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Lo speciale: Storia di Ivan Basso, predestinato e campione - Festeggiamo il compleanno del varesino ripercorrendo la sua carriera a pochi mesi dall'addio al ciclismo pedalato | Cicloweb

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Lo speciale: Storia di Ivan Basso, predestinato e campione - Festeggiamo il compleanno del varesino ripercorrendo la sua carriera a pochi mesi dall'addio al ciclismo pedalato

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Ivan Basso con Lance Armstrong sulle salite del Tour de France © Ekstrabladet.dk

Si è ritirato quest'anno dal ciclismo pedalato dopo 17 anni da professionista, due Giri d'Italia vinti, tante altre belle corse e qualche momento oscuro in un percorso comunque scintillante. Ivan Basso compie 38 anni e Cicloweb lo omaggia con uno speciale in due puntate (la seconda domani) in cui ripercorriamo tutte le tappe principali nella carriera di un corridore che ha segnato un buon decennio di ciclismo italiano e internazionale.

 

1985-1999: Gli anni giovanili
Il podio Under 23 dei Mondiali di Valkenburg con Ivan Basso tra Rinaldo Nocentini e Danilo Di Luca © AFPLa storia di Ivan Basso inizia il 26 novembre 1977, quando viene alla luce a Gallarate, in provincia di Varese. Vive a Cassano Magnago ed anche grazie alla passione di famiglia comprende presto che il ciclismo sarà nel suo destino: la prima bicicletta la riceve in regalo a 3 anni, a 6 invece sale per la prima volta su una bici da corsa e comincia a sognare di emulare Francesco Moser, il suo idolo. Così, appena un anno più tardi, inizia a gareggiare nella categoria Giovanissimi nel GS San Pietro, in cui già si mette in mostra con vittorie e buoni risultati. Il suo primo binomio vincente avviene però col passaggio, da Esordiente, nel Gruppo Sportivo Gornatese che lo accompagnerà fino al termine della categoria Juniores.

Ivan è un ragazzo tenace, che ama la salita (a neppure 10 anni ha già scalato lo Stelvio) e in generale i percorsi duri, con la logica conseguenza che non sembra destinato a divenire un fulmine di guerra allo sprint. Quando attacca, però, ha fondo ed il passo verso i primi successi importanti è breve: nel 1993 conquista la gara più ambita dagli Allievi, vale a dire la Coppa d'Oro a Borgo Valsugana ed inizia una fiera e appassionante contesa con il bresciano Valentino China, ragazzo talentuoso ma che si rivelerà una vera e propria meteora al suo approdo tra i professionisti. Non citiamo questo nome a caso, poiché nel 1995, alla seconda stagione tra gli juniores, Ivan sale per la prima volta sul podio di un mondiale, al termine di una corsa gagliarda in quel di San Marino. A vincere è proprio China e Nocentini (terzo) completa un vero e proprio trionfo azzurro. Il nome di Basso, al pari dei suoi coscritti, è però già annotato sui taccuini dei tecnici e ad assicurarselo è uno dei più importanti team dilettantistici italiani: la trevigiana Zalf Desirée Fior.

Proprio nella formazione veneta avviene la sua consacrazione, diventa atleta ancora più completo ma che nella singola giornata sa dare il meglio di sé: nel 1997 vince la Piccola Sanremo e il Gran Premio Industria e Commercio di San Vendemiano mentre il 1998 gli porta in dote il Tryptyque Ardennaise e il prestigioso Giro delle Pesche Nettarine (dove vince anche due frazioni).

Arriva così in settembre come uno dei principali favoriti al mondiale olandese di Valkenburg dove gareggia tra gli Under 23. Il percorso ben si addice alle sue caratteristiche e, dopo aver controllato per buona parte di gara, piazza il suo affondo nell'ultima tornata, ai piedi del Bemelerberg, vanificando il tentativo del sudafricano Hunter di stargli a ruota. Ivan conserva non più di una decina di secondi sul gruppo ma grazie al preziosissimo lavoro dei suoi compagni aumenta il suo vantaggio sul Cauberg e si getta convinto verso il traguardo. È un altro trionfo italiano: a 20 anni Basso conquista il titolo iridato Under 23 in perfetta solitudine, precedendo di circa 15 secondi Rinaldo Nocentini e Danilo Di Luca. L'Asics gli offre l'opportunità di disputare le prime gare professionistiche come stagista ma per Ivan il passaggio si concretizza solamente nella primavera dell'anno successivo. In maglia iridata si congeda dalla Zalf non prima di aver conquistato altre importanti vittorie quali la Coppa Fiera di Mercatale e una tappa al Giro delle Regioni (che chiude 2°) oltre ad un podio al Palio del Recioto. Nel maggio 1999 arriva finalmente il momento: Ivan Basso diventa un corridore professionista.

