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Trofeo Bianchin 2015: Bianchin per velocisti? Riecco Gasparrini - Stesso podio della Popolarissima per una classica più mutilata che mutata

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Il podio del Trofeo Bianchin con Rino Gasparrini tra Marco Maronese e Xhuliano Kamberaj © UnieuroWilierTrevigiani.com

 

dal nostro inviato


Rino Gasparrini l'avevamo lasciato ad aprile, primo nella classica di primavera più ambita dai velocisti, la Popolarissima di Treviso; lo ritroviamo 5 mesi dopo non lontano, a Paderno di Ponzano, vincente contro gli stessi avversari nel Trofeo Bianchin. Cosa che fino a poco tempo fa sarebbe risultata impossibile, visto il percorso duro che il Bianchin proponeva ogni anno tra Montello e Colli Asolani: niente di tutto ciò quest'anno, ma solo un circuito pianeggiante attorno a Paderno. Il risultato è identico, pari pari a quello della Popolarissima, ossia con Gasparrini sul podio affiancato da Marco Maronese (Zalf) e Xhuliano Kamberaj (Ct Friuli). 

 

Storia del Bianchin, nobile decaduta
Il Trofeo Gianfranco Bianchin nacque nel 1970 per onorare Gianfranco Bianchin (atleta promettente morto tragicamente per annegamento a soli 23 anni), per volontà del cavaliere Elio Zanatta, diventando in breve una delle corse di riferimento del panorama dilettantistico italiano. Qui han vinto Martinelli, Guerini, Bertolini, Figueras, Giampaolo Caruso, Visconti; nel 2010 un ancor ventenne Fabio Aru diede sfoggio delle sue grandi doti in salita, piegandosi soltanto allo sloveno Robert Vrecer. Fu l'ultima edizione alla quale Zanatta potè assistere: il 2011 se lo portò via, e con lui cominciò a svanire la gloria di una corsa nobile, ereditata al figlio Stefano (ottimo corridore, ds Liquigas e prossimo ds Bardiani) e della sorella Cinzia. Già l'anno scorso si ebbe la sensazione di un notevole ridimensionamento, col passaggio a corsa nazionale e la riduzione delle salite al Montello; quest'anno ulteriore ridimensionamento a circuitino pianeggiante attorno a Paderno, motivato da scelte economiche, per di più con soli 91 partenti. Scelte che non ci sentiamo di discutere, se l'alternativa è una gara in meno; ma se l'intenzione è quella di onorare Zanatta, forse sarebbe il caso di intitolare la corsa solo Memorial Zanatta, visto che l'identità del Bianchin è un'altra e di fatto non esiste più.  

 

Due fughe e Zalf a inseguire
Tornando alla corsa, tra i 91 partenti troviamo 12 squadre, quasi tutte dell'area triveneta, con l'eccezione della Viris e della Synergy Baku mascherata da nazionale dell'Azerbaijan. La corsa è condotta in maniera tale da arrivare in volata, ma non mancheranno 2 fughe a tentare di rovesciare il banco, entrambe promosse dai combattivi uomini della General Store: nella prima sono Maestri e Baron Castillo a muoversi per primi, trascinando con sé Brugnera (Marchiol), Plebani (Unieuro), Breda (Selle Italia), Jabrayilov (Azerbaijan), Vecchiato (Coppi Gazzera), Gallio, Ghezzo (Cyberteam), Rossi (Zalf), Favero (Padovani) e Mosca (Viris). Fuga che parte dopo un'ora di corsa e prende 1' di margine, ma viene chiusa a metà gara da una frustata della Zalf al comando del gruppo. Una nuova fuga, più persistente, parte nella settima delle 13 tornate previste, avendo con sé ancora Maestri, stavolta accompagnato da Modena e Cordioli; replica anche Ghezzo, poi ci sono Barker (Friuli), Campagnolo (Coppi Gazzera), Bonifazio e Nosotti (Viris), Frapporti (Unieuro), Rudi e Pessot (Selle Italia) e Isgandarov (Azerbaijan). Anche stavolta la Zalf preferisce restare passiva, andando poi a chiudere sui fuggitivi quando raggiungono i 2' di margine, per poter portare Maronese e Gaggia alla volata.

 

Volata confusa, Gasparrini di poco 
Il ricongiungimento avviene a 5 km dal termine. Dopodiché i treni cominciano a organizzarsi per la volata: l'unico a tentar di sorprendere tutti è Flavio Tasca (Trentino), approfittando di una tripla chicane negli ultimi 600 metri, ma deve presto arrendersi. Dal confuso blob che si viene a generare nei 300 metri finali è bravissimo a emergere di esperienza Rino Gasparrini (Unieuro), riuscendo a battere di mezza bicicletta Marco Maronese (Zalf). Poco lontano anche Xhuliano Kamberaj (Friuli), il quale può comunque esultare: non correva da giugno, dopo aver litigato con la dirigenza della Cipollini Alè, ed ha dovuto risolvere un po' di questioni burocratiche per potersi svincolare e tornare a gareggiare. Ai piedi del podio Marco Gaggia, comunque non lontano da Gasparrini; seguono Perego (Viris), Cordioli (General Store), Pessotto (Marchiol), Raileanu (Bibanese), Zanon (Cyberteam) e l'onnipresente Gabburo (General Store) a completare una top ten che in realtà di velocisti puri ne vede ben pochi, complice la distanza di 161 km. 

 

Un vincitore dal futuro incerto
Due vittorie stagionali per Rino Gasparrini, due vittorie-fotocopia se vogliamo, ma che vittorie, considerando il prestigio di Popolarissima e Bianchin. In mezzo a queste vittorie c'è stata però una stagione incerta, senza grossi exploit, soprattutto nell'ambito dei confronti con i professionisti, vero banco di prova per gli élite che corrono nelle Continental. In buona sostanza, Gasparrini non ha saputo dimostrare che una squadra professionistica può investire su di lui e di conseguenza, non sa se proseguirà o meno; d'altronde, è un campione della velocità diventato stradista per necessità, che sta lì a ricordarci quanti talenti su pista abbiamo sprecato e continuiamo a sprecare (un altro potrebbe essere Attilio Viviani, ieri vincente per la prima volta a Bernareggio davanti al suo compagno Riccardo Minali: fratello d'arte meno poliedrico ma più esplosivo sulle brevi distanze), i quali invece avrebbero potuto concorrere per un posto a Rio de Janeiro, se ci fosse stata prima una federazione disposta a investire sulla velocità. Un Gasparrini forte ma non abbastanza, come a suo tempo Davide Gomirato, al quale succede nell'albo d'oro: vinse l'anno scorso per l'ultima volta, con la consapevolezza di essere sul punto di smettere. Non gli resta che dare il tutto per tutto nelle ultime gare, specie quel Tour of Almaty in Kazakistan al quale l'Unieuro ha la possibilità di partecipare. 

Nicola Stufano

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