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Parigi-Roubaix: Quei 5 casi di emicrania per i bookmakers - Ripercorriamo le storie dei predecessori di Hayman: vincitori contro ogni pronostico

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Frédéric Guesdon vince l'edizione 1997 della Parigi-Roubaix

È fresca, anzi, freschissima la sorprendente ma meritata affermazione di Mathew Hayman nella centoquattordicesima edizione della Parigi-Roubaix. Una lunga carriera da gregario per l'australiano fra Rabobank, Team Sky e Orica GreenEDGE nella quale si è dedicato a supportare compagni dai nomi più altisonanti; l'inattesa giornata di gloria gli ha permesso di coronare al meglio una carriera che sta volgendo verso le pagine finali (fra poco più di una settimana festeggerà le trentotto primavere). La sua affermazione non è un unicum nella gloriosa storia della Regina delle Classiche: chi avrebbe dato una possibilità nel 1988 a Dirk Demol, ora apprezzato ds della Trek-Segafredo, che a ventinove anni colse la prima di due vittorie in carriera proprio a Roubaix? Nelle ultime venti edizioni sono ben cinque le vittorie andate a protagonisti inattesi, che hanno sfruttato l'occasione nella giornata giusta.

 

Frédéric Guesdon nella nuova veste di direttore sportivo della FDJ © Papon/L'Équipe

1997: Guesdon, l'ultima gioia francese

Poco più di un mese prima aveva colto la sua prima affermazione in carriera alla Classic Haribo, riuscendo a precedere un velocista di razza come Jaan Kirsipuu. Per Frédéric Guesdon il 1997 è la terza stagione tra i professionisti: dopo il debutto nella disastrosa Le Groupement (che chiuderà i battenti nel giugno 1995, dopo neppure sei mesi di attività) e un fugace passaggio alla Polti, il ventiseienne entra a far parte della neonata La Française des Jeux sotto la direzione di Marc Madiot. Alla vigilia della sua terza Parigi-Roubaix Guesdon non fa parte del novero dei favoriti e neppure dei possibili outsider; la corsa arriva nella fase calda con al comando la coppia formata da Frédéric Moncassin (GAN) e Andrei Tchmil (Lotto); con loro fino al Carrefour de l'Arbre c'era il favorito e vincitore uscente Johan Museeuw (Mapei), che in precedenza aveva patito una foratura a cui ne segue, nel terribile tratto in pavé, una seconda causata da una buca colpita per evitare la collisione con uno spettatore.

Il Leone delle Fiandre viene raggiunto da un gruppetto di cui fanno parte Davide Casarotto (Scrigno), Rolf Sørensen (Rabobank), i due della Lotto Jo Planckaert e Marc Wouters e un sorprendente Frédéric Guesdon. La lotta per andare a riprendere i due al comando è serrata, con un vantaggio che è nell'ordine della decina di secondi; il ricongiungimento avviene solamente all'interno del velodromo grazie all'enorme lavoro di Museeuw (e complice anche la poca collaborazione in testa di Tchmil). Planckaert imposta l'ultimo mezzo giro di pista in prima piazza, con Museeuw alla ruota; poco prima di iniziare la curva conclusiva parte, improvvisamente, Guesdon. Il suo è un allungo importante che sorprende gli altri elementi del gruppo. Il concittadino di Louison Bobet taglia la linea bianca a braccia alzate con oltre una bici di vantaggio su Planckaert, Museeuw e Tchmil. È la ventottesima e ad oggi ultima affermazione francese nella classica di casa.

Da allora il bretone si è specializzato nelle prove sulle pietre, con particolare predilezione per la Roubaix: in diciassette partecipazioni (record condiviso con George Hincapie) Guesdon è risultato per sette volte il miglior francese, con il settimo posto del 2006 come secondo miglior piazzamento. Militerà con la FDJ sino all'aprile 2012 quando, terminata ovviamente la Parigi-Roubaix (la sua unica volta fuori tempo massimo) si ritira per diventare direttore sportivo del team transalpino, posizione che occupa tuttora. Tra le altre dieci corse vinte spicca un'altra classica del ciclismo d'Oltralpe, la Parigi-Tours: Guesdon la fa sua nel 2006 in uno sprint a due contro il norvegese Kurt Asle Arvesen dopo 45 km di fuga, riuscendo ad anticipare per una manciata di secondi il plotone.

