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Mondiali 2015: Kristoff&Degenkolb, la disfatta dei favoriti - Le pagelle: Italia aggrappata a Viviani e Trentin

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Il podio del Campionato del Mondo con Matthews e Navardauskas accanto a Sagan © Bettiniphoto

Peter Sagan - 10 e lode
Fin da quando aveva 21 anni Peter Sagan è sempre stato uno dei primi favoriti alla Milano-Sanremo, nelle Classiche del Nord ed in tutte le edizioni dei Campionati del Mondo: prima di oggi però la grande vittoria era sempre sfuggita e con il passare del tempo le critiche (a volte giuste, altre molto meno) si sono sempre fatte più insistenti e feroci. Era però impossibile che il successo di peso continuasse a sfuggire ancora a lungo e dopo la brutta caduta alla Vuelta c'era qualche dubbio sul suo stato di forma e si pensava che oggi avrebbe potuto aspettare la volata. Sagan ha scelto invece la maniera più bella per sbloccarsi: a 2700 metri dall'arrivo è partito secco sul muro in pavé della 23rd Street, non si è voltato e sul falsopiano ha avuto la forza per fare il vuoto e da lì è stata una splendida cavalcata solitaria fino al traguardo dove finalmente è riuscito a togliersi quest'immensa e meritata soddisfazione. Un campione che è un patrimonio per il ciclismo e che (quasi) tutti i colleghi ammirano: bellissima l'immagine di un fenomeno come Tom Boonen che sorride e si complimenta dandogli un cinque appena tagliato il traguardo.

Michael Matthews - 9
Era arrivato in grandissima forma a questo Campionato del Mondo ed a proiettarlo della ristretta cerchia dei primi favoriti ci aveva pensato soprattutto la volata per il secondo posto al GP de Québec in Canada su un traguardo impegnativo e che poteva un po' ricordare quello Richmond. Il giovane australiano oggi voleva farsi un bel regalo per i 25 anno compiuti ieri e dal punto di vista tattico ha fatto quello che doveva fare: è stato il più forte allo sprint ma sfortunatamente ancora una volta s'è trovato davanti un corridore che è riuscito ad anticipare tutti. Fortissimo già da Under 23, nei primi anni da professionista sembrava essersi un po' smarrito: per lui questa è stata un'annata fondamentale perché ha ritrovato fiducia nei propri mezzi ed i risultati stanno iniziando ad arrivare (argento mondiale e terzo sia alla Sanremo che all'Amstel Gold Race). Già da ora si candida ad essere uno dei grandi protagonisti per la campagna delle classiche 2016.

Ramunas Navardauskas - 9
Zitto zitto, sei mai farsi vedere (neanche in volata grande alla fantastica regia USA) il 27enne corridore della Cannondale-Garmin ha regalato alla Lituania la prima medaglia iridata in campo maschile dopo i tre successi delle ragazze targati Ziliute, Pucinskaite e Polikeviciute. Nelle grandi classiche Navardauskas non ha mai ottenuto risultati degni nota, ma ha sempre dimostrato ottime qualità sui questo tipo di percorsi ed è uno di quei corridori capaci di trasformarsi quando arriva il grande evento: era andato molto bene sia a Valkenburg che a Ponferrada e qui a Richmond ha saputo farsi trovare al posto giusto al momento giusto per affrofittare della giornata non esaltante di alcuni dei principali favoriti.

Alexander Kristoff - 5
Per tutto quello che era stato capace di fare nell'arco della stagione, il norvegese era il primo favorito della gara odierna. Per contrastare questo Peter Sagan forse non gli sarebbe bastata neanche la condizione super del Giro delle Fiandre e ha provato a rimanere coperto fino all'ultimo per far valere il suo spunto nel finale ed acciuffare il podio: il non essere riuscito ad acciufare una medaglia su quello che doveva essere il suo terreno migliore è stato un brutto passaggio a vuoto che lo porta sotto alla sufficienza. Per la Norvegia c'è anche il rimpianto di non aver lasciato libertà ad un uomo in gran forma come Edvald Boasson Hagen: se il corridore della MTN avesse collaborato con Greg Van Avermaet negli ultimi due chilometri qualcosa sarebbe potuto cambiare.

