Giro d'Italia 2015: Ma salvare Aru era necessario - La scelta di Martinelli sul Mortirolo: discutibile ma sensata
È vero, l'appassionato che vorrebbe (giustamente) vedere sempre il coltello tra i denti dei corridori e la lotta senza quartiere in ogni tappa e su ogni salita faticherà a comprendere come mai l'ammiraglia Astana non abbia dato da subito il via libera al suo uomo più in forma, Mikel Landa, sul Mortirolo.
Il basco aveva quasi un minuto di vantaggio su Alberto Contador, vittima di una foratura nella discesa dell'Aprica, e la logica avrebbe voluto che s'involasse per tenere quanto più margine possibile (anzi, magari per ampliarlo) nei confronti della maglia rosa, e per provare a ribaltare il Giro d'Italia; o quantomeno provare a porre le basi per futuri nuovi attacchi al Pistolero, nelle prossime frazioni di montagna.
Invece Beppe Martinelli e i suoi hanno optato per una tattica conservativa, per provare a tenere Fabio Aru a galla in una giornata non facile (e su un percorso più che esigente), rinviando a momenti migliori i voli pindarici di classifica, e badando al sodo di una eventuale vittoria di tappa con Landa.
Giusto? Sbagliato? Se ne discute, se ne discuterà ancora a lungo; qui proviamo ad analizzare i motivi che possono aver spinto il team manager bresciano a trattenere il 25enne spagnolo al fianco di Aru per lunghi tratti del Mortirolo, prima di dargli il permesso di fare la propria corsa.
Landa, garanzie fino a un certo punto
Partiamo dal dato più certo: quello della classifica. Aru era secondo a 2'35" da Contador; Landa quarto a 4'46". Anche ipotizzando che Mikel potesse scattare e salire col suo ritmo (certo superiore a quello di Fabio in quel momento), non era certo che il margine di un minuto scarso sulla maglia rosa sarebbe stato salvato o addirittura ampliato.
A conti fatti, Contador si è fermato una volta raggiunto il terzetto coi due uomini Astana e con Steven Kruijswijk; avesse dovuto inseguire ancora un Landa battistrada solitario, probabilmente avrebbe proseguito la sua rincorsa.
Spendendo troppo ed esponendosi così al contropiede del connazionale? Può darsi; ma anche Mikel avrebbe dovuto spendere di più se avesse fatto la salita a tutto gas, anche lui avrebbe potuto esporsi alla stoccata dell'avversario. Solo che il rischio per l'Astana in quel caso sarebbe stato doppio, perché un Aru abbandonato a se stesso avrebbe potuto patire un distacco molto maggiore dei 2' e rotti che ha pagato all'arrivo rispetto ad Alberto.
Inoltre va considerato un altro aspetto: Aru viene da un terzo posto al Giro d'Italia; Landa non ha invece risultati di rilievo nei grandi giri. E siccome un giorno non è uguale all'altro, Martinelli sapeva (e sa) benissimo che il Mikel che oggi sembra incontenibile potrebbe magari accusare qualche passaggio a vuoto tra giovedì e sabato. Nel dubbio, ha scelto di non bruciarsi una carta più o meno certa come Aru. Non può essere crocifisso per questa decisione.
La responsabilizzazione di Aru
Un altro aspetto della questione riguarda il ruolo di Aru nell'Astana e più in generale nel ciclismo italiano. Fossimo stati al Tour o alla Vuelta magari Landa avrebbe avuto maggiore libertà, ma siamo al Giro e il sardo è il capitano annunciato della formazione kazaka. Non era certo facile sbarazzarsi di lui così su due piedi ed esporsi agli ululati di stampa e tifosi.
Mettiamoci che magari Martinelli possa aver sperato che le difficoltà del suo uomo più in vista potessero essere più o meno passeggere; mettiamoci che possa aver sperato di ritardare il più possibile il rientro di Contador, e di addormentare la situazione una volta che Alberto si fosse rifatto sotto. Rinviare la resa dei conti è anche un modo per vedere se le condizioni in cui si svolge la sfida possono cambiare in senso più favorevole. Un modo per limitare i danni.
Abbandonare Aru avrebbe peraltro potuto avere un contraccolpo psicologico non indifferente: "Mi mollano, mollo anch'io", e vai di quarti d'ora lasciati in una sola tappa.
Far sentire invece al proprio capitano che la fiducia in lui non viene meno, fargli vedere che lo si salvaguarda (al punto da sacrificare le legittime ambizioni di un compagno), spinge il ragazzo in difficoltà a stringere i denti. Chi vorrebbe mai deludere persone che stanno facendo tanto per lui?
E infatti, vista la situazione, Aru non ha mollato di testa, ha tenuto duro per quanto gli era consentito dalle sue gambe, forse anche di più. Confidando anche nelle sue capacità fisiche che spesso gli permettono discreti recuperi anche quando in un primo momento si stacca, il giovanotto di Villacidro ha salvato il salvabile, che nel nostro caso va letto come "ha salvato il podio". Non un dato di poco conto.
Una classifica con distacchi marcati ma senza voragini
Sì, se tutto fosse andato bene per Landa, ci ritroveremmo col basco magari a 2' da Contador, ma col rischio di avere Aru a 10' di distacco.
In questo modo invece la situazione resta complicatissima, ma non è del tutto compromessa. Anche senza contare il plus della vittoria di tappa, all'Astana restano pur sempre due pedine a meno di 5' dalla maglia rosa.
Ribaltare il Giro non era facile, e rimane progetto alquanto complicato; ma sperare di buttare Contador giù dalla torre in un testa a testa in salita, pur con un uomo molto in forma come Landa, è quasi utopico. Più facile invece immaginarsi una qualche manovra "a tenaglia" nei prossimi giorni (pensiamo alla difficile tappa di Cervinia, pensiamo alla debolezza conclamata della squadra di Contador sulle salite rispetto al team kazako).
E allora, per attuare tale manovra, è fondamentale avere un secondo uomo che non sia troppo distanziato; che possa fungere da testa di ponte, che possa partire da lontano per stanare l'avversario ed esporlo al contropiede vincente del compagno. Fantaciclismo? Probabilmente sì, visto che conteranno le gambe, e se Aru non si riprenderà da qui a un paio di giorni, hai voglia a costruire strategie a tavolino.
Ma se Fabio oggi fosse scivolato a 10' da Alberto, una simile tattica non sarebbe comunque stata pensabile e attuabile in nessun caso. In questo modo, invece, uno spiraglio resta aperto.
Ecco perché, a conti fatti, l'odierna scelta di Martinelli resta discutibile, ma non la si può etichettare troppo semplicisticamente come un errore, un regalo all'avversario, un'occasione irrimediabilmente sciupata.