo Apostolo, la Chiesa di San Giovanni Battista, la Chiesa di Santa Maria Maggiore o Chiesa di Santa Giovanna D'Arco, eretta nel 1928 dai contadini villadarchesi. Villa Badini Pasqualini è un tipico esempio di villa veneta, con alcune soluzioni architettoniche risalenti alla seconda metà del Seicento, antica residenza estiva della nobile famiglia Badini mentre Villa Galvani è la residenza di una delle più famose famiglie imprenditoriali del luogo, con all'interno un enorme e meraviglioso parco. Tra gli eventi sono da rimarcare il Palio di maggio con la Corsa con sediol (una sorta di carriola) ed i falò del 5 gennaio. Fiorente il settore agricolo, di tradizione quello ceramico e cartiero, Cordenons è al suo primo appuntamento assoluto con il Giro d'Italia.

Altopiano del Montasio

Borgo medievale di Chiusaforte e stazione sciistica di Sella Nevea, il luogo è noto per le sue celeberrime malghe ed è una piacevole meta escursionistica in tutte le stagioni. Durante l'estate si è in grado di apprezzare la natura incontaminata e la perfetta sobrietà delle rocce, che emergono come bastioni dal verde dei pascoli. Si gustano inoltre i prodotti tipici delle malghe, come il latte, il formaggio e lo yogurt, che più freschi di qui, non è proprio possibile trovarne. D'inverno, la chiusura stagionale alle auto della strada d'accesso, permette di calarsi in una pace profonda e immensa: Il Montasio diviene la meta ideale per lo sci alpinismo o per una passeggiata con le racchette da neve. Luoghi dove fare una puntatina: Parco Avventura di Sella Nevea, Museo della Grande Guerra di Montagna, Ciclovia Alpe Adria (collegamento Salisburgo-Grado), Lago di Cave, Foresta di Tarvisio, Massiccio del Canin (sci alpino, sci alpinismo e snowboard). L'evento principale l'Estremamente Parco (si svolge a giugno ed è un trekking attraverso le Prealpi Giulie). La gastronomia del luogo: Montasio Dop, prodotto nell'altopiano fin dal 1200. Latte bovino, minimo 60 giorni di stagionatura, si distingue in fresco, mezzano e stravecchio. È l'ingrediente principale del Frico, piatto tipico a base di formaggio, burro e lardo, servito sotto forma di snack (aperitivo) o frittata, come secondo. I vini sono il Friuli Grave ed il Colli Orientali del Friuli (bianco, rosso, passito). L'Altopiano del Montasio è all'esordio assoluto al Giro d'Italia.

Cordenons

Comune di 18.400 abitanti della provincia di Pordenone in Friuli-Venezia Giulia, Cordenons è un punto di incontro; infatti nel territorio comunale si fondono due grandi ecosistemi diversi e al contempo strettamente collegati: Magredi e Risorgive. Fondata nel II secolo a.C. con il nome di Curtis Naonis, da "coorte" e Naon, il fiume, il territorio dell'attuale comune di Cordenons cominciò ad essere abitato intorno al 1000 a.C. dalla popolazione dei Veneti, proveniente dall'attuale Repubblica Ceca, che si stabilizzò in tutta la Pianura Padana. Tra i luoghi da visitare sono parecchi gli edifici religiosi, come la Chiesa di San Pietro Apostolo, la Chiesa di San Giacomo Apostolo, la Chiesa di San Giovanni Battista, la Chiesa di Santa Maria Maggiore o Chiesa di Santa Giovanna D'Arco, eretta nel 1928 dai contadini villadarchesi. Villa Badini Pasqualini è un tipico esempio di villa veneta, con alcune soluzioni architettoniche risalenti alla seconda metà del Seicento, antica residenza estiva della nobile famiglia Badini mentre Villa Galvani è la residenza di una delle più famose famiglie imprenditoriali del luogo, con all'interno un enorme e meraviglioso parco. Tra gli eventi sono da rimarcare il Palio di maggio con la Corsa con sediol (una sorta di carriola) ed i falò del 5 gennaio. Fiorente il settore agricolo, di tradizione quello ceramico e cartiero, Cordenons è al suo primo appuntamento assoluto con il Giro d'Italia.

Altopiano del Montasio

Borgo medievale di Chiusaforte e stazione sciistica di Sella Nevea, il luogo è noto per le sue celeberrime malghe ed è una piacevole meta escursionistica in tutte le stagioni. Durante l'estate si è in grado di apprezzare la natura incontaminata e la perfetta sobrietà delle rocce, che emergono come bastioni dal verde dei pascoli. Si gustano inoltre i prodotti tipici delle malghe, come il latte, il formaggio e lo yogurt, che più freschi di qui, non è proprio possibile trovarne. D'inverno, la chiusura stagionale alle auto della strada d'accesso, permette di calarsi in una pace profonda e immensa: Il Montasio diviene la meta ideale per lo sci alpinismo o per una passeggiata con le racchette da neve. Luoghi dove fare una puntatina: Parco Avventura di Sella Nevea, Museo della Grande Guerra di Montagna, Ciclovia Alpe Adria (collegamento Salisburgo-Grado), Lago di Cave, Foresta di Tarvisio, Massiccio del Canin (sci alpino, sci alpinismo e snowboard). L'evento principale l'Estremamente Parco (si svolge a giugno ed è un trekking attraverso le Prealpi Giulie). La gastronomia del luogo: Montasio Dop, prodotto nell'altopiano fin dal 1200. Latte bovino, minimo 60 giorni di stagionatura, si distingue in fresco, mezzano e stravecchio. È l'ingrediente principale del Frico, piatto tipico a base di formaggio, burro e lardo, servito sotto forma di snack (aperitivo) o frittata, come secondo. I vini sono il Friuli Grave ed il Colli Orientali del Friuli (bianco, rosso, passito). L'Altopiano del Montasio è all'esordio assoluto al Giro d'Italia.