 

Un infangato Servais Knaven conquista al Roubaix 2001 © Belga

2001: Knaven apre la tripletta Domo

Fango, fango e ancora fango nell'edizione numero novantanove dell'Inferno del Nord. È la stagione seguente alla divisione tra l'anima italiana e quella belga della Mapei: nella prima continuano, sempre sotto la sponsorizzazione di Giorgio Squinzi, gli italiani Franco Ballerini e Andrea Tafi affiancati dai validi Daniele Nardello e Stefano Zanini. I fuoriusciti capitanati dal ds Patrick Lefevere hanno formato un nuovo sodalizio, la Domo-Farm Frites: il leader indiscusso è Johan Museeuw, vincitore dell'edizione 2000, e conta sui fidati gregarii Max Van Heeswijk e Wilfried Peeters, sul campione del mondo Romans Vainsteins e su un trentenne olandese di nome Theodorus Josephus Henricus Knaven, da tutti noto come Servais Knaven. Gregario alla TVM, non aveva mai rubato l'occhio nonostante due vittorie prestigiose come il campionato nazionale nel 1995 e la Scheldeprijs nel 1998.

In una giornata difficile sotto il punto di vista atmosferico la corsa vede sette corridori a giocarsi il successo negli ultimi 10 km: ci sono l'esperto belga Ludo Dierckxsens (Lampre), il simpatico statunitense George Hincapie (Us Postal) e il costante tedesco Steffen Wesemann (Telekom). Con loro ben quattro elementi della Domo-Farm Frites: il generale Museeuw, il luogotenente Peeters, l'iridato Vainsteins e il gregario Knaven. Nella serie di attacchi a rotazione, dopo il Carrefour de l'Arbre tocca proprio a Knaven tentare la fortuna; cerca di rispondere Hincapie, ma Big George deve arrendersi. Le gambe di Dierckxsens e di Wesemann sono piene di acido lattico al pari di quelle di Hincapie e per lo squadrone Domo è un gioco da ragazzi controllare i rivali, lasciando a Knaven una solitaria cavalcata: in soli 3 km l'olandese riesce a guadagnare 25", a cui se ne sommeranno altri nove sulla linea d'arrivo, dove Museeuw, riuscito ad evadere, si porta a casa il quinto podio personale.

La festa continua con il terzo posto di Vainsteins, per una tripletta che va dritta negli annali (e poteva essere poker, se non vi fosse stata l'intromissione di Hincapie in quarta piazza). Nel prosieguo della carriera Knaven ha continuato ad essere gregario per Museeuw prima e Boonen poi, prima di ritirarsi a trentanove anni dopo un biennio alla Milram; per il nativo di Lobith sono sedici le Roubaix corse in carriera, tutte terminate come solo Raymond Impanis seppe fare; solo nel 2003 rientrò nella top 10 quando fu settimo. Ora in ammiraglia per il Team Sky, Knaven ha conquistato tre successive vittorie dopo la giornata di gloria: la più prestigiosa è la tappa del Tour de France 2003 arrivata a Bordeaux e portata a casa dopo una lunga fuga.

 

Magnus Bäckstest fa sua la volata nella Roubaix 2004 © Tim de Waele

2004: il colosso Bäckstedt porta al successo la Svezia

La Svezia è sempre stata una nazione secondaria nel mondo ciclistico nonostante elementi di livello quali Gösta Pettersson, vincitore del Giro d'Italia 1971, e Tommy Prim, due volte secondo nella Corsa Rosa ad inizio anni '80. Quanto a grandi classiche, sempre carenti. Ad invertire la tendenza ci ha pensato nel 2004 un piccoletto (si fa per dire) di ventinove anni, che ha corso fra Belgio, Francia, Svezia prima di passare, proprio in quell'inverno, all'italiana Alessio-Bianchi. Si tratta di Magnus Bäckstedt, in gioventù sciatore provetto ma che poi ha optato per le due ruote. Non è un carneade a tutto tondo: nel 1998, quando corre per la GAN, vince la tappa del Tour de France ad Autun regolando tre compagni di fuga. Un anno prima aveva fatto suo il Gp d'Isbergues mentre nel 2002 aveva primeggiato al Gp Le Samyn (davanti ad un giovanissimo Stijn Devolder).

