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Tre Giorni di La Panne 2016: Urka Viviani! Kittel e Kristoff scrollati come piume - Il veronese spunta ai 100 metri dalla ruota di Marcel; il norvegese si ingolfa ma è sempre leader

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Un grande Elia Viviani batte Marcel Kittel e Alexander Kristoff a Koksijde © Bettiniphoto

Volata doveva essere e volata è stata, ma come quasi sempre accade alle latitudini fiamminghe, al termine di una gara a dir poco battagliata. E la seconda tappa della Tre Giorni di La Panne si è chiusa con il successo - forse per qualcuno inaspettato - di Elia Viviani. Un Viviani che ha confermato una tesi che da tempo si aggira nel ciclismo: se parte da una posizione adeguata, e non dalla 40esima posizione in gruppo, può battere chiunque. Può battere anche Marcel Kittel, ad esempio, che poi è proprio quello che ha fatto a Koksijde, sede d'arrivo della frazione e località cointestataria della corsa (in originale è la Driedaagse van De Panne-Koksijde).

Arrivato a disputarsi uno sprint perfettamente preparato da una Sky al suo completo servizio, il veronese ha monetizzato come meglio non poteva il fatto di aver preso la ruota migliore della compagnia, quella appunto di Kittel, e ha letteralmente bruciato il tedesco negli ultimi 100 metri, mentre Alexander Kristoff, leader della corsa, non riusciva neanche ad affiancare i due contendenti di giornata. Per Viviani una soddisfazione che chiude un periodo un po' amaro (comprendente anche i Mondiali su pista che non sono andati esattamente come lui sperava), e che gli dà fiducia in vista dei prossimi obiettivi stagionali, a partire dal Giro d'Italia.

 

Zilioli e Tonelli nella fuga del mattino
La più lunga delle quattro frazioni della Tre Giorni di La Panne, da Zottegem a Koksijde attraverso 211 km, presentava i suoi snodi più interessanti nella fase centrale, con cinque muri da affrontare in rapida sequenza, tra i quali il Monteberg e il Kemmelberg (già visti nella Gand-Wevelgem); ben prima di questi snodi la corsa è entrata nel vivo, naturalmente. Già in partenza si segnalavano diverse cadute (una delle quali ha costretto al ritiro Manuel Belletti della Southeast), poi intorno al km 20 ha preso forma la fuga del giorno, composta da sei uomini: Pim Ligthart (Lotto Soudal), Jonas Tenbrock (Stölting), Bert Van Lerberghe (Topsport), Mamyr Stash (Gazprom), Julien Morice (Direct Énergie), Ivar Slik (Roompot) e Gianfranco Zilioli (Nippo); un secondo italiano - Alessandro Tonelli della Bardiani - si è aggiunto in un secondo momento, dopo aver inseguito da solo per una decina di chilometri.

Il drappello è arrivato ad avere un vantaggio di 7'35" sul gruppo (tirato a lungo da Katusha e Astana), al km 100, al passaggio del primo dei cinque muri (il Mesenberg); di lì a trenta chilometri la fuga ha cambiato forma, prima si è staccato Stash sul Kemmel, poi un allungo di Van Lerberghe al km 130 ha fatto sì che si staccassero tutti ad eccezione di Ligthart e Slik; i tre hanno proceduto insieme fino al km 183 (28 dalla fine), poi Ligthart se n'è andato solo soletto in cerca di gloria, ma non l'ha trovata: il gruppo, sempre più veloce, è andato a riprenderlo ai -14.

 

Il gruppo tra ventagli e cadute
Il plotone, al di là dell'inseguimento agli attaccanti, non aveva vissuto una giornata di tranquillità. In particolare, il combinato disposto di una caduta ai -59 e del vento alzatosi a soffiare trasversalmente proprio in quel tratto (in una zona di brughiera denominata De Moeren), ha causato un plurifrazionamento che per una trentina di chilometri abbondanti ha dato luogo a una lunga sequela di gruppi e gruppuscoli, prima che la facilità dell'ultima parte di tappa permettesse alla gran parte di questi plotoncini di rientrare in quello principale.

La caduta dei -59 ha coinvolto molti atleti, da Jack Bauer (Cannondale) finito nei campi a Davide Martinelli (Etixx) e Antonio Viola (Nippo) rimasti per terra, a Nicola Boem che ha impattato di faccia al suolo (era un tratto di pavé, tra l'altro) ed è rimasto disteso per qualche minuto: rapidamente soccorso e rimasto sempre vigile, il corridore della Bardiani è stato poi trasportato in ospedale come misura precauzionale, ma fortunatamente le sue condizioni non destano alcuna preoccupazione.

Quando Ligthart è stato raggiunto (voliamo con la cronaca al km 197, a 14 dalla fine), le squadre dei velocisti erano già armate di coltello tra i denti, tanto che nel finale abbiamo assistito anche a qualche scaramuccia (spallate tra un Topsport e un Katusha, tanto per dire); la Etixx-Quick Step però ha preso il bastone del comando e ha piazzato il suo treno a tenere allungata la fila: Guillaume Van Keirsbulck, Martinelli, Tony Martin, diciamo che non mancavano gambe possenti all'azione pro-Kittel.

 

Un Viviani al fulmicotone
Ai 10 km però la Sky ha iniziato a mettere in discussione il ruolo Etixx là davanti, e ha dato vita al suo treno che correva parallelo a quello del team belga. I nerazzurri britannici lavoravano per Viviani, e l'hanno fatto così bene da permettere al loro capitano di giornata di prendere la ruota del capitano di giornata del team avversario, come abbiamo già spiegato in apertura.

Sul rettilineo conclusivo Elia si è presentato ben riparato dalla mole del tedescone, e non gli è parso vero vedere che quello - lanciato da Fabio Sabatini - partiva per lo sprint già ai 250 metri. Non gli è parso vero perché il vento in quel frangente era contrario, e forse il Kittel del 2014 avrebbe tenuto la velocità giusta fino alla linea d'arrivo, ma quello odierno, non certo al picco di carriera, sarebbe stato destinato a patire.

È andata proprio come Viviani aveva immaginato: Kittel ha fatto la sua lunga volata, ma dopo 100-150 metri ha perso smalto; al contempo, Alexander Kristoff, tirato su da Jacopo Guarnieri, aveva pure lui provato a uscire ai 250 metri, ipotizzando un testa a testa con l'uomo Etixx; ma pure il norvegese ha sbattuto contro il vento (e forse anche contro un po' di stanchezza dopo gli strapazzi della prima tappa), e allora ha cercato di spostarsi alla ruota dello stesso Kittel, ma a quel punto Viviani non si sarebbe certo fatto soffiare la posizione, e infatti Kristoff ha dovuto arrendersi e mettersi in coda all'italiano, che però rinveniva molto più veloce di lui.

Sicché ai 100 metri Elia è uscito dalla ruota di Kittel e l'ha superato con una naturalezza quasi commovente. Kristoff si è accontentato dei 4" di abbuono riservati al terzo classificato, e alle sue spalle si sono piazzati nell'ordine Amaury Capiot (Topsport), Adrien Petit (Direct Énergie), Raymond Kreder (Roompot), il bravo Paolo Simion (Bardiani), Marc Sarreau (FDJ), Erik Baska (Tinkoff) e Ivan Savitskiy (Gazprom).

In classifica Kristoff si ritrova 5" di vantaggio su Alexey Lutsenko e 10" su Lieuwe Westra, i due Astana che ieri sono arrivati al traguardo con lui; più lontani gli altri, a partire da Mads Pedersen (Stölting) a 43" e proseguendo con Van Lerberghe, salito (grazie agli abbuoni degli sprint intermedi) al quinto posto a 45", Luke Durbridge (Orica) a 46", Rick Zabel (BMC) a 48" così come Tony Martin, Michael Mørkøv a 49" e Capiot a 50". Primo italiano in classifica Alberto Bettiol (Cannondale), quindicesimo a 50".

Domani l'epilogo della Tre Giorni di La Panne vivrà su un doppio binario: al mattino ancora terreno per velocisti (o comunque per battagliare sulle strade intorno a De Panne), con una semitappa di 111 km in linea; al pomeriggio, crono finale di 14 km. Terreno per ribaltare il norvegese al comando ce n'è ancora, tutto sommato.

Marco Grassi

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