Cordenons

Comune di 18.400 abitanti della provincia di Pordenone in Friuli-Venezia Giulia, Cordenons è un punto di incontro; infatti nel territorio comunale si fondono due grandi ecosistemi diversi e al contempo strettamente collegati: Magredi e Risorgive. Fondata nel II secolo a.C. con il nome di Curtis Naonis, da "coorte" e Naon, il fiume, il territorio dell'attuale comune di Cordenons cominciò ad essere abitato intorno al 1000 a.C. dalla popolazione dei Veneti, proveniente dall'attuale Repubblica Ceca, che si stabilizzò in tutta la Pianura Padana. Tra i luoghi da visitare sono parecchi gli edifici religiosi, come la Chiesa di San Pietro Apostolo, la Chiesa di San Giacomo Apostolo, la Chiesa di San Giovanni Battista, la Chiesa di Santa Maria Maggiore o Chiesa di Santa Giovanna D'Arco, eretta nel 1928 dai contadini villadarchesi. Villa Badini Pasqualini è un tipico esempio di villa veneta, con alcune soluzioni architettoniche risalenti alla seconda metà del Seicento, antica residenza estiva della nobile famiglia Badini mentre Villa Galvani è la residenza di una delle più famose famiglie imprenditoriali del luogo, con all'interno un enorme e meraviglioso parco. Tra gli eventi sono da rimarcare il Palio di maggio con la Corsa con sediol (una sorta di carriola) ed i falò del 5 gennaio. Fiorente il settore agricolo, di tradizione quello ceramico e cartiero, Cordenons è al suo primo appuntamento assoluto con il Giro d'Italia.

Altopiano del Montasio

Borgo medievale di Chiusaforte e stazione sciistica di Sella Nevea, il luogo è noto per le sue celeberrime malghe ed è una piacevole meta escursionistica in tutte le stagioni. Durante l'estate si è in grado di apprezzare la natura incontaminata e la perfetta sobrietà delle rocce, che emergono come bastioni dal verde dei pascoli. Si gustano inoltre i prodotti tipici delle malghe, come il latte, il formaggio e lo yogurt, che più freschi di qui, non è proprio possibile trovarne. D'inverno, la chiusura stagionale alle auto della strada d'accesso, permette di calarsi in una pace profonda e immensa: Il Montasio diviene la meta ideale per lo sci alpinismo o per una passeggiata con le racchette da neve. Luoghi dove fare una puntatina: Parco Avventura di Sella Nevea, Museo della Grande Guerra di Montagna, Ciclovia Alpe Adria (collegamento Salisburgo-Grado), Lago di Cave, Foresta di Tarvisio, Massiccio del Canin (sci alpino, sci alpinismo e snowboard). L'evento principale l'Estremamente Parco (si svolge a giugno ed è un trekking attraverso le Prealpi Giulie). La gastronomia del luogo: Montasio Dop, prodotto nell'altopiano fin dal 1200. Latte bovino, minimo 60 giorni di stagionatura, si distingue in fresco, mezzano e stravecchio. È l'ingrediente principale del Frico, piatto tipico a base di formaggio, burro e lardo, servito sotto forma di snack (aperitivo) o frittata, come secondo. I vini sono il Friuli Grave ed il Colli Orientali del Friuli (bianco, rosso, passito). L'Altopiano del Montasio è all'esordio assoluto al Giro d'Italia.

Cordenons

Comune di 18.400 abitanti della provincia di Pordenone in Friuli-Venezia Giulia, Cordenons è un punto di incontro; infatti nel territorio comunale si fondono due grandi ecosistemi diversi e al contempo strettamente collegati: Magredi e Risorgive. Fondata nel II secolo a.C. con il nome di Curtis Naonis, da "coorte" e Naon, il fiume, il territorio dell'attuale comune di Cordenons cominciò ad essere abitato intorno al 1000 a.C. dalla popolazione dei Veneti, proveniente dall'attuale Repubblica Ceca, che si stabilizzò in tutta la Pianura Padana. Tra i luoghi da visitare sono parecchi gli edifici religiosi, come la Chiesa di San Pietro Apostolo, la Chiesa di San Giacomo Apostolo, la Chiesa di San Giovanni Battista, la Chiesa di Santa Maria Maggiore o Chiesa di Santa Giovanna D'Arco, eretta nel 1928 dai contadini villadarchesi. Villa Badini Pasqualini è un tipico esempio di villa veneta, con alcune soluzioni architettoniche risalenti alla seconda metà del Seicento, antica residenza estiva della nobile famiglia Badini mentre Villa Galvani è la residenza di una delle più famose famiglie imprenditoriali del luogo, con all'interno un enorme e meraviglioso parco. Tra gli eventi sono da rimarcare il Palio di maggio con la Corsa con sediol (una sorta di carriola) ed i falò del 5 gennaio. Fiorente il settore agricolo, di tradizione quello ceramico e cartiero, Cordenons è al suo primo appuntamento assoluto con il Giro d'Italia.

Altopiano del Montasio

Borgo medievale di Chiusaforte e stazione sciistica di Sella Nevea, il luogo è noto per le sue celeberrime malghe ed è una piacevole meta escursionistica in tutte le stagioni. Durante l'estate si è in grado di apprezzare la natura incontaminata e la perfetta sobrietà delle rocce, che emergono come bastioni dal verde dei pascoli. Si gustano inoltre i prodotti tipici delle malghe, come il latte, il formaggio e lo yogurt, che più freschi di qui, non è proprio possibile trovarne. D'inverno, la chiusura stagionale alle auto della strada d'accesso, permette di calarsi in una pace profonda e immensa: Il Montasio diviene la meta ideale per lo sci alpinismo o per una passeggiata con le racchette da neve. Luoghi dove fare una puntatina: Parco Avventura di Sella Nevea, Museo della Grande Guerra di Montagna, Ciclovia Alpe Adria (collegamento Salisburgo-Grado), Lago di Cave, Foresta di Tarvisio, Massiccio del Canin (sci alpino, sci alpinismo e snowboard). L'evento principale l'Estremamente Parco (si svolge a giugno ed è un trekking attraverso le Prealpi Giulie). La gastronomia del luogo: Montasio Dop, prodotto nell'altopiano fin dal 1200. Latte bovino, minimo 60 giorni di stagionatura, si distingue in fresco, mezzano e stravecchio. È l'ingrediente principale del Frico, piatto tipico a base di formaggio, burro e lardo, servito sotto forma di snack (aperitivo) o frittata, come secondo. I vini sono il Friuli Grave ed il Colli Orientali del Friuli (bianco, rosso, passito). L'Altopiano del Montasio è all'esordio assoluto al Giro d'Italia.