John Degenkolb - 5.5
Se Kristoff almeno ha ottenuto un quarto posto, perché diamo un voto più alto a Degenkolb che ha chiuso appena 29° staccato dal gruppo dei big? A differenza del norvegese, il tedesco s'è fatto notare già prima dell'ultima tornata e ha scelto di giocarsela a viso aperto sugli strappi in pavé di Libby Hill e 23rd Street: la gamba era molto buona e ha provato a correre per vincere più che per cercare un piazzamento "facile" con una tattica difensiva. Probabilmente, o quasi sicuramente, è stato un atteggiamento sbagliato ma certi errori si apprezzano comunque più di altri.

Alejandro Valverde - 7
Corridore spesso discusso ma con una classe ha pochi eguali nel panorama attuale del ciclismo internazionale. A 35 anni riesce ad ottenere il suo nono piazzamento tra i primi 10 in undici Mondiali disputati, purtroppo senza mai conquistare quella maglia iridata che tanto meriterebbe: se un percorso come quello americano fossi arrivato nei suoi primi anni da professionista probabilmente non esisterebbe questa lacuna nel suo palmarès, invece con oggi se ne è andata forse l'ultima possibilità concreta di farcela a meno che non riesca a restare a questi livelli per altri due anni fino a Bergen 2017.

Simon Gerrans - 7
L'australiano è coetaneo di Valverde e quindi anche per lui se n'è probabilmente andata l'ultima vera possibilità di vincere un Campionato del Mondo. Il sesto posto odierno aggiunge poco alla carriera di Gerrans ma, se si considerano le caratteristiche del percorso e tutti i problemi fisici avuti quest'anno, resta un risultato insperato e che certifica una volta di più che quando il gioco si fa duro lui risponde sempre presente.

Michal Kwiatkowski - 7.5
Il polacco corre da campione uscente e non ha voluto mollare la sua maglia iridata tanto facilmente. C'era anche lui nella bella fuga partita sul finire del terzultimo giro e che vedeva rappresentate anche nazioni importanti come Italia, Belgio, Spagna e Olanda: in quel gruppo sarebbe stato uno dei favoriti e forse è anche per quello che l'azione non ha avuto molta fortuna. Di quel drappello di attaccanti Michal è stato l'unico ad avere ancora energie per fare la corsa anche nel finale: per lui alla fine un buon ottavo posto che in Mondiale non si butta mai via.

Belgio - 6.5

Il Belgio non aveva un uomo capace di contrastare corridori come Matthews, Kristoff o Degenkolb in volata e quindi ha provato a fare di tutto per mettere in difficoltà i favoriti prima del finale. La nazionale s'è comportata bene correndo quasi sempre nelle prime posizioni e facendosi trovare pronta in ogni momento: bene Tom Boonen che all'attacco in prima persona a 35 chilometri dall'arrivo, a Greg Van Avermaet è mancato poco per riuscere ad accordarsi a Peter Sagan nel momento dello scatto decisivo e poi non ha trovato la collaborazione di Boasson Hagen, l'unico un po' sottotono è stato forse Philippe Gilbert da cui ci si aspettava qualcosa nel finale ed invece s'è limitato a fare la volata che gli ha fruttato un decimo posto un po' anonimo. 