Il mercoledì precedente alla Parigi-Roubaix aveva dimostrato di essere in palla con un bel secondo posto alla Gand-Wevelgem vinta dal rampante Tom Boonen; al via di Compiègne si presenta affiancato da due vecchie volpi delle pietre come Fabio Baldato e Andrea Tafi, formando un interessante terzetto alternativo agli squadroni che rispondono ai nomi di Lotto, Quick Step, T-Mobile e US Postal. La corsa è particolarmente sentita perché rappresenta l'ultima esibizione di Johan Museeuw; il campionissimo è protagonista prima di un'accelerata ad Auchy-les-Orchies che allunga il gruppo e poi, mentre il vincitore uscente Peter Van Petegem deve abdicare per una foratura, sul Carrefour de l'Arbre. Le trenate del fiammingo fanno in modo che a uscire dal settore siano in cinque: oltre a lui ci sono il giovane svizero Fabian Cancellara (Fassa Bortolo), il britannico Roger Hammond (Mr Bookmaker), l'olandese Tristan Hoffman (Team CSC) e proprio Bäckstedt.

L'affetto degli appassionati va indubbiamente al vecchio Leone il quale una volta ancora è bersagliato dalla sfortuna: a 6 km dalla fora la ruota posteriore, gettando nello sconforto tutto il pubblico belga. Museeuw sarà poi quinto, arrivando mano nella mano con il rivale Van Petegem, per un addio pieno di amarezza. Davanti i quattro entrano nel velodromo con margine e si giocano il successo allo sprint: Cancellara imbocca l'ultima curva davanti, con Bäckstedt ultimo e chiuso all'interno da Hammond. Lo svedese non demorde e si infila sul pertugio lasciato sguarnito dai due che lo precedono e sorpassandoli nel mini rettilineo. È una vittoria a sorpresa questa, che sarà la sua ultima (se si eccettua il non ostico campionato nazionale del 2007); smetterà nel 2009 ma farà un breve ritorno nel 2012 con lo UK Youth Cycling, formazione creata dall'ex pilota Nigel Mansell; e proprio il Regno Unito è la sua patria d'adozione, dove tutt'ora vive e lavora come voce tecnica per Eurosport Uk.

 

Stuart O'Grady regala all'Australia la Roubaix 2007 © Tim de Waele

2007: la fuga premia O'Grady, pistard e velocista

Alt, fermi tutti, qui è doverosa una premessa. Non si sta parlando del corridore in sé, dato che si tratta di uno dei più grandi pistard che hanno gareggiato a cavallo del millennio, con tanto di oro olimpico ad Atene 2004 nella Madison (con Graeme Brown) e rivale di Silvio Martinello nella corsa a punti di Atlanta 1996, con il padovano primo e il protagonista di questo paragrafo terzo. E, come se non bastasse, costui è pure stato uno sprinter di razza capace di vincere una Classica di Amburgo, due tappe al Tour de France con tanto di nove giorni in maglia gialla. Diverso è invece il discorso di Stuart O'Grady per quel che riguarda le pietre della Roubaix: in quattordici esibizioni l'australiano ha raccolto due ritiri e tre fuori tempo massimo a fronte di due piazzamenti tra i migliori dieci. Non un drago della disciplina, dunque.

Alla Roubaix 2007 il trentatreenne Stuart O'Grady si presenta come gregario del vincitore uscente Fabian Cancellara nella CSC; i rivali più pericolosi per l'elvetico hanno i nomi di Boonen, Flecha, Hoste, Hushovd e Ballan, reduce quest'ultimo dal successo al Giro delle Fiandre. La gara prende subito una strana deriva: dopo 30 km parte una fuga composta da ben trentaquattro elementi, tra di essi c'è lo stesso O'Grady, che riesce a guadagnare oltre 3' sul gruppo. L'australiano è vittima di una foratura dopo la Foresta di Aremberg e, per questo, perde le ruote della testa, attendendo il gruppo principale dove staziona Cancellara. La svolta decisiva arriva sul tratto di Templeuve quando attacca Steffen Wesemann (Wiesenhof); su di lui si portano sia Cancellara che O'Grady, ma il primo malauguratamente fora, dando il via libera all'esperto gregario.

