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Tour de France 2015: Majka fuga magica, Froome difesa agevole - La classifica non cambia troppo nelle prime posizioni, Chris al momento sembra inattaccabile

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L'arrivo solitario di Rafal Majka a Cauterets © Bettiniphoto

Un'altra giornata di Tour de France è passata e stavolta, dopo gli stravolgimenti di ieri, non dobbiamo mettere a referto sostanziali sommovimenti in classifica. Pari e patta tra i vari contendenti, quindi? Ovviamente no, i vecchi cronisti ci avrebbero detto che anche oggi ha vinto Chris Froome, per il semplice fatto che manca una giornata di meno alla fine della corsa e lui è sempre in giallo con vantaggio immutato sugli immediati inseguitori.

La seconda tappa pirenaica ha detto diverse cose, offerto conferme e ribaltato (almeno parzialmente) qualche sensazione, ma di certo l'impatto che ha avuto sulla corsa è infinitamente minore rispetto al terremoto di 24 ore prima a La Pierre-Saint-Martin. La salita conclusiva, benché venisse dopo la celebre accoppiata Aspin-Tourmalet, era veramente poca cosa, sicché tutti i principali attori della Grande Boucle sono arrivati più o meno insieme.

Certo, poca cosa quanto si voglia, questa ascesa, ma sufficiente a far staccare di nuovo Vincenzo Nibali; stavolta non in maniera drammatica come ieri, ma quasi un altro minutino è volato via per lo Squalo. Però conforta aver visto il siciliano in buono spolvero sul Tourmalet, dove ha messo la squadra a lavorare, e dove ha se non altro chiarito a tutti che le gerarchie di squadra non si cambiano se lui non vuole: il secondo uomo, Jakob Fuglsang (ovvero quello che Vinokourov avrebbe investito ieri dei gradi di capitano), si è infatti miseramente staccato proprio mentre era in atto il forcing Astana, condotto da un ottimo Tanel Kangert. Ennesima bizzarria di una formazione ancora tutta da inventariare.

 

Majka, una vittoria che riporta a Fignon
Abbiamo già scritto troppo senza citare il nome del vincitore dell'undicesima tappa del Tour 2015. Rimediamo subito: a imporsi a Cauterets è stato Rafal Majka, 25enne al terzo successo in montagna al Tour (dopo i due dell'anno scorso), qualcuno sui social network ricordava che l'ultimo ad esserci riuscito a quest'età fu un certo Laurent Fignon oltre 30 anni fa. Non male il paragone, anche se Majka non lotta per vincere la corsa (è un prezioso supporto per Alberto Contador), ma in genere riesce a ritagliarsi degli spazi molto interessanti nelle gare a cui partecipa. Nell'attesa del momento in cui anche alla Grande Boucle potrà giocare da capitano.

La sua vittoria è peraltro manna per una Tinkoff che vive alla giornata, con un Contador non troppo convincente fin qui e un Peter Sagan che non è riuscito a centrare un successo (anche se è in piena corsa per la classifica a punti: oggi, per la cronaca, si è ripreso da Greipel la maglia verde, grazie a un buono sprint al traguardo volante - secondo dietro a Matteo Trentin); d'altro canto le brutte notizie per la formazione di Oleg non mancano: una caduta ha costretto al ritiro Daniele Bennati (sospetta frattura), mentre sappiamo tutti la disavventura che ha colto Ivan Basso (il cui intervento chirurgico al testicolo oggi è andato bene, per fortuna).

 

Avvio sprint, dopo due ore parte la fuga buona
Non si sono contati i tentativi di attacco nei primi chilometri della tappa (prime due ore a 44 di media), tutti puntualmente stoppati dalla Cannondale che voleva inserire un suo uomo di peso nell'azione. La formazione di Vaughters è stata però distratta quando, dopo i primi minuscoli Gpm di giornata, intorno al km 80, si sono mossi gli uomini che avrebbero preso il largo: Rafal Majka, proprio lui a iniziare l'azione, e con lui Thomas Voeckler (Europcar); alla spicciolata sono rientrati prima Serge Pauwels (MTN), poi pure Steve Morabito (FDJ) e il campione tedesco Emanuel Buchmann (Bora), quindi addirittura ruote veloci come Arnaud Démare (FDJ) e Julien Simon (Cofidis).

Solo quando la fuga ha superato i 3' di vantaggio sul gruppo, Daniel Martin si è ricordato che toccava a lui, tra i Cannondale, il compito di entrare in quell'azione. E si è messo a inseguire, insieme ad Andriy Grivko dell'Astana. Però mentre l'ucraino è rimbalzato sull'Aspin, Dan ha compiuto lì il suo capolavoro, rosicchiando i 3' ai battistrada e rientrando su di essi a 2 km dalla vetta (a 73 dal traguardo).

Oltre a ciò, l'irlandese è andato pure a vincere il traguardo Gpm su Voeckler, Pauwels e Majka, mentre il gruppo pagava a quel punto 8' rispetto ai primi.

 

Sul Tourmalet si rivede un Nibali convinto e cattivo
L'Aspin del gruppo è trascorso senza grandi sussulti, con un ritmo controllato da parte della Sky che ha lasciato prendere ai fuggitivi un grande margine; nonostante ciò, qualcuno ha pagato dazio, in particolare chi non stava troppo bene. Michele Scarponi, ad esempio (alle prese con malanni e problemi fisici vari), e pure Rein Taaramäe, che si è pure ritirato: ennesimi rovesci in casa Astana, insomma.

