Tra Vincenzo Nibali e la Liquigas è rottura totale: disaccordo sul calendario. E intanto l'Astana...
Versione stampabileNon sembra destinato a chiudersi nel migliore dei modi il rapporto tra Vincenzo Nibali e la Liquigas, un matrimonio durato 7 anni ma che è ormai giunto alla fine. Dopo l'interruzione delle trattative per il rinnovo del contratto, con Nibali che ha rifiutato l'offerta della Liquigas in quanto attirato dalla prospettiva di una nuova avventura ma anche dalle migliori condizioni economiche che possono offrirgli i suoi corteggiatori, con BMC e soprattutto Astana in pole position per ingaggiarlo dopo anni passati sulle sue tracce da anni (oggi Allen Chayzhunusov, vicepresidente della Federazione Kazaka, ha confermato che la squadra annucerà a breve l'ingaggio "di uno dei migliori corridori delle corse a tappe e che ora corre in una delle squadre più forti del gruppo), ora si è passati alle ripicche.
Domenica scorsa Nibali a Milano ha avuto un colloquio con il CT Bettini, da quest'incontro è emersa la volontà del CT di puntare su Nibali come capitano per Olimpiadi e Mondiali. Per arrivare al massimo ai Mondiali dopo aver corso il Tour, il CT ha consigliato a Nibali di prender parte alla Vuelta senza ambizioni di classifica e di puntare a vincere un paio di tappe, più o meno come faceva lo stesso Bettini quando correva. Nibali allora ha chiesto alla Liquigas di poter correre in Spagna ma la squadra italiana per tutta risposta gli ha detto che dovrà correre in America il Tour of Utah e quello del Colorado, in pratica ripetendo il programma di Basso dello scorso anno. Le polemiche tra le due parti erano cominciate domenica quando la Liquigas aveva impedito a Nibali di prendere parte al Processo alla Tappa.
Questa mattina la Gazzetta dello Sport ha ospitato le dichiarazioni dei protagonisti con Nibali che è apparso molto rammaricato: «Voglio andare alla Vuelta. La cosa che non mi è mai piaciuta tanto in Liquigas è che il parere del corridore sul tema programmi conta poco». Secca la replica della Liquigas: «Lo paghiamo noi, decidiamo noi dove e quando corre - spiegano i dirigenti del team verdeblù -. Sono scelte che facciamo per il bene reciproco: anche se l’anno prossimo non sarà più dei nostri, lo stimiamo come corridore e come uomo, quindi gli daremo supporto totale. Vincenzo farà quasi un mese in altura negli Stati Uniti e tornerà che va come un caccia. L’esempio è Basso lo scorso anno». Tutto perfetto ma lo scorso anno basso al ritorno dagli USA non vinse un mondiale ma solo un Giro di Padania e con tutto il rispetto non c'è proprio paragone. Dispiace vedere chiudersi in questo modo un rapporto lungo e duraturo che già in passato aveva avuto qualche crepa ma che non faceva pensare ad divorzio cosi burrascoso.