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Tour de France 2015: Vincenzo e il podio, obbligatorio crederci! - Dopo lo spettacolo di oggi tutto è possibile per Nibali: domani all'Alpe d'Huez per attaccare ancora | Cicloweb

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Tour de France 2015: Vincenzo e il podio, obbligatorio crederci! - Dopo lo spettacolo di oggi tutto è possibile per Nibali: domani all'Alpe d'Huez per attaccare ancora

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Vincenzo Nibali alla premiazione dopo la sua splendida vittoria di La Toussuire © Bettiniphoto

Esattamente dieci giorni fa lo davano per morto. Una settimana fa restava un oggetto misterioso; ancora due giorni fa la possibilità che potesse realmente lottare per un posto sul podio sembrava a molti una mera utopia da tifosi. Ora come minimo, se avesse tempo da perdere, stasera Vincenzo Nibali dovrebbe sedersi sulla proverbiale riva del torrente per veder passare a testa bassa tutti quelli che avevano intonato requiem in sua memoria, tutti quelli che gli avevano consigliato di abbandonare ambizioni più alte per limitarsi a cercare di arrabattare una vittoria in fuga come una qualsiasi seconda linea; di più, tutti quelli che "il Tour 2014 lo vinse solo perché si ritirarono Froome e Contador".

Oggi tra Saint-Jean-de-Maurienne e La Toussuire Vincenzo non ha dato un saggio, ma una vera e propria lectio magistralis su come si dovrebbe intepretare il ciclismo per riavvicinare il grande pubblico, e su come la fantasia e il coraggio possano permettere i voli più arditi, in barba alle logiche sparagnine che animano molti (troppi) protagonisti di questo sport, molte (troppe) squadre golose di uova oggi e ignare della soddisfazione che può dare la gallina domani. Peccato per loro.

 

Una rimonta quasi incredibile
Non vogliamo eccedere in panegirici, ma non si può fingere di ignorare un dato di fatto lampante: dopo la tappa di Cauterets Nibali era fuori dalla top ten, a quasi cinque minuti dal podio; otto frazioni più avanti lo ritroviamo quarto a 1'21" dal terzo, con vive possibilità di poter ribaltare ancora domani la situazione: sull'Alpe d'Huez un tentativo di Vincenzo di attaccare per scavalcare Alejandro Valverde non sarebbe nemmeno quotato dai bookmaker.

Non ci ritroveremmo in una situazione del genere, con la lotta per il podio clamorosamente riaperta, se non avessimo a che fare con un corridore dotato di attributi come Nibali. Molti altri si sarebbero rassegnati, lui (a onor del vero: pungolato in maniera violenta da Alexandre Vinokourov, questo va riconosciuto al team manager kazako, altro che chiacchiere sulla sua scarsa sensibilità!) ha assorbito le delusioni e ha reagito da grande campione. Veramente, non ci sono parole, in giornate come questa, per esprimere l'ammirazione che si può provare per un corridore del genere.

 

Una tendenza all'attacco che altri non colgono
Se altri avessero l'indole combattiva di Vincenzo, del resto, il Tour avrebbe forse preso una piega diversa, oggi. Molto diversa. Chris Froome ringrazia il ciclismo senza sugo che gli si agita intorno e che non capisce che a una maglia gialla così forte la febbre va misurata a 40, 60, 100 chilometri dal traguardo, e non ai -6.

Ogni riferimento all'atteggiamento in corsa della Movistar di Nairo Quintana e Alejandro Valverde è ovviamente voluto e cercato. Se quando sulla prima salita di giornata, a 130 km dalla fine, il team iberico avesse alzato la posta contribuendo all'attacco azzardato lì da Nibali e Contador, anziché fungere da stopper, ne avremmo viste di ancor più belle. Invece la tattica conservativa, volta più a difendere il terzo posto di Valverde che a predisporre tutto il necessario per l'assalto di Nairo al primo, ha neutralizzato un'azione che prometteva tantissimo, con la Sky già dispersa e Froome che sarebbe stato chiamato a gestire tutto solo una fase delicatissima.

 

Il remare contro della Movistar
La stessa tendenza a smussare tutte le possibili situazioni destabilizzanti, peraltro, la Movistar l'ha messa in scena quando Nibali ha proposto il suo secondo attacco, quello vero, quello che mirava a non fare prigionieri. Quello del tutto o niente.

A poco meno di 60 km dalla conclusione, sulla Croix-de-Fer, lo Squalo è partito mentre Froome era alle prese con un guaio meccanico (e Froome si è arrabbiato moltissimo, dimenticando forse che a Zelande nessuno - legittimamente! - aspettò Nibali attardato da un'altrui caduta e preso nei ventagli. La corsa è corsa, punto). Che Vincenzo, data la sua classifica, non fosse marcato come lo sarebbe stato un Quintana, è fuori discussione; ma comunque il margine tra sé e i migliori della generale l'ha conquistato lui, con le sue gambe, senza ricevere sconti.

E la Movistar non ha pensato di sganciare Valverde (o lo stesso Quintana, perché no?) insieme al siciliano. No, lo hanno inseguito, nei fondovalle e ovunque fosse possibile, facendo loro il lavoro che sarebbe spettato alla Sky. Magari poi domani Nairo fa la prestazione del secolo e rifila 3' al britannico sull'Alpe d'Huez, ma alla luce di quanto poi realizzato nei chilometri finali a La Toussuire non si può non parlare di occasione sprecata per il colombiano.

 

Nibali e un'impresa memorabile
Torniamo a Nibali. Quando è partito, aveva davanti solo Pierre Rolland (altro corridore da clonare, se fosse possibile, per il bene del ciclismo). L'ha raggiunto in cima al Col du Mollard, aumentando intanto il suo vantaggio sul drappello maglia gialla fino a un paio di minuti. Discesa insieme al francese, poi appena si è tornati a salire, ai -16 Vincenzo ha capito che non era più il caso di tenere il ritmo del collega, ed è partito deciso.

A 16 km dalla fine, sì: lì il capitano dell'Astana ha pensato di dar luogo all'ultimo atto, completamente in solitaria, di un'impresa che andava assumendo contorni magici. Dal minuto e 45 che era rimasto a quel punto a Nibali, il margine è stato portato fino a 2'20", e mantenuto costante per chilometri e chilometri, mentre il gruppetto (tirato da Majka pro Contador) cercava di limitare i danni senza tirarsi troppo il collo. Nessuno avrebbe impedito a qualcuno dei big di tentare a propria volta la sortita, ma evidentemente le gambe che aveva oggi Vincenzo non le avevano i suoi avversari dietro. E quando Quintana, sin troppo tardi (ai -6, come detto) ha infine rotto gli indugi, un corridore dell'esperienza di Nibali non avrebbe mai potuto perdere, a quel punto, il vantaggio che aveva faticosamente accumulato: la vittoria era quasi in cassaforte.

 

E ora l'assalto finale al podio!
La vittoria di La Toussuire è una delle più belle (forse: la più bella, relativamente a corse singole; la generale del Tour 2014 resta naturalmente inarrivabile) della carriera dello Squalo. Ma a questo punto, dopo esserci riempiti gli occhi con questi 60 km di show oggi, come possiamo accontentarci (noi ma anche lui) a un passo da un traguardo ancor più significativo?

Domani si arriva all'Alpe d'Huez, e poi non ci saranno più salite né discese né altro se non la passerella parigina di domenica sera. L'occasione è ancora quella dell'o la va o la spacca. Se Nibali non fosse stato così vicino al podio, ce lo saremmo immaginato ancora all'attacco da lontano, sebbene il terreno tra la Croix-de-Fer (di nuovo!, ma da un altro versante) e l'ascesa conclusiva domani non sia troppo favorevole ai coraggiosi; all'arrembaggio per provare ancora a ribaltare tutto.

Invece, così con Valverde distante poco più di un minuto, è anche comprensibile che a Nibali venga il pensiero di non lanciarsi senza paracadute, ma di tenere tutto per una sparata vincente (si spera) all'Alpe, sin dai primi chilometri della mitica salita (sulla quale, comunque, tutto potrà ancora succedere). Il podio è vicino e centrarlo sarebbe impresa da urlo, viste le condizioni da cui si partiva in questa terza settimana. Ma a questo punto Vincenzo non può esimersi: gli appassionati (non solo quelli italiani, ma tutti gli amanti del bel ciclismo) non possono non essere premiati dal lieto fine, in questa storia; quel lieto fine in cui viene premiato il più coraggioso, e non il più antispettacolare dei corridori presenti al Tour. Con tutto il rispetto per Valverde, quel terzo gradino del podio lo sentiamo nostro. Cioè, di Nibali. Di Nibali nostro, insomma.

Marco Grassi

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