In discesa la Sky ha aumentato il ritmo, per evitare che a qualcuno venisse in mente di attaccare Froome; e sul successivo Tourmalet l'andamento è tornato a farsi lento, finché, a 10 km dalla vetta, l'Astana ha preso in mano la situazione, tra la sorpresa generale.

Il ritmo imposto dagli uomini di Nibali, in particolare un Kangert preziosissimo, ha fatto gran danni, facendo staccare tantissime persone. Non le elenchiamo ma basti dire che, al culmine dell'azione dell'estone, nel drappello maglia gialla erano rimasti in 12: con un ritrovato (almeno a giudicare dal modo di pedalare e dallo sguardo cattivo) Nibali e il suo fido gregario, c'erano Froome con Thomas, Quintana con Valverde, Van Garderen, Rolland, Contador, Gallopin, Gesink e Mollema.

Solo che quando Kangert si è fatto da parte, nessuno ne ha raccolto il testimone, e allora è rientrato Porte e si è messo lui alla testa del plotoncino, abbassando i decibel e permettendo a diversi di rientrare (Talansky, Ten Dam, Rogers, Frank tra gli altri).

 

L'affondo di Majka e il volo verso la vittoria
Sempre sul Tourmalet abbiamo assistito all'affondo decisivo, portato da Majka a 7 km dalla vetta. Il polacco non voleva rischiare che il gruppo si avvicinasse troppo, sicché - essendo consapevole di essere il più forte in salita tra quelli davanti - ha deciso di prendere il largo, e ha fatto bene. Pauwels è stato il più tenace nell'inseguimento al battistrada, alle sue spalle Martin insieme al sorprendente Buchmann cercava di salvarsi per provare a rientrare in discesa, mentre gli altri fuggitivi risultavano dispersi lungo la salita.

In discesa Majka non ha perso niente, né sugli immediati inseguitori né sul gruppo maglia gialla, e si è potuto così presentare ai piedi di Cauterets con intatte chance di arrivare alla vittoria.

Ottima la sua gestione anche sulla scalata finale (più che altro un falsopiano interrotto da un breve tratto abbastanza ripido), e meritato il successo in solitaria; alle sue spalle Martin riusciva a staccare Buchmann, a riprendere e superare (ai -4) pure Pauwels e a rimontare qualcosa, ma doveva accontentarsi del secondo posto a 1' tondo dal vincitore.

Buchmann si è preso il terzo posto a 1'23", Pauwels il quarto a 2'08", poi Voeckler e Simon sono arrivati a 3'34" e a 5'11" si è piazzato al settimo posto Bauke Mollema, bravo ad anticipare di qualche secondo il gruppetto dei migliori (che è stato anticipato pure da Valverde nella volatina).

 

La nuova crisetta di Nibali
Com'era avvenuto che Mollema si avvantaggiasse su tutti gli altri? È presto detto. Dopo una discesa dal Tourmalet in cui non è successo niente di particolarmente effervescente (a parte un attraversamento di mucche sulla strada proprio mentre passava Barguil, scampato per poco ai bovini e poi bravo a riportarsi sul gruppo maglia gialla), il drappello ha affrontato il falsopiano di fondovalle sempre con Porte a tirare.

Appena è arrivata la parte dura della salita di Cauterets, ai -4, Mollema è partito secco; il suo connazionale Gesink ha tentato di raggiungerlo, ma non ci è riuscito. Il cambio di ritmo innescato dall'azione del capitano della Trek ha però fatto nuovi danni: e stavolta, tra quelli che si staccavano, c'è stato Nibali. Vanamente incoraggiato e tirato da Kangert, il siciliano non è più riuscito a riprendere la scia dei migliori. A chi dare credito, al Nibali del Tourmalet o a quello di Cauterets? Domani lo sapremo.

 

La generale alla vigilia del tappone pirenaico
Ai 1500 metri Gallopin ha proposto uno scatto che è stato però annullato dall'ottimo Thomas; quindi, in vista del traguardo, mentre Mollema chiudeva - come detto - a 5'11" da Majka, Valverde anticipava gli altri (5'19" il suo ritardo dal vincitore), con Froome che - a 5'21" - ha preceduto Contador, Quintana, Samuel Sánchez, Van Garderen e compagnia; rispetto a Chris, Nibali ha perso 50"; altri distacchi dalla maglia gialla, pescati dal mazzo: 8'29" Bardet, 10'33" Rodríguez, Fuglsang e Urán, 16'23" Péraud e Pinot.

In classifica Froome resta leader con 2'52" su Van Garderen, 3'09" su Quintana, 3'59" su Valverde, 4'03" su Thomas, 4'04" su Contador, 4'33" su Gallopin, 4'35" su Gesink, 6'44" su Barguil; Mollema scavalca Nibali ed entra in top ten (decimo a 7'05"), con Vincenzo 11esimo a 7'47".

Domani la tappa più imperscrutabile dei Pirenei: se oggi era prevedibile un mezzo no contest dopo le mazzate di ieri, nella 12esima frazione, da Lannemezan a Plateau de Beille (195 km), sarà molto più difficile traccheggiare, tra Portet d'Aspet, Col de la Core, Port de Lers e salita dell'arrivo. Froome ha detto che questo caldo esasperato (domani si toccheranno le temperature più alte) non gli piace più di tanto; mentre la maglia gialla esprimeva tale concetto, Quintana prendeva probabilmente appunti.

Marco Grassi

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