Giro d'Italia 2015: Festa basca a Campitello - Vince Intxausti su Landa. Aru, maglia rosa sfumata per un nulla
- GIRO D'ITALIA 2015
- Astana Pro Team 2015
- Movistar Team 2015
- Team Sky 2015
- Tinkoff - Saxo 2015
- Tinkoff - Saxo 2015
- Alberto Contador Velasco
- Beñat Intxausti Elorriaga
- Damiano Cunego
- Damiano Cunego
- Dario Cataldo
- Fabio Aru
- Kristof Vandewalle
- Mikel Landa Meana
- Richie Porte
- Rigoberto Urán Urán
- Steven Kruijswijk
- Steven Kruijswijk
- Sébastien Reichenbach
- Uomini
Se fossimo sensazionalisti, potremmo esordire strillando: Alberto Contador raddoppia il vantaggio su Fabio Aru in classifica! Poi vai a guardare bene e scopri che il margine dello spagnolo è passato da 2 a 4", e tutto riprende le giuste proporzioni: la generale è ancora così corta che basta un piccolo abbuono al traguardo volante per provocare tale mirabilia matematica.
E sarebbe bastato un altro minuscolo abbuono, quello per il terzo posto all'arrivo, perché il sardo scavalcasse il rivale (appaiandolo come tempi, ma vantando una miglior somma dei piazzamenti). Come dire: si pedala da una settimana, abbiamo visto già tante cosette divertenti in questo Giro d'Italia 2015, ma possiamo dire che ancora non è successo nulla di decisivo, tutto è in gioco. E l'arrivo in quota di Campitello Matese, oggi, ci ha dato qualche mezza risposta, ma niente di definitivo.
Intxausti, la vittoria di un affezionato
Di sicuro colui che più di tutti ricorderà l'ottava frazione del Giro è Beñat Intxausti. Il 29enne della Movistar ha centrato oggi il secondo successo nella corsa rosa (vinse a Ivrea nel 2013), gara a cui è abbastanza affezionato (nella stessa edizione vestì pure la maglia rosa per un giorno, l'anno prima lo vedemmo protagonista a Lago Laceno).
Il basco è entrato nella fuga che ha caratterizzato la giornata e che ha preso forma dopo oltre 50 km di tappa. A dare il la all'azione, l'olandese Steven Kruijswijk, partito tutto solo; alle sue spalle si è coagulato un gruppetto con Carlos Betancur (AG2R), Francesco Manuel Bongiorno (Bardiani), Tom Danielson (Cannondale), Mauro Finetto (Southeast), Przemyslaw Niemiec (Lampre), Franco Pellizotti (Androni), Sebastian Reichenbach (IAM), Branislau Samoilau (CCC), Kristof Vandewalle (Trek) e Ilnur Zakarin (Katusha) oltre al citato Intxausti.
Il drappello non ha esibito un grande accordo tra i suoi componenti, sicché Pellizotti, poi raggiunto Betancur, è uscito in contropiede sulla Forca d'Acero; i due inseguitori hanno raggiunto Kruijswijk sulla successiva discesa, e in un secondo momento anche Vandewalle è emerso dal secondo drappello per riportarsi sul primo (a 80 km dal traguardo).
Intanto il gruppo non forzava il ritmo, e per i battistrada il vantaggio è arrivato a superare i 9'20". Però gli 8 intercalati non mollavano, rimanevano a pochi secondi, sicché Pellizotti ha ben pensato di rialzarsi a poco più di 50 km dalla fine, forse convinto che Kruijswijk, Betancur e Vandewalle sarebbero stati presto ripresi.
Beñat, ottima gestione della fuga
Invece i tre uomini rimasti al comando hanno insistito, e hanno avuto ragione: il loro vantaggio sul secondo gruppetto ha ripreso a salire, tanto che la salita di Campitello Matese è stata approcciata (a 12 km dall'arrivo) con 1'40" di margine (il plotone aveva nel frattempo limato tanto il gap, abbassandolo a 4' rispetto ai battistrada).
Betancur è stato il primo a tentare la soluzione personale, ma è durato ben poco, ed è stato preso e superato prima da Kruijswijk e poi pure da Vandewalle (che tutto è meno che uno scalatore); in ogni caso, indipendentemente dall'esito della tappa di oggi, da Bananito continuano a venire segnali incoraggianti rispetto a un 2014 buttato via.
Dietro intanto è stato Intxausti, in coppia con Reichenbach, a esibire la gamba migliore. Ai -11 i due hanno staccato i corridori che erano con loro, e hanno scavalcato via via Betancur, Vandewalle e - a 4 km dalla fine - anche Kruijswijk.
A 3.5 km dalla vetta, Intxausti è partito secco ed è andato a vincere esibendo un'ottima capacità di gestione delle proprie risorse; Reichenbach ha salvato il posto sul podio di giornata, chiudendo terzo: superato nel finale da Mikel Landa (ne parliamo sotto) ma resistendo al ritorno dei big della classifica.
La corsa dei favoriti
La lotta tra gli uomini di classifica si è accesa - come accennato in apertura - già al traguardo volante di Sora, dopo 50 dei 186 km totali: lì Contador ha sprintato per l'abbuono, giacché si trovava nell'avanguardia del gruppo, e ha portato a casa i 2" per il secondo classificato (primo è transitato Eduard Grosu).
Dopo il traguardo volante, però, le cose si sono placate: è partita la fuga, e il plotone ha preso il suo bravo ritmo, con la Tinkoff a dettare i tempi fino a 30 km dalla fine.
Lì è passata a condurre l'Astana, e l'andatura si è notevolmente alzata. Segno che Aru aveva qualcosa in mente per il finale, e in effetti proprio Fabio ha aperto le danze per quel che riguarda la contesa tra i big.
I quattro assi giocano di nuovo insieme
Esattamente a 5.2 km dalla vetta, Aru è scattato e per un attimo ha creato una piccola voragine alle sue spalle. Contador ha impiegato qualche pedalata per rientrare, con Landa a ruota; qualche secondo, ed ecco che anche Richie Porte e Rigoberto Urán si son rifatti sotto.
A questo punto i quattro assi del Giro si sono guardati, praticamente rialzati, e allora è stato Landa - luogotenente di Aru - ad approfittare dello stallo per andare deciso in contropiede. L'hanno lasciato fare, e su Fabio e soci si son riportati anche diversi altri uomini di alta classifica.
Da lì in avanti il ritmo l'ha fatto la Sky, e possiamo dire che nulla di rilevante è accaduto fino ai 1700 metri, quando un allungo di Damiano Cunego ha creato un sussulto.
Ai 1300 metri è ripartito Aru, ma di nuovo è stato controllato da Contador, Porte e Urán, e i quattro - staccando di nuovo tutti gli altri - sono arrivati proprio in quest'ordine al traguardo, a 35" da Intxausti, 20" da Landa (che intanto aveva preso e superato Reichenbach ma non aveva avuto abbastanza tempo per mettere anche il corregionale Beñat nel mirino) e appena 4" dallo stesso Reichenbach.
Aru, maglia rosa sfumata per poco
Paradossalmente il gioco di squadra Astana oggi ha tolto qualcosa al capitano Fabio Aru: se Landa non si fosse interposto davanti al sardo, i 4" di abbuono per il terzo posto avrebbero fruttato al 24enne di Villacidro la maglia rosa, come spiegato più su.
Di fatto, non cambia nulla nell'economia della corsa, né sarebbe cambiato alcunché se Aru avesse conquistato il simbolo del primato. La battaglia con Contador non si farà su queste distanze temporali, diciamo.
Alberto guida la classifica con 4" su Fabio, 22" su Porte, 30" su Dario Cataldo (ancora un'ottima prestazione per l'abruzzese), 42" su Landa. Roman Kreuziger, saltato nel finale, scivola a 1' di distacco dal suo capitano, seguono Giovanni Visconti a 1'16", Urán a 1'24", Damiano Caruso a 1'34", Andrey Amador a 1'38". Nei 20 troviamo anche Davide Formolo, 13esimo a 2'15" (oggi giornata non felicissima per lui) e Cunego, 14esimo a 2'24".
La lotta riprenderà domani con la nona tappa, da Benevento a San Giorgio del Sannio, 215 km che ricordano (come sequela di saliscendi) la frazione di La Spezia. Quel giorno ci fu un grande spettacolo e un altrettanto grande sparpaglìo. Domani - complice la lunghezza della tappa - magari vedremo meno fuochi d'artificio, ma non è detto che qualcuno non soffra seriamente, tantopiù se ci sarà l'annunciato maltempo sul percorso.