 

1999-2003: Le prime stagioni da professionista
Ivan Basso sul podio della Liegi 2002 con Stefano Garzelli e Paolo Bettini © SunadaA puntare su Ivan è la Riso Scotti-Vinavil, formazione reduce da una buona stagione e che ha nelle sue file anche altri giovani di buona prospettiva sotto la guida di Davide Boifava. Da lui ci si attende molto e già il battesimo è di quelli di fuoco: il numero sulla schiena infatti Basso lo attacca il 15 maggio 1999 ad Agrigento, vale a dire nella prima frazione del Giro d'Italia. L'esordio non è fortunato, dato che una foratura lo fa giungere attardato già in una frazione poco impegnativa ma l'importante per lui è il cominciare a prendere confidenza con il nuovo mondo. Giunge fino a Lanciano, in Abruzzo, e dopo sette tappe dice arrivederci alla corsa rosa. Nelle corse in linea però il 21enne Basso fa vedere di avere la stoffa del corridore e inanella ottimi risultati: 2° al Trofeo Matteotti e al Giro del Friuli, 6° alla Tre Valli Varesine, 7° a Prato ma soprattutto 6° nella Cyclassic di Amburgo, allora prova di Coppa del Mondo. Ciò è sufficiente per convincere il Commissario Tecnico Antonio Fusi a convocarlo per il Mondiale di Verona: Ivan cerca di fare il suo, non conclude la prova ma l'essere lì è un ulteriore attestato di stima per il suo talento.

Nel 2000 passa all'Amica Chips-Tacconi Sport e dopo una positiva primavera con alcuni buoni piazzamenti, torna al Giro d'Italia: l'obiettivo è fare nuovamente esperienza e nella dura tappa da Selva di Val Gardena a Bormio tenta anche la fuga da lontano. Giunge a Milano in 52esima posizione e nel mese d'agosto festeggia anche i primi successi da professionista: partecipa infatti al Regio Tour, breve corsa a tappe tedesca, dove vince la prima frazione ed anche la semitappa a cronometro della terza frazione, chiudendo 2° nella generale. Un'altra svolta la segna il 2001: Basso passa alla Fassa Bortolo di Giancarlo Ferretti ed il suo potenziale si nota fin dalle prime battute: vince la prima frazione del Giro del Mediterraneo sul celebre traguardo in salita del Mont Faron, quindi comincia ad assaggiare l'atmosfera del Belgio, sfiorando il colpaccio alla Freccia Vallone, in cui solamente Rik Verbrugghe lo precede in cima al Muro di Huy, prima del debutto alla Liegi. Lascia il segno anche alla Bicicleta Basca, vincendo ad Arrate, e al Giro d'Austria nella tappa di Lienz mentre nel campionato italiano vinto da Daniele Nardello va vicinissimo al podio, giungendo quarto.

Simili prestazioni convincono Ferretti a portarlo al Tour, dove già nella seconda frazione con arrivo ad Anversa entra nell'azione decisiva e conclude all'ottavo posto. Ci riprova nella settima tappa da Strasburgo a Colmar dove mostra un'ottima condizione ma nell'affrontare una curva verso destra finisce pesantemente a terra. La tappa va a Jalabert, Ivan chiude quinto nonostante il dolore, a dimostrazione di una grinta da vendere, ma nell'impatto con l'asfalto la sua clavicola e la sua mano destra si fratturano: la sua prima Grande Boucle si conclude quindi mestamente anzitempo, non impedendogli però di disputare un buon finale di stagione, culminato in un'altra convocazione in nazionale per il Mondiale di Lisbona.

Il ragazzo varesino però sembra essere sempre meno una sorpresa e diventa pian piano una bella realtà e la primavera 2002 ne dà conferma: alla Liegi-Bastogne-Liegi Bettini e Garzelli danno spettacolo ma alle loro spalle il primo a giungere sul traguardo sarà proprio Basso, che conquista così il suo primo podio in una classica monumento. In luglio torna al Tour, dove Armstrong spadroneggia ma nel gruppo dei migliori non è così raro vedere la maglia bianca di Ivan agganciata per buona parte degli arrivi in quota. La sua costanza gli permette di ottenere qualche buon piazzamento e di arrivare per la prima volta a Parigi, chiudendo in undicesima posizione. Non è l'unica soddisfazione, visto che Basso è il primo nella speciale graduatoria riservata ai giovani e porta così a casa la maglia bianca.