Con quel che resta della testa della corsa il ricongiungimento avviene a Cysoing; non passa neppure che O'Grady contrattacca e, non vedendo reazioni altrui, continua a testa bassa. Pedala in solitaria tra Camphin-en-Pévèle, Carrefour de l'Arbre, Gruson e quanto ancora rimane fino al velodromo: la sua splendida cavalcata termina con quasi 1' di vantaggio sul resto della compagnia, capeggiata dal pluripiazzato Juan Antonio Flecha (Rabobank); è questo un giorno storico, essendo la prima Roubaix e la prima monumento che va fin giù agli antipodi. Per O'Grady è il coronamento di una splendida carriera iniziata nel 1995 con la GAN e terminata nel 2013 con la Orica GreenEDGE.

 

Johan Vansummeren può sollevare la pietra ambita: è sua la Roubaix 2011 © Getty Images

2011: Vansummeren coglie la fuga giusta

È l'unico del quintetto ancora in attività, anche se ormai gli anni sul groppone sono trentacinque ed è stato costretto a saltare la campagna del Nord 2016 a causa di problemi cardiaci. Johan Vansummeren è ed era un gregario di discreto livello, facile da riconoscere in gruppo per la sua elevata statura (sfiora i 2 metri); come dilettante era emerso nel 2003 vincendo la Liegi-Bastogne-Liegi di categoria precedendo due che poi si sarebbero messi in mostra come scalatori, ossia Jurgen Van den Broeck e Pieter Weening. Passato professionista con la spagnola Relax-Bodysol (vi militava anche Nico Mattan ed una sorta di squadra satellite della Quick Step), Vansummeren giunge alla primavera 2011 con solo due vittorie, cronometro e generale del non irresistibile Giro di Polonia 2007.

Dicevamo, il 2011: nelle venticinque giornate di gara il belga non aveva mai fatto meglio di quattordicesimo (al Tour of Qatar, dove fu undicesimo in classifica). Terminò oltre la centesima piazza sia alla Milano-Sanremo che alla Gand-Wevelgem mentre non fu addirittura selezionato dalla Garmin-Cervélo per il Giro delle Fiandre. Vansummeren riesce ad uscire dalla Foresta di Arenberg in un gruppo di contrattaccanti assieme a gente quale Frédéric Guesdon (toh, chi si rivede!), Mathew Hayman (toh, chi si rivede bis!), Manuel Quinziato e Jurgen Roelandts. Costoro restano davanti, mentre dietro i big Ballan, Boonen, Cancellara, Flecha e Hushovd si fanno la guerra; il belga è l'unico a non avere un gregario in testa, dovendo quindi di fatto sobbarcarsi tutto il lavoro.

Quando inizia il Carrefour de l'Arbre Vansummeren viaggia assieme a Lars Bak (HTC-High Road), Grégory Rast (RadioShack) e Maarten Tjallingii (Rabobank) con poco meno di 1' sui big; è sul difficile tratto in pavé che il fiammingo attacca, staccando Bak e Rast ma non Tjallingii. L'olandese capitola a Gruson, proprio mentre dietro Cancellara riesce a vincere la resistenza. Lo svizzero fa paura ma il margine di Vansummeren è tanto; in più trova la classica giornata di grazia che gli permette di guadagnare su Tjallingii (ripreso nel frattempo da Bak e Rast) e di perdere poco da Cancellara. La sua vittoria sul velodromo con 19" su Cancellara rappresenta uno degli esiti più sorprendenti nella lunga storia della corsa, in una stagione in cui le classiche monumento presero come non mai destini inaspettati: fra Goss alla Sanremo, Nuyens al Fiandre, Vansummeren alla Roubaix e Zaugg al Lombardia (il solo Gilbert alla Liegi sfugge a questo filotto) c'è solo l'imbarazzo della scelta quanto a risultati a sensazione.

Alberto Vigonesi

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