World Cycling: Vi presentiamo un progetto davvero troppo Togo! - Il campione nazionale Abdou-Raouf Akanga alla testa del Kpalimé Cycling Project
Versione stampabileQuando si pensa al ciclismo africano, attualmente i primi nomi a venire in mente sono quelli di Chris Froome e della MTN Qhubeka, formazione sudafricana che il prossimo anno debutterà ufficialmente nel World Tour sotto la denominazione di Team Dimension Data: ma nel continente nero possiamo trovare anche belle realtà locali come ad esempio in Algeria ed in Marocco, o ancora paesi emergenti come l'Eritrea o il Ruanda in cui il ciclismo si è sviluppato molto negli ultimi anni e che stanno iniziando ad esportare qualche giovane interessante anche in Europa. Questa puntata speciale della nostra rubrica World Cycling ci porterà invece in Togo, un piccolo paese che si affaccia sul vasto Golfo di Guinea.
La storia che vi racconteremo è quella di Abdou-Raouf Akanga, un ragazzo di 22 anni che quest'anno ha conquistato il titolo di Campione Nazionale Togolese: nel 2012 nella città di Kpalimé vicino al confine con il Ghana, la quarta più grande del paese con i suoi 100 mila abitanti, ha lui stesso avviato un'iniziativa per promuovere lo sviluppo del ciclismo nella sua città e nel paese in generale. Nel periodo recente è arrivata una grande svolta per Kpalimé Cycling Project che si è trasformato anche in un progetto benefico che proprio attraverso il ciclismo punta a dare un futuro ai bambini e ai ragazzi meno fortunati: nell'ultimo anno ha trovato il sostegno del gruppo tedesco Bike AID e ha avviato anche una collaborazione con la Francia attraverso il preparato Christopher Becaert e ora i sogni di Abdou-Raouf iniziano a sembrare un po' più realizzabili e chiunque, se vuole, può dare una mano a questi fantastici ragazzi.
Il Kpalimé Cycling Project è iniziato nel 2012 quando avevi appena 19 anni: come ti è venuta l'idea?
«Io ho iniziato a correre nel 2010 quando dovevo ancora compiere 17 anni. Nel 2012 ho disputato per la prima volta il Tour of Togo, una gara che richiama ciclisti anche dall'estero, e mi sono accorto che ero l'unico corridore della mia città: terminata la corsa molti ragazzi sono venuti da me a dirmi che volevano seguire i miei passi, e così è nata l'idea di fondare un club ciclistico. Ho dato le mie vecchie bici e i vecchi materiali ad alcuni di questi ragazzi, abbiamo iniziato a pedalare assieme e mese dopo mese se ne sono aggiunti altri».
Adesso però il progetto ha coinvolto anche tanti bambini piccoli meno fortunati
«Attualmente abbiamo 17 bambini nel club tra i 4 e i 12 anni e tra loro ci sono anche quattro bambine: il mio sogno è di avere un giorno un grande sponsor che ci permetta di avere una bicicletta per ogni bambino che arriva al club, adesso purtroppo abbiamo molte più richieste dei posti effettivamente disponibili. L'educazione è uno dei pilastri del nostro club: tutti devono andare bene a scuola altrimenti non avranno più la bicicletta per allenarsi. Con i più piccoli facciamo un lavoro in cui la cultura ed il divertimento in bicicletta vanno di pari passo: vogliamo che abbiano un futuro, che imparino a conoscere il ciclismo e ad amare lo sport sano fatto senza pressioni. Con i ragazzi più grandi invece facciamo allenamenti seri e lavoriamo anche nel dettaglio della prestazione: sono molto contento di poter lavorare assieme a Christopher perché è un allenatore giovane ma molto preparato e ha sposato fin da subito il progetto».
Il sostegno di un'organizzazione come Bike AID quanto ha aiutato il vostro club? Avete anche altri sponsor?
«Per noi l'aiuto di Bike AID è importantissimo perché ci ha messo a disposizione molto materiale, è stato un enorme passo avanti per noi. Abbiamo anche altri sponsor che ci aiutano come possono, chi aiutando il progetto ad avere una buona visibilità, chi mettendoci a disposizione prodotti o materiale di grande utilità. Personalmente sono in contatto con la Federazione di Ciclismo del Togo ma purtroppo al momento non hanno in mezzi per aiutarci mentre per adesso non abbiamo ancora avuto contatti con l'Unione Ciclistica Internazionale o con le grandi squadre internazionali».
I bambini conoscono qualcosa del grande ciclismo internazionale?