Nel mentre Ivan comincia a divenire sempre più attento ai dettagli ed inizia a curare maggiormente anche la posizione in bicicletta, cercando così una crescita graduale che da corridore adatto prevalentemente alle corse in linea può portarlo a divenire atleta competitivo anche nei grandi giri. Il 2003 offre conferme: alla Liegi chiude decimo e si piazza bene in brevi gare a tappe ma in estate l'obiettivo è migliorarsi ulteriormente al Tour de France. La missione sarà compiuta: Armstrong e Ullrich restano inavvicinabili, Basso in salita perde terreno ma non affonda e così, dopo varie buone prestazioni, conclude a Parigi in settima posizione, lasciando così intravedere la speranza di poter divenire in futuro il primo azzurro a salire sul podio dopo Pantani. Nell'estate dello stesso anno, prima dei consueti buoni risultati nelle corse nostrane e la partecipazioni al Mondiale di Hamilton (non portato a termine) va vicinissimo al successo alla Classica di San Sebastián, dove solamente il maggior spunto veloce di Paolo Bettini gli nega la vittoria. Basso però ormai è una realtà e di lui si sentirà ancora parlare molto.

 

2004-2005: L'esplosione al Tour de France
Ivan Basso secondo al Tour de France 2005 © DDP ImagesVerso la metà del decennio, Ivan è ormai una realtà del ciclismo internazionale, ma manca la certificazione ufficiale, ovvero almeno un podio in un grande giro. Lascia la Fassa Bortolo e si trasferisce al Team CSC di Bjarne Riis, team manager con cui instaurerà quasi un rapporto filiale. L'obiettivo è scalare posizioni al Tour de France, gara per la quale il varesino è ormai convinto di essere più che mai portato (anche più che per il Giro). Perciò salta per il quarto anno consecutivo la corsa rosa e si presenta alla Boucle, dove trova un Lance Armstrong ancora "ingiocabile" (per usare un termine tennistico); corre in difesa, conscio di non poter osare in maniera eccessiva, è l'unico a resistere accanto al texano sui Pirenei, tanto da meritare un successo (il primo, e destinato a restare unico) a La Mongie. Sulle Alpi non si scompone, e chiude terzo a Parigi, dietro a Lance e a Klöden ma davanti a un pezzo da 90 come Ullrich.

Ivan entra in una nuova dimensione, ma il suo risultato in Francia (anche a causa della condotta di gara sparagnina) è messo in ombra dall'esplosione di Damiano Cunego, che in quell'anno ha vinto il Giro d'Italia (oltre a tante altre corse), e si è imposto come il bimbo d'oro del ciclismo azzurro. Il primo scontro frontale è al Giro di Lombardia, dopo che i due hanno gareggiato insieme in nazionale a Verona (nono Damiano, 11esimo Ivan), e dopo che il varesino ha vinto il Giro dell'Emilia.

Il Lombardia lo vince Cunego, Basso è terzo, e questo risultato fa sognare ai tifosi dello Stivale una nuova rivalità pronta ad accendere gli animi. Il Giro d'Italia 2005 si annuncia come un campo di battaglia a viso aperto tra i due: Ivan, nonostante venga da un periodo umanamente difficile (in febbraio ha perso la madre Nives a causa di un tumore) sa di essere cresciuto tanto e di poter puntare altissimo, per cui alza l'asticella della sfida, anticipando che farà Giro e Tour, entrambi con propositi bellicosi; Damiano da parte sua ha tutte le carte in regola per difendere la vittoria di 12 mesi prima.

La corsa rosa si rivelerà però un mezzo disastro per entrambi i giovani contendenti: alla prima vera salita della gara, il Passo Duran nella tappa di Zoldo Alto, Cunego salta ingloriosamente (scoprirà poi di avere la mononucleosi); al contrario, Ivan va all'attacco con Savoldelli (che vince) e si prende la maglia rosa.

