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Vuelta a España 2015: Purito, come riuscirai a perderla stavolta? - Rodríguez conquista la roja ma non fa il vuoto. Aru a 1", anche Majka e Dumoulin ancora in lizza

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Joaquim Rodríguez veste la maglia roja ad Ermita de Alba © Bettiniphoto

Tutto è ancora in gioco, tutto è in discussione, tutto è da decidere: la Vuelta a España tiene fede alla sua fama e rimane clamorosamente in bilico a 5 tappe dalla conclusione. Diciamo anzi 4, visto che l'ultima sarà la consueta passerella a Madrid e non potrà fare la differenza. C'è la crono che mercoledì - dopo il riposo di domani - promette di ingarbugliare ancor più la situazione; ci sono due tappe moscette a Riaza e ad Ávila, in cui balleranno ancora pochi secondi (se balleranno), infine la frazione alle porte della capitale, sabato, con le salite di Navacerrada e Morcuera investite del ruolo di giudici supremi.

E c'è Joaquim Rodríguez in maglia rossa, capace oggi di ribaltare in maniera perfettamente simmetrica la situazione di classifica ai danni di Fabio Aru. Detta così, pare una cosa epocale; in realtà Purito pagava un secondo rispetto all'italiano, e oggi gliene ha dati la bellezza di due, sicché è passato lui a guidare con 1" sull'avversario. E dire che la tappa di Ermita de Alba prometteva sfracelli, ma si sa che una salita troppo dura posta come arrivo di una corsa non fa altro che annacquare i contenuti tecnici della corsa medesima: tutti aspettano il redde rationem conclusivo, e nessuno azzarda una mossa prima del tempo. Si arriva così a quello che può essere definito nient'altro che uno sprint, solo che in tal caso viene lanciato su una rampa di garage e non su un rettilineo pianeggiante. E siccome in queste situazioni Rodríguez è maestro, era sin troppo facile prevedere che oggi potesse avere la meglio su Aru. Era pure prevedibile che il catalano riuscisse a fare maggiore differenza, lassù a Ermita, e invece il sardo dell'Astana ha messo in campo una strenua difesa, riuscendo a limitare al massimo i danni. Ogni altro discorso è rinviato ai prossimi giorni.

 

Fuga fiume e nulla di fatto fino a Ermita
Con la fuga del giorno lanciata a un certo punto a oltre 20' di vantaggio e destinata a partorire il vincitore e i piazzati di giornata (per la cronaca: Fränk Schleck, Rodolfo Torres e Moreno Moser nell'ordine), gli uomini di classifica sapevano che non ci sarebbero stati abbuoni da giocarsi. Fattore favorevole ad Aru, che non rischiava così di veder conquistare a Rodríguez quei 10" secondi che ieri a Sotres tanta differenza hanno fatto.

La Katusha ha solo nominalmente tentato di tenere a bada la fuga: i compagni di JRO hanno sì tirato, ma senza limare quasi nulla rispetto ai battistrada, che solo sull'Alto del Cordal (con la Tinkoff di Rafal Majka passata a tirare a fondo) hanno visto ridurre il loro margine fino a 11'.

Ma sulla successiva - e ben più dura - salita della Cobertoria, i Tinkoff si son fatti nuovamente da parte, lasciando all'Astana di Aru il compito di controllare la situazione. Nella circostanza, è stato Andrey Zeits a sobbarcarsi la gran parte del lavoro (poi verso la cima è toccato a Diego Rosa tirare il gruppo), e ciò è bastato per ridurre il plotone dei big a una ventina di unità: troppe per pensare che il ritmo dell'Astana potesse far male a Rodríguez; il quale, pure, non pareva la migliore versione di sé, e sembrava sul punto di staccarsi, se solo la squadra di Aru avesse alzato l'asticella (magari facendo tirare Mikel Landa, ben più ficcante nella sua andatura). Forse però sull'ammiraglia kazaka c'era il timore di fare male anche allo stesso Fabio, il quale a sua volta non era nelle condizioni ideali, almeno a giudicare dalle apparenze.

