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Tour de France 2015: Froome e Contador col vento in poppa - Nibali e Quintana pagano salato lo scotto dei ventagli olandesi: quasi un minuto e mezzo perduto | Cicloweb

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Tour de France 2015: Froome e Contador col vento in poppa - Nibali e Quintana pagano salato lo scotto dei ventagli olandesi: quasi un minuto e mezzo perduto

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Chris Froome e Alberto Contador nel finale della seconda tappa © TeamSky.com

Al secondo giorno, un mezzo cataclisma. Càpita quando si corre per dighe sull'Oceano, càpita quando l'imprevedibilità del clima locale si fa beffe delle previsioni meteo più tranquillizzanti, càpita quando si partecipa a una corsa in cui tutti vogliono mettersi in mostra, primeggiare, vincere. E càpita da quando il Tour de France s'è fatto meno ingessato, meno uguale a se stesso, meno legato agli schemi sclerotizzati dell'epoca JMLeblanc.

Ipotizzare, un decennio fa, una seconda tappa che andava a infilarsi dritta nel vento del nord e ai conseguenti stravolgimenti di classifica era fantascienza; oggi è diventata quasi la normalità, in un Tour che - con la gestione Prudhomme - ha ritrovato il piacere di osare, di proporre visioni alternative che quando si concretizzano, come oggi, regalano grande spettacolo a uno sport che di giornate come quella odierna ha grande bisogno.

Lo scriviamo ben consci del fatto che la gran parte dei nostri lettori starà ancora smadonnando perché, nel gran bailamme di Zelanda, a capitolare è stato - tra gli altri - Vincenzo Nibali. Ovvero uno di quelli che maggiormente auspicavano le condizioni climatiche che poi effettivamente ci sono state: ma l'imprevedibilità del ciclismo si declina anche con questi colpi di scena, sicché quello che più poteva e doveva avvantaggiarsi da una situazione di corsa difficile e quindi anarchica, finisce con l'accusare un brutto ritardo rispetto a Froome e Contador. Brutto, ma non irrimediabile.

 

Ventagli in Olanda - Atto primo
Anche se non ha più il volpone Riis in ammiraglia, la Tinkoff è stata fedele alla tradizione che la vuole in prima linea quando si tratta di far casino quando meno ce lo si aspetta. Oggi, nella Utrecht-Neeltje Jans, il vento era atteso più che altro nel finale tutto in faccia al mare. E invece già nell'entroterra olandese, a oltre 100 km dal traguardo, qualche folata in più ha invitato i gialli di Oleg a tentare un primo assaggio di break.

Daniele Bennati e Matteo Tosatto, gran maestri di queste situazioni, si sono messi a frustare il gruppo, che ne è risultato subito spezzato. Dietro, distratti, son rimasti uomini di rilievo per la classifica, da Alejandro Valverde a Joaquim Rodríguez, da Bauke Mollema a Rui Costa.

Ma i tempi non erano ancora maturi per affondare il colpo, e le condizioni del vento non hanno peraltro supportato l'azione di chi era avanti, sicché il primo gruppo si è praticamente rialzato, favorendo il rientro dei ritardatari.

 

Ventagli in Olanda - Atto secondo
La grande battaglia non era che rinviata di qualche decina di chilometri. Annunciata dai problemi di equilibrio di Wilco Kelderman (due cadute in pochi minuti, la seconda ha causato il ritardo suo e di altri uomini rallentati dall'episodio: Pierre Rolland, Ryder Hesjedal, Rafal Majka), si è scatenata a poco meno di 60 km dalla conclusione.

A menare le danze la Etixx di Mark Cavendish (che puntava dritto alla tappa), ma anche di Tony Martin (interessato a spodestare Rohan Dennis e a prendersi la maglia gialla); e pure di Rigoberto Urán (uomo di classifica del sodalizio belga).

L'azione degli uomini di Lefévère ha creato subito un grande scompiglio, interagendo con una nuova caduta che aveva aumentato l'entropia in gruppo (coinvolto Adam Hansen). I nomi degli staccati stavolta erano belli grossi, a partire da quello di Nairo Quintana, proseguendo coi recidivi Valverde, Rodríguez e Mollema, e finendo con Jean-Christophe Péraud (pur sempre il secondo del Tour 2014) e diversi uomini Astana. Non Nibali, però: Vincenzo rimaneva, scortato da Jakob Fuglsang, nel gruppo buono.