La gioia però dura pochissimo: tre giorni dopo, a Ortisei, Ivan dà i primi segni di cedimento, perde il simbolo del primato (che passa a Savoldelli), ma resta secondo della generale; l'indomani, sullo Stelvio, il patatrac: un malessere gastrointestinale azzera Basso, soccorso in corsa da Riis, ma determinato a terminare la tappa nonostante sia ai minimi termini. Accuserà tre quarti d'ora di ritardo dai primi. La grande tenacia di Ivan emerge proprio nei giorni successivi: non si ritira, si riguarda, si riprende, e poi piazza una doppia stoccata, vincendo consecutivamente la tappa di Limone Piemonte e la crono di Torino.

Rinfrancato dal finale di Giro, Ivan va - secondo programmi - al Tour, e stavolta dimostra di non avere più alcun timore reverenziale nei confronti di Armstrong. È l'unico ad attaccare l'americano, anche se non riesce a spezzarne il dominio. La sua bella condotta di gara non gli porta successi parziali ma un preziosissimo secondo posto finale: considerando che il 2005 è annunciato come l'ultimo anno di Lance da professionista, c'è da sperare che il futuro dominus della Boucle possa essere italiano, e chiamarsi Ivan Basso. Il varesino stravince il Giro di Danimarca (con 4 successi in 6 tappe), va in vacanza e dà appuntamento a tutti per il 2006.

 

2006: Un Giro d'Italia dominato in lungo e in largo
Il celebre arrivo di Basso all'Aprica e la dedica al piccolo Santiago © Tim De WaeleSempre in maglia CSC Ivan Basso si accinge a vivere un 2006 da assoluto protagonista. L'obiettivo è lo stesso dell'anno precedente: vincere Giro e Tour. La primavera del varesino è un avvicinamento ponderato ma impeccabile al doppio appuntamento coi GT: tra il sesto posto alla Tirreno e il decimo alla Liegi, Ivan corre poco ma bene, lasciando il segno sia al Critérium International (tappa più classifica) che al Circuit La Sarthe (successo di tappa).

Il Giro d'Italia parte dal Belgio, ed è forse il più duro dell'epoca recente: tantissime salite, ma anche una lunga crono individuale oltre a una cronosquadre esigente. Al rientro sul territorio italiano, al quinto giorno con la prova contro il tempo riservata ai team, vinta proprio dalla CSC, Ivan comincia la scalata alla classifica, installandosi al quinto posto; dopo la frazione appenninica di Saltara si ritrova terzo; l'indomani, al primo arrivo in quota a Passo Lanciano, Basso sferra un tremendo fendente che lascia tutti gli avversari sulle ginocchia. Vince la frazione, prende la maglia rosa e non la lascerà più fino alla fine.

Il varesino non fa sconti, si arrende solo a Jan Ullrich nella crono di Pontedera, coglie un altro secondo posto di tappa a La Thuile (frenato solo da qualche incertezza sulla discesa finale sul bagnato) ed è già imprendibile in classifica quando, sul Bondone, offre un altro saggio terrificante, mettendo i rivali uno per cantone e ottenendo il secondo successo di tappa personale.

Ne verrà anche un terzo, ma sarà destinato a lasciare una scia di veementi polemiche: la tappa è la penultima, la Trento-Aprica con Tonale, Gavia e Mortirolo. In cima a quest'ultima ascesa Ivan scollina insieme a Gilberto Simoni, i due restano insieme anche sulla discesa, e poi sulle rampe verso Aprica la maglia rosa apre il gas e va a prendersi un altro successo in solitaria, esibendo al traguardo la foto del figlio Santiago, nato da pochi giorni.

Tutto normale? Neanche per sogno: Simoni all'arrivo è terreo, e si sfoga a caldo, accusando Basso di avergli chiesto di aspettarlo giù dal Mortirolo (con la promessa implicita di concedergli il successo di giornata), di avergli poi chiesto dei soldi in cambio della vittoria, e di averlo infine staccato. Basso nega, a nulla valgono i tentativi (da parte degli organizzatori e della stampa) di giungere a una riconciliazione tra i due; Simoni, irremovibile sulle sue posizioni, ritratterà però ogni accusa in sede di inchiesta federale. Una vicenda che rovina in parte la festa a Ivan, ma che non ne scalfisce la determinazione di andare a vincere il Tour de France dopo aver conquistato il Giro.

 

 

1 - continua

 

Puntata successiva
2 - OP, il secondo Giro, il tumore: la fase matura

Vivian Ghianni
Marco Grassi

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