Cordenons

Comune di 18.400 abitanti della provincia di Pordenone in Friuli-Venezia Giulia, Cordenons è un punto di incontro; infatti nel territorio comunale si fondono due grandi ecosistemi diversi e al contempo strettamente collegati: Magredi e Risorgive. Fondata nel II secolo a.C. con il nome di Curtis Naonis, da "coorte" e Naon, il fiume, il territorio dell'attuale comune di Cordenons cominciò ad essere abitato intorno al 1000 a.C. dalla popolazione dei Veneti, proveniente dall'attuale Repubblica Ceca, che si stabilizzò in tutta la Pianura Padana. Tra i luoghi da visitare sono parecchi gli edifici religiosi, come la Chiesa di San Pietro Apostolo, la Chiesa di San Giacomo Apostolo, la Chiesa di San Giovanni Battista, la Chiesa di Santa Maria Maggiore o Chiesa di Santa Giovanna D'Arco, eretta nel 1928 dai contadini villadarchesi. Villa Badini Pasqualini è un tipico esempio di villa veneta, con alcune soluzioni architettoniche risalenti alla seconda metà del Seicento, antica residenza estiva della nobile famiglia Badini mentre Villa Galvani è la residenza di una delle più famose famiglie imprenditoriali del luogo, con all'interno un enorme e meraviglioso parco. Tra gli eventi sono da rimarcare il Palio di maggio con la Corsa con sediol (una sorta di carriola) ed i falò del 5 gennaio. Fiorente il settore agricolo, di tradizione quello ceramico e cartiero, Cordenons è al suo primo appuntamento assoluto con il Giro d'Italia.

Altopiano del Montasio

Borgo medievale di Chiusaforte e stazione sciistica di Sella Nevea, il luogo è noto per le sue celeberrime malghe ed è una piacevole meta escursionistica in tutte le stagioni. Durante l'estate si è in grado di apprezzare la natura incontaminata e la perfetta sobrietà delle rocce, che emergono come bastioni dal verde dei pascoli. Si gustano inoltre i prodotti tipici delle malghe, come il latte, il formaggio e lo yogurt, che più freschi di qui, non è proprio possibile trovarne. D'inverno, la chiusura stagionale alle auto della strada d'accesso, permette di calarsi in una pace profonda e immensa: Il Montasio diviene la meta ideale per lo sci alpinismo o per una passeggiata con le racchette da neve. Luoghi dove fare una puntatina: Parco Avventura di Sella Nevea, Museo della Grande Guerra di Montagna, Ciclovia Alpe Adria (collegamento Salisburgo-Grado), Lago di Cave, Foresta di Tarvisio, Massiccio del Canin (sci alpino, sci alpinismo e snowboard). L'evento principale l'Estremamente Parco (si svolge a giugno ed è un trekking attraverso le Prealpi Giulie). La gastronomia del luogo: Montasio Dop, prodotto nell'altopiano fin dal 1200. Latte bovino, minimo 60 giorni di stagionatura, si distingue in fresco, mezzano e stravecchio. È l'ingrediente principale del Frico, piatto tipico a base di formaggio, burro e lardo, servito sotto forma di snack (aperitivo) o frittata, come secondo. I vini sono il Friuli Grave ed il Colli Orientali del Friuli (bianco, rosso, passito). L'Altopiano del Montasio è all'esordio assoluto al Giro d'Italia.

Meteo

12.35 - Cordenons
15.35 - Tolmezzo
17.15 - Altopiano del Montasio

Soggetti Alternativi

Debutto al Giro per questo 23enne polacco alla terza stagione nelle file della Saxo. Buon scalatore, messosi il luce in Italia grazie alla militanza nel Gragnano, con cui ha vinto la Firenze-Viareggio nel 2009, conquistato il 3° posto al Pesche Nettarine 2010, due podi alla Bologna-Raticosa e piazzamenti nei dieci anche a Capodarco (8°) e Recioto (9°), ha precedentemente partecipato due volte alla Vuelta di Spagna, ritirandosi nella prima occasione. Lo scorso anno però si mise in ottima evidenza, risultando uno dei migliori gregari di Alberto Contador. Non ha ancora vinto tra i professionisti e la corsa rosa di quest'anno rappresenta per lui la prima grande occasione per dimostrare le sue qualità in un grande giro. E per ribadire, a suon di scatti: "Majkapito bene?"

Vivian Ghianni

Debutto al Giro per questo 23enne polacco alla terza stagione nelle file della Saxo. Buon scalatore, messosi il luce in Italia grazie alla militanza nel Gragnano, con cui ha vinto la Firenze-Viareggio nel 2009, conquistato il 3° posto al Pesche Nettarine 2010, due podi alla Bologna-Raticosa e piazzamenti nei dieci anche a Capodarco (8°) e Recioto (9°), ha precedentemente partecipato due volte alla Vuelta di Spagna, ritirandosi nella prima occasione. Lo scorso anno però si mise in ottima evidenza, risultando uno dei migliori gregari di Alberto Contador. Non ha ancora vinto tra i professionisti e la corsa rosa di quest'anno rappresenta per lui la prima grande occasione per dimostrare le sue qualità in un grande giro. E per ribadire, a suon di scatti: "Majkapito bene?"

Debutto al Giro per questo 23enne polacco alla terza stagione nelle file della Saxo. Buon scalatore, messosi il luce in Italia grazie alla militanza nel Gragnano, con cui ha vinto la Firenze-Viareggio nel 2009, conquistato il 3° posto al Pesche Nettarine 2010, due podi alla Bologna-Raticosa e piazzamenti nei dieci anche a Capodarco (8°) e Recioto (9°), ha precedentemente partecipato due volte alla Vuelta di Spagna, ritirandosi nella prima occasione. Lo scorso anno però si mise in ottima evidenza, risultando uno dei migliori gregari di Alberto Contador. Non ha ancora vinto tra i professionisti e la corsa rosa di quest'anno rappresenta per lui la prima grande occasione per dimostrare le sue qualità in un grande giro. E per ribadire, a suon di scatti: "Majkapito bene?"

Debutto al Giro per questo 23enne polacco alla terza stagione nelle file della Saxo. Buon scalatore, messosi il luce in Italia grazie alla militanza nel Gragnano, con cui ha vinto la Firenze-Viareggio nel 2009, conquistato il 3° posto al Pesche Nettarine 2010, due podi alla Bologna-Raticosa e piazzamenti nei dieci anche a Capodarco (8°) e Recioto (9°), ha precedentemente partecipato due volte alla Vuelta di Spagna, ritirandosi nella prima occasione. Lo scorso anno però si mise in ottima evidenza, risultando uno dei migliori gregari di Alberto Contador. Non ha ancora vinto tra i professionisti e la corsa rosa di quest'anno rappresenta per lui la prima grande occasione per dimostrare le sue qualità in un grande giro. E per ribadire, a suon di scatti: "Majkapito bene?"

Debutto al Giro per questo 23enne polacco alla terza stagione nelle file della Saxo. Buon scalatore, messosi il luce in Italia grazie alla militanza nel Gragnano, con cui ha vinto la Firenze-Viareggio nel 2009, conquistato il 3° posto al Pesche Nettarine 2010, due podi alla Bologna-Raticosa e piazzamenti nei dieci anche a Capodarco (8°) e Recioto (9°), ha precedentemente partecipato due volte alla Vuelta di Spagna, ritirandosi nella prima occasione. Lo scorso anno però si mise in ottima evidenza, risultando uno dei migliori gregari di Alberto Contador. Non ha ancora vinto tra i professionisti e la corsa rosa di quest'anno rappresenta per lui la prima grande occasione per dimostrare le sue qualità in un grande giro. E per ribadire, a suon di scatti: "Majkapito bene?"