 

Nibali, anche tanta sfortuna
Nelle pieghe di una corsa però non si trovano solo gli imprevisti più previsti (ovvero, stando a oggi, il vento); può anche capitare che un avversario, quando meno te l'aspetti, ti tagli la strada entrando in una rotonda, ti sbilanci, ti faccia quasi cadere (il soggetto in questione è - pare - Nacer Bouhanni: uno a cui non vai a presentare rimostranze, dopo il traguardo...). E così facendo ti faccia fare un buco che causa un nuovo frazionamento dei resti del gruppo.

Proprio questo è quanto accaduto a poco meno di 50 km dalla fine. E stavolta nel trappolone Nibali ci si è trovato con tutte le scarpe; e con lui, Thibaut Pinot, Daniel Martin, ancora Rui Costa, pure Fuglsang e la maglia gialla Rohan Dennis.

Lì davanti stavano tirando i Lotto, che hanno avuto un attimo di incertezza (visto che erano rimasti sì e no in 15, in quel drappelletto comprendente però pure Froome e Contador e Van Garderen  e Urán con diversi compagni ciascuno); poi Sagan, con uno dei suoi numeri, ha riportato dentro un'altra decina di corridori. E allora in 25-quasi-30 sì che si poteva tirare dritto, fiduciosi nella riuscita di un'azione della portata di 50 km.

 

Il vento fa il suo gioco
Come da prassi, il vento ha fatto il resto, rendendo difficile, molto difficile la chiusura di quel dannato buco. Impossibile, anzi. Nibali, col solo Fuglsang a supporto, ha provato e riprovato, ma non c'è stato verso di limare quei 15" che lo separavano da due dei quattro superbig del Tour. E il margine si è rapidamente dilatato, mentre davanti Etixx e Lotto continuavano a darci dentro, incoraggiate dalla presenza di Cavendish e Greipel (destinati ad andare a giocarsi la tappa).

Sagan sacrificava le proprie ambizioni per lavorare (con Bennati, Rogers e Kreuziger) a beneficio di Contador. BMC e Sky ancora rimanevano sostanzialmente passive, ma si riservavano di intervenire più avanti.

Piuttosto che finirsi per non cavare un ragno dal buco, a Nibali non rimaneva che attendere il rientro del gruppo Quintana, ben più corposo del suo, sperando che l'unione facesse la forza e permettesse un riavvicinamento dei battistrada; e invece, quando - a 37 km dalla fine - i Movistar hanno riagguantato il drappello di Vincenzo, il distacco (che aveva superato i 50") non ha accennato a diminuire, andando anzi a sforare il minuto; solo in un secondo momento qualcosa di quel margine è stato limato, ma a quel punto (ai -25 km) una nuova botta di iella attendeva lo Squalo.

 

Vincenzo, foratura e limitazione dei danni
Nibali è infatti incappato in una foratura, trovandosi a dover inseguire (tutto solo) per 4 km, prima di rientrare sul drappello di cui faceva parte (saltando dalla scia di un'ammiraglia all'altra). In quel momento il ritardo dai primi era di 50", ma il margine non sarebbe più diminuito, anzi nel finale l'intervento dei BMC (Oss, Quinziato, Schär, Van Avermaet, Wyss) e degli Sky (Stannard e Thomas) ha consentito al primo gruppo di arrivare a lambire il minuto e mezzo di vantaggio, malgrado le forature di Bennati (staccatosi) e Sagan (rientrato), mentre dietro forava Fuglsang (a completare la giornata disgraziata di Nibali).

Non rimaneva, per gli attardati, che tentare di limitare i danni. E di aspettare il responso dei cronometristi per valutare l'entità della botta. Il vincitore di giornata, tra gli uomini di classifica, è senz'altro Froome, che nello stiramento del rettilineo finale si è trovato a guadagnare (lui come Warren Barguil) 4" su Van Garderen, Contador e Urán; e ben 1'24" su Nibali, Pinot, Péraud, Quintana, Bardet, Valverde, Rodríguez, Mollema, Talansky, Dennis; e addirittura 5' netti su Kelderman, Zubeldia, Rolland, Kruijswijk, Ten Dam.

In classifica Nibali paga 1'21" a Froome e 1'09" a Contador. Dopo l'incoraggiante inizio di Utrecht, la strada si fa subito in salita. Ma non mancheranno, a Vincenzo, la voglia e la capacità di provare in tutti i modi a ribaltare questo Tour de France.

Marco Grassi

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