Italia - 5
Al momento il materiale umano a disposizione è questo e su un percorso come quello americano sapevamo in partenza che per puntare al podio sarebbe servito ben altro. L'Italia di oggi però non ha convito sotto molti aspetti: sugli strappi abbiamo visto pochissime volte gli azzurri correre nelle prime posizioni e ogni volta che c'è stato uno scatto o un frazionamento pericoloso i nostri sono quasi sempre stati inevitabilmente in ritardo. Da Vincenzo Nibali ci si aspettava di più anche se qui il livello non era certo quello delle corse italiane, male Giacomo Nizzolo che è arrivato nel finale senza più energie ed il cui 18° posto certifica il peggior Mondiale di semmpre dell'Italia, malissimo Diego Ulissi che non è mai stato nel vivo della corsa e per il quale la giustificazione del percorso regge fino ad un certo punto. Il ct Cassani nei suoi due Mondiali ha ottenuto un 13° e un 18° posto (ma anche un argento a crono dopo 21 anni!), ma su percorsi medio facili al momento il nostro valore non è tanto lontano da questo: Davide merita comunque fiducia per il grandissimo lavoro che sta svolgendo su tutte le nazionali, un progetto importante ma che probabilmente darà i suoi frutti solo tra qualche stagione.

Elia Viviani e Matteo Trentin - 7
Gli unici a salvarsi nella brutta giornata azzurra di oggi. Come già ai Giochi Europei di Baku, Viviani è stato sfruttato per un ruolo di attacco e comunque non ha sfigurato: non sappiamo se fosse un piano prestabilito in partenza o se la mossa sia stata indotta dalle sensazione avute nei primi chilometri, comunque bravo. Ben presente anche Trentin, seppur un po' dolorante ad un ginocchio: il corridore della Etixx è stato uno dei pochi abbastanza reattivi quando serviva esserlo, purtroppo nel finale non aveva più un briciolo di forze.

Jos Van Emden - 8
L'obiettivo dell'Olanda è stato di fare la corsa dura fin dall'inizio e, dopo un bel forcing per approfittare di un frazionamento nel gruppo, è rimasta davanti a lungo a scandire un ritmo elevato ma regolare. Se la tattica e la scelta di non portare a Richmond un uomo come Tom Jelte Slagter si possono discutere, non si può non ammirare la prestazione odierna di Jos Van Emden che si è portato dietro tutto il plotone a 40 km/h di media praticamente da solo per più di 100 chilometri.

Benjamin King - 7.5
Il 26enne statunitense della Cannondale-Garmin è nativo proprio di Richmond e quella di oggi era quindi una giornata speciale per lui: una fuga da lontano era il modo migliore per mettersi in bella evidenza sulle sue strade. King è partito all'attacco fin dall'inizio assieme a Conor Dunne (Irlanda), Carlos Alzate (Colombia), Ivan Stevic (Serbia), Andriy Khripta (Ucraina), Jesse Sergent (Nuova Zelanda), Sung Baek Park (Corea del Sud) e Serghei Tvetcov (Romania): King, Dunne, Sergent e Tvetcov sono stati gli ultimi ad arrendersi dopo un totale di 165 chilometri in avanscoperta. Bravi e coraggiosi!

Francia - s.v.
Gara sfortunata oggi per i due uomini migliori della Francia: Julian Alaphilippe è stato costretto a ritirarsi a tre giri dalla conclusione dopo aver sofferto tutto il giorno per alcuni problemi intestinali, Nacer Bouhanni invece è stato vittima di una caduta che lo ha costretto ad inseguire e che gli ha fatto sprecare energie preziose. A salvare il bilancio ci ha pensato Tony Gallopin con un settimo posto che difficile era migliorabile su questo tracciato.

Taylor Phinney - 6.5
È tornato alle gare ad agosto dopo uno stop per infortunio di 62 (sessantadue!) settimane: già un mezzo miracolo rivederlo in gruppo, ma lui ha voluto fare di più riuscendo a vincere quasi subito, a guadagnarsi la convocazione per il Mondiale casalingo e ad onorare la corsa con una fuga assieme a Kanstantsin Siutsou e Guillaume Boivin durata poco più di 40 chilometri e annullata nel corso del terzultimo giro.

André Greipel - 6.5
Più che il percorso nel complesso, oggi a non essere adatto alle sue caratteristiche era l'ultimo chilometri: mai avrebbe potuto vincere qui, bravo a capire le proprie possibilità ed a mettersi a disposizione dei compagni con grande generosità. Il suo atteggiamento non è una novità, ma ci sono pochi corridori come lui e ogni volta è giusto fargli un grande applauso.

Sebastiano Cipriani

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