Debutto al Giro per questo 23enne polacco alla terza stagione nelle file della Saxo. Buon scalatore, messosi il luce in Italia grazie alla militanza nel Gragnano, con cui ha vinto la Firenze-Viareggio nel 2009, conquistato il 3° posto al Pesche Nettarine 2010, due podi alla Bologna-Raticosa e piazzamenti nei dieci anche a Capodarco (8°) e Recioto (9°), ha precedentemente partecipato due volte alla Vuelta di Spagna, ritirandosi nella prima occasione. Lo scorso anno però si mise in ottima evidenza, risultando uno dei migliori gregari di Alberto Contador. Non ha ancora vinto tra i professionisti e la corsa rosa di quest'anno rappresenta per lui la prima grande occasione per dimostrare le sue qualità in un grande giro. E per ribadire, a suon di scatti: "Majkapito bene?"

GiroTweet

 

@maurosanta84: Giorno di riposo al @giroditaIia passato nel vero senso della parola dormire mangiare massaggi nel più totale relax! E da domani di riprende!

@CriSale85: Bilancio della prima settimana di Giro: 4 cadute e tanta acqua! Ora vediamo di cominciare a fare sul serio (Anche perché l'asfalto è duro!)

@alexdowsett: Di solito prima di una tappa di montagna mi chiedo, "compact o pignone da 29?" Per domani mi sono detto "compact e pignone da 29" #gulp

@mtjallingii: Programma pieno: dormito fino a quando gli ispettori antidoping hanno bussato alla porta, mangiato, pedalato, intervista sulla dieta vegetariana, massaggio, mangiato di nuovo e chiamata a casa #giro #restday

@golasmichal: Sarà bello vedere tutti quei tweet sulla salita finale! #opqsgiro #sufferwell

@Manuel700 (Manuel Bongiorno): @stefanopirazzi si prepara per la tappa... #magliaazzurra pic.twitter.com/9i7rhMRkvQ

@PippoPozzato: Oggi 10ª tappa... vi dico solo che ho montato il 36x28.... E non so perché, ma so già.... Che non basterà....

@CadelEvans: Si torna al lavoro qui al Giro. I giorni di riposo passano sempre velocemente. Le vere montagne iniziano ora... #giro

Che cosa sono le nuvole? (Pier Paolo Pasolini, 1967)

Che cosa sono le nuvole? © www.antoniodecurtis.orgAvremmo anche potuto, in una rubrica che si occupa (in maniera quanto si voglia laterale, ma lo fa) di cinema italiano, evitare di dedicare una puntata a Pier Paolo Pasolini. Esponendoci certo a un crollo di credibilità, ma avremmo potuto evitare. Però se il disegno del Giro porta la carovana rosa a passare da Casarsa della Delizia, incentrare un focus su PPP diventa un obbligo non eludibile: perché proprio lì, nel cuore del Friuli, il poeta vissuto tra il 1922 e il 1975 aveva le sue radici. Tanto da diventare anche uno dei più importanti (di sicuro il più famoso) letterati che si siano espressi nel dialetto furlan. Parliamo di poeta riallacciandoci a quella che fu la realtà e non solo l'orazione funebre di Moravia («Abbiamo perso prima di tutto un poeta... e di poeti non ce ne sono molti... ne nascono tre o quattro in un secolo!») in morte di Pasolini. La poesia che ha permeato l'opera dell'autore friulano erompe furiosa e necessaria in tutto il suo percorso cinematografico, ma sono riconoscibili alcuni picchi di sublime incontestabile. Capriccio all'italiana (ennesimo film "all'italiana") raccoglieva episodi di diversi autori, poco dopo la metà dei '60, in un film debole debole nel suo complesso: Bolognini (due episodi), i "colonnelli" Steno e Monicelli (uno a testa), Franco Rossi e l'animatore Pino Zac (un episodio realizzato insieme) girarono con la mano sinistra delle gag stiracchiate e senza mordente, insomma il classico lavoro alimentare tra un film vero e l'altro. In questo discutibile ensemble, spicca l'episodio girato da Pasolini con Totò (all'ultima apparizione in un film) e l'immancabile Ninetto Davoli, e con l'amica Laura Betti, la teatrale Adriana Asti, gli inaspettati Franco&Ciccio, e Domenico Modugno che oltre a recitare canta la struggente canzone (testo di PPP) che prende il titolo dall'episodio: Che cosa sono le nuvole? Una domanda che si pone, nella sua candida ingenuità, Ninetto, che qui interpreta Otello, spinto all'atto di estrema gelosia dal perfido Iago (un Totò pitturato di verde) ai danni della dolce Ofelia/Betti. Che c'è di strano in questa rappresentazione shakespeariana? Il fatto che tutti i personaggi riprodotti da Pasolini siano delle marionette (anche se animate), e che all'atto della recita nel teatrino popolare, il pubblico si ribelli allo straziante epilogo immaginato dal Bardo inglese. E in questa rivolta in effigie contro la cattiveria e l'invidia dei vecchi che rovina la vita e il futuro dei più giovani (e siamo a pochi mesi dal '68...), vengono danneggiate appunto le marionette di Otello e di Iago. L'impresario decide di sbarazzarsene e incarica lo spazzino (Modugno) di portarle in discarica. Pronte quindi ad essere gettate via, ma al contempo a scoprire il cielo, mai visto prima. E le nuvole. Un finale emozionante, commovente, che acquista valore ad ogni nuova visione e che recapita il multiforme messaggio di Pasolini, riconducendolo in fondo a un'unica amara riflessione: perché abbiamo perso così presto un tale gigante dell'arte?

Marco Grassi

La classifica al contrario

 

È grand'Italia nella novantaseiesima edizione della corsa rosa; nella tappa di Firenze fuga decisiva a quattro, con due uomini Androni e due Bardiani. Vanno in casa Reverberi il successo con Edoardo Zardini e il terzo posto con Marco Canola, entrambi debuttanti, bravissimi ad inframezzarsi nelle posizioni migliori rispetto alla coppia dei discepoli di Savio, ossia Giairo Ermeti, secondo dopo aver cercato di avvantaggiarsi nelle prime pedalate di giornata, e Mattia Gavazzi, per il quale son finiti gli aggettivi che descrivono la competitività.

A difendere la globalizzazione del Giro ci ha pensato il primo straniero al traguardo, l'olandese della Vacansoleil Maurits Lammertink; il giovane batavo ha regolato un folto gruppo in cui erano presenti diversi velocisti come Bouhanni, Viviani ed Appollonio. Il loro distacco è stato di 3'36" mentre l'ultimo di tappa, il russo Maxim Belkov, ha pagato 23'06".

Nella generale incrementa, come ovvio che sia, Mattia Gavazzi che ha ora ben 7'15" su Jack Bobridge della Blanco e 9'59" su Rafael Andriato della Fantini; con il ritiro di Chicchi, gli uomini di Scinto possono contare solo sul brasiliano per la generale. Per l'abbandono del toscano sale al quarto posto Kenny Dehaes della Lotto, lontano 15'27", mentre entra nelle posizioni buone Adam Blythe della Bmc, quinto a 16'14". Chiude la graduatoria Vincenzo Nibali, il cui ritardo oltrepassa la barriera delle due ore, precisamente 2h01'02". 

La tappa friulana è il primo, vero banco di prova per chi ambisce al titolo e sono previsti sviluppi scoppiettanti; i distacchi si conteranno sull'ordine dei minuti e la leadership di Gavazzi verrà messa a rischio dal lavoro congiunto delle altre squadre. Non ci resta che attendere il via alle danze, anche perché alcuni favoriti della vigilia - Miguel Mínguez dell'Euskaltel, Pim Lightart della Vacansoleil e Gert Steegmans dell'Omega - pagano un ritardo abissale, mentre le speranze di Taylor Phinney sono oramai prossime allo zero.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

 

È grand'Italia nella novantaseiesima edizione della corsa rosa; nella tappa di Firenze fuga decisiva a quattro, con due uomini Androni e due Bardiani. Vanno in casa Reverberi il successo con Edoardo Zardini e il terzo posto con Marco Canola, entrambi debuttanti, bravissimi ad inframezzarsi nelle posizioni migliori rispetto alla coppia dei discepoli di Savio, ossia Giairo Ermeti, secondo dopo aver cercato di avvantaggiarsi nelle prime pedalate di giornata, e Mattia Gavazzi, per il quale son finiti gli aggettivi che descrivono la competitività.

A difendere la globalizzazione del Giro ci ha pensato il primo straniero al traguardo, l'olandese della Vacansoleil Maurits Lammertink; il giovane batavo ha regolato un folto gruppo in cui erano presenti diversi velocisti come Bouhanni, Viviani ed Appollonio. Il loro distacco è stato di 3'36" mentre l'ultimo di tappa, il russo Maxim Belkov, ha pagato 23'06".

Nella generale incrementa, come ovvio che sia, Mattia Gavazzi che ha ora ben 7'15" su Jack Bobridge della Blanco e 9'59" su Rafael Andriato della Fantini; con il ritiro di Chicchi, gli uomini di Scinto possono contare solo sul brasiliano per la generale. Per l'abbandono del toscano sale al quarto posto Kenny Dehaes della Lotto, lontano 15'27", mentre entra nelle posizioni buone Adam Blythe della Bmc, quinto a 16'14". Chiude la graduatoria Vincenzo Nibali, il cui ritardo oltrepassa la barriera delle due ore, precisamente 2h01'02". 

La tappa friulana è il primo, vero banco di prova per chi ambisce al titolo e sono previsti sviluppi scoppiettanti; i distacchi si conteranno sull'ordine dei minuti e la leadership di Gavazzi verrà messa a rischio dal lavoro congiunto delle altre squadre. Non ci resta che attendere il via alle danze, anche perché alcuni favoriti della vigilia - Miguel Mínguez dell'Euskaltel, Pim Lightart della Vacansoleil e Gert Steegmans dell'Omega - pagano un ritardo abissale, mentre le speranze di Taylor Phinney sono oramai prossime allo zero.

Alberto Vigonesi

Che cosa sono le nuvole? (Pier Paolo Pasolini, 1967)

Che cosa sono le nuvole? © www.antoniodecurtis.orgAvremmo anche potuto, in una rubrica che si occupa (in maniera quanto si voglia laterale, ma lo fa) di cinema italiano, evitare di dedicare una puntata a Pier Paolo Pasolini. Esponendoci certo a un crollo di credibilità, ma avremmo potuto evitare. Però se il disegno del Giro porta la carovana rosa a passare da Casarsa della Delizia, incentrare un focus su PPP diventa un obbligo non eludibile: perché proprio lì, nel cuore del Friuli, il poeta vissuto tra il 1922 e il 1975 aveva le sue radici. Tanto da diventare anche uno dei più importanti (di sicuro il più famoso) letterati che si siano espressi nel dialetto furlan. Parliamo di poeta riallacciandoci a quella che fu la realtà e non solo l'orazione funebre di Moravia («Abbiamo perso prima di tutto un poeta... e di poeti non ce ne sono molti... ne nascono tre o quattro in un secolo!») in morte di Pasolini. La poesia che ha permeato l'opera dell'autore friulano erompe furiosa e necessaria in tutto il suo percorso cinematografico, ma sono riconoscibili alcuni picchi di sublime incontestabile. Capriccio all'italiana (ennesimo film "all'italiana") raccoglieva episodi di diversi autori, poco dopo la metà dei '60, in un film debole debole nel suo complesso: Bolognini (due episodi), i "colonnelli" Steno e Monicelli (uno a testa), Franco Rossi e l'animatore Pino Zac (un episodio realizzato insieme) girarono con la mano sinistra delle gag stiracchiate e senza mordente, insomma il classico lavoro alimentare tra un film vero e l'altro. In questo discutibile ensemble, spicca l'episodio girato da Pasolini con Totò (all'ultima apparizione in un film) e l'immancabile Ninetto Davoli, e con l'amica Laura Betti, la teatrale Adriana Asti, gli inaspettati Franco&Ciccio, e Domenico Modugno che oltre a recitare canta la struggente canzone (testo di PPP) che prende il titolo dall'episodio: Che cosa sono le nuvole? Una domanda che si pone, nella sua candida ingenuità, Ninetto, che qui interpreta Otello, spinto all'atto di estrema gelosia dal perfido Iago (un Totò pitturato di verde) ai danni della dolce Ofelia/Betti. Che c'è di strano in questa rappresentazione shakespeariana? Il fatto che tutti i personaggi riprodotti da Pasolini siano delle marionette (anche se animate), e che all'atto della recita nel teatrino popolare, il pubblico si ribelli allo straziante epilogo immaginato dal Bardo inglese. E in questa rivolta in effigie contro la cattiveria e l'invidia dei vecchi che rovina la vita e il futuro dei più giovani (e siamo a pochi mesi dal '68...), vengono danneggiate appunto le marionette di Otello e di Iago. L'impresario decide di sbarazzarsene e incarica lo spazzino (Modugno) di portarle in discarica. Pronte quindi ad essere gettate via, ma al contempo a scoprire il cielo, mai visto prima. E le nuvole. Un finale emozionante, commovente, che acquista valore ad ogni nuova visione e che recapita il multiforme messaggio di Pasolini, riconducendolo in fondo a un'unica amara riflessione: perché abbiamo perso così presto un tale gigante dell'arte?

