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Tour de France 2015: Nairo, per vincere ci vuole coraggio - Quintana attacca solo nel finale, Froome cede secondi

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Nairo Quintana all'attacco a La Toussuire © Bettiniphoto

Chissà se ora Nairo Quintana, con una sola tappa utile per provare a recuperare su Chris Froome a disposizione, quella dell'Alpe d'Huez, farà suo il concetto del "o tutto, o niente", se l'aver rifilato trenta secondi al possessore della maglia gialla oggi, sulla salita di La Toussuire, e soprattutto l'averlo realmente messo in difficoltà, per la prima volta da inizio Tour, gli metteranno le ali ai piedi, gli stimoleranno pensieri di attacchi arrembanti, volti ad ottenere il per lui ambitissimo (parole sue, fino alla tappa di oggi poco l'aveva dimostrato) primato in classifica. E chissà stasera quali pensieri si affolleranno nella testa di Froome, uno che fin quando le cose girano nel verso giusto sembra imbattibile, ma che alcune volte alla prima crepa ha fatto seguire svarioni clamorosi.

É di 2'38'' il distacco che separa Chris e Nairo in classifica, e domani c'è un tappa che, come quella di oggi, potrebbe provocare ulteriori sfaceli tra gli uomini della generale, perché è corta, perché prevede un menu a base di salite, su tutte la Croix de Fer e l'Alpe d'Huez, e dopo quanto visto oggi (e ieri, quando erano arrivati i primi segni di difficoltà di Froome) tutto è ancora possibile. Molto, tutto, starà all'atteggiamento della Movistar e di Quintana, che però si vede costretto, per sua colpa, a doversi giocare il Tour all'ultima occasione utile, e non utilizziamo a caso questo aggettivo, perché quella davvero buona per cercare di strappare la maglia gialla dalle esili spalle di Froome era quella di oggi. Lo diciamo, certo, con il senno del poi, ma anche con quello di chi invocava fin già dai Pirenei una maggiore iniziativa da parte del colombiano, perché ora potrebbe essere troppo tardi.

Attaccando ai meno sei chilometri circa dal traguardo Nairo è riuscito sì infatti ad infliggere mezzo minuto a Chris, ma passata la linea d'arrivo, passata un'altra giornata, e quella di domani sarà ben diversa, principalmente per due motivi. Il primo: il terreno a disposizione. Se oggi la seconda metà della tappa non prevedeva praticamente pianura, concedendo quindi agli attaccanti tanto spazio per guadagnare (a patto ovviamente di avere le gambe), domani ci saranno circa quindici chilometri tra la fine della discesa della Croix de Fer e l'inizio delle rampe dell'Alpe. Sembrerebbero pochi, in realtà son quanto basta e avanza non solo per permettere a chi è dietro di recuperare, con un paio di compagni di squadra, ma anche per far cuocere chi è allo scoperto, e fargli poi mancare le gambe buone in salita. Un attacco da lontano andrebbe quindi pianificato alla perfezione, infilando un paio di Movistar in fuga, e facendoli tornare utili proprio in quel tratto; e diamo per scontato che si debba attaccare da lontano, perché, anche alla luce delle difficoltà palesate da Froome oggi, pensare che possa perdere tutto il suo vantaggio sulla sola salita finale, salvo un'eventuale crisi, fisica ma soprattutto nervosa (il britannico già oggi all'arrivo ha insultato pesantemente Nibali, reo di aver attaccato nel momento del suo guasto, a dimostrazione di una tranquillità labilissima).

Il secondo motivo: Valverde, fin qui apprezzabile spalla di Quintana, non solo è in calando, ma oggi ha subìto un distacco tale da renderne eventuali futuri affondi innocui. Il murciano è quasi sempre sembrato pedalare più in funzione del suo podio che del supporto al suo capitano per la vittoria, ma rimaneva comunque una buona carta da giocare, almeno in linea teorica. Dopo La Toussuire, nemmeno più quello, visto che ad un'eventuale sua sortita da lontano la Sky non risponderebbe, preferendo preservare energie ed uomini. É vero che oggi gli alfieri della squadra britannica si sono sciolti, uno dopo l'altro, persino il fin qui eccellente Thomas, ma immaginare che domani Froome possa subito rimanere senza uomini è difficile. A meno che non si vada allo scontro uno contro uno già dalla Croix de Fer, in uno scenario da ciclismo d'altri tempi, che utopicamente ci auguriamo, ma che realisticamente difficilmente potrà verificarsi.

Tutto deciso quindi? No, per niente, seppur molto penda dalla parte di Chris Froome, e poco da quella di Quintana, che oggi dovrebbe mangiarsi le mani; se avesse attaccato prima; se avesse usato meglio la squadra; se avesse stimolato Valverde a far qualcosa. Troppi se, quelli che separano l'aver guadagnato qualcosa dall'aver fatti saltare il banco. E allora che ci provi domani, anche se le possibilità sono minime, anche se sarà molto più dura; oggi ha parzialmente riscattato un Tour corso fin qui senza piglio, che domani completi l'opera, liberandosi con un ultimo scatto di forza e d'orgoglio da quella pesante aura d'ignavia che lo aveva oppresso.

Fabio Canonico

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