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L'intervista: Ponzi anche in Polonia non dimentica Sanremo - Il bresciano della CCC: «Voglio essere protagonista nella Classicissima. Rebellin è unico»

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Simone Ponzi con la nuova maglia della CCC Sprandi Polkovice © Bettiniphoto

Nella carriera di un corridore possono susseguirsi varie vicissitudini, che possono far prendere al proprio percorso personale una direzione piuttosto che un'altra e che inevitabilmente portano a tracciare un bilancio una volta che si sia giunti ad un'età sportivamente matura. Simone Ponzi è giunto al professionismo con molte attese, grazie all'ottimo percorso dilettantistico maturato con la Zalf con cui conquistò il campionato italiano Under 23 nel 2007 (anno in cui vinse anche altre due corse importanti come Trofeo Balestra e Trofeo ZSSDI) mentre nel 2008 solo una splendida stoccata di Fabio Duarte si frappose tra lui e il titolo mondiale Under 23 a Varese. La stoffa del corridore appariva quindi ben delineata, visto che le sue caratteristiche principali (buona tenuta sugli strappi e spunto velocissimo) ne facevano un potenziale corridore da classiche.

Purtroppo, come spesso accade, tra imprevisti di sorta può capitare che quelle attese possano essere difficili da mantenere, soprattutto nel momento in cui ci si trova a gareggiare in alcuni tra i migliori team al mondo, dove se non si riesce ad emergere al momento giusto il passo verso il gregariato (tutt'altro che disonorevole) oppure verso la discesa di categoria a livello di formazione, può essere breve. Arrivato all'ottava stagione tra i professionisti e con 29 anni compiuti da un paio di mesi (è nato il 17 gennaio 1987), Ponzi è giunto alla CCC Sprandi Polkowice con un bagaglio d'esperienze importanti maturate con le casacche di Lampre, Liquigas, Astana, Neri Sottoli e Southeast ma soprattutto con la voglia di ritrovare il colpo di pedale dei giorni migliori e quella vittoria che manca ormai da 2 anni (l'ultimo successo è datato 20 marzo 2014 al Gran Premio Nobili Rubinetterie). Il tempo è trascorso velocemente ma il corridore di Ghedi, che sogna ancora una Milano-Sanremo da grande protagonista, ha deciso di andare a giocare le sue carte in un team che nelle ultime stagioni ha aperto le proprie porte anche ad alcuni corridori italiani: Davide Rebellin è divenuto ormai un'istituzione nella formazione polacca e nella passata stagione c'è stato spazio anche per Christian Delle Stelle, non riconfermato in questo 2016. Proprio l'avere un leader dall'esperienza ultraventennale come Rebellin può fornire a Simone uno stimolo importante per cercare di ritrovare una continuità di rendimento che possa, magari in futuro, riportarlo a vestire la casacca di una squadra World Tour. L'abbiamo incontrato a San Benedetto del Tronto alla conclusione della Tirreno-Adriatico per ascoltare le sue sensazioni e le sue ambizioni future.

 

Simone, iniziamo con un bilancio della tua Tirreno-Adriatico.
«Non è stata una gara molto positiva per me poiché ho dovuto fare i conti con la febbre nelle prime giornate, però sono riuscito a riprendermi e a concludere bene. A questo punto spero di poter essere protagonista alla Milano-Sanremo».

Come vi presentate alla partenza della Milano-Sanremo voi della CCC Sprandi Polkowice?
«Siamo sicuramente una squadra di outsider, dovremo tenere certamente d'occhio le squadre e gli atleti più forti per poi provare ad essere protagonisti nel finale di gara con Davide Rebellin o anche con me. L'importante per noi è non disputare una Milano-Sanremo anonima poiché è una corsa a cui sia il team che gli sponsor tengono molto».

Per te il fatto di andare a correre nella CCC in questo 2016 rappresenta una nuova esperienza. Che ambiente hai trovato finora?
«Sicuramente un ambiente giusto per un corridore delle mie caratteristiche poiché la nostra è una realtà in crescita, vogliamo arrivare in alto disputando corse sempre più importanti. Secondo me è veramente un ambiente ideale per poter disputare una buona annata».

Stiamo notando che in queste ultime stagioni anche altri corridori italiani stanno andando a correre più spesso in formazioni estere. Pensi che sia dovuto principalmente al calo di formazioni italiane presenti nel World Tour oppure c'è stata un'inversione di tendenza a livello di personalità dei corridori?
«I team italiani ultimamente puntano molto su atleti stranieri, in particolare c'è una formazione World Tour italiana (il riferimento è riconducibile alla Lampre, ndr) che opera molto in questa direzione mentre le squadre Professional puntano sui giovani o comunque su ragazzi che sono sconosciuti alla maggior parte del pubblico. In questa situazione ci sono atleti italiani che sono costretti ad andare a correre all'estero e trovare quindi spazio in squadre straniere».

Tra i tuoi obiettivi stagionali immaginiamo che ci possano essere le classiche. Ci sono anche altre corse a cui tieni particolarmente?
«Innanzitutto punto a ben figurare in tutte le corse che andrò a disputare. Logicamente la Milano-Sanremo per me è il sogno di una vita ma sono altrettanto consapevole che sia il sogno di molti corridori, però con le mie caratteristiche posso essere protagonista lì così come all'Amstel Gold Race. Sostanzialmente voglio far bene nelle gare più importanti a cui potrò partecipare».

Che cosa rappresenta per un corridore come te il correre assieme a Davide Rebellin, un atleta dall'esperienza invidiabile?
«Davide è veramente unico nel suo genere, arrivare a 45 anni ed essere ancora lì davanti nelle gare penso che sia una cosa non dico da tutti, ma da nessuno! È un fenomeno ed io posso solamente imparare tanto da lui, è un onore per me essere il suo compagno di camera in quello che credo sia il suo ultimo anno di carriera. Sarà sicuramente un qualcosa che in futuro racconterò ai miei figli o ai miei nipoti».

Ti ha già dato qualche consiglio particolare?
«Certamente, Davide dà sempre dei buoni consigli e cerca sempre di essere utile in tutti i frangenti di corsa o comunque prima e dopo la gara. C'è solamente da ascoltare e imparare da lui».

Vivian Ghianni

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