Vuelta a España 2015: Dumoulin, dal sogno imprevisto al brusco risveglio - Ad una tappa dal termine Tom cede ad Aru. Quintana attacca il podio, ma c'è Majka
Non poteva durare, anche se finché è durato, questo sogno, è stato bello. Non poteva durare, anche se fino a ieri quel colosso di Tom Dumoulin pareva impossibile da abbattere. S'è scoperto uomo da grandi giri nelle ultime tre settimane, non certo per caso, non certo dopo una carriera lunga (ha appena 24 anni). Ci credeva, l'olandese, perché le salite le aveva superate bene, talvolta domate - a Cumbre del Sol aveva battuto persino Chris Froome - ma dopo la cronometro di Burgos sperava sicuramente di avere più vantaggio.
Invece quel suo coetaneo che viene dalla Sardegna non gli ha lasciato che tre secondi. Troppo pochi. Però due giorni fa, nella tappa di Riaza, l'olandese aveva forse creduto di poter stare con Aru, quando sulle rampe agevoli del Puerto de la Quesera aveva risposto ripetutamente ai suoi attacchi. E ieri, ad Ávila, aveva sfruttato il tratto in pavé per andar via di potenza e rosicchiare altri tre secondi ad Aru. Non è stato sufficiente tutto ciò.
Per metà tappa, oggi, la sua Giant-Alpecin ha provato a lasciar andare la fuga, a fare un ritmo adatto al capitano. Tutto bello, tutto efficiente, peccato che il passistone di Maastricht avesse come avversario uno scalatore (non uno solo) come Fabio Aru. Che quando ha visto per la seconda volta il Puerto de la Morcuera non ci ha pensato due volte a mettere Rosa e Cataldo prima, Landa poi, in testa al gruppo. Sgretolamento, Tom che reagisce, perde terreno, rientra su Aru. E con lo scatto del sardo la maglia roja capisce che è il suo ultimo giorno con quei colori addosso.
Dumoulin, l'amaro dopo tre settimane dolcissime
Peccato, al traguardo - quello della vittoria di un GT - mancava tanto poco. Una tre settimane stupenda, la migliore della vita di Dumoulin, sicuramente. Prima dietro a Chaves, con il quale s'è scambiato la maglia una volta nella prima settimana, poi contro Aru e Purito Rodríguez, su tutti, veri protagonisti della seconda parte di Vuelta. Eppure Tom aveva azzeccato le tre settimane perfette, si trovava a portata l'occasione della vita. Ieri ad Ávila, tra lui e la vittoria c'era il tappone della Sierra di Madrid.
Quattro Gpm di prima categoria per un passista come l'olandese sono effettivamente troppi. S'è visto. Alla partenza mascherava la paura degli attacchi dietro alla sua faccia da poker, all'arrivo la delusione era immensa. Non solo una Vuelta perduta sul più bello, ma pure il podio, che qualcosa avrebbe pur sempre significato. Nisba, nada.
È andato via di testa, prima ancora che di gambe, tra il Morcuera ed il Puerto de Cotos, pagando sette minuti e mezzo al traguardo, ritrovandosi sesto nella graduatoria. Arrivarci a tanto così, dall'impresa. Sì, per Tom Dumoulin vincere la Vuelta sarebbe stata una vera impresa. Non ci avrebbe puntato nemmeno lui, alla vigilia, ma dopo Ávila una seppur minima speranza c'era.
Ripartire dal ko per costruirsi un futuro nei grandi giri?
Che amarezza, Tom. Quando ti ricapita? Magari dall'anno prossimo capirai che questa batosta t'è servita, eccome se t'è servita, e preparerai le grandi corse a tappe (meglio se dotate di lunghe crono). Sarà durissima: con gli Aru, i Nibali, i Quintana, i Froome, i Contador in circolazione, senza contare chi arriverà ad affermarsi, più affamato che mai, non sarà semplice per uno che studia da Miguel Indurain affermarsi in un GT. Si può fare? Forse, con una preparazione mirata, si può.
La sconfitta odierna, amarissima e dura da digerire proprio perché arrivare a lottare per la Vuelta non era un'opzione prevista, dovrà servire all'olandese per pensare, o ripensare, il suo futuro agonistico. Chissà che un giorno, al posto di Bradley Wiggins, per dire, non ci possa essere lui, lassù sui Campi Elisi (o in rosa, o roja).
Valverde cede e Quintana attacca il podio. Ma ci salirà Majka
Non è stata solo la giornata no di Tom Dumoulin, perché il primo a perdere contatto dal gruppo dei migliori era stato, proprio sul Puerto de la Morcuera, Alejandro Valverde. Fuori il murciano, la Movistar s'è affidata al solo Nairo Quintana. Curioso, questo colombiano: al Tour, aspettando e rimandando l'attaccco a Froome, ha chiuso secondo con una palata di rimpianti.
Alla Vuelta ha attraversato un brutto periodo, con la febbre nel tappone di Andorra ed una condizione che mai è arrivata al massimo. Ma oggi, libero dal fantasma di Valverde, ha iniziato a menare forte, cercando un podio che non sarebbe arrivato. Perché con lui c'era un altro interessato al podio: Rafal Majka.
Purito, ancora un piazzamento nei GT
Già, il polacco della Tinkoff-Saxo ha vissuto una Vuelta altalenante, non è certo un capitano degno per i GT ma, ragazzi, il podio è suo. L'ha difeso dall'assalto di Quintana, proprio andandogli dietro, e ci è restato con un Purito Rodríguez che non è sembrato in pallissima, ma tanto gli è bastato per conservare la piazza d'onore. Consapevole che, salvo miracoli, una grande corsa a tappe non la porterà mai a casa, e forse è anche giusto così. Ognuno ha determinati limiti.
Ad un giorno da Madrid quante emozioni sulla Sierra
C'è chi piange, come Dumoulin, perché ce l'aveva quasi fatta, e chi ride senza soluzione di continuità, come Esteban Chaves, che accoglie a braccia aperte un quinto posto incredibile (e lui per primo, stenta). Chi ha rimpianti enormi, come Quintana, che per poco più di mezzo minuto manca il podio e chi il podio lo centra, con tanta commozione, ovvero Majka.
Nel mezzo Purito Rodríguez, che credeva di poterla vincere, magari sfiorare, questa Vuelta, e invece, per l'ennesima volta, deve accontentarsi. Senza, probabilmente, neanche godere.