 

Il ritmo di Landa e i tentennamenti di Aru
Sicché, passata in cavalleria la Cobertoria, non è rimasto altro che attendere la durissima Ermita de Alba per vedere se Rodríguez sarebbe stato in grado di scavare seri solchi tra sé e il resto dei favoriti. Sull'ultima ascesa la Tinkoff ha proposto un'iniziale sgasata, ai -7, con Pawel Poljanski, ma anche in questo caso il lavoro degli uomini di Oleg è rimasto fine a se stesso, visto che Majka non s'è mosso. Sicché l'Astana, con Rosa e poi Landa, ha avuto buon gioco nel riprendere le redini della corsa.

La posizione di Aru nel gruppetto lasciava presagire disastri: con Landa a fare il ritmo, il sardo era nelle ultime posizioni, e da lì vedeva staccarsi uno dopo l'altro gli uomini di metà classifica ancora presenti; poi ha visto mollare quelli che ambiscono alla top ten (tra questi Alejandro Valverde a 2.5 km dalla fine, e poi Esteban Chaves subito dopo, e poi Domenico Pozzovivo ai -2); tra questi staccandi non c'era certo Tom Dumoulin, che invece ha controllato in maniera ottima, rimanendo finché ha potuto a ruota di Landa, per perdere terreno solo ai 900 metri. Fin lì, comunque, nessuna traccia dell'atteso affondo di Rodríguez.

 

Rodríguez, un affondo che non fa la differenza
Infine, agli 800 metri, Purito s'è dato la mossa che tutti si aspettavano. Ma quando si pensava che Aru avrebbe patito il colpo, ecco la reazione del sardo: evidenziando di aver usato il bilancino per la gestione delle proprie risorse, Fabio ha rilanciato alla grande la propria azione ai 500 metri, riemergendo dalle sabbie mobili e superando tutti gli avversari, per andare a mettere nel mirino il capitano della Katusha. Non fosse partito dal fondo del gruppetto, probabilmente Aru sarebbe riuscito a restare a ruota di JRO; ma il rovescio della medaglia è: era in grado, l'italiano, di far corsa di vertice?

La strategia Astana la possiamo definire anche discutibile (non si poteva proprio fare nulla per far staccare Rodríguez già sulla Cobertoria?), fatto sta che Aru non ha perso quasi niente (certo, la maglia rossa l'ha persa sì, ma la contesa è ancora apertissima) nel giorno più temuto. I secondi che son volati alla fine si contano sulle dita di poche mani: Dumoulin ha pagato solo 27" rispetto a JRO, e ha così salvato l'idea di poter risalire prepotentemente mercoledì. Majka è lì in mezzo e incute ancora qualche timore, anche se continua a non essere né carne né pesce; sia come sia, il polacco è tuttora terzo nella generale.

 

Tutto in gioco nella crono di mercoledì
Come possiamo interpretare, a questo punto, la situazione di classifica alla vigilia della crono di Burgos? Rodríguez e Aru più o meno si equivalgono, mentre Majka e soprattutto Dumoulin hanno maggiore attitudine contro il tempo; tra due giorni, quindi, potremmo ritrovarci con un generale riappallamento, visto che il terzo e il quarto (attualmente a 1'35" - il polacco - e 1'51" - l'olandese - rispetto a Purito) avranno la possibilità di riavvicinarsi sensibilmente.

Rodríguez, alla bella età di 36 anni, si è visto passare davanti agli occhi un treno che non sarà facile possa riproporsi l'anno prossimo: un traguardo così favorevole alle sue caratteristiche, la possibilità di scavare una piccola trincea dal cui interno difendersi nella prova contro il tempo e nelle tappe successive, e lui che fa? Conquista solo 2" sul principale avversario. La maglia rossa ce l'ha lui, ma l'impressione è che non saprà che farsene, visto che rischia fortemente di rimanere nel solco di una tradizione che lo vuole perdente eccellente nei grandi giri.

Di sicuro, nel desolato panorama tecnico della Vuelta (possiamo dire che su arrivi del genere ci sia spettacolo? Possiamo dire che tappe così disegnate rappresentino un terreno di gara su cui battagliare senza rete? Possiamo dire che la grande startlist vantata alla vigilia abbia partorito un GT degno di essere seguito con la passione che i tifosi mettono nel seguire il Giro o il Tour?), almeno un elemento emerge e ci tiene incollati alla corsa: la grande incertezza. Un'incertezza destinata a durare fino a sabato. Prosit!

Marco Grassi

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