Bruyneel: «Senza parole per il mancato invito alla Vuelta»
Versione stampabileNon è solo stupefatto Johan Bruyneel, manager belga del Team RadioShack, ma è addirittura senza parole per il mancato invito da parte degli organizzatori della Vuelta a España alla prossima edizione del terzo grande giro del calendario mondiale: «All'inizio pensavo fosse un errore, poi dopo aver parlato con gli organizzatori ho capito che non era così. Mi è stato detto che altre squadre avevano offerto maggiori garanzie a livello tecnico, ma tra i nostri preiscritti alla corsa avevamo Klöden, Brajkovic, Leipheimer e Horner, potenzialmente quattro vincitori della Vuelta». A parte il discorso su Horner, difficile dare torto a Bruyneel.
«Il Tour e la Vuelta erano i nostri grandi obiettivi di inizio anno - continua il belga - ed anche per questo motivo abbiamo deciso di rinunciare al Giro d'Italia». Da una parte ci verrebbe da dire: chi di decisione ferisce, di decisione perisce...
Bruyneel poi cambia tono - nel comunicato stampa emesso dalla squadra - e punta il dito contro la poca voce in capitolo che team e corridori hanno nel ciclismo, pur essendone gli attori protagonisti: «Quello che è successo oggi deve rimanere un episodio. Mi batterò personalmente affinché UCI e Grandi Organizzatori garantiscano alle squadre di livello alto di ottenere i propri diritti. Qui si esercita un abuso di potere enorme. E poi io dovrei spiegare ai miei sponsor che ci sono 22 squadre migliori della mia, quando è palesemente non vero. Queste decisioni non fanno che allontanare i nuovi ed i potenziali investitori dal ciclismo».
Il discorso finale di Bruyneel è addirittura filosofico, ed è un peccato che avvenga solo nel momento in cui venga colpito personalmente (mentre discorsi del genere non ci sono stati quando il Tour lasciava a casa la formazione del campione del mondo, come Cipollini nel 2002, in piena era-Armstrong): «Per il ciclismo professionistico è giunto il momento di diventare realmente professionale. La struttura del nostro sport deve ambire al livello di professionalità del tennis, della Formula 1 e del calcio, perché quello che accade oggi alla nostra squadra domani potrebbe accadere ad un'altra squadra. E anche se a qualcuno non piacerà leggere queste parole, io farò tutto il possibile per migliorare la situazione».
In parole povere: aspettiamoci (vista la sorgente della protesta) altre forti scosse telluriche sul piano politico-sportivo da parte di UCI, organizzatori e team manager, coi corridori che - come sempre - staranno fermi e zitti a guardare. Oppure Bugno (neo presidente del CPA) si preoccuperà di voler essere almeno un po' migliore dei propri predecessori?