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna GiroNotes 2013 - 10a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 10a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 10a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 10a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 10a tappa

Che cosa sono le nuvole? (Pier Paolo Pasolini, 1967)

Che cosa sono le nuvole? © www.antoniodecurtis.orgAvremmo anche potuto, in una rubrica che si occupa (in maniera quanto si voglia laterale, ma lo fa) di cinema italiano, evitare di dedicare una puntata a Pier Paolo Pasolini. Esponendoci certo a un crollo di credibilità, ma avremmo potuto evitare. Però se il disegno del Giro porta la carovana rosa a passare da Casarsa della Delizia, incentrare un focus su PPP diventa un obbligo non eludibile: perché proprio lì, nel cuore del Friuli, il poeta vissuto tra il 1922 e il 1975 aveva le sue radici. Tanto da diventare anche uno dei più importanti (di sicuro il più famoso) letterati che si siano espressi nel dialetto furlan. Parliamo di poeta riallacciandoci a quella che fu la realtà e non solo l'orazione funebre di Moravia («Abbiamo perso prima di tutto un poeta... e di poeti non ce ne sono molti... ne nascono tre o quattro in un secolo!») in morte di Pasolini. La poesia che ha permeato l'opera dell'autore friulano erompe furiosa e necessaria in tutto il suo percorso cinematografico, ma sono riconoscibili alcuni picchi di sublime incontestabile. Capriccio all'italiana (ennesimo film "all'italiana") raccoglieva episodi di diversi autori, poco dopo la metà dei '60, in un film debole debole nel suo complesso: Bolognini (due episodi), i "colonnelli" Steno e Monicelli (uno a testa), Franco Rossi e l'animatore Pino Zac (un episodio realizzato insieme) girarono con la mano sinistra delle gag stiracchiate e senza mordente, insomma il classico lavoro alimentare tra un film vero e l'altro. In questo discutibile ensemble, spicca l'episodio girato da Pasolini con Totò (all'ultima apparizione in un film) e l'immancabile Ninetto Davoli, e con l'amica Laura Betti, la teatrale Adriana Asti, gli inaspettati Franco&Ciccio, e Domenico Modugno che oltre a recitare canta la struggente canzone (testo di PPP) che prende il titolo dall'episodio: Che cosa sono le nuvole? Una domanda che si pone, nella sua candida ingenuità, Ninetto, che qui interpreta Otello, spinto all'atto di estrema gelosia dal perfido Iago (un Totò pitturato di verde) ai danni della dolce Ofelia/Betti. Che c'è di strano in questa rappresentazione shakespeariana? Il fatto che tutti i personaggi riprodotti da Pasolini siano delle marionette (anche se animate), e che all'atto della recita nel teatrino popolare, il pubblico si ribelli allo straziante epilogo immaginato dal Bardo inglese. E in questa rivolta in effigie contro la cattiveria e l'invidia dei vecchi che rovina la vita e il futuro dei più giovani (e siamo a pochi mesi dal '68...), vengono danneggiate appunto le marionette di Otello e di Iago. L'impresario decide di sbarazzarsene e incarica lo spazzino (Modugno) di portarle in discarica. Pronte quindi ad essere gettate via, ma al contempo a scoprire il cielo, mai visto prima. E le nuvole. Un finale emozionante, commovente, che acquista valore ad ogni nuova visione e che recapita il multiforme messaggio di Pasolini, riconducendolo in fondo a un'unica amara riflessione: perché abbiamo perso così presto un tale gigante dell'arte?

Marco Grassi

La classifica al contrario

 

È grand'Italia nella novantaseiesima edizione della corsa rosa; nella tappa di Firenze fuga decisiva a quattro, con due uomini Androni e due Bardiani. Vanno in casa Reverberi il successo con Edoardo Zardini e il terzo posto con Marco Canola, entrambi debuttanti, bravissimi ad inframezzarsi nelle posizioni migliori rispetto alla coppia dei discepoli di Savio, ossia Giairo Ermeti, secondo dopo aver cercato di avvantaggiarsi nelle prime pedalate di giornata, e Mattia Gavazzi, per il quale son finiti gli aggettivi che descrivono la competitività.

A difendere la globalizzazione del Giro ci ha pensato il primo straniero al traguardo, l'olandese della Vacansoleil Maurits Lammertink; il giovane batavo ha regolato un folto gruppo in cui erano presenti diversi velocisti come Bouhanni, Viviani ed Appollonio. Il loro distacco è stato di 3'36" mentre l'ultimo di tappa, il russo Maxim Belkov, ha pagato 23'06".

Nella generale incrementa, come ovvio che sia, Mattia Gavazzi che ha ora ben 7'15" su Jack Bobridge della Blanco e 9'59" su Rafael Andriato della Fantini; con il ritiro di Chicchi, gli uomini di Scinto possono contare solo sul brasiliano per la generale. Per l'abbandono del toscano sale al quarto posto Kenny Dehaes della Lotto, lontano 15'27", mentre entra nelle posizioni buone Adam Blythe della Bmc, quinto a 16'14". Chiude la graduatoria Vincenzo Nibali, il cui ritardo oltrepassa la barriera delle due ore, precisamente 2h01'02". 

La tappa friulana è il primo, vero banco di prova per chi ambisce al titolo e sono previsti sviluppi scoppiettanti; i distacchi si conteranno sull'ordine dei minuti e la leadership di Gavazzi verrà messa a rischio dal lavoro congiunto delle altre squadre. Non ci resta che attendere il via alle danze, anche perché alcuni favoriti della vigilia - Miguel Mínguez dell'Euskaltel, Pim Lightart della Vacansoleil e Gert Steegmans dell'Omega - pagano un ritardo abissale, mentre le speranze di Taylor Phinney sono oramai prossime allo zero.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

 

È grand'Italia nella novantaseiesima edizione della corsa rosa; nella tappa di Firenze fuga decisiva a quattro, con due uomini Androni e due Bardiani. Vanno in casa Reverberi il successo con Edoardo Zardini e il terzo posto con Marco Canola, entrambi debuttanti, bravissimi ad inframezzarsi nelle posizioni migliori rispetto alla coppia dei discepoli di Savio, ossia Giairo Ermeti, secondo dopo aver cercato di avvantaggiarsi nelle prime pedalate di giornata, e Mattia Gavazzi, per il quale son finiti gli aggettivi che descrivono la competitività.

