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Giro d'Italia 2015: Logica non fa rima con Tinkoff - Kreuziger in fuga, i suoi compagni lo inseguono

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Alberto Contador nel corso della quarta tappa del Giro © Bettiniphoto

Ci ritroviamo ancora una volta in questo avvio di Giro d'Italia 2015 a scrivere di Tinkoff-Saxo. Non è che nutriamo un'attenzione particolare nei confonti della formazione russa, ma è che sta diventando un caso di studio per come sta interpretando la gara.

Molto impegnata a tirare nelle prime due tappe in linea (soprattutto ieri ha guidato il gruppo dall'inizio alla fine), la squadra di Alberto Contador è stata protagonista oggi di una delle situazioni tatticamente più scabrose del ciclismo.

Un suo uomo era parte della corposa fuga che stava contraddistinguendo la quarta frazione, da Sestri Levante a La Spezia, e dietro chi si è messo a tirare a un certo punto? Proprio la Tinkoff-Saxo.

 

Kreuziger, una pedina giocata male
Se quell'uomo fosse stato un qualsiasi peone di seconda schiera, non saremmo qui a sollevare perplessità. Il fatto è che quel fuggitivo era invece Roman Kreuziger, ovvero uno dei più forti corridori del team. Per intenderci, uno che potrebbe dire la sua pure per la classifica finale del Giro, teoricamente.

Diciamo "teoricamente" perché invece la pratica ci suggerisce che il ceco non avrà nessuno spazio per le proprie eventuali ambizioni; il che sarebbe anche giusto, volendo dare per assodato che Contador è il capitano incontrastato di quella squadra.

Ma quello che oggi ci chiediamo è se una presenza incisiva di Kreuziger in alta classifica non potesse essere alla fine utile per lo stesso Alberto. I maggiorenti della squadra oggi hanno deciso di no.

 

Tinkoff in fuga, Tinkoff che insegue
I fatti: Kreuziger è stato bravo a inserirsi nell'affollatissima fuga del giorno, un'azione le cui proporzioni (in 30 all'attacco) procuravano ipso facto un allarme in gruppo.

Però sta di fatto che Roman, dei 30, era di gran lunga l'uomo più pericoloso, il più temibile. Anche al cospetto di una coppia Sky (Puccio e Siutsou), anche al cospetto di una coppia Astana (Zeits e Cataldo), anche al cospetto di tanti altri validi pedalatori.

Che sia stata proprio la Tinkoff a esibire preoccupazione per questa fuga è quantomeno singolare. La logica dice che sarebbe toccato alle formazioni avversarie (l'Astana di Aru, la Sky di Porte, la Etixx di Urán - la quale era peraltro una delle poche squadre assenti fra i 30) drizzare le antenne sapendo che uno come Kreuziger guadagnava 10' su tutti. Ma oggi la parola "logica" non faceva decisamente rima con "Tinkoff".

E allora è accaduto l'inopinabile: Tosatto e gli altri faticatori dell'équipe hanno fatto capolino nelle prime posizioni del plotone, iniziando a collaborare con la stessa Etixx per inseguire quella pericolosa fuga. Il senso di ciò l'ha candidamente ammesso uno dei direttori sportivi, Bruno Cenghialta, ai microfoni Rai nel corso della tappa: «Contador è il nostro capitano, lavoriamo solo per lui».

 

Comunicazioni difficili tra gli uomini Tinkoff?
A fine gara invece - forse a mente più lucida - l'altro direttore sportivo Lars Michaelsen ha offerto una versione alternativa: «Ci sono state difficoltà di comunicazione tra noi, oggi». Vera quest'ultima rivelazione, o semplicemente tra una dichiarazione e l'altra ci sarà stato il tempo di ascoltare una serie di critiche che da ogni dove piovevano in tempo reale addosso ai ds gialloblu?

Perché quella accampata da Michaelsen sembra un po' una scusa, per dirla tutta. Intanto la Tinkoff ha tirato non solo per un breve tratto, ma in più frangenti successivi (e non mancavano certo mille possibilità di sentirsi: la radio, il telefono, qualche motostaffetta...).

E poi era elementare pensare che presto o tardi qualcuno si sarebbe svegliato seriamente (vedi l'Astana nel finale) per provare ad annullare il gap dal ceco. Col suo operato, la Tinkoff non ha fatto altro che togliere un po' di castagne dal fuoco agli avversari.

 

Il risvolto amaro della medaglia
Oltre a ciò, vanno aggiunti un paio di ulteriori particolari: il primo è che i compagni di Contador hanno lavorato quando non dovevano e si sono dissolti nel finale, tra il Passo del Termine e la salita di Biassa, quando la loro presenza sarebbe stata molto più utile (mentre invece l'Astana - non avendo dovuto lavorare prima - veniva fuori con grande autorità).

Il secondo particolare riguarda proprio Kreuziger, ovvero il più importante dei luogotenenti di Alberto. Come si sarà sentito oggi Roman? Rispettato, considerato, valorizzato? Oppure gli sarà restata dentro un po' di ruggine che potrà manifestarsi più avanti nel corso del Giro? Gli equilibri all'interno di un team sono una cosa molto delicata, per rischiare di romperli con scelte azzardate. Continueremo a seguire con grande interesse gli sviluppi tattici-strategici in casa Tinkoff, ovvero uno degli elementi di maggiore interesse in questa prima settimana di Giro.

 

Chi ha perso veramente oggi è Urán
In chiusura dedichiamo qualche riga a Rigo. Il facile gioco di parole ci introduce nell'analisi della prestazione di uno dei favoriti della vigilia, di quello che - tra i magnifici quattro, tra Aru e Contador e Porte - ha reso al di sotto delle aspettative.

Urán ha perso le ruote dei diretti concorrenti nel momento in cui Aru ha aperto il gas, a Biassa. Contador e Porte si sono accodati al sardo; il colombiano è invece rimasto sulle sue, ritenendo di dover evitare un fuori giri che evidentemente in quel momento non era nelle sue corde, e salvando la gamba per arrivare poi col secondo gruppetto, a circa 40" dal primo.

Non è che questa piccola sconfitta pregiudica il resto del Giro di Rigo, ma se l'altro giorno puntavamo l'indice sui 20" lasciati da Porte nella cronosquadre, oggi non possiamo far finta di nulla di fronte al ritardo del capitano Etixx.

Con un Aru così pimpante e un Contador destinato a crescere strada facendo, Urán è un altro di quelli che non potevano permettersi il minimo passo falso nelle tappe interlocutorie (e quella di oggi - per quanto bella - era una tappa interlocutoria). Perdi qui, perdi là, alla fine il fardello da recuperare si fa pesantino, e se uno non ha la certezza di potersi involare in montagna e dare minuti a tutti, è bene che non lasci nulla per strada.

Rigoberto l'ha fatto; e noi possiamo dire che questo avvio di Giro sta già dicendo - per ora tra le righe - molto di più di quanto qualcuno potesse immaginare.

Marco Grassi

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