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Tour de France 2015: Nibali, che umiliazione: degradato sul campo - Vinokourov promuove Fuglsang. Ma se fosse pretattica?

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Nibali taglia il traguardo a testa bassa: il sogno doppietta è svanito © Bettiniphoto

La situazione del nostro Vincenzo non è buona. Il vincitore del Tour de France 2014, partito da Utrecht con propositi di conferma in giallo, è rotolato lontano, molto lontano dal leader Chris Froome, e ora, a neanche metà Boucle, sembra destinato a vedersi certificata una stagione praticamente disastrosa.

Quelli che erano stati segnali negativi di una squadra disunita (nella tappa dei ventagli in Zelanda ma non solo) o poco efficace (l'aiuto tutto da inventariare dato a Nibali dai suoi gregari sul pavé; la cronosquadre), sono stati affiancati da sintomi di scarsa vena del capitano (la piccola ma significativa defaillance di Nibali a Mûr-de-Bretagne); quella che potevamo paragonare a una pioggerella, però, oggi assume i contorni di un vero nubifragio che rischia di travolgere lo Squalo dello Stretto.

Staccatosi dal gruppo dei migliori già a 11 km dalla vetta, Nibali ha accusato alla fine un ritardo di 4'25" da Froome, che in classifica - sommati ai distacchi patiti fin qui - diventano 6'57". Un passivo pesante da digerire per chi 12 mesi fa dominò in lungo e in largo il Tour, e oggi si ritrova sin dal secondo giorno a inseguire i principali rivali.

 

Una lenta deriva verso la demoralizzazione
Per una serie di motivi (a quelli già elencati aggiungiamo un po' di sfortuna, la foratura qui, la caduta là), nel corso delle prime nove tappe della Grande Boucle Nibali ha progressivamente perso fiducia in se stesso e nelle possibilità di giocarsi anche quest'anno la vittoria del Tour. Il corridore che oggi abbiamo visto pedalare quasi controvoglia sulla salita di La Pierre-Saint-Martin è prima di tutto un uomo demoralizzato, demotivato, quasi demolito nelle convinzioni che pure fino a qualche giorno fa aveva buone ragioni di sbandierare.

A vedere Nibali pedalare, viene il sospetto che ci sia qualche problema fisico, magari i postumi della caduta di Le Havre, o forse un acciacco tenuto nascosto dalla squadra per non dare troppe indicazioni agli avversari (una qualche forma virale gastrointestinale, come quella che ha colpito in questi giorni Scarponi?). Ma in casa Astana l'interpretazione che viene data allo stato di Nibali è un'altra, e suggerisce un problema psicologico.

 

Problema fisico o problema mentale?
Emerge dall'ambiente kazako proprio la preoccupazione che Nibali si stia lasciando andare mentalmente, attribuendo a problemi fisici gli effetti di quelli che invece sarebbero limiti caratteriali che stanno esplodendo in questi giorni difficili. Non indaghiamo oltre sulle cause di una simile reazione da parte di Vincenzo (la pressione eccessiva su di lui? la delusione per non sentirsi supportato dal team come vorrebbe?), e concentriamoci ora sugli effetti, i quali non si esauriscono certo con i minuti persi oggi sui Pirenei, ma vanno ben oltre.

Trapela infatti la volontà di Alexandre Vinokourov di passare i gradi di capitano del team a Jakob Fuglsang, partito come primo luogotenente e promosso oggi sul campo a maggiori responsabilità: quando nel finale della tappa era ormai chiaro che Nibali non avrebbe più recuperato alcunché, è stata data carta bianca al danese, il quale è salito a un ritmo più alto rispetto al siciliano, accusando alla fine un ritardo di 3'09" da Froome (oltre un minuto in meno di Nibali).

 

Vincenzo degradato, Fuglsang nuovo capitano Astana
Questa degradazione rischia di essere davvero umiliante per un corridore del blasone di Vincenzo. Uno che non avrebbe certo meritato di subire una simile onta. Non dimentichiamo che in classifica Nibali è comunque decimo, anche se il ritardo dalla maglia gialla è pesante (6'57"); però Fuglsang è più indietro, 13esimo a 8'41", e la decisione di Vinokourov tradisce la consapevolezza che da qui in avanti Nibali (almeno nelle prossime tappe pirenaiche) non potrà riprendersi. «Potrà lottare per un successo di tappa», suggerisce il grande capo dell'Astana.

Ricapitolando: il capitano del team, nonostante sia più avanti in classifica rispetto ai suoi luogotenenti, viene brutalmente sfiduciato da un management che peraltro non crede che siano problemi fisici a minare il rendimento del suddetto capitano. Qualcosa non torna, in effetti.

 

La mossa strategica di Vinokourov
Non torna il fatto che Nibali è sì lontano in classifica, ma sarebbe ora nella condizione ideale per dare libero sfogo alla sua fantasia e attaccare in maniere che Froome e la Sky magari nemmeno contemplano nel loro modo di intendere il ciclismo. E dovrebbe gettare la spugna?

Vincenzo non è peraltro neanche lontanissimo da un podio che sarebbe comunque un obiettivo tangibile per il suo palmarès, e qui si parla di passare i gradi a Fuglsang; quel Fuglsang che, dal canto suo, non è che abbia mai dimostrato (al contrario dell'italiano) di poter fare la voce grossa in un grande giro (a meno di non considerare qualche top ten qua e là un "fare la voce grossa"; Vincenzo invece i GT li ha vinti, e più di uno).

A questo punto sorge il sospetto che Vinokourov, da volpe scafata quale è, stia giocando la carta della terapia d'urto: se davvero pensa che non siano guai fisici a frenare Vincenzo, ci sta che il grande kazako stia cercando una reazione forte, emotiva, da parte del suo corridore; una reazione che permetta al siciliano quello scarto che fin qui è mancato, e che lo porti a recuperare fiducia e conseguentemente capacità di colpire.

Nibali è un ragazzo molto orgoglioso, e se Vino ha ragione, se il problema è nella testa e non nelle gambe, possiamo aspettarci due cose: o Vincenzo si deprimerà del tutto, domani beccherà un quarto d'ora e nel giro di un paio di giorni deciderà magari pure di tornare a casa; oppure saprà finalmente trovare in se stesso la capacità di tornare ad essere il corridore cattivo ed efficace che abbiamo spesso ammirato. Inutile dire su quale delle due alternative si concentrano tutte le nostre speranze.

Marco Grassi

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