Warning: include() [function.include]: open_basedir restriction in effect. File(/opt/plesk/php/5.2/share/pear/BackgroundProcess.class.php) is not within the allowed path(s): (/var/www/vhosts/oldsite.cicloweb.it/:/tmp/) in /var/www/vhosts/oldsite.cicloweb.it/httpdocs/sites/all/modules/background_process/background_process.module on line 22

Warning: require() [function.require]: open_basedir restriction in effect. File(/opt/plesk/php/5.2/share/pear/context.core.inc) is not within the allowed path(s): (/var/www/vhosts/oldsite.cicloweb.it/:/tmp/) in /var/www/vhosts/oldsite.cicloweb.it/httpdocs/sites/all/modules/context/context.module on line 3
La recensione: Decostruzione di un mito smitizzato - The Program, messa in scena accuratissima di una storia e un'epoca: e quel Lance Armstrong rimasto solo | Cicloweb

Il Portale del Ciclismo professionistico

.

La recensione: Decostruzione di un mito smitizzato - The Program, messa in scena accuratissima di una storia e un'epoca: e quel Lance Armstrong rimasto solo

Versione stampabile

Una foto di scena di The Program

L'abbiamo guardato con curiosità. Non quella di chi deve scoprire qualcosa che conosce già benissimo, ma quella di chi vuole proprio vedere come è stata messa in scena questa o quella vicenda. Ci siamo trovati di fronte a un film che procede per ellissi, che lascia ingombranti coni d'ombra su quel che regia e sceneggiatura non hanno evidentemente considerato centrale ai fini del racconto (non una biografia di tutti gli aspetti della vita e della carriera di Lance Armstrong - ché non sarebbero bastati i canonici 90' di spettacolo - ma un focus che si orienta su una prospettiva ben precisa, come vedremo); ma che quel che sceglie di narrare lo narra con una cura maniacale del particolare, con una verosimiglianza che colpisce e ci suggerisce un mondo produttivo molto lontano dalle - ahinoi - raffazzonate fiction ciclistiche che siamo stati abituati a vedere sulla Rai. Ma questo è il cinema, tutta un'altra storia.

Stephen Frears, regista inglese di lungo corso, mestierante di granitica certezza con picchi autoriali (lontani almeno un paio di decenni) e una più recente tendenza al biografismo sublimata in "The Queen" (il film sulla regina Elisabetta uscito nel 2006), si è scelto bene i suoi collaboratori: gente in grado di distinguere una maglia US Postal del 1999 da una del 2003 e di predisporre precisamente sul set tutti gli outfit (e i mezzi, i bus, le ammiraglie), a creare un caleidoscopio così vero e vivido da lambire il documentarismo (effetto che ritroviamo anche in una perfetta simbiosi delle immagini di repertorio - vere - con quelle di finzione). Insomma, il budget a disposizione del film è stato collocato ottimamente, ogni cosa al posto giusto, anche una colonna sonora inevitabilmente cool, dalla baldanza dei Ramones dei primi successi "dopati" alla malinconia dei Radiohead del ritorno in gara, mesta ricerca di un passato che non poteva più rivivere.

Quello che Lance Armstrong ci appare sin dal primissimo piano sequenza di The Program è un uomo solo con se stesso e con la sua bici. Non avrà persone care vicine in nessuno dei momenti difficili che attraverserà, intorno a lui sempre e solo "gente del ciclismo", soggetti destinati a scomparire al cospetto del suo stesso ego; tranne uno: il demiurgo, Michele Ferrari. Tutti gli altri, anche i collaboratori più stretti, da Bill Stapleton a Johan Bruyneel, semplici orpelli. Chi conosce la storia di Lance aveva già focalizzato questo aspetto: anche gli amici lo tradirono, non proprio il sintomo di un uomo amato da chi lo conosce bene.

Quel che fa sensazione nella linea narrativa portata avanti da Frears è il vedere un Armstrong talmente autoriferito da non avere neanche avversari sportivi degni di menzione. Letteralmente: Jan Ullrich non viene mai citato, e - fattore molto più doloroso per i tifosi italiani - di Marco Pantani neanche l'ombra; un buco di sceneggiatura (diciamo così) talmente grosso da non poter essere casuale. I contendenti del texano, pur con le loro storie (o tragedie), non possono stare sullo stesso piedistallo su cui Lance si è issato, e sul quale viene inquadrato in The Program, esattamente come avveniva quando correva, lui protagonista di quello che era già un film - in fieri - su se stesso, un film in cui non poteva esserci altro che lui, vittima e schiavo del personaggio che si mangiò l'uomo. "Tutto finto"?

Ci si sorprende a empatizzare con un personaggio di tale arroganza, una figura di bestiale voracità nella quale si aprono pochi squarci di grandissima, toccante umanità; si guarda negli occhi una persona obbligata a mentire a se stessa per portare avanti un copione che, via via che il tempo passa, fa sempre più acqua da tutte le parti. Ma lui, sempre solo e potentissimo, si può permettere di spadroneggiare con chiunque, coi collaboratori, i compagni di squadra, le mosche bianche che osano remare in un'altra direzione in "un gruppo di 180 dopati" (i Christophe Bassons e i Filippo Simeoni emarginati da un ciclismo marcio e omertoso), Lance può fottere i controlli antidoping con la connivenza di un'UCI supina, succube, comprata, perché lui può tutto in quanto simbolo (della lotta contro il cancro, dell'espansione del ciclismo in mercati vergini) prima ancora che campione.

In questo fosco regno scintillante (i riflettori, il rispetto di tutti, l'idolatria) e malato (aghi, aghi, continuamente aghi), gli unici antagonisti sono David Walsh, giornalista (dal cui libro Seven Deadly Sins il film discende) reso in maniera sin troppo ordinaria nel suo essere tutto d'un pezzo, e Floyd Landis, personaggio a suo modo grottesco nell'essere emulo e parodia in sedicesimo di Armstrong. Ma il mormone che vinse il Tour del 2006 (e poi, subito testato positivo, lo perse) trova alla fine un suo riscatto morale, quella soddisfazione alla propria coscienza che a Lance viene negata, perché Lance è l'eroe negativo, cattivo oltre ogni film, e tale rimarrà anche - definitivamente sconfitto - dopo i titoli di coda.

Un film che piacerà sia ai tifosi del texano che ai suoi più strenui detrattori, ognuno riconoscerà quello per cui già ha un'idea sedimentata della vicenda armstronghiana. Tutti, gli uni e gli altri, vedranno un Ben Foster ottimamente calato nella parte, credibile (anche in bici) e mimetico, anche se l'interprete che ruba ampi stralci di sequenze è il Guillaume Canet che rifà Ferrari, il dottor Mito. Qualche didascalismo (forse ineliminabile: come fai a spiegare cos'è il Vo2max senza spiegare cos'è il Vo2max?) non mina il senso di un'opera in cui non si fanno sconti a livello sportivo (neanche il Mondiale di Oslo - teoricamente "pulito" - viene degnato di una scena, neanche la vittoria di Limoges al Tour con l'omaggio a Fabio Casartelli), ma in cui Frears cerca una luce umana nel protagonista di una vicenda molto più grande di lui. Un protagonista che da tale vicenda finisce schiacciato, stritolato, annientato; forse molto più di quanto siamo disposti a immaginare.

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano