Acquarone in streaming: «I tifosi collaborino invece di contestare il Giro. Contador nel 2012? Chi lo sa...»
Versione stampabileMichele Acquarone, direttore generale di RCS Sport, ha inaugurato oggi un'iniziativa che vuole avvicinare l'organizzazione del Giro d'Italia al pubblico di appassionati della rete. E così in diretta streaming il dirigente della rosea società lombarda ha risposto ai quesiti dei tifosi. Estraiamo alcuni dei pensieri più significativi. Sul percorso: «Non vogliamo proporre ogni anno le solite cose, anche ostriche e champagne tutti i giorni diventano nauseanti. Per cui rinviamo l'appuntamento con la cronoscalata, con lo Zoncolan, con lo sterrato toscano»; «Sarà un Giro meno duro perché ci siamo resi conto che nel 2011 si è esagerato; ciò non vuol dire che quella del 2012 non sia un'edizione spettacolare, che ci siano meno salite è meglio per i corridori ma anche per il pubblico, e ci sarà battaglia non solo sull'ultimo strappo delle tappe di montagna». Sulla partecipazione dei big: «Quando parliamo di gente come Evans o Contador parliamo di grandi campioni, di cui capisco le strategie e le volontà, sia loro che delle loro squadre. Ciò non vuol dire che tutto il mio, il nostro lavoro, non vada nella direzione di riaverli quanto prima al Giro. Non escludo anche già nel 2012. Certo capisco che Contador, dopo un Giro massacrante come quello del 2011, abbia detto che non ci torna più: era una frase dettata dalla stanchezza. Anche perché probabilmente proprio per l'estrema durezza della corsa rosa 2011 ad Alberto è sfuggita la doppietta col Tour. Ma questa è un'impresa che ritengo ancora possibile, per i campioni più forti (Contador, Evans, Schleck, anche Basso, perché no!)». Sul Giro che parte dalla Danimarca e quasi ignora il Sud Italia: «La domanda vera è: il meridione lo vuole il Giro? Una delle cose che ho imparato da Angelo Zomegnan è che il Giro deve andare non dove è sopportato, ma dove è supportato. Ai tifosi che protestano dico di prendere esempio da Joachim Andersen, un giovane danese che aveva il sogno di portare un grande giro in Danimarca, e partendo dalla provincia ha smosso le montagne, andando alla fine a parlare anche col governo, pur di portare avanti il suo progetto: per questo dico, siano i tifosi i primi promotori del Giro sul territorio, lavorino per creare le condizioni affinché il Giro possa essere capito, apprezzato e voluto. In ogni caso non accetto che si dica che noi ignoriamo il Sud, possono esserci edizioni in cui ci sono meno tappe al meridione per questioni logistiche, ma a parte il caso limite della Sardegna, non ci sono regioni che il Giro ignora. Certo, non si può pensare di non andare ogni anno sulle Dolomiti, è chiaro che il posizionamento delle montagne mitiche farà sì che alcune regioni siano toccate ogni anno. Ma a tutti voglio anche dire di lasciar perdere il campanile e di gioire del ritorno d'immagine che il Giro garantisce all'Italia tout court: in fondo i tre giorni in Danimarca saranno importantissimi dal punto di vista del marketing, e ciò per l'intero paese Italia e non solo per alcune regioni».