«Certo, adorano guardare i grandi campioni! Durante il Tour de France li invitavo tutti a casa mia e guardavamo assieme la corsa in televisione: ognuno di loro ha il suo idolo ma i corridori che vanno per la maggiore sono Chris Froome, Alberto Contador, Nairo Quintana, Mark Cavendish e anche Vincenzo Nibali».
Quali sono i prossimi obiettivi del vostro club?
«Abbiamo avviato una raccolta fondi su Internet con l'obiettivo di raggiungere la somma necessaria per affittare una casa da mettere a disposizione di tutti i partecipanti al progetto: ovviamente la casa dovrà avere numerose stanze ma anche bagni e una piccola officina per la riparazione delle biciclette. In più vogliamo avere in casa una bella libreria proprio perché non dobbiamo mai perdere di vista l'aspetto culturale del nostro progetto: il piacere di leggere non ha confini! Ci piacerebbe avere anche un piccolo orto ed un pollaio così che l'associazione sia abbastanza autosufficiente e i bambini possano imparare a coltivare e a prendersi cura degli animali in maniera giocosa, come deve essere alla loro età. In Togo anche pochissimi euro possono fare una grande differenza, per adesso abbiamo fissato l'obiettivo a 2000 euro e abbiamo da poco passato il 70%: se entro fine anno riusciamo a raggiungere e superare la cifra, il passo successivo sarebbe quello di acquistare un terreno e costruire la casa dei nostri sogni. Se devo guardare più a lungo termine, invece, la prima speranza è che tutti i ragazzi possano avere successo nella scuola, nella vita e nello sport e quindi di poterli allenare a diventare i campioni di domani: vogliamo che possano esprimere se stessi attraversi lo sport, portare qualcuno di loro in squadre professionistiche sarebbe fantastico!»
Chi volesse aiutarvi come può fare?
«La raccolta fondi per la casa della squadra è aperta a tutti, si può trovare sul portale Leetchi (clicca qui per scoprire di più e per partecipare) e ognuno può donare la cifra che preferisce. A parte quello, noi abbiamo sempre bisogno di materiale ciclistico, maglie, scarpe, caschi e ovviamente biciclette, sia per i più piccoli che per i ragazzi più grandi: attualmente stiamo raccogliendo tutto il materiale in Germania da cui poi sarà spedito in Togo con un container. Chi avesse del materiale da donare ci può contattare attraverso la nostra pagina Facebook (BIKE AID - Kpalimé Cycling Project) e noi daremo prontamente tutte le indicazioni e l'indirizzo per la spedizione».
Allarghiamo un po' il discorso al ciclismo in Togo in generale: è diffuso l'uso della bicicletta?
«In Togo la bicicletta è molto popolare soprattutto come mezzo di trasporto: in particolare in certi villaggi la bicicletta è l'unico mezzo possibile per spostarsi da casa ai campi o al posto di lavoro. Nel sud del paese abbiamo delle buone strade ma comunque negli ultimi tempi le stanno rifacendo un po' tutte e si riesce a pedalare in sicurezza».
Quanti ciclisti agonisti "élite" ci sono nel paese?
«Più o meno saremo una trentina e la gara più importante è il Tour of Togo che dura sette giorni: in più ci sono anche altre sei gare di un giorno. Non sono gare del calendario UCI, ma proprio il fatto che la bicicletta sia così popolare nel paese fa sì che sulle strade ci siano tantissime persone ad incitarci e ad applaudirci quando passiamo, è un bell'ambiente. Purtroppo la nostra squadra è l'unica ad avere dei bambini quindi non ci sono competizioni regionali o nazionali per loro: però io stesso organizzo qualche piccola gara in modo che possano divertirsi e sfidarsi tra di loro».
Gli effetti dei successi di Chris Froome e della MTN Qhubeka si sentono anche in Togo?
«Sì, il ciclismo è diventato molto più popolare anche qui in Togo che non è un paese con grande tradizione si sentono i benefici delle loro imprese: Chris Froome che è nato in Africa e vince il Tour de France o la MTN Qhubeka che è diventata la prima squadra africana a correre il Tour de France e con corridori dell'Africa Nera hanno dato speranza a tutti, a tutta l'Africa e aiuteranno ancora di più altri ciclisti africani. Io credo che qui in Togo ci sia un potenziale interessante vedendo quello che stanno facendo i nostri ragazzi, hanno solo bisogno delle condizioni ideali e di essere seguiti, noi ci stiamo provando!»