A difendere la globalizzazione del Giro ci ha pensato il primo straniero al traguardo, l'olandese della Vacansoleil Maurits Lammertink; il giovane batavo ha regolato un folto gruppo in cui erano presenti diversi velocisti come Bouhanni, Viviani ed Appollonio. Il loro distacco è stato di 3'36" mentre l'ultimo di tappa, il russo Maxim Belkov, ha pagato 23'06".

Nella generale incrementa, come ovvio che sia, Mattia Gavazzi che ha ora ben 7'15" su Jack Bobridge della Blanco e 9'59" su Rafael Andriato della Fantini; con il ritiro di Chicchi, gli uomini di Scinto possono contare solo sul brasiliano per la generale. Per l'abbandono del toscano sale al quarto posto Kenny Dehaes della Lotto, lontano 15'27", mentre entra nelle posizioni buone Adam Blythe della Bmc, quinto a 16'14". Chiude la graduatoria Vincenzo Nibali, il cui ritardo oltrepassa la barriera delle due ore, precisamente 2h01'02". 

La tappa friulana è il primo, vero banco di prova per chi ambisce al titolo e sono previsti sviluppi scoppiettanti; i distacchi si conteranno sull'ordine dei minuti e la leadership di Gavazzi verrà messa a rischio dal lavoro congiunto delle altre squadre. Non ci resta che attendere il via alle danze, anche perché alcuni favoriti della vigilia - Miguel Mínguez dell'Euskaltel, Pim Lightart della Vacansoleil e Gert Steegmans dell'Omega - pagano un ritardo abissale, mentre le speranze di Taylor Phinney sono oramai prossime allo zero.

Alberto Vigonesi

Che cosa sono le nuvole? (Pier Paolo Pasolini, 1967)

Che cosa sono le nuvole? © www.antoniodecurtis.orgAvremmo anche potuto, in una rubrica che si occupa (in maniera quanto si voglia laterale, ma lo fa) di cinema italiano, evitare di dedicare una puntata a Pier Paolo Pasolini. Esponendoci certo a un crollo di credibilità, ma avremmo potuto evitare. Però se il disegno del Giro porta la carovana rosa a passare da Casarsa della Delizia, incentrare un focus su PPP diventa un obbligo non eludibile: perché proprio lì, nel cuore del Friuli, il poeta vissuto tra il 1922 e il 1975 aveva le sue radici. Tanto da diventare anche uno dei più importanti (di sicuro il più famoso) letterati che si siano espressi nel dialetto furlan. Parliamo di poeta riallacciandoci a quella che fu la realtà e non solo l'orazione funebre di Moravia («Abbiamo perso prima di tutto un poeta... e di poeti non ce ne sono molti... ne nascono tre o quattro in un secolo!») in morte di Pasolini. La poesia che ha permeato l'opera dell'autore friulano erompe furiosa e necessaria in tutto il suo percorso cinematografico, ma sono riconoscibili alcuni picchi di sublime incontestabile. Capriccio all'italiana (ennesimo film "all'italiana") raccoglieva episodi di diversi autori, poco dopo la metà dei '60, in un film debole debole nel suo complesso: Bolognini (due episodi), i "colonnelli" Steno e Monicelli (uno a testa), Franco Rossi e l'animatore Pino Zac (un episodio realizzato insieme) girarono con la mano sinistra delle gag stiracchiate e senza mordente, insomma il classico lavoro alimentare tra un film vero e l'altro. In questo discutibile ensemble, spicca l'episodio girato da Pasolini con Totò (all'ultima apparizione in un film) e l'immancabile Ninetto Davoli, e con l'amica Laura Betti, la teatrale Adriana Asti, gli inaspettati Franco&Ciccio, e Domenico Modugno che oltre a recitare canta la struggente canzone (testo di PPP) che prende il titolo dall'episodio: Che cosa sono le nuvole? Una domanda che si pone, nella sua candida ingenuità, Ninetto, che qui interpreta Otello, spinto all'atto di estrema gelosia dal perfido Iago (un Totò pitturato di verde) ai danni della dolce Ofelia/Betti. Che c'è di strano in questa rappresentazione shakespeariana? Il fatto che tutti i personaggi riprodotti da Pasolini siano delle marionette (anche se animate), e che all'atto della recita nel teatrino popolare, il pubblico si ribelli allo straziante epilogo immaginato dal Bardo inglese. E in questa rivolta in effigie contro la cattiveria e l'invidia dei vecchi che rovina la vita e il futuro dei più giovani (e siamo a pochi mesi dal '68...), vengono danneggiate appunto le marionette di Otello e di Iago. L'impresario decide di sbarazzarsene e incarica lo spazzino (Modugno) di portarle in discarica. Pronte quindi ad essere gettate via, ma al contempo a scoprire il cielo, mai visto prima. E le nuvole. Un finale emozionante, commovente, che acquista valore ad ogni nuova visione e che recapita il multiforme messaggio di Pasolini, riconducendolo in fondo a un'unica amara riflessione: perché abbiamo perso così presto un tale gigante dell'arte?

Marco Grassi

La classifica al contrario

 

È grand'Italia nella novantaseiesima edizione della corsa rosa; nella tappa di Firenze fuga decisiva a quattro, con due uomini Androni e due Bardiani. Vanno in casa Reverberi il successo con Edoardo Zardini e il terzo posto con Marco Canola, entrambi debuttanti, bravissimi ad inframezzarsi nelle posizioni migliori rispetto alla coppia dei discepoli di Savio, ossia Giairo Ermeti, secondo dopo aver cercato di avvantaggiarsi nelle prime pedalate di giornata, e Mattia Gavazzi, per il quale son finiti gli aggettivi che descrivono la competitività.

A difendere la globalizzazione del Giro ci ha pensato il primo straniero al traguardo, l'olandese della Vacansoleil Maurits Lammertink; il giovane batavo ha regolato un folto gruppo in cui erano presenti diversi velocisti come Bouhanni, Viviani ed Appollonio. Il loro distacco è stato di 3'36" mentre l'ultimo di tappa, il russo Maxim Belkov, ha pagato 23'06".

