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Giro d'Italia 2015: Astana, tattica che non convince - Aru e compagni potevano osare di più per insidiare Contador | Cicloweb

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Giro d'Italia 2015: Astana, tattica che non convince - Aru e compagni potevano osare di più per insidiare Contador

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Il treno Turchese dell'Astana sulla salita di Madonna di Campiglio © Bettiniphoto

Chi vince ha sempre ragione, si dice, ma può oggi l'Astana, dopo i 165 km tra Marostica e Madonna di Campiglio, dire di avere avuto ragione, di aver lavorato ottimamente, di aver fatto tutto quanto fosse nelle proprie possibilità per provare ad intaccare la leadership rosa di Alberto Contador, solo perché a passare per primo sotto il traguardo è stato Mikel Landa, luogotenente (e forse qualcosa di più) di Fabio Aru? Certamente la gamba del campione spagnolo è ottima, e nel ciclismo, sport semplice, pur nella sua durezza, comanda sempre chi ne ha di più, ma l'impressione è che oggi gli uomini di Martinelli non si siano mossi con la giusta tattica, quella invece sempre indovinata nelle scorse tappe. Con forza sì, perché quanto siano superiori a tutti gli altri i celesti in salita è stato evidente anche nella tappa odierna.

 

Passo Daone, solo un uomo con Contador
Non era certo la salita verso Madonna di Campiglio il luogo ideale per organizzare un'imboscata ai danni di Contador: troppo regolari le sue rampe, pendenze ostiche solo negli ultimi due chilometri. Perché allora non il Passo Daone, che nel disegno della tappa anticipava l'ultima erta, con impennate decisamente più dolorose per i muscoli e, in aggiunta, una discesa estremamente tecnica, stretta e tortuosa, eventualmente sfruttabile per tentare un assalto coraggioso?

Quando, in blocco, Aru, Tiralongo, Kangert, Landa, Rosa, si son presentati compatti in testa, con l'ottimo Diego a fare il ritmo di un gruppetto nel quale non si poteva fare a meno di notare la pochezza della Tinkoff, presente con i soli Contador e Rogers, mentre dietro arrancavano Basso e Kreuziger, molti avranno pensato che, di lì a poco, sarebbe arrivato un affondo, non da parte di Aru, ma di Landa, ben piazzato in classifica, ma lontano quel tanto che sarebbe bastato per far sì che Contador non lo seguisse. La carta Cataldo, anche lui presente nei piani alti della top ten, non era più giocabile, vista la giornata no dell'abruzzese.

 

Occasione sprecata anche in discesa
E invece, mentre Diego Rosa iniziava a seminare corridori in giro per i boschi trentini, facendo malissimo a molti e dando il via ad uno sparpaglìo che la salita di Madonna di Campiglio avrebbe poi completato, il basco rimaneva lì, tenuto da conto, inserito in una tattica decisamente più prudente di quella che ci si sarebbe aspettati, perché intanto passavano il Passo Daone e la sua discesa, con un treno azzurro lanciato, quello degli uomini di Martinelli, dal quale ogni tanto si staccavano vagoni, ovviamente non quello rosa, che invece sembrava decisamente a suo agio, al punto da diventare esso stesso locomotiva, seppur per poco, producendosi in uno sprint al traguardo volante di Pinzolo. Si andava così a prendere due secondi di abbuono Contador, talmente sicuro delle sue gambe da mettere anche in conto eventuali reazioni piccate e spaccagambe da parte dell'Astana.

 

Scintille solo negli ultimi tre chilometri
Puntualmente, appena iniziata la salita, era Tiralongo a prendere in mano la situazione, selezionando ulteriormente il gruppetto dei migliori, che subiva un'ulteriore scrematura sotto i colpi di un Kangert finalmente in formato 2013, quando era stato l'eccellente ultimo uomo di Nibali. Perché non mandare invece subito all'attacco Landa, appena iniziata la salita? Probabilmente a quel punto della corsa il basco avrebbe avuto via libera da Contador, concedendogli di rosicchiare del tempo nella generale e di vincere la tappa; sarebbero stati raggiunti due obiettivi, la vittoria di giornata ed il miglioramento della posizione in classifica del secondo uomo in casa Astana, potenzialmente utile in ottica futura, per mettere in campo martedì, sul Mortirolo, o altrove, quell'attacco da lontano nemmeno provato sul Daone. E invece Landa partiva solo al termine del lavoro di Kangert, quando era ormai evidente che molto difficilmente Contador sarebbe stato messo in difficoltà, dando invece una discreta botta al proprio capitano, Aru.

 

Astana, non è stata una vittoria
Il raggiungimento dell'obiettivo minimo odierno per l'Astana, la vittoria di tappa, arrivava alla fine solo per gentile concessione di Contador, che lasciava andare Landa negli ultimi cinquecento metri ed evitava di colpire ancora Aru, salvo poi superarlo giusto nella volata per l'abbuono. Contador sceglieva di non vincere, non di perdere, mentre l'Astana probabilmente, pur vincendo, perdeva, al termine di una giornata estremamente dispendiosa per tutti i suoi componenti, corsa con forza, ma non con strategia, che non si risolveva in un fallimento totale solo per il piccolo regalo del madrileno, e che ora lascia persino interrogativi su chi sia attualmente l'uomo più forte in salita tra Aru e Landa. No, non è stata proprio una vittoria.

Fabio Canonico

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