Nato a Bracelli di Beverino (La Spezia) il 28 giugno 1927. Deceduto a La Spezia il 6 maggio 2006. Scalatore, alto m 1,83 per kg 73. Professionista dal 1954 al 1957, con 5 vittorie.
ANNO SQUADRA
1954 Atala
1955 Atala
1956 Ignis
1997 Individuale
Vittorie:
1954 Coppa Boero
1954 3° Tappa del Giro di Puglia e Lucania
1955 Circuito Bagnolo Cremasco
1955 Prova Trofeo UVI a Ponzano Magra
1956 Trofeo dello Stelvio al Giro d’Italia
Piazzamenti:
1954 4° nel Trofeo Matteotti
1955 17° nella Milano Sanremo
Piazzamenti al Giro d’Italia:
1955 52°
La storia di questo corridore spezzino, può essere presa ad esempio di come, nel ciclismo, quando di mezzo c’è il mito di questo sport, ovvero la montagna, si possa raggiungere la notorietà, anche senza tagliare il traguardo per primi. Accadde tutto, quando già Aurelio aveva 29 primavere sulle spalle e cominciava a pensare seriamente al dopo ciclismo. Teatro, la diciassettesima tappa del Giro d’Italia del 1956, che da Sondrio si concludeva a Merano, con la terribile scalata dello Stelvio a circa metà percorso. Del Rio, terzultimo in classifica con quasi 2 ore e mezzo di ritardo dal leader Fornara, evase dal gruppo poco dopo la partenza, ed a Bormio ai piedi della salita che per 20 chilometri di strada polverosa ed inghiaiata portava ai 2757 metri di altitudine dello Stelvio, vantava quasi 9’ di vantaggio sul gruppo dei migliori. Quella mitica montagna, rappresentava il vertice alto di un Giro pieno di ascese, al punto che la classifica del GPM era stata divisa in tre: il Trofeo degli Appennini, il Trofeo delle Dolomiti e, appunto, il Trofeo dello Stelvio. I due grandi scalatori Gaul e Bahamontes, in lotta per quelle classifiche così come, nel caso ddel lussemburghese per quella Generale venivano da tutti pronosticati per farsi un sol boccone di Del Rio. Ed effettivamente i due mitici grimpeur attaccarono, ma lo spezzino con abnegazione ed un passo da camoscio, nonostante un fisico non proprio da scalatore, seppe tenere e riuscì a giungere primo sul culmine della leggendaria montagna, in quel momento avvolta da un turbine di nevischio, vincendo così il Trofeo speciale e le 100 mila lire (circa 4.000 euro odierni) di premio. La fotografia del passaggio in cima allo Stelvio, alle 14,10 di quel 7 giugno ’56 oggi fa venire i brividi: 1° Aurelio Del Rio, a l’20” Gaul e Bahamontes; a l’30” Graf; a l’36” Buratti; ad l’55” Fornara e Wagtmans; a 2’05” Nolten e Defilippis; a 2’10” Maule e Brankart; a 2’25” Padovani; a 3’ Fabbri e Stolker; a 3’15” Assire!li e Hollenstein; a 3’35” Agostino Coletto; a 3’45” Dotto; a 4’ Benedetti; a 4’06” Nencini; a 4’10” Bartolozzi; a 4’15” Boni; a 4’25” Monti; a 4’30” Magni e Chiarlone; a 4’40” Moser e Gaggero; a 5’ Fantini e Astrusa. Nella lunga discesa che dallo Stelvio portava a Merano, Del Rio venne raggiunto dai migliori (esclusi proprio Gaul e Bahamontes appiedati da ripetute forature) e si piazzò 11°. La tappa fu vinta da Cleto Maule su Fiorenzo Magni e RinoBenedetti. Il giorno dopo, promesse e forma di Del Rio si arresero di fronte al gelo e alla neve della leggendaria Merano-Bondone vinta da Charly Gaul, ed al pari di tanti altri si ritirò. Ma aldilà dello Stelvio ’56 chi è stato Aurelio Del Rio? Un corridore completo e talentuoso, ma incostante forse per troppa sregolatezza. Alto e nemmeno troppo ossuto, amava la salita più di ogni altra variabile del ciclismo. Da dilettante fu molto forte e prometteva una buona carriera fra i prof. Passato nell’elite con l’Atala nel 1954, non mantenne le promesse. Al suo attivo altre 4 vittorie oltre all’imnpresa dello Stelvio: la Coppa Boero e la 3a Tappa del Giro di Puglia e Lucania nell’anno d’esordio, indi il Circuito di Bagnolo Cremasco e la prova di Ponzano Magra del Trofeo UVI nel 1955. Atala (’54 e ’55) e Ignis (’56) le sue squadre. Nel ‘57 staccò la licenza da isolato, ma praticamente non corse mai.