Nella generale incrementa, come ovvio che sia, Mattia Gavazzi che ha ora ben 7'15" su Jack Bobridge della Blanco e 9'59" su Rafael Andriato della Fantini; con il ritiro di Chicchi, gli uomini di Scinto possono contare solo sul brasiliano per la generale. Per l'abbandono del toscano sale al quarto posto Kenny Dehaes della Lotto, lontano 15'27", mentre entra nelle posizioni buone Adam Blythe della Bmc, quinto a 16'14". Chiude la graduatoria Vincenzo Nibali, il cui ritardo oltrepassa la barriera delle due ore, precisamente 2h01'02". 

La tappa friulana è il primo, vero banco di prova per chi ambisce al titolo e sono previsti sviluppi scoppiettanti; i distacchi si conteranno sull'ordine dei minuti e la leadership di Gavazzi verrà messa a rischio dal lavoro congiunto delle altre squadre. Non ci resta che attendere il via alle danze, anche perché alcuni favoriti della vigilia - Miguel Mínguez dell'Euskaltel, Pim Lightart della Vacansoleil e Gert Steegmans dell'Omega - pagano un ritardo abissale, mentre le speranze di Taylor Phinney sono oramai prossime allo zero.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

 

È grand'Italia nella novantaseiesima edizione della corsa rosa; nella tappa di Firenze fuga decisiva a quattro, con due uomini Androni e due Bardiani. Vanno in casa Reverberi il successo con Edoardo Zardini e il terzo posto con Marco Canola, entrambi debuttanti, bravissimi ad inframezzarsi nelle posizioni migliori rispetto alla coppia dei discepoli di Savio, ossia Giairo Ermeti, secondo dopo aver cercato di avvantaggiarsi nelle prime pedalate di giornata, e Mattia Gavazzi, per il quale son finiti gli aggettivi che descrivono la competitività.

A difendere la globalizzazione del Giro ci ha pensato il primo straniero al traguardo, l'olandese della Vacansoleil Maurits Lammertink; il giovane batavo ha regolato un folto gruppo in cui erano presenti diversi velocisti come Bouhanni, Viviani ed Appollonio. Il loro distacco è stato di 3'36" mentre l'ultimo di tappa, il russo Maxim Belkov, ha pagato 23'06".

Nella generale incrementa, come ovvio che sia, Mattia Gavazzi che ha ora ben 7'15" su Jack Bobridge della Blanco e 9'59" su Rafael Andriato della Fantini; con il ritiro di Chicchi, gli uomini di Scinto possono contare solo sul brasiliano per la generale. Per l'abbandono del toscano sale al quarto posto Kenny Dehaes della Lotto, lontano 15'27", mentre entra nelle posizioni buone Adam Blythe della Bmc, quinto a 16'14". Chiude la graduatoria Vincenzo Nibali, il cui ritardo oltrepassa la barriera delle due ore, precisamente 2h01'02". 

La tappa friulana è il primo, vero banco di prova per chi ambisce al titolo e sono previsti sviluppi scoppiettanti; i distacchi si conteranno sull'ordine dei minuti e la leadership di Gavazzi verrà messa a rischio dal lavoro congiunto delle altre squadre. Non ci resta che attendere il via alle danze, anche perché alcuni favoriti della vigilia - Miguel Mínguez dell'Euskaltel, Pim Lightart della Vacansoleil e Gert Steegmans dell'Omega - pagano un ritardo abissale, mentre le speranze di Taylor Phinney sono oramai prossime allo zero.

Alberto Vigonesi

Che cosa sono le nuvole? (Pier Paolo Pasolini, 1967)

Che cosa sono le nuvole? © www.antoniodecurtis.orgAvremmo anche potuto, in una rubrica che si occupa (in maniera quanto si voglia laterale, ma lo fa) di cinema italiano, evitare di dedicare una puntata a Pier Paolo Pasolini. Esponendoci certo a un crollo di credibilità, ma avremmo potuto evitare. Però se il disegno del Giro porta la carovana rosa a passare da Casarsa della Delizia, incentrare un focus su PPP diventa un obbligo non eludibile: perché proprio lì, nel cuore del Friuli, il poeta vissuto tra il 1922 e il 1975 aveva le sue radici. Tanto da diventare anche uno dei più importanti (di sicuro il più famoso) letterati che si siano espressi nel dialetto furlan. Parliamo di poeta riallacciandoci a quella che fu la realtà e non solo l'orazione funebre di Moravia («Abbiamo perso prima di tutto un poeta... e di poeti non ce ne sono molti... ne nascono tre o quattro in un secolo!») in morte di Pasolini. La poesia che ha permeato l'opera dell'autore friulano erompe furiosa e necessaria in tutto il suo percorso cinematografico, ma sono riconoscibili alcuni picchi di sublime incontestabile. Capriccio all'italiana (ennesimo film "all'italiana") raccoglieva episodi di diversi autori, poco dopo la metà dei '60, in un film debole debole nel suo complesso: Bolognini (due episodi), i "colonnelli" Steno e Monicelli (uno a testa), Franco Rossi e l'animatore Pino Zac (un episodio realizzato insieme) girarono con la mano sinistra delle gag stiracchiate e senza mordente, insomma il classico lavoro alimentare tra un film vero e l'altro. In questo discutibile ensemble, spicca l'episodio girato da Pasolini con Totò (all'ultima apparizione in un film) e l'immancabile Ninetto Davoli, e con l'amica Laura Betti, la teatrale Adriana Asti, gli inaspettati Franco&Ciccio, e Domenico Modugno che oltre a recitare canta la struggente canzone (testo di PPP) che prende il titolo dall'episodio: Che cosa sono le nuvole? Una domanda che si pone, nella sua candida ingenuità, Ninetto, che qui interpreta Otello, spinto all'atto di estrema gelosia dal perfido Iago (un Totò pitturato di verde) ai danni della dolce Ofelia/Betti. Che c'è di strano in questa rappresentazione shakespeariana? Il fatto che tutti i personaggi riprodotti da Pasolini siano delle marionette (anche se animate), e che all'atto della recita nel teatrino popolare, il pubblico si ribelli allo straziante epilogo immaginato dal Bardo inglese. E in questa rivolta in effigie contro la cattiveria e l'invidia dei vecchi che rovina la vita e il futuro dei più giovani (e siamo a pochi mesi dal '68...), vengono danneggiate appunto le marionette di Otello e di Iago. L'impresario decide di sbarazzarsene e incarica lo spazzino (Modugno) di portarle in discarica. Pronte quindi ad essere gettate via, ma al contempo a scoprire il cielo, mai visto prima. E le nuvole. Un finale emozionante, commovente, che acquista valore ad ogni nuova visione e che recapita il multiforme messaggio di Pasolini, riconducendolo in fondo a un'unica amara riflessione: perché abbiamo perso così presto un tale gigante dell'arte?

Marco Grassi

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