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Giro di Romandia 2016: Michael Albasini, in Romandia 6 di casa - Sesto successo in 3 anni per lo svizzero. Froome ancora in fuga, Quintana vince la corsa

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La sesta vittoria di Albasini al Tour de Romandie @ Bettiniphoto

Beh, se vogliamo, è una parabola discendente: 3 successi nel 2014, 2 nel 2015, 1 solo in questo 2016. Ma ovviamente è solo una visione un po' cazzara della cosa: Michael Albasini ha sfruttato con successo l'unica concreta occasione che aveva di vincere una tappa in questa edizione del Giro di Romandia, dimostrandosi molto più freddo e deciso di quanto non sia stato alla Liegi-Bastogne-Liegi. Dev'essere il lago Lemano a dargli i superpoteri, visto che si tratta anche degli unici successi negli ultimi 3 anni, se si eccettua la Tre Valli Varesine 2014: e non siamo neanche tanto lontani.

 

Froome ci prende gusto con le fughe
Sin dalla partenza della Ollon-Ginevra (praticamente un tour del lato nord del lago Lemano) tutti gli astri si allineavano a favore di una fuga di successo. L'assenza di Marcel Kittel, non al via assieme ad altri 7 nomi più o meno altisonanti (Majka, Urán, Formolo tra gli altri), liberava la Etixx da eventuali oneri di inseguimento, anzi è stata ella stessa a farsi promotrice della fuga di giornata, con lo spagnolo Carlos Verona: al km 23 è fuori con un non domo Chris Froome, che ormai ci ha preso gusto nella figura di breakaway-man: ma ci sono anche Romain Bardet (Ag2r), Michael Albasini (Orica) e Andrey Amador (Movistar). In breve, si aggregano anche Wilco Kelderman (LottoNL), Tsgabu Grmay (Lampre), Moreno Moser (Cannondale), Jerôme Coppel (IAM) e Sander Armee (Lotto Soudal), il più debole dei 10, ma interessato più che mai a scollinare in testa ai 2 gpm di giornata, per portare a casa il successo della classifica GPM.

 

Con l'accelerazione di Verona se la giocano in 4
La fuga è abbastanza controllata (Verona ha 5'25" di ritardo in classifica), tanto da non superare mai i 3' di margine. La composizione ricca di passisti di successo e uomini generalmente forti permette comunque di resistere dignitosamente al gruppo, tirato dai Trek, dai Dimension Data (rispettivamente per Bonifazio e Sbaragli) e anche dai BMC: in seguito si capirà perchè. Armee è il primo a cedere, quando Froome accelera il passo sulle ultime salitelle del percorso ai -35. Ma è un contropiede di Carlos Verona ai -16 a risultare decisivo: lesti si aggregano alla sua ruota Albasini, Kelderman e Amador, e altrettanto lesti cominciano a ruotare ai cambi. Per tutti gli altri fuggitivi è game over.

 

Finale rocambolesco, Izagirre cade rovinosamente
Nonostante la collaborazione, il gruppo rosicchia spazio e riesce ad arrivare a ridosso dei fuggitivi all'ultimo chilometro, nonostante un bel cadutone di massa che coinvolge molti corridori di vertice: Ion izagirre è quello che subisce le peggiori conseguenze, sarà l'ultimo a tagliare il traguardo, ma tra i coinvolti ci sono anche Ben Swift, Geraint Thomas, Rui Costa. I quattro davanti rallentano, forse volutamente: il neoprofessionista Tom Bohli (BMC), ottimo inseguitore e futuro prologhista di successo (la sua prima vittoria è stata alla Driedaagse Van West Vlaanderen, a marzo) ne approfitta e doppia i fuggitivi con una violenta sparata. Ma è una trappola: Albasini va a riprenderlo e lancia una volata lunghissima, nella quale nulla possono Amador e Kelderman, se non piazzarsi a podio. Una vittoria che vale ad Albasini anche la classifica a punti. Recrimina, e molto, all'arrivo Niccolò Bonifazio, che sprinta appena a ruota di Kelderman battendo Moreno Hofland (LottoNl) e Kristian Sbaragli (Dimension Data): con un maggior tempismo questa tappa sarebbe stata sua. Chiudono la top ten Daryl Impey (Orica); Bohli, Verona e Jarilson Pantano (IAM), appena davanti Andrea Pasqualon (Roth).

 

Bilancio: Quintana vincitore, Froome guadagna popolarità
La caduta nel finale salva Quintana e Izagirre da qualunque rischio buchi per la classifica: il buon colombiano fa l'inchino e porta a casa la seconda corsa a tappe in stagione, dopo la Volta a Catalunya in 4 corse a tappe Quintana ha sempre centrato il podio. Tuttavia, il Romandia lascia qualche perplessità sul suo comportamento, tra lo snervamento subito dopo il testa a testa con Zakarin e le fatiche a inseguire di ieri: è sembrato più in forma il suo vice Izagirre, che a questo punto potrebbe diventare un prezioso gregario anche per il Tour, se la caduta di oggi non lascerà conseguenze (non è salito neanche sul podio per le premiazioni, per lui tagli e botte al volto). Ne esce bene sotto certi punti di vista, e male sotto altri, anche Pinot: fortissimo a cronometro, in salita meno che in passato, ma sorprattutto ancora indeciso in discesa, in certe occasioni. Potenzialmente partirebbe alla pari coi vari Quintana, Froome, Contador e Aru al Tour, ma la sua testa non sembra ancora quella del campione. Tra i primi 5 vediamo anche due uomini che saranno al Giro: Zakarin con ambizioni di classifica, Tom Dumoulin no, o almeno così lui dice. Ma sarebbe davvero strano vederlo perdere tutta questa condizione dimostrata questa settimana. Infine, chi esce veramente bene da questa corsa è Chris Froome: ha dimostrato che può, se vuole, essere anche un corridore che sa divertirsi in bicicletta, e non limitarsi a vincere in modo cinico e attendista. È un bene, perchè è ciò che avvicina una gran fetta di tifosi ai corridori.

Nicola Stufano

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